martedì 9 novembre 2010

Un altro Passo!







Arrabbiata con te stessa cammini rapida verso Lui
Arrabbiata per il tuo errore stupido, per averlo deluso, ti risuona ancora nelle orecchie la Sua voce fredda, tagliente, che ti toglie il fiato e ti colma di lacrime gli occhi.
Verso di Lui con il cuore pesante perché le Sue parole non dette pesano più di mille insulti e fanno male, molto male, e lo vedi davanti a te quasi all’improvviso, non ti ha attesa, come altre volte, nella Hall del vostro Hotel, cammina verso te, il Suo sguardo è duro, severo; rallenti il passo, quasi a ritardare il più possibile quel momento che sai inevitabile ed ecco è di fronte a te, ti guarda in silenzio, gli occhi freddi, duri, tenti di mormorare una scusante, ma non ce ne sono e lo sai, sussurri un timido “mi scusi” che sai assolutamente inutile, ma sentivi comunque di volerlo dire.
Non risponde, mettendosi al tuo fianco e proseguendo verso l’Hotel, poi finalmente la Sua voce, severa, che ti riprende con parole pacate, semplicemente dicendo che è “idiota” quell’errore
Idiota, una parola sciocca, non particolarmente cattiva, eppure dice esattamente ciò che senti d’essere, si una idiota che per sbadataggine o troppa sicurezza ha commesso un errore.
Pochi passi ancora, poi l’ascensore, sale lento nel vostro silenzio,
quanto odi quel silenzio, quanto fa male, e la mente torna ad altri incontri, quando già nell’ascensore il Suo sguardo ti accendeva, le Sue mani sfioravano e toccavano, ma non stavolta, stavolta resta immobile davanti a te, vicino eppure quasi irraggiungibile.
Terzo piano, le porte si aprono, sembra scordare anche la sua solita galanteria uscendo davanti a te, incamminandosi lungo il corridoio, salutando gentilmente la cameriera mentre Lo segui, la porta si apre, entra, getta le chiavi dell’auto sul tavolino e si siede, guardando il nulla, accendendo la Tv, ignorandoti.
In piedi, davanti a Lui, senza sapere cosa fare, dire, come comportarti. Lo guardi con gli occhi bassi, lo vedi prendere il cellulare, comporre un numero … parlare … e intuisci che sta parlando con quella Amica che tu hai conosciuto da poco eppure senti così vicina, lei che sapeva del vostro incontro oggi, cogli nella Sua voce la delusione anche parlando con lei e ti fa ancor più male. Ti porge il cellulare, senti finalmente una voce amica, che tenta di rincuorarti, di farti forza, gliene sei grata ma hai il gelo nell’anima.
Lui davanti a te, ma è come se non ci fosse, guarda distrattamente la Tv, ti ignora ed è peggio della peggiore delle punizioni fisiche.
Cerchi di farti forza, lentamente ti spogli, “merda” non era certo così che sognavi di mostrargli quel nuovo intimo scelto apposta per Lui, gli abiti scivolano sulla tua pelle. Li raccogli ritirandoli perché sai quanto Lui ami e pretenda l’ordine, poi lentamente scivoli a terra assumendo quella posizione di devozione che più d’ogni altra volta senti ora di volergli mostrare, seduta sui talloni, il capo appoggiato a terra, le braccia stese in avanti, la schiena elegantemente incurvata, in attesa.
Ma nulla, ancora nulla, solo silenzio e il vociare in sottofondo della tv, e accidenti proprio ora doveva passare quella pubblicità di Irene Grandi di cui avevate parlato.
Lacrime negli occhi, mentre inghiotti a vuoto e…lo senti alzarsi da quella poltroncina.
Si rivolge a te finalmente
“sollevati”
raddrizzi il busto, i Suoi occhi su te ora, nei tuoi che faticano più di sempre a sostenere quello sguardo e le sue parole, non quelle che speravi di sentire; con una calma glaciale ti dice che ora se ne andrà, che tu puoi fare ciò che meglio credi, restare o tornare a casa subito, che il vostro pomeriggio finisce qui.
Ora non son più solo accenni di lacrime nei tuoi occhi, ora le senti colmarli, ora ti fai forza, anche a rischio di sbagliare ancor più, ma che hai da perdere?
Ora ti rivolgi a Lui, chiedendo di poter spiegare, dicendo che non per questo sarai scusabile, ma almeno spiegare.
Si siede di nuovo di fronte a te, con voce distante dice “spiega” ed è come dicesse “tanto non serve a nulla”.
Cerchi le parole, cerchi di esprimere ciò che hai dentro, delusione verso te stessa, rabbia verso te stessa, mentre ti rendi conto che le tue spiegazioni hanno mille punti deboli e Lui inflessibilmente te li fa rimarcare uno dopo l’altro ribadendo il tuo errore e ancora portandoti a sussurrare un banalissimo “chiedo scusa”.
Si alza di nuovo tremi al pensiero che apra quella porta, vorresti aggrapparti alle Sue gambe, trattenerlo implorarlo
Ma resti immobile, in ginocchio, le braccia dietro la schiena, gli occhi bassi ma il mento fiero e… improvviso, inatteso, uno schiaffo violento sul viso, son altre lacrime quelle che ora ti rigano le guance, ma subito torni a riassumere quella posizione, ed ecco un altro schiaffo a segnare l’altra guancia, ed ancora silenzio, per pochi attimi, poi la sua voce, che ora ha cambiato colore, ferma e sicura certo, ma senza più quella vena di delusione che faceva così male, una sola parola “alzati” ma ti basta per sapere che non se ne andrà.
Lo vedi prendere quella fascia di seta nera, stringertela sul viso, il buio, ami il buio ma ora ancor più sei grata perché non reggeresti il Suo sguardo.
Le Sue mani su te, sfiorano, toccano, accarezzano, poi bruscamente ti muovono attraverso la stanza. E ti ritrovi piegata sulle Sue ginocchia, le natiche sollevate, offerte, coperte da quelle coulotte nere che la Sua mano di colpo abbassa sulle tue cosce, Ora … ora quella mano ti sfiora le tue natiche, schiude le cosce, ti scopre indecentemente fradicia, torna ad accarezzare e si allontana per tornare poi, cattiva a colpire, mai così cattiva
Una, due, tre volte
E si ferma… attesa, sentendo qualcosa sfiorarti la schiena curva, muoversi lungo la tua schiena, scivolare ancora sulle natiche e la sua voce chiedere “cos’è”? e con il respiro spezzato rispondi…”la bacchetta”
Ma quasi non termini la frase che già colpisce
Severa dura, segnandoti e mormori, quasi stupendoti di te stessa… “grazie Signore”.
Poi le Sue mani ferme ma non più cattive ora a risollevarti. L’odore del cuoio che ti prende mentre senti la Sua cinghia avvolgerti il collo, stringerlo e scivoli a terra, ai Suoi piedi, Sua, per un lungo interminabile momento, felice che Lui ti abbia ripreso con se.
E quella cinghia si tende, tira, ti fa alzare in piedi, qualcosa sfiora la tua guancia, sorridi tra te e te riconoscendo quella gag ball, il Suo ultimo regalo, spalanchi la bocca, la accogli tra le labbra, la senti stringere sulla nuca mentre già la saliva cola “sporcandoti” il mento, la gola, il seno.
E inatteso e dolce il Suo abbraccio, così in contrasto con il turbinio di emozioni che stai vivendo, eppure desiderato, atteso, e ti perdi tra le Sue braccia … per un lunghissimo momento
Poi…
Siete voi
Voi tra saliva e sudore, voi tra corde e colpi, voi tra umiliazioni e piacere
Voi tra orgasmi urlati e gemiti trattenuti
Le Sue mani ovunque, le Sue dita ovunque, la Sua lingua ovunque
Conoscendoti, imparandoti, mostrandoti e insegnandoti piaceri e sensazioni nuove ed inattese
Lenta la Sua lingua tra le tue cosce, a sfidare, avvicinarsi, sfuggire, tornare
Lento il Suo sesso sul tuo, spinge, apre, entra prende,
si ferma, esce piano e subito torna in te
E di colpo accelera perdendoti in un orgasmo urlato e concesso
E finalmente quella gag si scioglie dalla tua bocca libera ti avventarti su Lui, di sentirlo prenderti la gola, di bagnarlo di saliva mentre gusti il tuo sapore.
Ti ferma, si alza, afferra i tuoi capelli facendosi seguire attraverso la stanza
In ginocchio e ancora Lui tra le labbra, in gola
E all’improvviso la Sua mano che scosta la tenda alla finestra
Quel palazzo davanti a voi
Quella strada affollata sotto voi
Basterebbe che chiunque alzasse lo sguardo e si affacciasse al balcone di fronte per vederti, fiera a dare piacere al tuo Signore
Oscena e splendida persa nella tua voglia
E ancora Lui, le Sue mani, la Sua lingua, le Sue dita, su te, in te
Ancora piacere ed orgasmo gridati
Lui che forza anche quell’antro segreto,
dolore, lacrime che sfumano rapidamente in piacere chiedendo, senza pudore alcuno
ancora ancora ancora
e fiera e felice ti abbandoni al piacere concesso
e sorridi quando, su quel letto sfatto, pregno di voi, lui ti stringe a se e ti mostra immagini tue, persa nel piacere
e ti vedi, ti riconosci, sei tu, siete voi
un altro passo è stato fatto.
Felice e fiera

2 commenti:

  1. Bello, bellissimo. Emozioni, tante... come sai, anzi, come sapete, sempre vivere e trasmettere.
    Un velo di tristezza, forse, ma accompagnato da un sorriso.

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  2. Grazie, so che lo dici con il cuore
    una carezza a te

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