giovedì 28 aprile 2011

"Bolero!"









 


Un sogno ….. una fantasia, dolce … e perversa!

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L’odore e l’atmosfera tipica del palcoscenico dietro le quinte, quel misto di polvere, di frenesia, di agitazione ti avvolgono.
Stringi tra le mani il tuo violoncello pronta a salire su quelle assi, davanti alla platea in attesa, e tra loro Lui.
Lo sai, sarà seduto in prima fila, nel posto che Gli hai riservato, e la mente torna alla notte appena trascorsa, alle Sue mani che esploravano il tuo corpo, alle Sue dita leggere ad accarezzarti la pelle, quasi tu fossi lo strumento e Lui l’artista che sa trarne le note più limpide.
Chiudi gli occhi e ritrovi nella mente l’odore della Sua pelle, senti scorrerti addosso il Suo sguardo, le Sue mani che stringono i tuoi polsi, decise ma mai cattive, piegandoti le braccia dietro la schiena, il tuo corpo che si inarca aderendo al Suo, offrendosi oltre ogni pudore, il respiro che cresce mentre il ventre cerca il ventre, preme, ondeggia, vorrebbe, vuole.
Il rumore soffocato di una campanella ti riporta alla realtà avvisandoti che è l’ora di andare in scena.
Avanzi lentamente su quel palcoscenico ancora nella penombra del sipario chiuso, un sorriso al pianista che ti accompagnerà mentre ti siedi, sollevi un poco la gonna, sistemi il tuo strumento, accarezzandolo con amore.
Il secondo squillo di campanella annuncia l’apertura del sipario, abbassi il capo cercando concentrazione, la tua mano stringe con dolcezza e forza assieme l’archetto, le dita sfiorano le corde quasi a saggiarne al tatto la giusta tensione.
Per un attimo, solo per un attimo torna l’immagine di Lui, delle sue dita a frugarti, cerchi di scacciarla, gli occhi fissi sullo spartito e il lieve fruscio del sipario che si apre coperto da applausi sulla fiducia, ti ha sempre fatto sorridere l’applauso in apertura, che ne sanno, magari sei negata e suonerai malissimo…
Smettila Carla, concentrati ecco, la platea appena illuminata, ecco i Suoi occhi…
li sfuggi,
concentrati
“merda, tanta merda”
ti ripeti nella mente l’augurio tipico dei teatranti, sollevi il capo, sorridi al pubblico, uno sguardo d’intesa con il pianista e….
le note riempiono l’aria, ti avvolgono come avvolgono il pubblico, quella magia che ogni volta si crea trasportandoti in quel mondo di suoni che sai trarre dal tuo violoncello, inseguendo nota su nota, mescolandole. Offrendole a chi sa gustarle, apprezzarle e poi… l’applauso finale;
questo si meritato, lo sai, senza falsa modestia, per ciò che hai dato loro.
Ti alzi ringraziando, ma l’applauso non si placa, cresce, è il riconoscimento per ciò che sei, è il modo di dirti… sei stata brava regalaci ancora un po’ della tua arte.
Ed ora, solo ora ti concedi di guardarLo negli occhi, a lungo, per fargli capire, in silenzio, che quest’ultimo pezzo sarà per Lui, solo per Lui.
Sposti il leggio, non ti serve spartito, non per questo … il legno lucido del violoncello tra le gambe, che lo stringono, solo un attimo di concentrazione e le note tornano a riempire la sala, tra lo stupore di tutti per quella versione del “Bolero” di Ravel che hai riadattato per violoncello e piano.
Ora, su queste note puoi fissarlo negli occhi, ora vuoi che Lui sappia, ricordando questo pezzo che risuonava in sottofondo nella notte mentre i vostri corpi si allacciavano ed univano a farsi uno.
Ora il crescendo della musica si fa ritmato e chiudi gli occhi. La vibrazione del violoncello si trasmette alle gambe. Fa vibrare la pelle, e nella mente altre immagini si sovrappongono.
Corpi, nudi, sudati, tra lenzuola sfatte,
corpi nudi, sudati che si cercano e si trovano
pelle che incontra pelle
odori e sapori che si mescolano
e la tua mano ora strappa note frenetiche che ti rimbombano dentro, inconsciamente spingi appena in avanti il ventre seguendo il ritmo, la musica ti entra dentro, ti prende, ti fotte
serri le cosce su quello strumento, quasi le allacciassi attorno a Lui, a farti prendere
Come lui ti ha preso, a volte con dolcezza, lentamente, via via in un crescendo quasi frenetico, per rallentare di colpo e di colpo riprendere.
Ad occhi chiusi, sentendo le vibrazioni dell’archetto attraverso la mano, il braccio
Ad occhi chiusi, sentendo la cassa di legno lucido e levigato fremere tra le tue cosce.
Il tuo braccio si muove seguendo ed imponendo il ritmo, come Lui, nella notte, ti prendeva;
i movimenti dell’archetto creano suoni, vibrazioni, che ti prendono dentro, le gambe si stringono ancora più, la bocca si schiude
E sei altrove, sparisce la platea, sparisce il palco ed il pianista
Tu e Lui
E ad ogni movimento dell’archetto un lieve movimento del bacino quasi ti stessi scopando
Quasi fosse la musica stessa a scoparti
Ad occhi chiusi lasciando che il legno lucido trasmetta il suo fremito alle cosce, lo faccia risalire lento, sfiori la tua figa eccitandola, senza saperla soddisfare, in uno sfinente tormento
Ad occhi chiusi… fino alla conclusione di quel brano che ti lascia in apnea, gli occhi lucidi, il respiro rapido, la bocca schiusa e il seno turgido ….
Altri applausi, altri riconoscimenti, Lo cerchi in platea ma non c’è più, un ombra di delusione negli occhi mentre ringrazi e torni verso il camerino,
stronzo, era per Lui, per voi quel pezzo, stronzo
e..
eccolo
li, davanti al tuo camerino
li con un sorriso sornione sul volto
li ad aprirti la porta cedendoti il passo, aspettando che tu riponga con cura il tuo violoncello, ti volti, lo guardi negli occhi e…non sai trattenerti, avvicinandoti
sussurrandoGli, “fottimi, ti prego, adesso, subito, qui, ti prego”.
E ora son le Sue mani su te a sollevare la gonna
Ora son le Sue dita ad accarezzarti le cosce dove poco prima era solo uno strumento di legno lucido a vibrare
Ora la Sua mano si fa decisa salendo lenta e quasi le tue ginocchia si piegano per raggiungerla
E quella mano ora è sul tuo slip trovandolo umido
Ora la Sua voce ti sussurra all’orecchio che sei la Sua splendida puttana e che sapeva ciò che provavi durante quell’ultimo brano
Ora le dita scostano quel tessuto umido premendo il clitoride, schiudendo labbra dense d’umori
Scivolando in te accompagnate da un tuo gemito roco
E ancora chiedi, conficcandoGli le unghie nella schiena
“fottimi, scopami, prendimi, ti prego, ORA”
e la Sua mano si fa decisa sollevandoti di colpo la gonna in vita, facendoti voltare con le mani appoggiate alla piccola toilette del camerino con il grande specchio che usi per il trucco
ora un gesto deciso strappa lacerandolo quello slip e lo spinge nella tua bocca
ora non son più le Sue dita a sfidare la tua figa, ma il Suo cazzo, turgido, teso
lo senti aprirti, scivolare sulla tua voglia, lento
troppo lento cazzo
vorresti che ti fottesse con rabbia quasi
e sai che Lui lo sa
sai che è per questo che …aspetta
che spinge piano, lentamente
che si ritrae appena se tu protendi verso lui il bacino
e di colpo ti prende
fino in fondo
togliendoti il respiro
spalanchi gli occhi e ti vedi
in quello specchio
spalanchi gli occhi e ti piaci, così come sei, femmina e puttana per Lui
ritmati ora i Suoi colpi
quasi inseguendo la melodia de quel “Bolero”
stringi tra le labbra quello slip stracciato che trattiene gemiti e urla
trasformandoli in mugolii
cagna
così ti senti ora
così vuoi esser ora
mentre serri i pugni nell’orgasmo che sta per prenderti
cerchi i Suoi occhi riflessi nello specchio
cerchi il Suo assenso
e finalmente esplode quell’orgasmo troppo a lungo atteso
esplode e le gambe si piegano
esplode e le Sue braccia ti stringono
dolcemente
per poi sfilarti dalla bocca quell’intimo fradicio di umori e saliva
e tu scivoli a terra
in ginocchio
la bocca spalancata a ripagarlo del tuo piacere
le labbra che avvolgono morbidamente il Suo membro
la saliva a bagnarlo assaggiando il tuo sapore
la lingua a muoversi con tocchi rapidi, rallentando poi
e di nuovo le labbra lo stringono, le guance si incavano succhiando
la senti entrare, gonfiarsi ancor più contro il palato
lo vedi uscire lucido di saliva
e di nuovo lo cerchi, lo vuoi
più rapidi i tuoi movimenti ora
i tuoi occhi nei Suoi
a spiare il Suo piacere
fino a farlo esplodere
per poi perderti nelle Sue braccia e sorridere quando ti sussurra ….
Andiamo a casa… voglio risentire il “Bolero” …

giovedì 14 aprile 2011

Desideri solitari e … attese!





In attesa di viversi ancora ... sogna e desidera.

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Ora mi piacerebbe essere lì, con voi. E questa non è una novità. Mi piacerebbe che fosse appena mattina. Mi piacerebbe essere intontita dal sonno e mi piacerebbe sentire lo sforzo di dare una logica ai pensieri, di ascoltare le tue parole e farle mie, senza lasciarle scivolare via nel torpore mattutino. Mi piacerebbe svegliarmi e sentire il tuo fiato sul mio viso. Mi piacerebbe svegliarmi, alzare lo sguardo e incontrare il tuo sguardo. E il suo sguardo oltre il tuo. Assonnato, anche il suo.
Ora mi piacerebbe non vedere. Mi piacerebbe avere una benda sugli occhi, mi piacerebbe sentire. Le tue mani a guidarmi. Il silenzio dei tuoi movimenti. Il respiro eccitato di lei. Il mio respiro eccitato. La tua voce. Sentire il tuo odore e cercare il tuo cazzo. Mi piacerebbe succhiare il tuo cazzo ora, e incontrare le sue labbra. Mi piacerebbe baciare lei e sentire il tuo sapore. Mi piacerebbe baciare te e sentire il suo.
Mi piacerebbe stare distesi su un letto, mi piacerebbe vederti sfidarla, eccitarla, masturbarla, mi piacerebbe avere la sua pelle a pochi centimetri dal viso e vederla incresparsi di piacere, vederla tremare, vederla bagnarsi di sudore, saliva, umori, mi piacerebbe raccogliere la sua voglia e farla mia, mi piacerebbe sentirla mentre cresce in lei, e mi piacerebbe sentirla sciogliersi tra le mie gambe, senza un tocco o una parola, con le tue mani su di lei, come se fossero su di me.
Mi piacerebbe stare sdraiata, guardare verso l'alto e vederti. Mentre ti avvicini. Mentre mi sovrasti. Mentre mi guardi. Mi piacerebbe guardare verso l'alto e vederti fare un cenno a lei, mi piacerebbe vedere i vostri volti vicini, sopra di me, con due sguardi che dicono tutto, eccitanti fino alla pazzia, promesse di piacere, negato o concesso, promesse di attesa, scoperta, follia.
Mi piacerebbe sentire la stretta delle tue mani. Mi piacerebbe sentirla sui polsi, sentirla mentre li spinge contro il muro e li tiene là. Mi piacerebbe avere il muro alle mie spalle e te davanti a me. Il tuo corpo contro il mio. Il tuo fiato nel mio fiato. Scopata dal tuo sguardo. Scopata dall'attesa. Scopata dalle tue mani intorno alla gola. Scopata dalle tue mani che mi spingono a terra e mi premono contro di te. Scopata dal tuo cazzo, in gola, contro quel muro. Con la consapevolezza che anche se volessi alzarmi e allontanarmi non potrei farlo. Con la consapevolezza che non vorrei mai farlo. Con la mente che si perde, il momento che si ferma, il corpo che si scioglie, si fa voglia, si fa liquido.
Mi piacerebbe essere davanti a te e scontare i miei errori. Mi piacerebbe crollare su quel materasso e non rimanere lì, ma rialzarmi e implorarti di scoparmi ancora il culo. Implorarti di scoparmi e di farmi male, e di farmi godere. Implorarti fino ad ottenere tutto, o niente. Mi piacerebbe sentire il sibilo della cinghia, lo schiocco sordo, il bruciore. Mi piacerebbe resistere al dolore e farlo mio, sentirlo sotto pelle e amarlo, e amare l'attesa tra un colpo e un altro, tra una goccia di cera e un'altra. Mi piacerebbe sapere la mia punizione e farla, davanti ai vostri occhi, mi piacerebbe temerla senza averne paura, mi piacerebbe riuscire bene, mi piacerebbe dimostrare e mostrare, a te, a lei. Non è un gioco, ho sbagliato, non sbaglierò più. E se sbaglierò di nuovo pagherò più di prima.
Mi piacerebbe imparare ancora, mi piacerebbe scoprire. Mi piacerebbe non aver paura di scoprire. Mi piacerebbe inginocchiarmi in quella doccia e non aver timore di non riuscire, mi piacerebbe aver solo voglia di provare, di berti, di sentirmi tua anche così, di farlo guardandoti negli occhi. Mi piacerebbe sentirmi tremare, mi piacerebbe sentire la tensione ed assaporarla, tutta, dal primo all'ultimo brivido.
Mi piacerebbe chiudere gli occhi e lasciarti fare. Chiudere gli occhi e seguirti, ovunque e in qualunque modo. Mi piacerebbe che non ci fosse altro, oltre te, me, lei. Mi piacerebbe che tutto sparisse. Mi piacerebbe che tutto diventasse voi, che voi diventaste tutto. Mi piacerebbe chiudere gli occhi e sentirmi cullata e travolta, protetta e colpita.
Mi piacerebbe chiudere gli occhi e addormentarmi tra le tue braccia. In un secondo. Come se non ci fosse posto migliore dove dormire. Come se non esistesse modo in cui i miei occhi potrebbero chiudersi più serenamente. Come se non potessi sentirmi più protetta di così. E mi piacerebbe non riuscire a dormire per tutte le emozioni che corrono ancora sotto pelle. E per non perdermi nemmeno un respiro del tempo passato con te.
E mi piacerebbe svegliarmi ancora, e in un tuo sorriso rivedere tutto.
Mi piacerebbe veramente tanto :)

lunedì 11 aprile 2011

Halloween di piacere ... perverso!




Notte di halloween, notte di streghe, ma ormai solo notte di carnevale diverso.
Trascinata alla solita festa in costume, senza nessuna voglia di festeggiare, di mostrarti allegra per dovere.
Il tuo abito da cortigiana è scomodo con quell’ampia gonna e lui al tuo fianco, perfetto cicisbeo che si mostra affabile con tutti.
L’ampio salone, mille volti mascherati, musica e risate.
Giri per le varie sale, annoiata, guardandoti attorno, prendendo distrattamente una coppa di champagne, lasciando che quelle bollicine ti solletichino il palato nella vaga speranza che accendano la mente.
Cazzo ma che ci fai qua? Non ne avevi nessuna voglia, glielo avevi detto, queste feste obbligate alla fine son tutte uguali.
Ma guardalo sto stronzo, ti molla qua da sola e fa il cretino con quella scemetta vestita da troia.
E un'altra coppa di champagne si vuota
Attraversi il salone affollato da maschere che ridono e ti appoggi all’ampio tendaggio che copre le pareti della sala, tentata di stordirti con l’ennesima coppa, l’avvicini alle labbra, il freddo del cristallo e…una voce alle tue spalle
Bassa, profonda, lenta
Una voce che entra dentro all’improvviso sussurrandoti all’orecchio
Una voce sfacciata che parla di desideri e voglie
Che sussurra commenti perversi sul tuo seno… messo in evidenza da quel costume, commenti sulla tua bocca, sulle tue labbra, sulla tua gola.
Ma chi è sto stronzo, come si permette. Ora ti volti e lo prendi a schiaffi.
Ma…perché non riesci a muoverti? Perché quelle parole ti incatenano e fanno volare la mente?
Le senti entrare dentro, le senti quasi fossero mani e labbra, scivolare sulla gola, leggere, parole che si fanno dita mentre deglutisci a vuoto e il seno si gonfia, le senti stringere i capezzoli così come quella voce evoca e il respiro si fa denso, rapido, eccitato, a bocca schiusa senza riuscire a staccarti da quel tendone che nasconde una voce anonima.
E insiste quella voce, solleticandoti corpo e mente, descrive lentamente carezze perverse, mani che sfiorano le cosce, che avvolgono il seno, dita che spingono tra le labbra bagnandosi di saliva; chiudi gli occhi persa in quella voce e contrazioni violente al ventre testimoniano dell’effetto di quelle parole.
E all’improvviso silenzio. Non parla più, no, perché? Non ora, ora che il corpo reagiva senza esser toccato, non ora che sentivi quella voce quasi scoparti, no ora che…ne avresti bisogno per….
E torna improvvisa quella voce, quasi canzonatoria ora, ma non evoca più carezze e tocchi, non descrive più voglie da appagare, ma…. Parla e chiede, quasi ironica sussurra che una vera cortigiana non indosserebbe intimo sotto quell’ampia gonna, che lascerebbe il sesso libero di fremere ad un soffio d’aria o…godere di dita o bocca che all’improvviso pretendono di…gustarlo … una lunga pausa e poi quella voce ora… si rivolge a te direttamente e chiede, chiede che tu ti mostri vera cortigiana, che tu vada a sfilare quell’intimo che ancora copre e stringe la tua figa eccitata e torni poi… stringendo in mano quel pezzetto di inutile tessuto.
Senti il cuore battere più forte, lo senti pulsare nelle tempie, quelle parole ti hanno forse dato più di tutte le altre appena dette, ti sei sentita trattata da puttana e…. ti è piaciuto, poi..la razionalità prende il sopravvento, ma chi cazzo è sto stronzo, ma come si permette, ora scosto la tenda e…
Ma… non lo fai, resti immobile, il seno che si solleva sempre più rapido, il respiro che è quasi un rantolo eccitato e quelle parole che ti rimbombano dentro
“una vera cortigiana non indosserebbe intimo sotto quell’ampia gonna, lascerebbe il sesso libero di fremere ad un soffio d’aria o…godere di dita o bocca che all’improvviso pretendono di…gustarlo”
gustarlo… cristo quanto vorresti ora dita o bocche a… gustare la tua figa, la senti pulsare, la senti umida, e quasi senza rendertene pienamente conto…. Ti muovi attraverso quelle sale, verso il bagno, non pensi, non vuoi pensare, lasci che siano solo quelle parole a cullarti: “godere di dita o bocca che all’improvviso pretendono di…gustarlo”.
L’antibagno affollato di donne e ragazze intente a risistemarsi il trucco o scherzare su quale “maschera” ha fatto avances o proposte.
Ti chiudi in bagno
Lentamente sollevi la gonna, la senti scivolare lungo le gambe, sulle autoreggenti.
Ma che stai facendo?
Non lo so ti rispondi e non mi importa
E le mani lentamente abbassano lo slip. Resti sorpresa per un istante stringendolo tra le mani e sentendolo umido, poi sollevi il capo e ricomponendoti esci, guardandoti appena nel grande specchio e pensando a cosa direbbero quelle donne se sapessero cosa stringi nella mano.
Di nuovo attraversi sale, lo sguardo fisso su quei tendaggi, ancora sentendo dentro quella voce che ti ha presa e scossa, passi lenti ma decisi e ti appoggi a quella tenda, trattieni il respiro, aspetti, secondi che paiono ore, che diventano minuti, tanti, troppi, e solo il silenzio accanto a te, silenzio assurdo in quella cacofonia di musica e risate.
Ora ti senti stupida, ridicola, ti guardi attorno, magari quella voce è una di quelle maschere che ti sfilano davanti giocose, ridendo, si prende gioco di te, cretina, ora ti senti una stupida cretina con quello slip stretto nel pugno, una fantasia andata in frantumi come uno specchio rotto in cui stavi iniziando a specchiarti;
 …. E improvvisa eccola, di nuovo, dietro te, quella voce che ti ferma il cuore
“attenta, qualcuno potrebbe capire che non è con un fazzoletto che ti stai asciugando le lacrime”, e…solo ora realizzi che è con il tuo slip di pizzo che lo stai facendo, arrossisci violentemente stringendo più forte il pugno, mentre una contrazione violenta al ventre riaccende quella perversa fantasia, una mano sfora piano la tua spalla attraverso il tendaggio, scivola lungo il braccio, fino a quella mano che stringe quel pezzetto di stoffa, la guida attraverso la tenda.
Ti manca l’aria, non respiri e ti chiedi come possano quelle maschere ridanciane che sfilano davanti a te non accorgersi di nulla.
Quella mano sconosciuta stringe il tuo polso, lo muove e sfiori il suo sesso, lo senti caldo sul dorso della mano, un brivido ti attraversa mentre lasci cadere a terra lo slip e guidata da Lui la tua mano si serra attorno a quel membro, inizia a muoversi lenta scivolando su quell’asta di carne turgida e pulsante
Ma che stai facendo? Stai masturbando uno sconosciuto attraverso una tenda? In un salone pieno di gente? ma sei impazzita?
Impazzita forse, eppure ti senti viva mentre la tua mano accelera il movimento e quella voce riprende a torturarti l’anima, a farti sentir femmina libera, puttana indecente.
E ancora quella mano sconosciuta a stringerti il polso, con fermezza, e con un gesto deciso ti trascina dietro la tenda rivelando un grazioso bovindo celato al resto della sala.
Un grande divano, vetrate che danno su un parco buio e silenzioso e …Lui
Il viso coperto da una maschera inespressiva, la Sua stretta sui tuoi polsi, la mente che ti urla di prenderlo a schiaffi, andartene, dirgli ciò che pensi di Lui, che è solo un porco schifoso, un pervertito…
Ma la tua mano è ancora stretta sul suo cazzo e ti perdi nei suoi occhi che bucano quella maschera, ti leggono dentro, ti danno brividi e sai già che non saranno certo quelle parole che gli dirai, anzi probabilmente non riusciresti neppure a parlare.
La  Sua mano sfiora le tue cosce, fissandoti, risale lenta sollevando quell’ampia gonna, scivola tra le tue gambe chiudendosi sulla tua figa, sai che la trova fradicia e indecente, un lungo gemito soffocato ti sfugge mentre le Sue dita sfiorano il clitoride, lo premono
E avvicinando il capo al tuo sussurra “ora sei una perfetta cortigiana e come tale ti comporterai”
E le Sue mani si fanno decise sulle tue spalle
Ti piegano a terra, in ginocchio, il viso sollevato verso il Suo, e lentamente ti sfila la piccola maschera domino, sai bene cosa vede, i capelli appena arruffati, le labbra tumide e schiuse e gli occhi, i tuoi occhi che non sanno nasconder nulla e sai cosa dicono ora
Parlano di timore e voglia
Dicon di eccitazione e attesa
Si mostrano velati di torbida luce
E il Suo odore… di maschio, davanti a te, non serve che dica nulla, non pensi, la testa ovattata, i rumori della festa dietro la tenda, non pensi
Trasportata in un'altra dimensione, Femmina e cortigiana dedita al piacere, quasi che quella maschera si fosse impossessata di te
E già le tue labbra si aprono, la tua bocca conosce il suo sapore, senti quel cazzo gonfiarsi tra lingua e palato, la tua saliva a coprirlo e scaldarlo, le guance infossate a succhiargli il piacere, donandoglielo e contrazioni spasmodiche nel tuo ventre
Puttana, si ora ti senti puttana e ne godi, succhiando quel cazzo sconosciuto, a pochi passi da chi non sa; fissandolo perché Lui possa leggerti dentro ciò che provi
La Sua mano tra i tuoi capelli ora, a dettare il ritmo a muoverti per il Suo piacere, a fotterti la gola fino in fondo lasciandoti senza fiato
Uscendo da te e restando davanti al tuo volto perché tu possa colmarti di quell’odore di Uomo, di Maschio, di cazzo.
Lo guardi, umido della tua saliva, tracce del tuo rossetto quasi a marchiarlo, come l’ultima delle puttane
Hai voglia di cazzo, vuoi sentirlo tra le cosce, vuoi esser scopata senza ritegno, usata, presa.
E, quasi leggesse i tuoi pensieri, quasi con gentilezza quello sconosciuto ti fa alzare da terra
Ti guida verso il divano facendoti inginocchiare sopra, le mani strette alla spalliera, un gesto deciso a sollevarti la gonna in vita rivelando le natiche nude ed è dietro te, quel membro che si insinua tra le cosce, che batte sul clitoride strappandoti un gemito che subito soffochi, che si muove tra le labbra gonfie di voglia, fradice di umori, le schiude, preme, spinge…entra
Lentamente
Fino in fondo mentre solo un rantolo soffocato testimonia il tuo piacere
E di colpo si muove, deciso
Le mani strette sui tuoi fianchi a guidarti e quel cazzo che spinge in te
Colpo dopo colpo
Senza una parola, nel silenzio che contrasta con il clamore della festa appena oltre quei tendaggi
Colpo dopo colpo
Mentre la mente si annebbia
Il piacere cresce
L’orgasmo chiede d’esser placato
Le nocche si sbiancano nella stretta e…
Esce da te
Non sai trattenere un “no” voltando il capo, quasi furiosa per quel piacere interrotto
Ma già la Sua mano stringe il tuo capo costringendoti a non muoverti
E quel membro lordo di umori si sposta tra le natiche
Le schiude
Capisci in un brivido ciò che vuole e sussurri un “no” non li cazzo non li
Ti fa male, e non ti è mai piaciuto, anche al tuo compagno lo hai negato nonostante le sue richieste pressanti
Vorresti urlare, gridargli di smetterla, ma sai che un grido richiamerebbe curiosi da dietro quella tenda scoprendoti così
Puoi solo sussurrare “no, no ti prego non li, li no”
Ma son parole al vento finchè la Sua mano ti spinge tra le labbra un pezzo di stoffa, riconosci il tuo sapore, è il tuo slip, spinto in bocca
E quasi contemporaneamente le Sue mani schiudono a forza le natiche, saliva cola a bagnarti quel solco
Dita abili e decise frugano, spingono, preparano, incuranti dei tuoi tentativi di sfuggire
Cretina, ti sei messa in una posizione di merda, impossibilitata a gridare o far nulla per non esser scoperta così, con la gonna alzata e uno sconosciuto che ti ha appena scopata
E quelle dita lascian posto ad altro
Senti quel cazzo prepotente
Posarsi li, premere, i muscoli si contraggono, lacrime ti rigano il viso
Spinge
Deciso
Senti i muscoli cedere alla pressione, aprirsi
Accoglierlo e il dolore è quasi insostenibile
Ma… è un attimo
Si ferma
Immobile
Ora più lenta la pressione
Più dolce la spinta
Il tuo corpo si adatta, lo accoglie
Lo accetta
Entra
E il dolore sfuma
Trasformandosi inaspettatamente in altro
Un piacere diverso
Perverso
Violento
Vivo
Che ti scuote tutta
E nella tua mente parole si formano, parole che vorresti potergli gridare in faccia. Prendimi, fottimi … inculami … gridarle senza pudore ne vergogna….
E quell’orgasmo che poco prima stava per esplodere torna
Cresce
Urla
… esplode… quasi inatteso
le gambe cedono, il corpo appagato si rilassa
gli occhi non hanno più lacrime ma il velo del piacere
quasi incredula per aver goduto così…. Come ti sei sempre negata
ma già le sue mani sono tra i tuoi capelli
ti costringono a voltarti
seduta sul divano le cosce spalancate
e la Sua mano che torna a torturati la figa
a muoversi sul clitoride troppo sensibile
a piegarsi entrando in te…
mani abili che sanno dove andare, dove muoversi, come muoversi
rapide, decise
portandoti in un mondo che non conoscevi, e tutto si annulla
non esiste altro che piacere ma non il piacere che conosci
un piacere estremo, portato all’eccesso che… esplode violento in un getto che ti inonda le cosce lasciandoti senza fiato, riversa su quel divano, i muscoli che sussultano in movimenti involontari ed incontrollabili, il respiro che non sa fermarsi
istanti infiniti in un orgasmo che pare non aver fine
e Lui in piedi, davanti a te, a gustarsi il tuo piacere
poi, lentamente, ti sfila quello slip dalla bocca
ancora il Suo sesso davanti al tuo viso
ancora il Suo odore, mescolato al tuo ora, odore di voglia, di umori, di … tutto
ma non vuoi pensare ora, non importa dove e come quel cazzo ti ha preso
non ora che è già tra le tue labbra, non ora che vuoi restituire parte del piacere goduto
non ora che vuoi e ami sentirti, ancor più, cortigiana, puttana, Femmina da piacere
e finalmente senti quel cazzo pulsare tra le labbra, fremere turgido, ed esploderti in gola il Suo piacere
gustandolo fino in fondo.
Resti così
Per un lungo istante, appoggiata allo schienale del divano, ad occhi chiusi e, aprendoli, ti ritrovi sola, la tua mascherina a terra; la raccogli con un sorriso perverso, indossandola, abbassi la gonna a coprire le tue nudità e… lentamente torni in quella sala piena di risate e festa
Vedi il tuo compagno, ancora intendo a fare il cretino con quella ragazzetta vestita da troia, sorridi avvicinandoti, lo guardi negli occhi…. Baciandolo; un lungo bacio appassionato, con la bocca che sa di sperma sconosciuto. Poi prendi una coppa di champagne, bevendola avidamente e davanti a te passa una maschera dai lineamenti privi d’espressione e… dal taschino spunta il pizzo di uno slip…
Halloween …