domenica 29 agosto 2010

Avatar!



Avatar!
Icone!
Che compaiono nel web come fantasmi inanimati,
Che prendono corpo,
Un corpo fatto di parole
Spesso vuote
Fasulle.
Avatar!
Icone!
Dietro cui si celano comunque Persone
Vere, vive
Fatte di pelle, ossa carne, sangue
A volte d’anima e cuore.
Avatar!
Icone!
Che posson diventare reali
Che posson mostrare sentimenti
Sinceri
Veri
Più di amicizie nate altrove
Più di amori nati altrove
Avatar!
Icone!
Che posson … sembrare … reali
Ma senza rivelare la loro vera anima
Mostrando sempre, comunque, un’anima fasulla che fanno credere vera,
Fatta di maschere che t’illudi di togliere
Che togli forse
Senza accorgerti che tolta quella maschera
Quello che ti viene mostrato altro non è che una seconda maschera
E una terza e una quarta,
Sfinente matrioska che indossa una pelle diversa a seconda dei momenti,
Delle convenienze, dei capricci, della noia, del caso.
Avatar!
Icone!
Che dicon parole con fasulla sincerità fingendole vere.
Parole che cambiano, con il loro cambiar d’abito, con il mutare delle maschere
pur restando incredibilmente simili.
sempre” che in realtà sono dei “… forse”, sono dei “…per ora…”,
dei “… finchè mi fa comodo ...”.
Parole pronte ad esser rimosse in un attimo, dalla mente
e da quel surrogato di cuore, per ripresentarsi altrove,
simili, nella loro inutilità di parole senz’anima
dietro ad una maschera diversa, la più adatta e comoda per quel momento,
quella che ritengono più consona da mostrare al mondo per ciò che voglion far creder d’essere, apparire.
Parole vuote da mostrare ed offrire ad altri Avatar,
ad altre Icone altrettanto fasulle e vuote.

Mostrandosi artificialmente impeccabili.
Avatar!
Icone!
Che altre volte, inaspettatamente forse, si dimostrano stupendamente vere
Rivelando da subito quell’anima che c’è
Senza timori
Legandoti in meravigliose simbiosi fatte d’amicizia, feeling
Rispetto
Ho avuto la sfortuna di conoscer le prime
Ma l’immensa fortuna di trovare le seconde
Anche dietro un avatar, una icona.
Persone vere.

giovedì 26 agosto 2010

Tu, noi




Pelle, cotta dal sole,
Pelle che brucia al solo pensiero di mani che la sfioreranno.
Buio
E nulla
Mentre il suono del tuo respiro ti rimbomba nella mente
E il battito del cuore nelle tempie.
Pelle, mostrata senza pudore ad occhi che la scrutano
Occhi che senti sfiorare, toccare. Prendere.
E il respiro manca
Le tue braccia avvinghiate l’una all’altra dietro la schiena
Non servono corde
Non servono legami
È il tuo donarti a Me
Obbedendo!
E le sole corde che ti legano sono le Mie parole
Ora
Ora le senti
Accarezzano
Sfidano
Pretendono
Parole che cancellano i pensieri e vuotano la mente
Che la incatenano portandola a Me
E il corpo si accende ancor più
Pelle
Sensibile ora, agognando carezze, tocchi, colpi
Mentre sai che sono davanti a te
Cogli il mio profumo, quel profumo che ami cercare e ritrovare, poi,
sulla pelle
E insieme l’odore sfacciato della tua voglia
La pelle che si vela di sudore,
La bocca che si schiude ansimando piano,
Quel senso di smarrimento eccitante che ti avvolge
Davanti a Me
E il buio esalta, eccita, fa crescere tensione e desideri inconfessabili
Mentre mani sicure ti piegano su quel letto
La schiena appoggiata su lenzuola che già sanno ti te, di noi
Le gambe flesse a sfiorare appena il pavimento
Le cosce spalancate
Splendida ed oscena
Ed ora è tutto e nulla
È piacere che cola e voglia che grida
È odori e sudore
È saliva che “sporca” il viso
E gemiti che non sai trattenere
È lingua che sfiora e fruga, abile ed indecente
Cogliendo ogni tuo sussulto
È smarrimento in quella nebbia esaltante dei sensi
Ora sono parole, che temevi di non saper dire
Parole che ti sfuggono confessandoti Puttana e Cagna
E il suono della tua voce a quelle parole è musica afrodisiaca
Ora è apnea quando il Mio cazzo spinge in te
A prender la tua figa glabra
A muoversi al ritmo che desideri
A rallentare e fermarsi
A riprendere con rabbia quasi
Mentre le Mie mani, forti e sicure, stringono il tuo seno
Torturano i capezzoli, li stringono
Dolore e piacere
Ora
Ora sei Femmina e Donna
Ora
Ora trattenendo lacrime sentendomi uscire da te
Lacrime di rabbia muta, che non ha il permesso di dirsi
Ora
Ora al Mio profumo si unisce l’odore del Mio sesso, del tuo desiderio e della tua voglia
Ora
Tra le tue labbra e in fondo alla gola
E son altre lacrime a bagnarti gli occhi e rigarti il volto
Ora
Tra colpi di tosse, conati e saliva che cola
Ora
Che quella benda viene strappata e ti vedi riflessa per ciò che sei
E ami quell’immagine
Perché sei tu
La vera te stessa
Tra le Mie mani
China in avanti
Con gli occhi lucidi che dicon di te
Mentre profano il tuo corpo incurante di “no” sussurrati che voglion esser “si”
Mentre il dolore sfuma mentre spingo nelle tue viscere
E lo specchio riflette i nostri corpi uniti
Noi,
Master e slave, schiava e Padrone, amanti felici, Uomo e Donna
Finché il tuo piacere urla
La bocca si schiude su parole senza senso
Che pure dicono tutto
La Mia mano che si muove tra le tue cosce, schiude
Apre
Entra
Prende
La Mia mano nella tua bocca a spalancarla ancor più
A violarla
Colma di me, ovunque
Che mi chino su te sussurrandoti all’orecchio
ORA
E quell’urlo esplode assieme al nulla nella mente
Le gambe si piegano, cedono
Le urla si fanno gemiti, sospiri
Apnea
Piacere su piacere
Orgasmo attraverso l’orgasmo
Pelle su pelle mescolando sudore e piacere
Noi
Tu, tra le mie mani.
Noi!

sabato 21 agosto 2010

Una piccola catena d'Oro!





Ti vedo improvvisamente comparire nel'atrio del'affollata stazione. Lo sguardo ansioso si volge attorno, cercandomi.

Il tuo abitino leggero, quello che ho deciso avresti indossato oggi per me, svolazza alla lieve brezza, sorrido immaginando la tua nudità sotto la gonna, sapendo il lieve imbarazzo che ti procura, che ti ha procurato durante il viaggio in treno, sentendoti osservata, come se tutti sapessero che sotto quel velo di tessuto non porti nulla; godendo nel contempo del fatto di farlo per me, del fatto che io sapevo come ti sentivi, cosa provavi.

Una voce improvvisa, la mia voce: "NICOLE"!

Ti volti verso di me, incontri i miei occhi, arrossisci abbassando i tuoi quando vedi che il mio sguardo si posa tra le tue gambe, quasi potessi vedere attraverso la gonna.

Sei tra le mie braccia, ti stringo dolcemente, accarezzando i tuoi capelli, poi, in silenzio, mi avvio, tenendoti al mio fianco.

Vorresti parlare, chiedere, ma non puoi, sai che non vorrei.

Entriamo in un negozio di intimo, tessuti delicati esposti in vetrina, una commessa premurosa, carina, si avvicina chiedendoti "cosa posso fare per lei signora?" immediatamente rispondo io, assumendo quel tono che così ben conosci ed ami, ma che spiazza leggermente la commessa "voglio un corsetto per la signora, ce ne mostri alcuni". Lei ti guarda furtiva poi posa sul bancone alcuni capi, tu sei un passo dietro me, non li guardi neppure, io li osservo attentamente, scegliendone uno e porgendotelo "QUESTO, provalo Nicole";

lo afferri e stai per dirigerti verso il camerino quando, ……..inavvertitamente……., ti urto leggermente, facendo cadere il corsetto dalle tue mani "RACCOGLILO", mi guardi di sfuggita, intuisci cosa voglio, dai le spalle alla commessa e ti chini lentamente, le gambe tese, flettendo solo il busto. La gonna sale mostrando alla ragazza le tue intimità oscenamente nude; hai il volto in fiamme, la commessa imbarazzata finge indifferenza, ti dirigi con passo incerto verso il camerino, entri. Sai con certezza che sono dietro la sottile porticina, sento il fruscio degli abiti che stai sfilando, movimenti leggeri e rapidi. Sento il piccolo catenaccio dello spogliatoio scorrere, la porta socchiudersi, la spingo, hai indossato il corsetto ma lasciando i lacci slegati, sorrido, sai bene che volevo essere io a stringerlo attorno al tuo corpo.

Apro completamente la porta, lasciando che la commessa ti veda, seminuda, con la testa china e le mani lungo i fianchi; la tua voce timida, rotta dall'imbarazzo e dall'eccitazione "non riesco ad allacciarlo da sola". Entro nel camerino, chiudo la porta, ti faccio voltare verso la parete di fondo, afferro le tue mani portandole sopra il tuo capo e facendole appoggiare al muro; senti improvvisa la stretta del corsetto, ti toglie il fiato, socchiudi gli occhi pregustando quella sensazione che tanto aspettavi, stringo ancora di più, poi mi allontano un poco, osservandoti.

Meravigliosa

Il corsetto bianco fascia il tuo corpo, disegna la tua vita sottile lasciando scoperte le natiche candide che tu sporgi verso me in un muto invito.

Una sculacciata sonora rimbomba nello spazio angusto, poi…………..

La mia mano decisa tra le tue gambe ti fruga strappandoti un lungo gemito che tenti vanamente di soffocare, entro in te con le mie dita, con decisione, le tue gambe si piegano mentre il tuo corpo è scosso da brividi di piacere; muovi il bacino, infilandoti ancor più sulle mie dita, non tenti neppure più di trattenere i gemiti di piacere.

Poi, improvvisamente tutto finisce, mi allontano da te.

Ti volti, gli occhi bassi, e scivoli in ginocchio davanti a me, immaginando che io voglia la tua bocca; una fantasia ricorrente di cui abbiamo parlato spesso; la mia mano sui tuoi capelli, sei in attesa del mio ordine, mentre gli umori rigano le tue cosce………ma……..apro di colpo la porta, mostrandoti in quella posizione inequivocabile, in ginocchio, le labbra un poco aperte pregustando il mio sapore.

La commessa ti guarda, mi guarda, finge di essere occupata per celare la curiosità che la aveva spinta ad avvicinarsi per sentire ciò che accadeva nello spogliatoio, per rubare intriganti sensazioni non sue. Ha le gote in fiamme, ma anche una luce inequivocabile negli occhi.

Ti alzi lentamente chiudendo la porta. Sei furiosa, umiliata, pensavi che finalmente le nostre fantasie sarebbero divenute realtà, invece ti sei trovata mostrata come una piccola cagna in calore, usata per eccitare un'altra donna. Sento che ti muovi con furia nello spogliatoio, rivestendoti, ma so che non oserai toglierti il corsetto.

E tu sai che io lo so.

Tutto ciò ti rende ancor più furiosa.

Ma eccita ancor più i tuoi sensi.

Esci, le spalle diritte, il capo alto, fiero finché non incontri il mio sguardo, e subito abbassi gli occhi avvicinandoti.

Mi rivolgo alla ragazza "prendo quello che abbiamo provato signorina, la mia amica lo tiene indossato".

Lei ti guarda, curiosa, e batte il prezzo sul registratore di cassa, porgo la carta di credito e, mentre è intenta alle operazioni per il pagamento, mi avvicino un poco a lei, "mi scusi signorina" dico allungando una mano verso il suo viso, "ha una piccola briciola" e così dicendo, prima che abbia il tempo di reagire, le sfioro le labbra con le dita.

Avvampi e trattieni il respiro: la mia mano, le mie dita…..sono state in te, conservano ancora il tuo odore di donna, ed ora sono sul suo viso.

La ragazza inconsciamente sporge la lingua per raccogliere la briciola immaginaria dal suo labbro superiore, incontra le mie dita ed ecco che il tuo odore le esplode nel cervello ed il tuo sapore nella mente.

Resta immobile, tesa, le immagini di ciò che è accaduto nello spogliatoio le si formano vivide nella mente, gli occhi le si accendono di desideri perversi.

Abbasso di colpo la mano, la commessa ha ancora le guance arrossate e quella strana luce negli occhi; mi avvicino ad un espositore prendendo un minuscolo tanga color carne e porgendoglielo assieme a delle banconote le dico "Credo che questo starebbe stupendamente bene indossato da lei, lo consideri un mio regalo" lei guarda l'indumento, sa che lo sto immaginando sulla sua pelle, vedo che si morde le labbra mentre io mi allontano seguito da te a testa bassa, lasciandola interdetta ed eccitata. Mi volto di scatto

"come ti chiami?" in un sussurro mi risponde "…….catia"

Mentre usciamo ti dico a voce alta "Ho una sorpresa per te, questa sera ceneremo da Mario, un ottimo ristorante e poi …."

Sorrido, conscio di ciò che tutto questo ha provocato e provoca in te, umiliazione, rabbia, angoscia, ma soprattutto eccitazione.

A passo rapido mi dirigo verso l'Hotel che ho prenotato, mi segui a fatica, stretta nel corsetto nuovo che ti taglia il fiato.

Entriamo, e mi dirigo rapidamente verso gli ascensori. Ti sento dietro me, entri, sempre più furiosa, l'ascensore parte, sono di fronte a te, una carezza leggera ti coglie alla sprovvista, non te la aspettavi, ed ora scopri di averne bisogno, ti stringi a me, ti lasci coinvolgere in un lungo abbraccio, le nostre bocche si cercano, si trovano, si scambiano sensazioni a lungo represse.

L'ascensore si ferma

Una chiave nelle mie mani

Apro una porta

Entriamo

Una stanza molto grande con un gigantesco letto al centro, lenzuola di seta

Sei ancora abbracciata a me

Nelle mie mani compare una piccola scatoletta, te la porgo: "aprila"

credi di sapere ciò che contiene, speri sia quello, ma oggi sei già rimasta delusa troppe volte nelle tue aspettative

la apri lentamente, un bagliore d'oro, SI, é lei. La piccola cavigliera in oro con le mie iniziali: M.E.

Il segno della tua appartenenza a me

Ciò che ti avevo promesso. I tuoi occhi si accendono di gioia. Scordi tutto: umiliazioni, vergogne

Tutto, sei felice.

"me la vuoi allacciare tu?" mi chiedi? Sorrido. "no, fallo da sola, devi essere tu ad investirti della tua appartenenza a me"

sorridi a tua volta, mi volti le spalle e, di nuovo, come nel negozio, ti chini in avanti flettendo il busto, lasciando salire la gonna a scoprirti le natiche, il sesso.

Le tue mani verso la caviglia destra

Trattieni una smorfia per il dolore che il corsetto ti procura mentre ti chini

Allacci la cavigliera

E resti immobile

Senti il mio sguardo sulla tua figa depilata, sai che vedo i tuoi umori colare, ti lasci ammirare

Aspetti che la mia mano si impossessi di te

"IN GINOCCHIO CAGNA"

con un sospiro di gioia ti lasci scivolare in ginocchio

anelavi quell'ordine

"ora voltati verso me, strisciando sulle ginocchia"

ti volti lentamente

sono seduto su una poltrona, il mio cazzo svettante, duro, eccitato

"avvicinati, mostrami quanto sai essere troia"

lentamente ti avvicini a me, il tuo viso vicino al mio sesso, il suo odore nelle narici, sollevi lo sguardo in una muta domanda

per tutta risposta afferro il tuo capo spingendomi a forza tra le tue labbra

mi lasci scivolare in te, lasci che guidi il tuo capo

con violenza, con forza

spingendo fino in fondo alla tua gola, immobilizzandoti per un attimo e di nuovo muovendomi rapidamente in te

un sordo mugolio ti sfugge dalle labbra

adori il mio cazzo nella tua bocca, sentirlo premere contro il palato, frugarti ogni angolo



la saliva calda che lo circonda, accarezzandolo, la lingua che si muove rapida sul glande

le mie mani sempre più cattive sul tuo capo

colpi decisi, rapidi, più veloci

il rumore della saliva accompagna i tuoi movimenti

ti bagna le labbra, cola sul collo

ma non puoi smettere, non vuoi smettere

fino al momento supremo in cui mi svuoto in te

senti il mio fiotto caldo direttamente in gola, ti soffoca per un attimo, poi lo ingoi senza esitazione, felice.

I capezzoli doloranti dal desiderio, la figa in fiamme bruciante di voglia

Il mio sapore in te

Esco lentamente dalla tua bocca, guardandomi inizi a ripulirmi attentamente con la lingua, senza perdere neppure una goccia del prezioso liquido, gustandolo fino in fondo, le mani appoggiate a terra, usando solo la bocca e la lingua, come sai che io pretendo dalla mia cagnetta; poi resti immobile, il capo chino, in attesa di nuovi ordini, in attesa di essere appagata, in attesa che ti permetta di raggiungere il piacere a tua volta, che ti dia il piacere.

Mi alzo

"SPOGLIATI, TIENI SOLO IL CORSETTO"

obbedisci prontamente, il vestitino leggero a terra

tu in piedi davanti a me

apro un armadio e ti mostro un meraviglioso abito da sera, lo guardi felice

"VIENI"

mi dirigo verso il bagno, entriamo, ti indico la tazza, "SIEDITI" obbedisci, a gambe aperte, il bustino che ti segna la pelle.

Sai cosa voglio ora vero?

Annuisci, chiudi un attimo gli occhi, concentrandoti, le tue mani sulla figa, ed ecco le prime goccioline di pipi uscire da te, poi un getto, più forte, che cade scrosciante, bagnando le tue dita, a lungo, mentre ti accarezzi il clitoride eccitato, dimentica di tutto

Umori ed urina bagnano le tue dita

Davanti a me, sotto il mio sguardo

Continua cagna

Avevamo parlato spesso di ciò, sapevi che te lo avrei chiesto, te lo aspettavi, ma non pensavi fosse così umiliante ed eccitante nello stesso tempo.

Ti scordi di tutto, senti il piacere arrivare, il respiro fremente, rapido, la schiena che si arcua, il bacino si solleva, mentre i miei occhi non ti abbandonano neppure per un attimo, di più nicole, più veloce

Ora cagnetta ora piccola puttana, ora, per me, per noi

Un urlo rompe il silenzio

La bocca spalancata in un grido liberatorio, il corpo squassato da spasmi incontrollati, le dita immobili a premere il clitoride, rubando l'ultimo piacere.

Per poi abbandonarti spossata, felice, libera, portando lentamente le dita alla bocca guardandomi negli occhi.

Come ami fare, come sai che amo vederti fare.

Ci siamo preparati per la cena, usciamo insieme dirigendoci verso il ristorante, una coppia come tante, scherzando e ridendo, non più Master e slave, ma complici, pur sapendo che, improvvisamente una luce si accenderà nei miei occhi ed il gioco ricomincerà.

E' ciò che aspetti, temi e brami, anche se stai gustandoti questa serata .. normale.

Entriamo nel ristorante, una vecchia cantina ristrutturata, volte in mattoni, semplice ed elegante, nicchie ed angoli appartati.

Non troppa gente, da come mi salutano capisci che sono un frequentatore abituale, ci accompagnano al nostro tavolo, un angolino abbastanza tranquillo,.

Ci sediamo, vedi che scruto la sala, come se cercassi qualcosa, qualcuno. Ad un tratto mi vedi sorridere, segui la direzione del mio sguardo e…… vedi lei, catia, la commessa del negozio di intimo.

Seduta sola ad un tavolo, ci guarda

Guardo te, lampi nei tuoi occhi, mille sensazioni: rabbia, umiliazione, tristezza, ed anche un velo di malcelata eccitazione.

"sei un porco, doveva essere la nostra serata ed invece hai organizzato tutto questo" sibili a labbra strette.

Il mio sguardo ti colpisce come uno schiaffo

Una luce nei miei occhi

Quella luce

"COME OSI?"

abbassi di colpo gli occhi sai di aver osato troppo, forse volutamente

"Non ti devo spiegazioni, MAI, ma sappi che non ho organizzato nulla, è un caso, il destino, ma…..perché andare contro il destino?"

Sei splendida nell'abito elegante, le spalle scoperte, il seno che occhieggia dall'abbondante scollatura, la vita stretta ben disegnata dal corsetto che porti, il nostro corsetto.

Ti fisso con sguardo cattivo, hai un tremito, sei ben conscia di aver esagerato dicendo quelle parole, sai che sarai punita, non sai come, né quando, ma il mio sguardo ora ti impaurisce.

La mia voce, improvvisa, bassa, solo un sussurro, eppure così decisa

"togliti la cavigliera"!

ti sfugge un "…no", ma sai che no puoi rifiutarti, sai che questa è la tua punizione, la più crudele che potessi darti, peggio di essere fustigata, peggio di ogni umiliazione, toglierti quel segno di appartenenza a me che tanto anelavi, che finalmente avevi ottenuto.

I tuoi occhi si riempiono di lacrime, lentamente ti chini, le tue mani sentono la sottile catenina, trovano il gancino, mi guardi ancora un attimo, nell'assurda speranza che io ti fermi, ma incontri solo uno sguardo duro.

Il gancino si apre, la catenina nelle tue mani, ti sollevi lentamente e me la porgi. La afferro, guardandoti e la lascio cadere nel taschino della giacca.

Ti senti nuda, indifesa, sola, vuota. Il battito del tuo cuore sembra impazzire, il fiato corto. Sempre più spaesata.

Guardo lei, catia, non toglie gli occhi da noi, ha ancora quella strana luce negli occhi, un abitino semplice seppur elegante, e so, con sicurezza, che indossa il tanga color carne che le ho regalato.

Prendo dalla tasca della giacca il porta documenti, un foglietto, scrivo rapidamente alcune frasi che non riesci a leggere, lo ripiego.

Con un cenno chiamo il cameriere, gli dico qualcosa all'orecchio e gli porgo il foglietto.

Si dirige verso catia, tu hai gli occhi di fuoco, vorresti incenerirla. Le porge il foglietto, lei lo legge ed avvampa, deliziosa con quel rossore che le tinge le gote.

Ostentatamente le giro le spalle e ti guardo.

"Nicole, guardami, dammi i tuoi occhi", mi fissi obbediente; "Sono il tuo Master, sarai felice di obbedirmi vero? Sempre vero?" Domanda retorica lo so io e lo sai tu

abbassi il capo mormorando "……ssssi Padrone" ma non puoi celare l'emozione e la felicità nella tua voce. Temevi che togliendoti la cavigliera fosse finita, che tutto cambiasse, ora capisci che avrai un'altra possibilità, che sono ancora il tuo Padrone e farai di tutto per accantentarmi.

Solo ora fingo di accorgermi che catia è, da alcuni istanti, immobile vicino al nostro tavolo, in silenzio.

In piedi, il capo chino, le braccia lungo i fianchi e le mani unite, davanti al suo ventre, forse in un sussulto di pudicizia.

Sollevo lentamente lo sguardo su di lei "SIEDITI".

Obbedisce in silenzio, sedendosi al mio fianco.

Un quadro meraviglioso

Tu alla mia destra, lei alla mia sinistra, entrambe con gli occhi bassi, mute.

Assaporo a lungo questa sensazione.

"Devi darmi qualcosa catia?" Le chiedo? Annuisce ad occhi bassi avvicinandomi la sua mano chiusa, aprendola lentamente mostrando il tanga che le ho regalato.

Come le avevo ordinato sul foglietto lo ha sfilato, per me, me lo porge. "Prendilo nicole", o afferri guardo catia con durezza; questa piccola cagna deve essere eccitatissima, sogna da sempre di essere sottomessa ma non le era mai capitata l'occasione. "annusa i suoi slip nicole, senti quanta voglia ha catia". Non ho bisogno di guardarti, so che stai obbedendo; continuo a fissare catia, imbarazzata, umiliata dal mostrare a me ed a te i suoi desideri, le sue voglie in un modo così palese, eppure sempre piu desiderosa di realizzarli.

Il cameriere si avvicina dicendomi "è tutto pronto Signore" lo ringrazio con un cenno del capo, alzandomi "ANDIAMO"

Mi volto avviandomi attraverso il locale, SO, senza voltarmi, che entrambe mi state seguendo. Mille domande nella tua mente "ma la cena? Dove andiamo? E catia? Perché anche lei? E la cavigliera? La ridarò a te o forse a catia?" domande mute, che sai non potermi rivolgere, che sai che avranno presto una risposta.

Una piccola porticina in una volta in mattoni, devo chinarmi un poco per passare, una stretta scaletta in sasso, scendiamo, sento i vostri tacchi ticchettare sulle pietre.

Improvvisamente si apre un'ampia sala, quasi vuota, un grande tavolo in legno massiccio al centro, alcune sedie, con schienale alto e braccioli, due grandi armadi alle pareti, chiusi.

Mi volto verso di voi, una al fianco dell'altra, mute, la testa bassa, le braccia lungo i fianchi.

Ma so, per certo, che in entrambe l'eccitazione sta salendo, mista ad un lieve timore, ad una sottile ansia.

So, con sicurezza, che vi state bagnando,

La mia voce dura, decisa "SPOGLIATEVI"! Inizi rapidamente ad obbedire, mentre catia ci guarda titubante di sottecchi, indecisa, forse impaurita.

Sono di fronte a lei, i suoi capelli nelle mie mani, li tiro con forza sollevandole il viso "forse non hai sentito, ti ho dato un ordine, e pretendo obbedienza immediata, SEMPRE, oppure……VATTENE"

Le do le spalle voltandomi verso te, splendida con indosso il solo corsetto, stupendamente sottomessa eppure fiera. Ti prendo per mano, ignorando ostentatamente catia, anche se so, con certezza, che non se ne andrà.

Ti guido verso il grande tavolo, con un cenno ti invito a salirci sopra, lo fai con grazia; "in ginocchio piccola nicole", ti inginocchi sulla tavola di legno, di fronte a me. Mi dirigo verso gli armadi, li apro ed ai tuoi occhi appaiono mille oggetti di piacere, di dolore. Senti le cosce bagnarsi. Ora, si ora hai bisogno di essere sottomessa, guidata, MIA.

Prendo qualcosa dall'armadio, non vedi cosa, e mi avvicino a te. Passando vedo catia nuda, in piedi, in silenziosa attesa. La ignoro.

Finalmente ti mostro gli oggetti che ho preso

Un sottile frustino, catenelle, pinze. Sai cosa ti aspetta e lo desideri, con tutta te stessa.

Senza voltarmi verso lei chiamo con voce dura "CATIA VIENI QUI PICCOLA CAGNA"

La sento avvicinarsi lentamente, al mio fianco. Le afferro i polsi, stringendoli in due lucide manette d'acciaio, un urlo soffocato, mi guarda, ma subito abbassa gli occhi. Le faccio appoggiare le mani al bordo del tavolo, leggermente chinata in avanti, il sedere proteso verso me, il viso vicino al tuo corpo, che vedo fremente, una luce nuova nei tuoi occhi..

Prendo il frustino e, lentamente inizio ad accarezzare l'interno delle cosce di catia, salendo piano, ridiscendendo lentamente, e di nuovo su. Vedo il suo sedere muoversi, ondeggiare, vedo, attraverso il tuo viso, l'eccitazione che la prende e si trasmette a te. Un colpo secco tra le sue gambe, un urlo "apri le gambe cagna" un altro colpo "di più". E' costretta a chinarsi un po’ più in avanti, il suo viso sfiora i tuoi seni, protendi il busto in avanti per farti sfiorare dalle sue labbra i capezzoli già tesi. Stai ansimando piano, godendo della sua umiliazione, pur desiderandola anche per te.

Il frustino sibila, le natiche di catia si striano di rosso. Un altro urlo, subito soffocato dal tuo seno che preme sulle sue labbra. Sorridi piano guardandomi, come a chiedere "va bene così Padrone?"

Un secondo colpo ti conferma che è cio che voglio, ed allora spingi sfacciatamente il seno contro il viso di catia soffocando i suoi gemiti.

Mi fermo, immobile, Vi vedo eccitate, frementi.

In attesa di ME.

Con un gesto deciso faccio salire anche catia sul tavolo

Una di fronte all'altra, in ginocchio, gli occhi bassi.

Con rapidità fisso ai vostri capezzoli delle mollette, tu le accetti in silenzio, con umiltà, gioia, catia lasciandosi sfuggire un urletto. Le mollette unite da una catenella, tesa tra voi, ad ogni movimento di una di voi corrisponde immediato un dolore.. piacevole?…. ai capezzoli, siete costrette a rimanere immobili.

Il fustino scorre tra voi, sui vostri corpi, sui vostri visi, aumentando l'eccitazione, spingendovi a movimenti involontari, voluti da me, Dolore e piacere, dolce tormento.

Improvvisamente tutto finisce

Mi volto ed esco. Lasciandovi interdette, immobili, piene di voglia e desiderio. Tu ben conscia che questo è solo una ulteriore dolce prova a cui ti sottopongo, catia smarrita, preda di sogni e desideri.

Sai che tornerò solo quando lo riterrò opportuno, ……se tornerò.

Sulla porta mi fermo un attimo, la mia mano fruga nel taschino, un bagliore d'oro tra le mie dita, la tua cavigliera.

La lascio scivolare a terra, tintinna sul pavimento urlandoti sensazioni esaltanti. E li rimane, in attesa che tu venga nuovamente riconosciuta degna di indossarla, mandandoti bagliori di sfida.

giovedì 19 agosto 2010

A Te!





Lei non c'è più, è morta, lontano
una dolce cara amica a cui devo molto e non so far altro che mettere su carta quattro brutte parole


a te che eri l'Amica vera e sola
a te che con uno sguardo sapevi consolarmi o rimproverarmi
a te che conoscevi ogni mio segreto e li rispettavi capendoli
a te che mi confidavi i tuoi e li rispettavo capendoli
a te che chiamavi "gatto" il tuo gatto e "cane" il tuo cane, perchè quello erano dicevi
a te per la quale vorrei saper rubare le parole a Guccini, che adoravi, per cantartele
a te che hai gettato al vento quel "pezzo di carta"
per il quale avevi sudato testi e nozioni per andare a fare ciò che il cuore di imponeva
a te che sei finita in quel buco in culo all'Africa e ti sentivi viva nel donarti agli altri
a te che sorridevi al mio esser per tutti Master E e per te il fratellone, l'Amico, il Padre e la Madre che non avevi più e sapevi fino in fondo ciò che ero e sono
a te che con qualche riga di mail sapevi dirmi tutto e che ti bastava leggere una mia parola per capire tutto
a te che ora egoisticamente ti vorrei accanto perchè ne ho bisogno, e non ci sei, non ci sarai più
a te che mi mandavi affanculo con rabbia ed un sorriso quando me lo meritavo
e mi baciavi su una guancia sporcandomi di rossetto quando, raramente, me lo meritavo
a te che non hai potuto neppure dirmi ... "tra poco non mi vedrai più", perchè neppure tu lo sapevi o immaginavi
a te con la quale ora sono incazzato nero perchè son venuto a sapere del tuo non esserci da un estraneo e dopo troppo tempo
a te che non hai lasciato neppure una tomba su cui piangerti
ma solo sabbia ricoprire cio che di te resta
e mi piace pensare che il vento sollevi quella sabbia per portarla a me e sussurrarmi ciò che solo tu sapevi dire, con le parole giuste, con un gesto, uno sguardo
a te che sorridevi quando ti parlavo di facebook, ma non criticavi mai nulla di me
a te che amavi cio che scrivevo e non pubblicavo
a te che amavi cio che scrivevo e pubblicavo sorridendo delle "ammiratrici" che mi rispondevano
a te che hai condiviso tutti i miei dolori e tutte le mie gioie
a te che non ci sei più e mi manchi e non so scriverlo come meriti
a tutti Voi che vorrete leggere queste righe tristi e forse vorrete spargerle tra i Vostri amici perchè siano una muta preghiera per una dolce e stupenda amica che non c'è piu
per te non posso che firmarmi ...  



E.

Vacanza!








Dedicato a …..chi si accetta per cio che è, con gioia e senza pudori


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In vacanza, finalmente, e finalmente sola, senza marito, senza figli, senza lavoro, una settimana tutta per te.

Esci dall’Hotel e lentamente ti dirigi verso la piscina, guardandoti attorno. Non c’è ancora nessuno, in fondo sono solo le 9, prestissimo per chi è in vacanza.

Scegli il lettino, studiando attentamente la zona in cui pensi ci sarà più sole durante la giornata, togli il pareo che ti serve da copricostume e ti adagi mollemente cominciando a gustarti la calda carezza del sole sul tuo corpo, sentendola scaldare la tua pelle.

Una rivista di enigmistica tra le mani e la mente che si vuota gustandosi quel nulla che sola una vacanza solitaria può dare.

Tra dormiveglia e lenti anagrammi il tempo scorre, senti voci attorno a te, persone che, come te, vengono a farsi scaldare la pelle, illudendosi che scaldi anche i loro cuori. Poca gente, in fondo è periodo di bassa stagione.

Il caldo sole comincia a velare di piccole gocce di sudore il tuo corpo, piacevolmente, e la tua mente si vuota di ogni dovere. Tu, sola, null’altro e nessun altro a cui pensare, finalmente.

Ti senti osservata, giri lentamente il capo e lo vedi seduto su un lettino non lontano dal tuo, il corpo già abbronzato, occhiali da sole a coprirgli parzialmente il volto ed un sorriso enigmatico sul viso.

Distogli lo sguardo, ti disinteressi immergendoti nuovamente nell’enigmistica; ma continui a sentire, insistente, quello sguardo su di te, o forse è il tuo desiderio di sentirlo che te lo fa immaginare. Volgi lentamente il capo e… ecco, quasi immobile, ancora li, a fissarti; ti volti di scatto con un gesto di insofferenza, ma è vera insofferenza? O forse quello sguardo continuo su di te stuzzica la tua vanità? Da quanto non ti sentivi desiderata? Da quanto non sentivi la carezza di uno sguardo maschile, sfacciata ed invadente, impudica quasi?

Desiderata?

Ridi tra te e te. Desiderata? Ma è solo uno sconosciuto che ti ha guardata, nulla più, la tua fantasia sta volando troppo, probabilmente è solo un uomo che si guarda attorno e, casualmente, per due volte, il suo sguardo coperto da occhiali scuri, ha incrociato il tuo, o forse guardava oltre te, cercava la ragazza bionda seduta un pò più in là.

I tuoi pensieri volano lontano, da quanto tempo non senti il brivido che dà l’essere desiderata da un uomo, da quanto tempo sei relegata al ruolo di moglie e madre?

Da quanto solo il tuo lavoro assorbe tutta te stessa?

Dove tutto è scontato, dovuto, NOIOSO?

Da quanto il tuo cuore non accellera i battiti incrociando lo sguardo di un uomo e rubandone i pensieri?

Sciocchezze, solo la tua sciocca fantasia che ti fa immaginare ciò che non c’è.

Si, pensi ridendo, è certamente così, ora mi volterò, ti dici, e lui sarà immerso nella lettura di un quotidiano, o starà avvicinandosi pian piano alla biondina accanto.

Sorridi con te stessa a quel nuovo gioco, ecco ora mi volto: uno, due e .. tre.

Il respiro ti si blocca di colpo e resti immobile sentendoti avvampare; lui è lì, sorridente, davanti a te, un bicchiere tra le mani, il vetro appannato dalla gelida bibita colorata, senti la gola secca; si china porgendotelo “buongiorno, con questo caldo bisogna reintegrare i liquidi, posso?” ti porge il bicchiere che afferri lentamente insultandoti per la figura da idiota che stai facendo; non riesci a spiccicare parola, sei rossa, quasi lui potesse leggere i tuoi sciocchi pensieri e le tue illazioni di poco prima.

Finalmente sussurri un “grazie” e porti il bicchiere alle labbra. Ora non hai dubbi, senti il suo sguardo su te, non sono fantasie, lo senti, insistente e caldo, che brucia più del sole, ed assurdamente ogni tuo gesto assume significati nuovi; ti scopri a pensare a come stai sorseggiando la bevanda, a come le tue labbra si posano sul bordo del bicchiere, a come le vede lui, senti il freddo e dolce liquido scivolare in te, procurandoti un brivido; e sempre, sopra tutto, il suo sguardo.

Le sue parole scorrono nella tua mente, una conversazione banale, ma non sono le sue parole a turbarti, ma il suo sguardo attraverso le lenti oscurate.

Lo senti scivolare piano sulle tue spalle, scendere lentamente lungo la schiena, seguire le morbide curve delle tue natiche. Ti accorgi che, inconsciamente a tale pensiero contrai i muscoli, quasi a proteggerti, difenderti, ma realizzando subito che quell’improvviso contrarsi dei tuoi glutei sodi potrebbe far pensare ad altro.

Sei paonazza ormai, la mente in subbuglio, arrabbiata con te stessa perché ti stai comportando come una sciocca quattordicenne; cerchi di ritrovare il tuo autocontrollo, di dire qualche frase simpatica, di circostanza. Lui è seduto sul bordo del lettino, le tue braccia sfiorano involontariamente le sue gambe, devi sollevare il capo per guardarlo e questo ti mette a disagio, in soggezione; Vorresti alzarti, sederti, ma…. hai slacciato il reggiseno del costume per evitare quelle odiose righe bianche sull’abbronzatura e non hai il coraggio di allacciarlo con lui così vicino a te.

“ha una pelle molto delicata” sussurra “dovrebbe proteggerla meglio dal sole”

A queste parole si alza, lo senti muoversi dietro te e improvvisamente senti cadere sulla tua schiena cotta dal sole gelide gocce di crema, rabbrividisci ma subito le sue morbide mani si muovono su te, una lunga carezza, che parte dalle spalle, sciogliendo i tuoi muscoli contratti, scende lenta lungo la schiena, si muove sui fianchi.

Hai un moto di ribellione, “ma come si permette questo stronzo? Ora gli do uno schiaffo”. Ma senti questi pensieri scorrere in te lontani, quasi non fossero tuoi, perché le sue mani su di te, le mani di quello sconosciuto, ti danno sensazioni scordate, desiderate da troppo tempo.



Sei immobile, gustandoti quell’inaspettato massaggio e nel contempo temendolo per ciò che suscita in te.

Non hai più controllo sul tuo corpo, ti senti razionalmente troppo sfacciata, non vorresti permettergli di fare ciò che sta facendo, ma non puoi impedirglielo.

Si, vuoi le sue mani, vuoi le sue carezze, vuoi i brividi che ti procura, anche se ciò ti fa sentire una donna facile e ti fa infuriare perché intuisci che lui sa bene ciò che stai provando.

Abbassi il capo sul lettino, scostando i capelli dal collo, offrendoglielo, e subito le sue mani lo avvolgono, lente, abili, sensuali; sembrano sapere, da sempre, dove e come accarezzarti.

Si accarezzarti, perché ormai quelle mani non stanno più semplicemente spalmando della crema, né massaggiandoti, stanno accarezzandoti, e ti accorgi di desiderare quelle carezze, sempre di più.

Le mani lentamente abbandonano il tuo collo, scorrono ancora sulla tua schiena, scivolando lentamente vicino ai tuoi seni.

Resti immobile, tesa, VUOI CHE LI ACCAREZZI, CHE LI TOCCHI. Questa certezza esplode nella tua mente, improvvisa, si vuoi che quello sconosciuto ti accarezzi il seno, ti muovi piano, cercando di avvicinarlo alla sua mano, inarchi un poco il busto, sollevandolo.

Ma lui allontana la mano, la riporta sulla schiena, lenta, sicura.

Ti mordi le labbra, perché? Non può non aver capito cosa desideravi, sei stata sfacciatamente chiara, perché?

Ma il tuo corpo si lascia nuovamente trasportare dalle emozioni che le sue mani ti donano, ora quelle mani sono sulle tue gambe, lentamente sfiorano i tuoi polpacci, salgono, piano, sulle cosce.

Vorresti urlare, senti i tuoi capezzoli premere contro il lettino, eccitarsi ancor più ad ogni tuo minimo movimento, e sai che, inconsciamente, ti stai muovendo proprio per quello.

Senti il tuo bacino ondeggiare piano, quasi chiedere alle sue mani…….ti spaventa ciò che pensi, tu, una donna rispettata, uno sconosciuto alle tue spalle che ti accarezza, no, basta, reagisci, razionalizza.

Ora gli dirai di smettere

Ma ecco che le sue dita sfiorano l’interno delle tue cosce, dolci, eccitanti, ti accorgi che dischiudi un poco le gambe

REAGISCI. DIGLI DI SMETTERE

Ma il tuo corpo non può obbedire a ciò che realmente la tua mente non vuole, la tua mente non può più obbedirti, quasi non fosse più tua.

Le sue dita sfiorano…..inavvertitamente….. il tuo slip, ti sfugge un gemito e……….

Le sue mani ti abbandonano

Si staccano da te

No, resta qui, accarezzami ancora

Vorresti chiederglielo, implorarlo quasi

Lo senti alzarsi, passare accanto a te, posa lentamente davanti al tuo viso un bigliettino e si allontana senza voltarsi.

Sei turbata, frastornata, con fatica la tua mente ti riporta alla realtà mentre i tuoi occhi non smettono di seguire la figura che si allontana, come un sogno che svanisce al mattino e che vorresti afferrare ma non puoi.

Vedi il bigliettino, cerchi di mettere a fuoco le parole vergate con calligrafia sicura.

Solo dei numeri e poche parole

Stanza 322, terzo piano, ti aspetto, ORA!

Hai un improvviso moto di rabbia, sei furiosa con lui; ti aspetto ora? Ma chi si crede di essere, e chi crede che tu sia? Una sciocca ragazzina pronta a correre da lui per due carezze?

Strappi il bigliettino, la lasci cadere a terra

STRONZO PRESUNTUOSO!

No, non mentirti, sei furiosa con te stessa non con lui, si furiosa perché ti accorgi che lo desideri, che vuoi correre da lui, furiosa perché lui lo ha capito, perché ha letto in te ciò che tu vuoi, ciò che desideri.

Senza neppure rendertene conto ti alzi, allacciando il reggiseno, avvolgi il pareo attorno al corpo, fremendo al contatto con la stoffa, e, quasi in trance, ti avvii verso l’hotel, entri, l’ascensore, la gente intorno a te, rumori, profumi, tutto è ovattato nella tua mente, tutto lontano ed indistinto, quasi come se fossi trascinata da una forza invisibile in un mare di nebbia, anelando di raggiungere………..

Raggiungere cosa?

Sciocca, sei una sciocca. Fermati, torna in piscina, dimostragli che non sei ciò che lui crede

L’ascensore,

stampata nella tua mente l’immagine di quel bigliettino, poche parole:

Stanza 322, terzo piano, ti aspetto, ORA!

una mano preme il pulsante del terzo piano, la tua mano

Si, sei ciò che crede lui, vuoi ciò che lui sa che tu vuoi, disperatamente.

L’ascensore si ferma, le porte si aprono, il corridoio vuoto, il tuo sguardo scorre i numeri sulle porte

312, 318, …..322

E’ socchiusa, resti immobile, una silenziosa lotta in te, vorresti spalancare quella porta, buttarti tra le sue braccia, chiedergli di accarezzarti, di farti sua, di darti piacere, ma nel contempo lo temi, sei una donna adulta, intelligente, razionale; già razionale: voltati, vattene, dimostra ciò che sei.

Una voce da dietro la porta, improvvisa, inaspettata, bassa e decisa

“Entra, ti aspettavo”

Una vampata di calore sul tuo viso, spingi la porta, entri lentamente, quasi barcollando, inebetita dai tuoi pensieri.

Eccolo

In piedi, nell’intimo salottino della suite

Una elegante camicia, pantaloni di lino, scioccamente hai un moto di delusione “ma come, si è rivestito?”

Arrossisci ancor più a questo pensiero indecente. Lui chiude la porta, è dietro te, vicino, molto vicino, troppo. Senti il calore del suo corpo contro il tuo, il tuo respiro ansimante rompe l’assoluto silenzio, il suo viso accanto al tuo, la sua voce, suadente e dolce, al tuo orecchio. “come ti chiami?” rispondi in un soffio “Giorgia”.

Sai di essere in sua balia, no, non è così e lo sai bene, sei in balia di te stessa, del tuo corpo, dei tuoi desideri troppo a lungo nascosti, repressi.

Le sue mani si muovono su di te, lente, decise, possessive. Senti la stoffa del pareo accarezzarti la pelle, lo slaccia lentamente, cade a terra. Finalmente le sue dita sulla tua pelle, ancora, ancora. Sollevi piano lo sguardo e … ti vedi riflessa in un grande specchio davanti a te, il minuscolo costume che ti copre, lui dietro di te, le sue braccia, le sue mani che si muovono abili sul tuo corpo, un sorriso enigmatico sul volto affascinante. Non puoi distogliere la sguardo, vuoi vederti, vederlo, mentre ti accarezza, mentre ti fa sua, vederti spudorata e pronta a tutto, Donna, Femmina.

Queste parole nella tua mente ti spaventano, “pronta a tutto? donna? femmina?”

Ti spaventano ma aumentano la tua eccitazione “Si PRONTA A TUTTO, DONNA FEMMINA, LO VUOI, CON TUTTA TE STESSA”

Vedi riflesso il tuo corpo, eccitato, il tuo seno gonfio di desiderio, i tuoi capezzoli che sembrano forare la stoffa, che quasi fanno male, ma è un dolce dolore.

Incroci il suo sguardo nello specchio, deciso ora, mentre le sue mani salgono sul tuo corpo, sfiorano appena i seni, facendoti gemere ed inarcare il busto, salgono ancora, sul collo, sul viso, sulle labbra. Stai premendo contro lui, il tuo bacino lo cerca, lo vuole, ora, subito.

Le sue mani sulle spalle, sulla schiena, le senti sciogliere il reggiseno, lo sfila, con un gesto aggraziato. Hai lo sguardo febbrile, il vederti così, abbandonata ad un uomo, implorante di lui, ti provoca emozioni sconosciute. Afferra le tue mani, le guida lentamente, le posa sui tuoi seni, stringendole.

“mio Dio lo voglio, ora”: Senti i tuoi capezzoli fremere tra le tue dita, guidate dalle sue, indurirsi ancor più, senti il tuo piacere bagnarti tra le gambe, inumidendo lo slip, vorresti urlare “PRENDIMI, ORA” ma non riesci a parlare, tutta te stessa sta nelle sue mani, nella sua mente.

Guida le tue mani, le tue dita, sul tuo corpo, alternando dolcezza e decisione, quasi sapesse esattamente ciò che vuoi.

Poi improvvisamente, si allontana da te; resti immobile, inebetita, le mani ancora sui seni, le dita che si muovono guidate dall’istinto, dal desiderio

Passa davanti a te, fissandoti, si siede su una poltroncina.

La tua bocca aperta, fissandoti nello specchio mentre le tue dita stringono i tuoi seni sotto il suo sguardo. Impudica ed eccitata, invitandolo, pregandolo, chiamandolo con i movimenti del tuo corpo che vedi riflesso davanti a te.

Lo vedi afferrare il telefono, poche parole e riappende, non capisci, ma non importa, non puoi più smettere ora, non ora che è il tuo corpo a guidarti.

Lasci che la tua mano scivoli tra le tue gambe, ti sfiori mentre il tuo corpo freme percorso da mille brividi di piacere, ti guardi allo specchio, vedi una donna eccitata, il viso contratto dal desiderio e dal piacere, la bocca aperta, ansante.

Le tue dita scostano lo slip, sentono il tuoi umori bagnarti le dita. Senti la sua voce:

“continua” , non hai bisogno di stimoli, non più ora, ti apri, mostrandoti, umida, calda. Vedi il tuo sesso riflesso, le tue dita impadronirsene, sei stordita dal desiderio; ti appoggi alla parete, le gambe un poco piegate, aperte, le dita sul clitoride, premendolo, muovendolo, roteandolo, di più, più veloce. Un rauco mugolio continuo dalle labbra. Si la donna che vedi nello specchio è ciò che avresti sempre voluto essere. Un pò puttana, un pò schiava, ma libera di essere come si sente, felice di provare ciò che prova, che stai provando.

Bussano alla porta, lui dice avanti, si apre. Sfili la mano dallo slip, ti volti sconvolta dal terrore e dal piacere. Il tuo viso, il tuo corpo non possono celare ciò che stavi facendo, ciò che stavi provando. Entra un cameriere con un carrello, ti guarda, cerchi di coprirti il seno, abbassando gli occhi. Lui firma il conto, esce, e siete ancora soli.

Stai ansimando, dalla rabbia dalla delusione, dall’umiliazione. Perché? Perché ha voluto umiliarti così? Mostrarti ad altri?

Lo guardi con uno sguardo che vorrebbe incenerirlo, il tuo braccio a coprire il seno, ti chini senza una parola, afferri il pareo furiosa. Basta, lurido stronzo, ti aveva ed ha rovinato tutto, porco pervertito. Lo guardi, ancora seduto ti osserva indossare il pareo, sorridendo. Non parla, non parli, ti volti per andartene, non merita neppure un insulto. Apri a porta e….lo senti dietro te, le sue mani delicate sulle spalle nude, un fremito, un gemito. No, non ora, non ricominciare Giorgia, esci, vattene. Le sue mani sul collo, le sue labbra, dolci, morbide, ti fa voltare, lentamente. Ecco, ancora l'oblio, il desiderio, il nulla. Sei tra le sue braccia, la sua bocca cerca la tua, dimentica di tutto, senti il suo sapore. Le sue labbra sulle tue, la sua lingua che le forza leggermente, le schiudi, lo accogli in te, le vostre lingue si scambiano sensazioni, giochi, mentre ti stringe a se, con forza. Ti abbandoni completamente, dimentica di tutto, di ciò che sei, dell'umiliazione appena vissuta, di tutto; solo tu e lui e pronta a tutto.

Le sue mani sul tuo collo, sulle spalle, premono con decisione, sai cosa vuole, ti lasci scivolare a terra, in ginocchio, davanti a lui. Mille volte nelle tue fantasie ti sei vista così, ma mai hai osato farlo.

Ora si, ora lo vuoi, vorresti implorarlo di permetterti di avere il suo sesso, di lasciartelo adorare, gustare.

I pantaloni di lino mostrano inequivocabilmente la sua eccitazione, il suo sesso eccitato, prorompente, esigente. Senti la mente acquosa, ormai irrazionale, vivere solo di sensazioni violente, immediate, brucianti. Vorresti slacciare quei pantaloni, liberare quel desiderato simbolo di piacere, annusarne la fragranza, gustarne il sapore; sentirlo forzare prepotentemente le tue labbra pronte ad accoglierlo, sentirlo gonfiarsi in te, premere in te, violare la tua bocca con colpi possenti, imperiosi, umilianti forse ma tanto, troppo desiderati ormai.

Ma ancora una volta si allontana da te, lasciandoti immobile, fremente; si muove attorno a te, una benda nera copre il tuo volto, il buio ed il nulla.

Silenzio, immobilità, il tempo scorre lento, infinito, NULLA.

Lo vuoi, lo vuoi come non mai, come mai nessuno prima, ma lui dov'è ora?

Finalmente la sua mano sul tuo capo, tra i tuoi capelli, decisa ora; li afferra e quella stretta sicura ti porta ormai al più totale abbandono; muove il tuo capo, ti costringe ad alzarlo verso lui, pur non vedendolo, le labbra dischiuse, pronte ad essere oscenamente sue. Cogli un tintinnare di vetro, intuisci qualcosa che si avvicina a te, al tuo viso ormai stravolto dal desiderio, poche gocce bagnano le tue labbra, poi di più, un attimo di smarrimento prima di intuire che si tratta di champagne ghiacciato, apri la bocca, lasci che scorra in te, impetuoso; il ribollire delle bollicine si gonfia nella tua bocca, tracima dalle tue labbra, colando sul collo, sul seno eccitato che freme a quel gelido contatto. La tua mente ti immagina come lui ti vede, hai scoperto il piacere di vederti così, succube, libera, disposta a tutto, in ginocchio davanti ad uno sconosciuto, nuda ad eccezione di un minuscolo triangolino di stoffa tra le gambe, ormai fradicio di te, il viso sollevato, offerto a lui, bagnato di liquido che come una laida carezza scorre dalle tue labbra sul tuo corpo dandoti sensazioni inaspettate.

Ancora la sua mano, ancora decisa sui capelli, ti solleva, imperiosa, forte, ti lasci guidare felice, si assurdamente felice, ti fa muovere nella stanza, fermandoti poi improvvisamente. E' dietro te, lo senti contro te, il suo corpo finalmente nudo contro il tuo, pelle su pelle; il suo sesso finalmente sfregarti le natiche, ti muovi ondeggiando, lasciando che si muova su te, sentendolo scivolare tra le tue gambe, premere quel minuscolo triangolo di stoffa umido, eccitare il tuo sesso già spasmodicamente eccitato. Solo il tuo respiro affannoso rompe il silenzio, sempre più rapido, sempre più voglioso. La sua pelle sulla tua, il suo petto contro la tua schiena inarcata, alla ricerca di contatto, sensazioni, piacere.

Improvvisa la sua mano strappa la benda. Resti accecata dalla luce per un attimo, una luce abbacinante, violenta, come violente sono le sensazioni che stai provando. Lentamente riapri gli occhi, una grande vetrata davanti a te, e fuori, sotto di voi, la piscina dove tutto è iniziato, ormai affollata di gente. Lo senti dietro te, ti spinge avanti, più avanti, ormai contro il vetro, sai che basterebbe che qualcuno dalla piscina sollevasse lo sguardo per vederti, nuda, eccitata, libera e soprattutto sua. Non ti importa, nulla importa, anzi tutto ciò non fa che aumentare il tuo desiderio, lo vuoi, ora, subito. Lacrime calde colmano i tuoi occhi, non di paura, non di sofferenza, ma assurdamente lacrime di desiderio. Mai hai provato tutto ciò, una così completa sensazione di abbandono, una ricchezza così totale di sensazioni: cogli il vago sentore del suo profumo, il dolce calore della sua pelle contro la tua, il leggero velo di sudore che sta coprendo i vostri corpi, mescolandosi, voci lontane di gente ignara, musica in sottofondo e spasmi incontrollati ed incontrollabili al tuo ventre, quasi un continuo stato di preorgasmo, che vorrebbe disperatamente sfociare nel piacere assoluto, ma assurdamente vorresti che durasse ancora ed ancora ed ancora; tutto ciò meravigliosamente fuso insieme, in un'unica, insospettabile, inaspettata sensazione di appartenenza.

Afferra le tue mani, le solleva sopra di te, appoggiandole al vetro; i seni schiacciati, esibiti, eccitati. Preme il tuo capo, la bocca si deforma contro quella fredda lastra trasparente, che vi isola pur mostrandovi a chiunque, le labbra dischiuse, la saliva che scivola ad inumidire quel vetro ormai parte di voi. Senti le sue dita afferrare il bordo del tuo slip… finalmente pensi, finalmente lo strapperà, finalmente mi farà sua, ed il solo pensiero ti porta ad un orgasmo inaspettato, pieghi le gambe per un attimo, la mente che si svuota di tutto, il cuore che pulsa in ogni parte del tuo corpo. Le sue mani tirano ora con forza il tuo slip, verso l'alto, di più, quasi a sollevarti da terra, senti l'umido pezzetto di stoffa farsi strada in te, aprire a forza le grandi labbra, gonfie di desiderio, premere il clitoride esageratamente gonfio, ti muovi, ondeggi, cerchi il piacere gemendo, mugolando, si mugolando, così ormai ti senti, una piccola cagnetta in calore pronta ad ogni cosa pur di avere piacere, ma assurdamente capisci che il tuo vero piacere è nel cogliere la sua approvazione; vuoi che ti apprezzi, che sia fiero di te, della sua nuova cagnetta.

Pensieri affannosi, assurdi, affollano confusamente la tua mente, e tutto ciò ti porta ancora più lontano, ad uno stato di eccitazione che mai avresti immaginato.

La sua voce, la sua voce decisa, da quanto non la senti, ed ora ti accorgi di desiderare quel tono severo, sicuro, che ti guida, " apriti cagnetta, mostrati a me", le tue mani abbandonano il vetro, si posano sulle tue natiche, le afferrano con presa sicura, sai cosa vuoi ora, essere sua, completamente. Allarghi le tue natiche, oscenamente, il leggero tessuto separa il tuo sesso eccitandolo; ecco, improvvisa la desiderata mossa della sua mano, un colpo secco, il tuo slip tra le sue mani, il tuo sesso dischiuso a lui, rorido di umori, pronto a lui.

Adori aprirti a lui, sentire le tue mani che ti aprono, spostare un poco le gambe per meglio mostrarti, leggermente chinata in avanti, la schiena arcuata, il viso schiacciato su quel mondo esterno che ora non ti appartiene più.

Ecco, finalmente, la punta gonfia del suo sesso accarezza il tuo, si sofferma leggero a sfiorare i tuoi peli curati, cerca il clitoride, solleticandolo, non resisti, un gemito ininterrotto sfugge roco dalla tua gola, ecco lo senti, tra le grandi labbra, si bagna in te, di te, spinge, lentamente, aprendoti di più.

Ogni fibra de tuo corpo ormai coglie la sua presenza, sembra che tutto in te si sia trasformato; il tuo sesso ormai è il centro di tutto. Spinge, ancora, lentamente, lo senti riempirti, colmarti di lui, la sensazione di appartenere, di essere sua ora è totale; più a fondo, di più, a toccare dolcemente il tuo utero, fermandosi un poco e poi, lentamente, uscire da te, vorresti trattenerlo in te, stringi i tuoi muscoli, avvolgendolo, traendo sensazioni quasi trascendentali; esce piano, ancora un poco, solo il suo glande ora in te…………ma ecco che il movimento si inverte, le tue dita allargano ancor più le tue natiche mentre torna in te, lentamente, un languido movimento sfinente, in fondo a te, piena di lui. Ecco si ferma, resta immobile in te, solo inapprezzabili movimenti dei vostri corpi, dettati dal respiro, muovono i vostri sessi, stimolazioni appena percettibili eppure così intense.

Un brusco movimento, secco, deciso, ora violento; si muove in te ora, con forza, decisione, ti prende, SI, TI PRENDE ORA, finalmente sua, completamente sua.

Colpi possenti, sempre più affondati, mentre il tuo corpo sussulta in movimenti incontrollati, scomposti; il capo sempre schiacciato contro la finestra, la lingua che disegna oscene greche di saliva sul vetro appannato dal tuo desiderio, rivoli di piacere che ti scorrono tra le gambe, sulle cosce.

Ormai non sai più distinguere l'orgasmo, è un susseguirsi ininterrotto di orgasmi, senza tregua, sempre più violenti, sempre piò intensi che ti portano sempre oltre, dove non pensavi fosse possibile arrivare, eppure in ogni istante il piacere supera il piacere, parloe senza senso escono dalle tue labbra, mescolate a gemiti, urla, sospiri, nulla più importa, vuoi che lui ti veda come realmente sei.

Le tue mani sul tuo capo, afferrano i tuoi capelli, ti costringono a voltarti verso lui, a guardarlo, gli occhi appannati, il viso distorto nel piacere, l'ansimare scomposto di tutta te stessa, l'inaspettato piacere di quella presa sicura, forte, perdendoti in lui.

Più veloce, più a fondo, colpi sempre più decisi, fondendosi in te. Le tue mani che aprono ancor più le tue natiche, mostrandogli ogni tua intimità, impudicamente; senti il tuo sfintere aprirsi piano sotto le spinte del piacere, quella parte del tuo corpo che hai sempre negato a chiunque e che ora, assurdamente, vorresti sentire violata.

I tuoi occhi nei suoi, una muta richiesta di…..tutto. La sua mano sul tuo viso ora, tra le tue labbra, biascichi parole senza senso, coprendola di saliva, di parole, di desiderio, la allontana da te, la senti scivolare sulla tua schiena mentre incessanti i suoi colpi ti scuotono, eccola, le sue dita sullo sfintere, bagnandolo di saliva, ti mordi le labbra, guardandolo preme piano, sei pronta ad aprirti a lui.

Un colpo più deciso, a fondo, senti il tuo sesso riempirti completamente "ora piccola cagna, ora sei mia, ora puoi godere" quasi aspettassi quelle parole un orgasmo totale ti coglie, un lungo urlo, le gambe cedono, trattieni il respiro quasi a prolungare quell'infinito piacere mentre non distingui più nulla, occhi vacui guardano il vuoto, pensieri annebbiati si fondono, confondono, svaniscono per riapparire, solo piacere, piacere assoluto ed abbandono totale.

Percepisci appena il suo muoversi in te, gli ultimi colpi, la vischiosa presenza del suo seme sulle tue natiche, sullo sfintere offerto e rifiutato, aperto, alcune gocce scivolano in te. Lentamente il respiro riprende, la mente ancora ovattata dal piacere, muovi la tua mano, raccogli sulle dita il suo sperma, lo porti verso te, spargendolo sul vetro, mai avresti immaginato di fare ciò che fai….eppure lo vuoi, ora si, la tua lingua sporge, lo lecca, lo gusta. Assurdamente vorresti quasi che qualcuno dalla piscina alzasse lo sguardo, ti vedesse, impudica, un pò puttana, femmina, come ora ti senti, come hai desiderato da sempre, felice ed orgogliosa di fare questo per lui, della approvazione che vedi in lui.

Il suo corpo ora stretto al tuo, in un abbraccio dolce, appagante, rincuorante. Restate immobili a lungo ascoltando i vostri cuori riprendere il ritmo normale, acquietarsi dopo l’estasi, in quel meraviglioso limbo dopo il piacere.

Ore, minuti, secondi, il tempo non esiste, solo tu, lui, voi. Si stacca da te, lentamente, un improvviso gesto di pudicizia ti porta a coprirti con le mani, voltandoti verso lui, il volto in fiamme, appagata, felice, sua come mai di nessun altro. Raccoglie il tuo pareo, lo avvolge attorno al tuo corpo ancora coperto del vostro sudore, tra le tue gambe ancora i vostri umori mescolati tra loro, sollevi lo sguardo, sorride, un leggero sfiorarsi di labbra, e la sua voce, dolce ora, “a presto Giorgia, a presto” si volta verso la finestra che ancora porta i segni del vostro piacere, ti volti lentamente, esci………”a presto”.

………………………

Ancora stordita, in preda alle mille emozioni e sensazioni appena vissute chiudi quella porta alle tue spalle, ti avvii verso la tua stanza, il nulla intorno a te, il vuoto nella testa, una sensazione di appagamento totale mai provata. Ecco….la tua camera, entri, la penombra, la finestra semichiusa, il letto vuoto, ti sdrai come un automa. La tua mente rivive i momenti passati, tu in piscina, lo sciocco gioco con te stessa, l'eccitazione improvvisa che ti coglieva, le sue mani su te, la tua vergogna ed il tuo desiderio; poi la trasformazione, la liberazione quasi, il sentirti improvvisamente libera da tutto, solo il tuo corpo, le tue voglie, le tue fantasie ed il desiderio di una guida.

Pensi, razionalmente, che dovresti provare vergogna, rimorso per ciò che è stato, per ciò che hai provato, ma non è così, finalmente, forse per la prima volta nella tua vita, ti senti semplicemente te stessa, libera, felice, e tutto questo grazie a…. solo ora ti rendi conto che non sai neppure il suo nome, nulla di lui, solo il numero della sua camera … 322 … e forse ora sta facendo i bagagli, sta lasciando l'hotel, lo stai perdendo, per sempre. Una fitta al petto, il cuore in gola, scioccamente ti alzi, ti avvicini alla finestra, con la speranza di vederlo, una assurda paura, un senso di vuoto. La piscina sotto di te ormai affollata, risate, giochi……lui non c'é. Cerchi di tranquillizzarti, "sarà nella sua camera, magari facendosi una doccia pensando a me, magari rivivendo i momenti vissuti insieme"; l'ansia non ti abbandona, vaghi nella stanza vuota, la mente in subbuglio. Solo ora realizzi che indossi solo il pareo, che null'altro copre il tuo corpo, il tuo costume è rimasto nella sua stanza, testimone dei vostri amplessi, del tuo essere sua, i tuoi umori, i vostri umori stanno ancora asciugandosi lentamente sulla tua pelle, il tuo odore, il suo aleggiano ancora su te.

Una assurda eccitazione ti coglie, ti lasci cadere su una poltroncina, la tua mano sfiora le gambe, quasi fosse la sua. "Giorgia smettila, che fai, non devi" pensieri razionali cercano di farsi strada tra nuvole di irrazionalità, di istinto; la tua mano continua a muoversi, sfiora il tuo sesso, lo scopri bagnato, mai avresti pensato di poter vivere in un tale stato di eccitazione. Sollevi lo sguardo e cogli la tua immagine riflessa in uno specchio, sensazioni già vissute, desideri riscoperti, ti sembra di sentire ancora il suo sguardo su di te, accarezzarti la pelle, sfiorarti sfacciatamente, e la tua mente gioirne.

Ti abbandoni, ora vuoi solo essere ciò che sei, basta vergogne, basta tabù. La tua mano ora ti accarezza decisa, consapevole di ciò che il corpo desidera; le tue dita ti sfiorano riscoprendo sensazioni scordate, abili come non avresti pensato, impudiche come non avresti osato immaginare.

Il telefono della camera che trilla improvviso, imperioso, un tuffo al cuore mentre ti sollevi scostando rapidamente la mano, vergognandotene ora quasi fossi stata sorpresa da qualcuno. Sollevi la cornetta, con voce strozzata, che stenti a riconoscere come tua, rispondi ….. "…pronto", una scarica nel tuo corpo, la sua voce dura, decisa "GIORGIA" a stento rispondi "…ssi?" "NON VOGLIO CHE TU TI DIA PIACERE DA SOLA, NON ORA, NON VOGLIO CHE SOLO LE TUE MANI POSSANO GODERE DEL TUO CORPO, CHE SOLO LE TUE NARICI POSSANO APPREZZARE IL TUO ODORE DI DONNA, CHE SOLO UNO SPECCHIO POSSA VEDERE I TUOI OCCHI PIENI DI DESIDERIO ………. TI SPETTO IN PISCINA, ORA, SUBITO, COSì COME SEI"! riesci a sussurrare un "…..mma…" ed al tuo orecchio arriva secco, improvviso, lo scatto della comunicazione interrotta.

Stupore ora in te;

come poteva sapere ciò che stavi facendo? Ciò che stavi provando? Come sapeva che il desiderio stava prendendo ancora il sopravvento su te?

Rabbia ora in te;

come si permette di decidere cosa tu puoi fare o non fare? Provare o non provare? Come si permette di ordinarti di raggiungerlo? Senza neppure ascoltarti?

Ansia ora in te;

"così come sei" le sue parole ti risuonano nella mente, "così come sei" si, non sai come ma lui sa, sa che ancora indossi solo il pareo, sa che il tuo corpo sta bruciando, sa che la tua mente era con lui, che eri libera, libera di provare e vivere ciò che troppo spesso ti eri negata.

Gioia e felicità ora in te;

assurdamente, scacci i tuoi sciocchi pensieri di poco prima, lui non parte, lui è qui, lui ti ha cercata, ti vuole.

Eccitazione ora in te;

folle desiderio di vederlo, stringerlo, baciarlo, essere sua, completamente sua.

Con la mente colma di tutto ciò esci dalla tua stanza, non ti poni domande, non importa, no non importa come lui sapeva il numero della tua stanza, come lui sapeva ciò che provavi, come lui sapeva che gli avresti obbedito.

L'ascensore, premi un pulsante, piano terra, sembra lento, troppo lento, stridente contrasto con quanto provato poche ore prima, mentre salivi da lui, eccitata ed impaurita, e l'ascensore sembrava volare, troppo rapido per la tua mente, per i tuoi pensieri, per le tue paure.

L'atrio, la piscina, il pareo che svolazza attorno a te, la tua nudità appena velata, ti guardi attorno, lo vedi, un lieve sorriso dipinge il tuo volto, una sensazione di dolcezza, …. Ti aspetta sdraiato sul lettino del vostro primo incontro, un gesto romantico che ti stupisce quasi commuovendoti. Lo raggiungi lentamente. Cosa gli dirai? Come ti comporterai? Scacci i pensieri dalla tua mente "vivi Giorgia, lascia che le situazioni ti trasportino, non programmare". Ecco, sei accanto a lui, in piedi, immobile. Si volta pigramente, ti guarda sorridente sollevandosi su un gomito, la pelle abbronzata e lucida al sole, gli occhi profondi e ridenti, eppure decisi e severi, la sua bocca, Dio mio la sua bocca, quanto vorresti sentirla posarsi tra le tue gambe, succhiare il tuo clitoride, bere i tuoi umori. Arrossisci a questo pensiero e, non sai come, sei certa che lui lo abbia colto, che lui sappia, si sappia tutto di te, prima ancora che i pensieri giungano alla tua coscienza, prima ancora che si formino

Ti porge una mano, la voce dolce, suadente "siediti, qui, accanto a me, sei splendida e radiosa".

Un complimento che ti tocca il cuore, sai che non è detto per piaggeria, sai che è sentito. Ti senti felice come una bimba, coccolata, colmata di attenzioni, fiera, importante.

Lasci che la sua mano stringa la tua, la sua stretta forte e dolce, rassicurante, ti siedi accanto a lui, felice.

Ti guardi attorno, la piscina è ormai affollata ma l'angolo dove siete, quello che avevi scelto poche ore fa per te, è leggermente appartato, sembra un piccolo angolo per voi pur essendo tra molti. Un glicine abbarbicato su un piccolo gazebo, l'odore dolciastro e penetrante dei fiori, un filo di brezza a calmare la calura, seduta accanto a lui, guardandolo, le spalle a tutto il resto, le spalle al mondo, persa in lui.

Vedi che sul tavolino accanto a voi ci sono due bicchieri colmi, riconosci il tuo cocktail preferito .. come sa tutto ciò di te? Non importa, nulla importa, solo tu e lui.

Ti porge il bicchiere, afferra il suo, i tuoi occhi indugiano su di lui, il suo volto, le sue dita che stringono il bicchiere, forti e delicate insieme, quelle mani che hai imparato a conoscere, quelle mani che sanno darti gioia, piacere, dolore anche, ma che ti portano ad emozioni sconosciute. Avvicina il bicchiere al tuo, il cristallo tintinna, sorseggiate la bevanda ghiacciata guardandovi negli occhi. Posa il bicchiere, ti sfiora la guancia con le dita, leggere, sempre guardandoti negli occhi; ti senti morire dalla felicità. Solo per un attimo ti dai della sciocca, poi l'istinto, il desiderio, la gioia, la vera te stessa prendono il sopravvento e ti abbandoni, al suo sguardo, alle sue mani, a lui.

Quasi cogliesse il tuo abbandono il suo atteggiamento cambia, improvvisamente, il viso si indurisce appena, gli occhi si stringono un poco, più duri ora, la mano scende sul collo, sul pareo sfiorando il tuo seno, sentendo i tuoi capezzoli già tesi, eccitati, la sua voce …… quasi un sussurro eppure così ipnotica, parla di te, di come ti vede, di ciò che vuole tu sia.

Ti parla, come spesso nei tuoi sogni segreti hai desiderato ti si parlasse, ti dice di abbandonarti, di escludere dalla tua mente il mondo, racchiudendo solo voi, di ascoltare il tuo corpo, assecondarlo. La sua mano sul tuo seno, sfiora i capezzoli attraverso il pareo, non riesci a staccare lo sguardo dal suo, leggi in lui ciò che vuole da te, senza necessità di ascoltarlo. Apri un poco le gambe, un invito sfacciato, che non ti saresti mai aspettata da te, eppure voluto. Quasi implori con lo sguardo le sua mani sulla tua pelle, sulle gambe, sentire le sue dita risalire sulle cosce, senti i tuoi umori bagnarti, sempre di più. I rumori intorno a voi ovattati, lontani, assenti. Dai le spalle al mondo, come lui vuole, sai che chi vi guardasse attentamente potrebbe capire, ma non importa, anzi tutto ciò fa parte di ciò che lui vuole.

Ecco, le sue dita finalmente sulle tue gambe, leggere, solo a sfiorarti, e la sua voce, che entra in te, ti prende.

Inarchi il busto, protendendo il seno verso lui, verso la sua bocca. I capezzoli disegnano areole scure sul leggero tessuto del pareo, che ti fascia, ti accarezza, ti eccita. Il tuo respiro aumenta, sempre più, la sguardo acquoso, perso in lui, in attesa, le mani strette a pugno, le unghie conficcate nel palmo, immobile. Goccioline di sudore sopra il tuo labbro superiore, non è il caldo, non è il sole, tu lo sai, lui lo sa. Macchinalmente passi la lingua sulle labbra, raccogli quel sudore, stai scoprendo il gusto inatteso dei tuoi sapori, dei tuoi odori. Lo fissi ininterrottamente, deglutisci a vuoto. "Dio mio perché non mi trascina nella sua camera, non mi butta sul letto, strappandomi questo misero pezzetto di stoffa ormai pregno di ogni mio odore? Perché non mi fa aprire le gambe davanti a lui, oscenamente, voglio essere sua, la sua puttana, la sua schiava, sua, sua, sua."

Quasi intuendo i tuoi pensieri, in una distorta legge del contrappasso allontana di scatto la mano da te, te la nega. "..nno", non puoi trattenere un rantolo biascicato di disappunto "…..no, ti prego, ti prego". Sorride, "mi preghi per…….cosa?". Deglutisci ancora, la mente vuota, solo il tuo corpo, le tue sensazioni in te, che ti portano a rinnegare ogni razionalità, a perdere ogni vergogna "….ti prego, accarezzami, toccami,…….io………ho voglia di te". Senti il tuo volto in fiamme nel sentire la tua voce dire quelle parole, eppure è giusto, è ciò che senti, è ciò che vuoi, essere sua.

Sorride accarezzando piano il tuo braccio, quasi a rimarcare una casta carezza, innocente, ben diversa da quella che vorresti.

Poi vedi la sua mano muoversi, la segui come ipnotizzata, si avvicina al tavolino, scorgi solo ora, dietro i bicchieri, un oggetto strano, non capisci cosa sia, sembra un gioco per bambini, uno di quei giochi rumorosi che affollano le estati e scompaiono nel volgere di una stagione. Vedi le sue dita afferrarlo, giocarci. Cerchi di capire cosa sia, una, no due palline bianche, che riflettono violentemente i raggi del sole, avorio pensi, levigate, lucide, unite da una cordicella sottile che le trapassa terminando con un anellino; le vedi scorrere tra le sue dita, quasi puoi cogliere la levigatezza dell'avorio, la sensazione di calore che trasmettono. Le vedi scomparire e riapparire tra le sue dita mentre sai che il suo sguardo non abbandona un attimo il tuo volto, scrutando ogni sfumatura del viso. "cosa sono, che centrano ora, cosa vorrà fare?" mille domande nella tua mente, domande senza risposta, domande che non cercano una risposta, che hanno già una risposta: qualsiasi cosa egli voglia da te… l'avrà. Avvicina piano la mano al tuo volto, alle tue labbra, celando quello strano oggetto tra le dita, facendolo riapparire improvvisamente davanti alle tue labbra, senti la liscia superficie disegnarti la bocca, sai che vuole che tu sporga la lingua, lo fai, docilmente, felice della tua obbedienza, fiera di aver colto in lui uno sguardo di approvazione. Quasi in trance lecchi quell'oggetto che ti porge, per un attimo l'ansia ed il timore di essere vista ti paralizza, ma è solo un attimo, volgi le spalle a tutti, al mondo, e poi che importa, sei solo tu, lui, voi. Muovi la lingua più velocemente ora, la salivazione che aumenta, pur sentendo una inaspettata secchezza alla gola, ti perdi nei suoi occhi, nei suoi desideri, in lui.



Lascia scorrere quelle palline sul tuo collo, la tua saliva sulla pelle; scende sul pareo premendo un pò più forte sui tuoi capezzoli; scende ancora, sulle tue gambe.

Sai, credi di sapere cosa vuole, temi di saperlo, eppure lo vuoi, con tutta te stessa.

Ora guardi con fermezza nei suoi occhi, vuoi che lui sappia che sei pronta a tutto per lui, dischiudi le gambe, ti sembra ti cogliere violentemente l'odore che sale dal tuo sesso ormai pronto, la sua mano lascia scivolare le palline sulle tue cosce, le muove lenta all'interno delle tue gambe, il tuo respiro sempre più rapido, a tratti sospeso in un limbo d'attesa, la mano scivola sotto il pareo, scostandolo, senti una pallina sfiorare i tuoi peli umidi, muoversi lentamente sulle grandi labbra gonfie di desiderio, non puoi trattenere soffocati gemiti di piacere, di desiderio. Sai che lo fa di proposito, sai che capisce i tuoi sforzi per restare immobile, pur offrendoti, restare in silenzio, pur tra la folla rumorosa, pur desiderando urlare la tua voglia, il tuo piacere, il tuo desiderio di lui. Preme un po’ più forte, proprio sul clitoride, "ahhhh" non puoi trattenere un lungo gemito di piacere, mentre incurvi un poco le spalle spingendo in avanti impercettibilmente il bacino, ma……

Lui toglie la mano, le palline scompaiono nel suo pugno, la sua voce carezzevole ora "no Giorgia, no piccola, così non va, così non devi, sttttttt, in silenzio, nessun gemito, nessun suono, lo puoi fare per me?" sorride leggermente mentre parla, ma sai che non è una richiesta, è un ordine, e la tua voce in un soffio "si….Padrone, si, per te, per me".

PADRONE? Come ti è uscita quella parola, come hai potuto pronunciarla, tu, donna indipendente, orgogliosa. "Si, si cazzo si Padrone, lui ora è il mio Padrone e sono felice, fiera di essere la sua schiava, la sua cagna, di obbedirgli, in tutto, purchè sia orgoglioso di me."

Raddrizzi il busto, con fierezza, apri un po’ più le gambe spingendo il bacino verso lui, stingendo con forza le labbra, pronta a dimostrargli che sai obbedire, che sei pronta a lui.

Sorride, la mano ancora sotto il pareo, ti sembra più decisa ora, senti subito la pallina sfiorare le labbra, il clitoride, con insistenza, abilmente, ondeggi il bacino, assecondando i suoi movimenti, gli occhi negli occhi, una muta sfida, ma nel contempo una sottomissione totale. Il piacere aumenta, ad ondate inarrestabili, ogni muscolo del tuo corpo è teso nell'attesa del piacere, teso nello sforzo di restare immobile, in silenzio, come ti è stato ordinato.

Le sue dita scorrono tra le grandi labbra, le schiudono, si inumidiscono in te, del tuo piacere, senti la pallina farsi strada, premere, lentamente, la muove piano, trova una leggera resistenza, vorresti spingerti in avanti, farla entrare in te, ma non devi e lo sai. La pressione aumenta, e…finalmente, con un movimento sinuoso, scivola in te. Ti pieghi su te stessa, mordendoti violentemente le labbra per trattenere ogni suono, per cercare di celare il piacere sconvolgente che ti ha colto.

Lì, tra la gente, tra rumori e risa, straordinario come abbia saputo farti scordare tutto ciò, come ti abbia portata ad abbandonarti, ad essere te stessa, come abbia saputo "usare" il resto del mondo per umiliarti, eccitarti, portarti verso vette di piacere impensabile.

Muove piano la pallina in te ora, la sospinge, più in fondo, la senti premere sull'utero. L'altra pallina ora, batte piano sul clitoride, scende tra le labbra, preme e… di colpo eccola in te. Ancora un sussulto violento, ancora uno spasimo, senti sulla lingua il dolciastro sapore del tuo sangue, ti sei morsicata le labbra ma… hai obbedito, sei stata in silenzio, e sai che lui ne è fiero.

Le sue dita sulla cordicella ora, la muovono piano, lentamente, ma bastano movimenti millimetrici per darti spasimi e contrazioni, piacere. Assecondi ogni suo movimento, senza mai abbandonare i suoi occhi, sorride, ma vedi che è orgoglioso di te e tu lo sei di te stesa, di come ti stai donando.

Il piacere aumenta, violento, come una mareggiata invernale, ad ondate sempre più forti, incalzanti. Per un attimo pensi a come potrai nascondere l'orgasmo, poi tutto sfuma, si annebbia, un mondo ovattato in cui esiste solo piacere, sensazioni. La sua mano tira un poco la cordicella, senti le palline quasi scivolare fuori da te, aprirti, contrai i muscoli per trattenerle, poi le sue dita le spingono nuovamente in te, le fanno girare, lo guardi con riconoscenza, avevi temuto che ti negasse il piacere. Ancora tira, ancora stanno per uscire, e di nuovo spinte in te.

Questa volta una ondata più forte, chiudi gli occhi per un attimo, un rumore gorgogliante dalla tua gola, serri più forte le labbra, il piacere, eccolo, l'orgasmo agognato, eccolo. Il tuo respiro che soffia violentemente dalle narici, a scatti, accompagnando i suoi movimenti, il tuo corpo teso, pronto ad esplodere.

Odori, sapori, rumori, tutto si fonde nella tua mente, tutto porta piacere, eccitazione, aggiunge desiderio al desiderio. Una lunga apnea, infinita, l'agognata attesa di ciò che sai sta per giungere, travolgerti.

Ecco ancora le tira, lentamente, aspetti le sue dita che spingano nuovamente, ma….

Uno strappo violento, inatteso, senti le palline schizzare da te, strappate con forza, violenza, un senso di vuoto improvviso, un senso di rabbia, privazione, dolore, tutto in uno, e dalle tue labbra una parola, un singulto ….."noooooo". Deglutisci a vuoto, offesa quasi, furiosa "noooooo, non ora, ti prego".

Guardi i suoi occhi, li vedi cupi, arrabbiati, allontana la mano da te, "avevo chiesto silenzio Giorgia, silenzio, sempre"

Lascia cadere sul tavolino le palline, vedi i tuoi umori coprirle, le vorresti annusare, leccare, le vorresti in te, ma non è questo che ti turba ora, è lui, lui che si adagia sul lettino, beve lentamente, guardando oltre te, quasi tu non esistessi più, quasi fossi trasparente.

Senti le lacrime colmarti gli occhi, "no Dio mio, no, ti prego, che non sia arrabbiato con me, che non sia deluso da me, che non mi abbandoni ora, ora che so cosa sono, cosa voglio, e so che solo con lui posso esserlo, ora che so che lui è il mio Padrone".

Non smetti di guardarlo, cercando, sperando, desiderando di attirare la sua attenzione, vorresti un insulto, uno schiaffo, uno sputo in viso, ma non questa indifferenza, questo nulla verso te, quasi ti avesse, di colpo, cancellato dalla sua vita.

Provi una delusione cocente, non per l'orgasmo negato, non per il piacere interrotto, ma per non esserti dimostrata ciò che lui voleva, non essere stata all'altezza dei suoi desideri, dei suoi ordini.

Lentamente le lacrime scavano il tuo volto, scendendo lungo i solchi del tuo viso, le senti inumidirti le labbra, cogli il sapore salato, come salata, inutile, vuota ti sembra ora la tua vita.

Lui continua ad ignorarti, e ciò che più fa male è che le fa senza pose, con assoluta naturalezza, quasi tu realmente non esistessi.

Ora piangi senza ritegno, non per impietosirlo certo, sai, per come credi ormai di conoscerlo, che non sarà la pietà a smuoverlo; piangi per ciò che temi di aver perso, per ciò che avevi conosciuto e sai che nessun altro potrà ridarti, piangi per la rabbia verso te, la rabbia di non aver saputo essere, fino in fondo, ciò che sai di essere.

Non smetti di fissarlo, la sua mano si muove, verso il tavolino, posa il bicchiere, afferra per un attimo le palline "mio Dio, fa che mi guardi, fa che mi presti la sua attenzione, che si dedichi a me, che mi schiaffeggi magari, ma che si dedichi a me".

Si alza, sempre guardando oltre te, resta un attimo in piedi, immobile, le braccia abbandonate lungo il corpo, le palline nella mano, poi, con un gesto impercettibile, le lascia cadere in grembo a te e si allontana senza degnarti di uno sguardo. Riprendi a singhiozzare, le spalle scosse da tremiti, la tua mano che lentamente raccoglie le palline, ancora umide dei tuoi umori, le accarezzi con devozione, sono state tra le sue mani, le ha guidate in te, ed ora…….

Singhiozzi più forte, ora le risate della piscina ti infastidiscono, perché, perché la gente ride e scherza, lui se ne è andato, lo hai deluso, lo hai perso.

Resti li a lungo, persa nel tuo dolore, poi lentamente ti alzi, le palline ancora nella tua mano, non puoi, non potrai mai separartene, unico ricordo di ciò che è stato, di ciò che ancora avrebbe potuto essere.

Attraversi l'atrio, chiusa nei tuoi pensieri, il portiere ti guarda, chiedi la chiave, te la porge, l'ascensore, secondo piano, la tua camera, le mani tramanti faticano ad infilare la chiave, vorresti salire ancora, raggiungere la sua camera, bussare buttandoti in ginocchio davanti a lui, chiedendogli scusa, chiedendogli di farti sua, ancora ed ancora ed ancora, ma sai bene che non servirebbe a nulla, a nulla.

Apri la porta, entri, qualcosa a terra, ti chini, una busta bianca, la mano ti trema, il cuore in gola, un biglietto d'addio? L'ultimo saluto? La raccogli

La apri con gesti frenetici, riconosci la sua calligrafia, la stessa che aveva vergato su un foglietto poche parole ed un numero di camera, da cui tutto era iniziato. Gli occhi velati di lacrime faticano a mettere a fuoco le parole, li asciughi con il dorso della mano, leggi, leggi ed il cuore sembra fermarsi "stasera, alle 20 in punto, al bar dell'Hotel, indossando ciò che ho preparato per te e null'altro e ovviamente…….con le nostre palline in te, non deludermi". Il cuore fa balzi di gioia, ancora lacrime, ma di felicità ora, sarai ancora sua, ancora una possibilità, no, non lo deluderai, avanzi lentamente nella stanza ed improvviso un dubbio, "ciò che ho preparato per te?" Che significa, oddio, non capisci, cosa vorrà che tu indossi? Come capire ciò che intende? Non puoi permetterti di sbagliare, di deluderlo. Alzi lo sguardo e, sul letto, elegantemente adagiato, vedi uno splendido abito da sera, nero, dei collant, splendidi sandali in tinta.

Hai un brivido, lui è stato li, nella tua stanza, lui ha preparato questo per te. Paura, gioia, eccitazione, brividi.

Chi è quest'uomo, come sa tutto, troppo di te? Come può prevenire i tuoi desideri e stupirti così?

Non importa, è ciò che vuoi, e lui lo sa, e non lo deluderai no, non deluderai il tuo Padrone, non più, stasera alle 20, al bar dell'Hotel.
…………………….

Una gioia irrefrenabile ti avvolge, penetra in ogni poro della tua pelle, in ogni singolo neurone della tua mente. Lo rivedrai, sarai ancora sua. Una certezza assoluta in te: non lo deluderai di nuovo, NO, MAI, MAI PIU'.

Senza distogliere lo sguardo dall'abito che ha scelto per te, sciogli lentamente il pareo, lo lasci cadere a terra; devi prepararti per lui, essere come sai che lui ti vuole, splendida, fiera, sottomessa, Sua.

Ti dirigi verso il bagno, la grande vasca idromassaggio sembra osservarti, invitante, apri i rubinetti, lasci che l'acqua scivoli tra le tue dita, aspetti che raggiunga la giusta temperatura, lasci cadere poche gocce del tuo profumo nell'acqua e ti adagi mollemente, chiudendo gli occhi, premi un pulsante, i getti dell'idromassaggio accarezzano il tuo corpo, rilassano i tuoi muscoli, vuoti la mente, ti abbandoni ai tuoi pensieri, alle tue fantasie, a Lui, a ciò che ti chiederà ed a ciò che farai, per lui, con gioia.

Minuti, lunghi minuti che si trasformano in ore, mollemente adagiata, persa nel tuo io. Poi decidi di riscuoterti ti sollevi, il corpo grondante solo un velo di rimpianto sapendo che quell'acqua ha lavato dal tuo corpo anche i segni del tuo e suo piacere, ma la consapevolezza che presto la sua pelle sarà ancora sulla tua, i tuoi umori ancora scivoleranno sulla tua pelle, mescolandosi al tuo sudore, al suo. Un fremito scuote il tuo corpo, i capezzoli si induriscono di colpo. Mio Dio chi è quest'uomo, chi è, come può il solo pensiero di lui portarti ad una tale eccitazione, ad un desiderio così spasmodico, come ha potuto annullarti in lui, capire che questo era ciò che desideravi, da sempre. Non importa, no, nulla importa, solo tu e lui, VOI.

Ti sdrai sul letto, un occhiata all'orologio, le 17, manca ancora molto, troppo tempo al momento in cui lo rivedrai, il tempo sembra essersi fermato, vorresti poterti perdere in un abisso di nulla e risvegliarti alle 20, pronta per lui.

Ti sdrai sul letto, nuda, lasci che la dolce brezza che muove le tende della finestra accarezzi il tuo corpo, la tua mano, inconsciamente, prende le palline, quelle palline che……, le sue palline. Le muovi piano sul tuo corpo, lasci che accarezzino la tua pelle, il tuo viso, senti ancora acuto, su di loro, l'odore del tuo piacere, che rinfocola il tuo desiderio. A malincuore le lasci cadere accanto a te, non puoi, non ora, non riusciresti a resistere al desiderio di accarezzarti, ti portarti, da sola, verso quel piacere che lui ti ha negato, giustamente negato.

Oblio, sensazioni, fantasie, il tempo scorre, le 18, le 18,30, le 19.

Basta ti alzi, devi prepararti per lui, nulla deve essere lasciato al caso, devi essere esattamente come lui ti vuole.

Davanti allo specchio inizi a truccarti con cura, studi attentamente il tuo viso, lasci che rimmel, matita, rossetto ti rendano ancora più bella. Si, sei soddisfatta di te, il tuo sguardo scivola sul tuo seno, vedi i capezzoli ancora turgidi, senti spasimi improvvisi al tuo ventre, l'eccitazione che da ore cerchi di contenere non ti abbandona e preme in te, tenendoti sospesa in un limbo ovattato di piacere continuo, inimmaginabile.

Prendi con cura l'abito che lui ha scelto per te, la seta scivola tra le tue dita, immagini la carezza del tessuto sulla tua pelle eccitata, immagini le sua mani sfilare quell'abito, scoprire la tua pelle, stringere i tuoi seni. Lo posi di nuovo, accanto a te, guardi i collant, poi il tuo sguardo corre alle palline, ancora appoggiate sul tuo letto. Ricordi bene i suoi ordini, quasi impressi a fuoco nelle tua mente; ti siedi sul bordo del letto, le palline tra le tue dita, accarezzi il seno trattenendo un gemito, poi le lasci scivolare sulle cosce, sulla pelle profumata, risali lentamente sfiorando la tua peluria che scopri umida, che senti fremere al contatto di quell'oggetto, soprattutto immaginando che, ancora una volta, siano le sue dita a guidarlo su te, in te. Ti apri lentamente, le tue dita sulle grandi labbra, gonfie di desiderio, un dito si bagna in te, lo muovi piano, come sai che lui farebbe, sul clitoride, girandoci attorno, piano, premendolo leggermente, per poi lasciarlo scivolare di nuovo tra le labbra, ad aprirti, a prepararti. Ecco, senti la pressione della prima pallina, ti aspetti di trovare una lieve resistenza in te, ma…..il desiderio e l'eccitazione sono tali che inaspettatamente la senti scivolare in te, il tuo corpo la inghiotte quasi, strappandoti un lungo gemito roco, facendoti sussultare, subito la seconda la segue, non puoi aspettare, vuoi riprovare quella sensazione di pienezza in te, spingi, le dita contratte, il busto un poco chinato, spingi, suoni inarticolati dalle tue labbra, ondate di piacere che partono dal tuo ventre, scoppiando nel cervello, le tue dita che indugiano su te, sulle labbra, sul clitoride. Basta Giorgia, basta, non devi, lui non vuole. A fatica cerchi di ritrovare un poco di lucidità, strappandoti da quell'oblio di piacere in cui stavi affondando, afferri i collant, sfiorano le dita dei tuoi piedi. Mio Dio, anche solo quel contatto ti da i brividi; lasci che scivolino sulle tue gambe, tendendole con cura, ammirandone i delicati ricami, poi ti alzi in piedi, per un attimo la testa si svuota, la mente si annebbia, non ti aspettavi che ad ogni movimento le palline sapessero darti tanto piacere. Cerchi di concentrarti sul collant, lo tendi tirandolo verso l'alto, senti le sottili cuciture sulla pelle, sul tuo sesso ipereccitato, ti chiedi come potrai resistere, nascondere ciò che stai provando. Non sai come, ma sai che lo farai, per lui.

Riprendi l'abito, lo infili con cura, lasciando che la seta dia mille sensazioni al tuo corpo, lo lisci accuratamente con le mani, osservandoti, ti piaci, molto e sai, speri, di piacere anche a lui. Ora i sandali, pelle morbida, odore ci cuoio, ti chini ad infilarli, e…. chinandoti…….le palline ti procurano nuove contrazioni di piacere, quasi una scarica elettrica. Respirando a fondo allacci il primo, poi il secondo, la bocca aperta, il respiro roco, affannoso, la mente che sembra svuotarsi per lasciar posto solo al piacere, tanto, troppo……….e finalmente ti rialzi, lentamente, sai che devi imparare a dosare i tuoi movimenti, sai bene che lui ti ha imposto questo come prova, che lui vuole che tutto ciò ti dia piacere ma….solo lui deciderà se e quando potrai giungere all'orgasmo, e non puoi e non vuoi deluderlo.


L'orologio, le 19,40, basta, non resisti più, un ultimo sguardo allo specchio che ti rimanda la tua immagine, l'immagine di una bella donna, l'immagine di un viso ansioso, l'immagine di due occhi persi nell'attesa e nel desiderio; l'abito modella splendidamente il tuo corpo, si appoggia sui seni, quasi sorretto dai capezzoli turgidi, per poi scivolare morbidamente lungo il tuo corpo, fino ai fianchi, disegnandoli sfacciatamente, fasciandoli, rientrando appena in corrispondenza del tuo pube e poi scendere graziosamente fino ai piedi. Ti avvii verso la porta, il collant accarezza il tuo sesso, il tuo clitoride, le palline ondeggiano in te, senti le gambe cedere, un'ondata di calore al viso, No Giorgia, non devi, resisti, per lui. Con un immane sforzo ti neghi il piacere, scacci l'orgasmo, mai avresti immaginato di fare ciò, eppure una fierezza ed un orgoglio inaspettato ti colgono, si fiera di essere sua, di obbedirgli. Chiudi la porta alle tue spalle, scendi lentamente con l'ascensore, scopri con piacere che il tuo corpo si sta adattando a questa nuova situazione, imparando come muoversi per trarre piacere pur……controllandosi, a perdersi e cullarsi in una lenta marea di piacere che aumenta piano, per poi lasciarsi controllare se resti immobile, defluire, per poi riprendere. Attraversi la hall come in un sogno, scendi due gradini, il bar, ti guardi attorno, lui non c'è. Sciocca, è evidente, sono solo le 19,48, ha detto alle 20. Un tavolino d'angolo, vuoto, ti siedi, accavallando le gambe, senti gli sguardi degli altri ospiti su te, sai che gli uomini ti desiderano, che le donne ti invidiano, è una sensazione esaltante, e la devi a lui, solo a lui. Certo tu sei sempre tu, ma lui ha saputo aprire la tua mente, spingerti a mostrare il tuo charme, a vivere la tua vera te stessa.

Mentre ti guardi attorno, aspettandolo, inconsciamente i tuoi muscoli iniziano a contrarsi lentamente, per poi rilassarsi e contrarsi di nuovo. Sfidi con lo sguardo le altre persone, non sanno cosa stai facendo, non sanno cosa stai provando, ti stai masturbando, si masturbando con la mente, con il corpo, li, tra la gente ignara, e….. ti piace. Alzi lo sguardo, LUI, una involontaria contrazione al ventre, quasi un orgasmo, i seni che si tendono, li senti premere l'abito, sai che i capezzoli spingono, provocanti, eccitati, visibilissimi, ma non importa, nulla importa, lui è li, Abbassi lo sguardo, ……. Aspettando.

Si china su te, sorridendo, senti il suo sguardo scorrerti sulla pelle, il suo profumo avvolgerti, le sue labbra accanto al tuo viso, un leggero bacio sulla guancia, poche parole sussurrate "sei splendida", un moto d'orgoglio, di gioia; si siede accanto a te senza smettere di osservarti. Un cameriere si avvicina silenzioso, posa davanti a voi due flute, osservi i bicchieri, sempre più stupita: Kir royale, come, come sapeva anche questo, come poteva sapere che è il tuo aperitivo preferito? Non importa, nulla importa, vedi la sua mano afferrare un bicchiere, porgertelo lentamente, cercando i tuoi occhi, sollevi lo sguardo nel suo, vi leggi dolcezza, prendi il flute, sfiorando le sue dita, senti un brivido; la sua mano indugia per un attimo sulla tua, poi prende il suo bicchiere, lo solleva, dedicandoti un silenzioso brindisi, lo segui con gli occhi, copiando ogni suo gesto, i bicchieri che si avvicinano alle labbra, l'effervescente frizzare dello champagne, il dolce sapore della crema di cassis, fusi mirabilmente a creare quel gusto aspro e dolce, fruttato, scivola tra le tue labbra, riempie il tuo palato, scorre in gola, rinfrescandola, allontanando per un attimo quella arsura che ti ha colto da quando è arrivato, dovuta ad eccitazione, attesa, desiderio, paura forse, non di ciò che ti attende, ma paura di deluderlo, di non essere all'altezza.

Bevete in silenzio, senza distogliere lo sguardo l'uno dall'altra, i vostri corpi, le vostre menti parlano per voi.

Poi lentamente si alza, prende dolcemente la tua mano, "posso avere l'onore di averti a cena con me Giorgia?" un tuffo al cuore, la mente in subbuglio, odiandoti per non riuscire neppure a dire un semplice si, ti alzi, accennando ad un sorriso, prendi il braccio che ti offre, lo segui, attraversando la sala, fiere di essere al suo fianco. Uscite senti il suo braccio sfiorare il tuo corpo, muovere leggermente la seta dell'abito che ti fascia, accarezzare la tua pelle; un auto in attesa, ti apre la portiera, ti invita a salire. Ti sembra di vivere un sogno, colmata di attenzioni, lui che si dedica a te, facendoti sentire importante, una Regina, e soprattutto cogli, inequivocabilmente, che per lui ora sei importante, una Regina.

L'auto si avvia, nessuno parla, forse nel timore di rompere quell'atmosfera, guida sicuro, attento, tra vicoli sconosciuti e suggestivi, poi la campagna, filari di alberi al tramonto e finalmente un cascinale in lontananza, si ferma, scende aprendoti lo sportello, restate immobili per un attimo, rapiti dalla suggestione del luogo.

Si un vecchio cascinale, ma elegantemente ristrutturato, ti guida verso l'ingresso, un cameriere vi fa strada verso una saletta, una tavola apparecchiata, candele, fiori. Con un cenno congeda il cameriere, scosta una sedia, ti fa accomodare; sei deliziata e turbata da queste attenzioni, sfila da un vaso una rosa rossa, te la porge, ne annusi il profumo penetrante, fissandolo negli occhi, uno spasimo improvviso ti ricorda le palline in te, una eccitazione incontrollabile ti assale, vorresti che ti baciasse, che ti stringesse, che ti spogliasse lentamente lasciando che le sue mani scoprano ogni segreto del tuo corpo per poi farti sua, lì, su quella tavola elegante, tra candele e fiori, con dolcezza, decisione, sua, fino in fondo.

Sai che legge in te, eppure sembra ignorare i tuoi pensieri, si siede di fronte a te, inizia a chiacchierare, ad ascoltarti, mentre silenziosi camerieri servono la cena, perfetta sotto ogni aspetta, dalla scelta dei cibi ai vini, ai digestivi. Ti sembra di vivere i un mondo parallelo, di essere protagonista di uno dei tuoi sogni di bimba, il principe azzurro che ti trasporta nel suo mondo di favola, ti lasci cullare da tutto ciò, ma, spesso, sempre più spesso, un banale movimento del tuo corpo, un innocente accavallare di gambe, ti procurano stimoli, sensazioni, desideri che non sono da bimba, non sono da favola, ma da donna, femmina, consapevole, desiderosa.

La cena finisce, l'aria fresca della notte vi accoglie, salite in auto, Il buio della notte intorno a voi nella campagna sembra ancora più buio, guardi fissa davanti a te, senti il tuo respiro accelerare, chiudi gli occhi, ti lasci cullare dai tuoi pensieri, le mani in grembo, che premono sul tuo ventre, il bacino che ondeggia piano, le labbra dischiuse, persa nella tua voglia, risvegliata dall'attesa, forse dal vino, certamente da lui e dalle sue attenzioni. Le palline, il collant che accarezza le tue nudità, che sfiora i tuoi punti più sensibili.

La sua mano, oddio la sua mano, finalmente sulle tue gambe, le sfiora leggera, muovendo la seta del tuo abito sulle cosce, sui collant, spasmi improvvisi, desideri violenti. Non osi muoverti, temi che un tuo movimento, un tuo gesto, un sospiro troppo forte faccia scomparire tutto ciò. Ma…..la sua mano ti abbandona, NO, che hai fatto ora, perché? Perché? Improvvisamente qualcosa sul tuo viso, seta, una benda, la senti stringere, sugli occhi chiusi, dietro la nuca, stringere e costringerti al buio, al nulla. Ora la sua mano accarezza le tue braccia nude, scende verso le tue mani, ancora abbandonate in grembo, sui tuoi polsi, uno scatto improvviso, qualcosa di freddo ti imprigiona, ……… MANETTE. Un sussulto, ora hai paura, si paura. Ti sei forse spinta troppo oltre? Troppo avanti? Ti sei fidata di lui, ma chi è lui, cosa sai di lui? NULLA. Ed invece lui sembra sapere tutto, troppo dite.

Ora il tuo respiro è affannoso, tremi, eppure, dentro te sei sicura di poterti fidare di lui, Vuoi fidarti di lui, ed essere sua. Questo pensiero ti tranquillizza un poco, cerchi di scacciare i pensieri più terrificanti dalla mente, di vuotarla, pronta ad accoglierlo. L'auto si avvia….verso………l'ignoto.

Il lieve ondeggiare dell’auto provoca stimoli crescenti, un mare di desiderio ti sommerge, ora scordi tutto, paura, ansia, ora vuoi essere sua, qualunque cosa egli voglia da te.

Senti i tuoi umori impregnare il collant, ti sembra di cogliere il tuo odore penetrante pervadere l’auto, vorresti chiedere la sua mano, portarla su te. Ma devi restare in silenzio.

Ora il rollio dell’auto è più regolare, traffico intorno a voi, forse una autostrada, mio Dio dove ti sta portando?

Non importa, ovunque ma con lui

L’auto si ferma, sei colta alla sprovvista, senti la sua portiera aprirsi, poi la tua, la sua mano sul tuo braccio, decisa, ti fa scendere. La benda sul viso ti trasporta in un nulla fatto di sensazioni, odori, rumori; cogli rumori d’auto, puzza di benzina, parole ovattate e lontane. Ti lasci guidare; improvvisamente la sensazione di un ambiente chiuso, in contrasto con la brezza notturna di poco prima, uno strano odore che non sai definire, una porta si apre, vieni spinta avanti, con decisione e dolcezza, percepisci un ambiente stretto, i tuoi sandali posano su…..un graticcio in metallo? Ma dove sei? Dove ti ha portata? Non importa, lui è con te.

Senti il suo corpo contro il tuo ora, le sue braccia stringerti, ti lasci andare, appoggiandoti ad una parete.

Le sue mani calde, abili, che ben ricordi, accarezzano il tuo corpo attraverso l’abito, la seta accarezza la tua pelle guidata da lui, suoni inarticolati dalla tua gola, soffocati, sai, senza che lui debba dirtelo, che devi stare in silenzio, ma è difficile, troppo a lungo hai negato al tuo corpo il piacere, ora lo senti crescere in te, come una marea, ti avvolge la mente, sfiora il tuo corpo, come una calda guaina ti copre, ansimi a bocca aperta ora, le sue labbra sul collo, mentre la sua mano……siiiiii, finalmente la sua mano preme tra le tue gambe, ti spingi contro lui, ondeggiando il bacino in gesti convulsi, sempre più rapidi, cercando piacere, cercandolo, lo senti frugarti con decisione, l’abito si bagna di te attraverso i collant ormai fradìci, le gambe piegate il busto proteso, sua, sua come non mai.

Solleva il vestito, con gesto brusco strappa il collant, hai un fremito, assurdamente di piacere, pronta a lui, la sua mano si bagna in te, lo senti afferrare l’anello delle palline, muoverle con abilità, con sapienza, tirarle un poco, spingerle in te, di nuovo tirarle, temi che una volta ancora le strappi da te negandole, ma sai che stavolta non fiaterai, accetterai. Le sue mani sulle spalle, ti fa voltare appoggi le mani alla parete, senti il freddo di piastrelle velate di umidità sotto le dita, leggermente scivolose, non importa, nulla importa: l’abito sollevato in vita, il sedere proteso indietro, le sue mani ora sulle natiche, le aprono piano, poi le stringono e di nuovo le aprono, in una sfinente carezza, accentuata dalle maledette, benedette palline in te. Sei in un mondo tutto tuo, fatto solo di sensazioni ormai, pronta a cogliere ogni fremito della pelle, ogni tocco delle sue dita.

Qualcosa di caldo, di umido scorre nel solco tra le tue natiche, intuisci che è la sua saliva, un dito la raccoglie, la muove su te, sul tuo buchino, preme piano, forzandolo, oddio no, oddio SIIII, si, tutto, tutto

Spingi con decisione il bacino contro quel dito, lo senti aprirti, forzarti, entrare in te, muoversi in te accarezzando le palline, dandoti spasmi di piacere inauditi, un secondo dito, preme la tua apertura, scivola in te. Li senti aprirsi, a forbice, muoversi, allargarti, senti il tuo buchino dilatarsi cercando………si, cercando il suo sesso, lo vuole, lo vuoi.

Eccolo, ne senti il glande premere sull’ano lasciato aperto e vuoto dalle dita, i tuoi muscoli contrarsi, poi piano rilassarsi, la sua mano sul tuo clitoride, lo accarezza abilmente, spingendo, i tuoi muscoli cedono, ti senti aprire, di più, lo senti scivolare in te, mordi le labbra per trattenere un gemito e spingi contro lui, ti impali da sola su li, lo vuoi, disperatamente.

Le sue mani sui tuoi fianchi ora, decise, ti afferrano, ti guidano in una furiosa cavalcata, gambe molli, la mente vuota e tanto tanto piacere.

Le sue dita tra i tuoi capelli strappano di colpo la fascia, i tuoi occhi velati di piacere mettono a fuoco a fatica, colpi sempre più rapidi e possenti in te, l’orgasmo che sale, un groppo alla gola, arsa, secca, la lingua che si muove su quelle piastrelle, il viso che ci si appoggia, girando scompostamente a destra e sinistra. Il piacere, eccolo eccolo, lo senti, intenso, partire dal tuo ventre, scorrere nel tuo corpo, scaldarlo, pur facendolo rabbrividire. Il fiato mozzo, una lunga apnea, mentre di colpo le gambe cedono, ti lasci andare, quasi sostenuta solo dal suo sesso, il piacere che cola tra le gambe come mai ti è successo, come mai avresti pensato, sperato, un lungo, lunghissimo orgasmo, che pian piano sui affievolisce mentre lui continua a spingere in te, ed ecco che riprende il piacere, la sua mano muove le palline mentre il suo sesso spinge ancora, ed ancora, la mente si svuota di colpo, non è possibile no, ma un nuovo orgasmo ti coglie, più dolce del precedente, più apprezzato, più dirompente forse, che ti lascia ansante, senza forza, contro quella parete, quasi rannicchiata sul suo sesso ancora in te, ancora duro.

Ora i suoi movimenti si fanno più lenti, ma più profondi, cogli ogni movimento in te.

Lentamente tira le palline, le senti avvicinarsi alla vulva, scivolare fuori, la prima, con un sordo plop, muove un poco la seconda, ed ecco anche questa esce, un sussulto, le sue mani sulle tue spalle, esce da te, ti fa voltare, ti spinge in ginocchio.

Il suo sesso svettante davanti a te, al tuo viso, lo guardi negli occhi, una muta preghiera, lo vuoi ora, tra le labbra, in bocca. Ed eccolo, ecco il suo odore, così desiderato, così amato,si posa sulle labbra, scivola in te, la sua mano ti guida, colpi decisi, ti scopa in bocca ora, sua completamente sua, si completamente. Colpi che senti in gola, sapore acre, piacevole, eccitante, lo senti gonfiarsi in te, di più, ancora più veloce, ed eccolo esplodere, il suo seme caldo in gola ti fa sussultare ed improvvisamente senti un altro orgasmo sconvolgerti un orgasmo della tua mente, diverso dai precedenti, nuovo, inaspettato, vieni con lui, insieme, uniti, bevendolo.

Lunghi attimi, solo i vostri respiri che rallentano, il cuore che batte meno rapido, i sensi che faticosamente riprendono contatto con la realtà. Una carezza sfiora i tuoi capelli, sollevi lo sguardo aprendo gli occhi che avevi chiuso nell’estasi, vedi il suo sorriso, leggi il suo orgoglio per te, si, è orgoglioso di te e tu lo sei per te stessa, per come ti sei data a lui, per come sei sua.

Volgi attorno lo sguardo, riconosci il locale, uno squallido bagno d’autogrill, lurido, puzzolente, solo ora cogli queste sensazioni che prima erano coperte da ben altre. Sai cosa ha voluto fare, dimostrarti che ovunque, se sei con lui, ci siete solo voi, e non ti infastidisce essere in ginocchio su un graticcio umido, bagnato da umori estranei, lo fai per lui e ne sei fiera.

Ti aiuta a rialzarti, ti stringe a se, hai le calze strappate, il vestito umido e macchiato, ma non importa, sei tra le sue braccia, felice.

Uscite assieme, abbracciati, dirigendovi verso l’auto, non importa se qualcuno ti ha visto, se qualcuno pensa chissà che di te, sei tra le sue braccia.

Il ritorno in hotel è come un sogno, accoccolata sul sedile ma stretta a lui, che guidando accarezza i tuoi capelli. La hall, il portiere, la chiave, l’ascensore, lui preme il bottone del secondo piano, il tuo piano, si ferma, le porte si aprono, ti sorride, buonanotte Giorgia, un leggero bacio a fior di labbra e…le porte si chiudono. Ti dirigi barcollando verso la tua camera ebbra di gioia, di piacere, ti lasci cadere sul letto, addormentandoti con lui nella mente.

Uno squillo improvviso, a tentoni afferri il telefono, sarà lui? No, la voce professionale del portiere, “mi scusi signora ma oggi è prevista la sua partenza e dovrebbe liberare la camera entro le 12”. Un tuffo al cuore, lo avevi scordato, oggi parti, torni a casa, guardi l’orologio, le 12, ti alzi a fatica, cercando di snebbiare la mente, solo lui nel cervello, non puoi perderlo. Afferri il telefono, 322, la sua camera, lunghi squilli, nessuno Dio mio, no, no, ti prego, rispondi, rispondiiiiiii. Nulla.

Con il vuoto nella mente raccogli in fretta i tuoi abiti, ti cambi, le valige, butti tutto alla rinfusa, scendi come un automa, chiedi il conto, il viso ancora segnato dalla notte passata, dal sogno divenuto realtà. Ancora un tentativo, guardi il portiere,” scusi potrei lasciare un messaggio al signore della 322?” ti guarda con lo sguardo di chi ha capito tutto, un sorrisetto d’intesa, “mi spiace signora, il signore è partito 2 ore fa” le gambe ti cedono, il cuore sembra fermarsi, lo hai perso, senti le lacrime colmarti gli occhi, giri il capo, non vuoi dare anche questa soddisfazione al portiere.

Il facchino ti porta i bagagli nell’auto, sali, accendi il motore e parti, sola, ora puoi lasciare che le lacrime solchino il tuo viso, ora puoi lasciare che il mondo scorra attraverso una patina umida davanti a te, ora nulla ti importa, autostrada, autogrill, molti, troppi ricordi, e ancora conservi nella valigia un collant strappato e pregno di te, almeno quello, un ultimo ricordo di una vacanza inaspettata e trascorsa troppo in fretta.

Ecco, luoghi familiari, la tua via, la tua villetta, il giardino ben curato, parcheggi l’auto, tuo marito ti aspetta, un bacio tiepido, sei lontana da lui, come mai lo sei stata.

Poche parole, scambi banali raccontando false giornate oziose, una scusa, sali in camera, ti chiudi in bagno, piangendo. Accendi una sigaretta, affacciandoti alla finestra, lasci che lo sguardo scorra su luoghi noti, abituali, cercando di riappropriartene, di rifarli tuoi, ben sapendo che non sarà mai più così. Rumori conosciuti, rumori nuovi, un camion di traslochi nella villa vicino, accidenti anche la tua amica del cuore si è trasferita, chissà chi arriverà.

Guardi senza interesse gli operai che scaricano mobili di buon gusto, tappeti, quadri, ma tutto è lontano, ovattato.

Un auto entra nel cortiletto della villa a fianco, il cuore si ferma, la portiera si apre, LUI…… scende dall’auto, con passo sicuro, si avvia verso la villa.

Lui, il tuo nuovo vicino, apre la porta di casa sua, sta per entrare, vorresti chiamarlo, farti notare dirgli che sei li, SUA.

Si volta lentamente, il suo sguardo scorre lungo i muri di casa tua, la tua finestra, i suoi occhi nei tuoi, porta lentamente la mano alla bocca, un bacio in punta di dita che vola fino a te, che fa volare lontano la tua mente, fremere il tuo corpo, che riempie il tuo cuore di gioia, mentre lui entra, ma ora è li, vicino a te, e tu sei SUA.