venerdì 20 dicembre 2013

Nuda davanti allo specchio!







Il calore del tuo letto nel buio della stanza scalda il tuo corpo nudo,
leggeri movimenti rubano carezze, lenti pensieri affollano la tua mente,
via via più vividi, più definiti, accendendo il tuo desiderio.

Il respiro si fa corto mentre i muscoli si tendono, ora è il tuo corpo che emana calore, il calore del desiderio, che cresce sempre più, mentre una mano, timorosa quasi, sfiora lenta la tua pelle,
scivola leggera dalla gola al seno,
sente scorrere brividi sotto i polpastrelli.

I muscoli che si tendono, il bacino che si solleva di scatto, offrendosi ad un immaginario Signore, spalancando le cosce a rivelare il tuo sesso pulsante, umido di voglia.

Immagini, immagini nella mente, sempre più vere, ricordi ed emozioni vissute con Lui, che ora ti mancano lasciando in te un vuoto incolmabile, in attesa del prossimo incontro.

Di scatto allontani con rabbia le lenzuola, il tuo corpo nudo, abbronzato, spicca sul candore del letto sfatto.
Hai bisogno di occhi che ti scrutino, di mente che ti guidi, di mani che sfiorino accarezzando, o colpiscano punendo.
Emozioni, sensazioni, desideri, che aumentano la tua voglia, mentre le tue dita cercano di supplire a quell'assenza.

Ti alzi nervosa, gli occhi acquosi di eccitazione, il respiro già corto, scandito dal rapido sollevarsi del seno;
una luce lieve rompe il buio, vorresti scacciasse quei fantasmi erotici, ma sai che non sarà così.

Uno specchio rimanda la tua immagine, la tua vera immagine, quella donna, quella femmina che solo Lui conosce, che subito ha intuito in te, che anche tu hai imparato a conoscere ed accettare grazie a Lui.
Ti fissi sgranando gli occhi, ami quell'immagine, sai che Lui ti vede così, così vuoi essere, per Lui.

Davanti a quello specchio, lenti gesti a frugare un cassetto, afferrando un collare, sollevandolo.
L'odore del cuoio morbido ti riempie la mente, accentuando ricordi e desideri; le tue mani, quasi con devozione lo stringono intorno al tuo collo, fanno scattare il lucchetto lucente;
quella lieve stretta ti fa cedere per un attimo le ginocchia, la testa vuota, ovattata di emozioni violente; lasci che le dita piano scorrano su quella morbida pelle, deglutendo a fatica, tremando al sentirlo stringere la tua gola.

Occhi, occhi fissi nei tuoi, riflessi da quello specchio, i tuoi occhi come fossero i Suoi, a scrutare il tuo corpo nudo, che non sa celare la sua voglia.
Il guizzare dei muscoli, il seno gonfio, eretto, che sussulta ad ogni respiro, i capezzoli turgidi, che urlano la loro voglia di carezze, di strette severe, di dolore si, perché no, di dolore che sfuma nel piacere.

Senti il tuo dolce miele colare tra le cosce, il suo odore avvolgerti, eccitante odore di femmina, la femmina che l'immagine nella specchio ti rimanda, la femmina che urla in te la sua voglia di vivere, di vivere per Lui.
Lente le tue mani ora, scrutando attenta ogni movimento, abbandonano il collare scivolando nel solco tra i seni, circondando leggere la base, stringendo le coppe, sollevandole, offrendole a Lui, che immagini davanti a te, che sai davanti a te seppur lontano, con il suo sguardo severo e dolce insieme.
Le dita che scivolano sulla pelle scossa da brividi, stringono i capezzoli, più forte ora, e quel dolore fa contrarre il tuo ventre, sgorgare la voglia che imperla il tuo pube.

Vorresti spalancare le cosce, affondare le dita in te, prenderti come lui sa prenderti, violento e dolce insieme, bagnarti di te, per poi berti, gustando il tuo sapore; ma non ancora, lentamente, come Lui ti ha insegnato, sottostando alla sfinente attesa.

Porti le dita al volto, schiudi le labbra, cercandole, trovandole.
La tua lingua svetta per un attimo tra la chiostra candida dei denti, muovendosi sulle tue dita, a solleticarle, invitante, a chiamarle in te; serri un poco le labbra carnose a stringerle piano, avvolgendole mentre scivolano nella tua bocca coprendosi della tua saliva, densa d'eccitazione, scavando nella tua gola, fermandosi immobili in fondo a te, per poi riprendere a frugarti, impetuose.

Ti stupisci di come i tuoi movimenti, i tuoi tempi, inconsciamente rispecchino i Suoi, quelli che Lui ama importi e che hai imparato a gustare a fondo.
Alternanza sfinente di dolcezza e severità, attesa ed appagamento, che prelude a cocente privazione, ed ancora attesa…

Vedi il tuo corpo vibrare in quello specchio, mentre le tue dita, lucide di saliva, abbandonano la tua bocca per scorrere sulla pelle a disegnare scie umide, a dipingere il tuo desiderio che cresce, giù, sulle tue cosce, sadicamente evitando il ventre che si protende in avanti cercandoti, sfacciatamente provocante, perversamente impudico.

Le dita sulle cosce, leggere, le unghie e graffiare la pelle, leggere, segnandola di diafane strie rossastre, che sbiadiscono rapide, per riformarsi ad una nuova carezza; l'ansimare violento ormai, mentre inarchi la schiena schiudendo un poco le gambe, protendendo il bacino verso quello specchio, più avanti ancora, spingendolo a baciarsi nella sua immagine, ad inumidire il vetro di umori odorosi, sfregandolo con movimenti rapidi, per poi allontanarti, osservandoti.
Il viso arrossato, i capelli scomposti, il fiato corto, ed il tuo sesso che ormai ansima con te il suo invito, la sua voglia, la sua urgenza di piacere.

Ed ancora, rallentando ancor più i movimenti, lasci salire la tua mano, sfiori la morbida pelle all'interno delle cosce, sali ancora a sfiorare i primi peli umidi,
la allontani per un attimo, a fatica, ed ancora torni, aprendoti, lasciando che le tue dita affoghino in te, scomparendo tra le grandi labbra pulsanti, gonfie di voglia perversa, correndo sul clitoride turgido, sensibile; frenetiche ora, decise ora, come sanno essere le Sue.

Ora spalanchi oscenamente le cosce a te stessa, a Lui che sai davanti a te, ora ti mostri per ciò che ami essere, femmina e puttana che sa di avere diritto a vivere ciò che è, che vuole vivere ciò che sa di essere.
Ora davanti a quello specchio, osservandoti, le tue dita si piegano un poco, scivolano sugli umori densi di voglia, spingono in te, entrando piano, mentre sussulti ansimando, accogliendoti, spingono ancor di più, fermandosi, muovendosi piano in te, per uscire lente mentre i tuoi muscoli si contraggono a trattenerle, e di nuovo spingere a fondo, mentre altre dita muovono rapide il clitoride, lo solleticano, lo premono, lo battono piano schiaffeggiandolo ed il tuo corpo preme ora contro quella fredda superficie, ti schiacci contro te stessa, contro la tua immagine riflessa, contro quella femmina che sai di essere.

La tua lingua cerca la tua lingua nello specchio, la bacia coprendola di saliva,
appannando il vetro di ansimi e gemiti, mentre ora frenetiche le dita ti possiedono.
Il tuo ventre struscia contro il vetro freddo, coprendolo di umori e voglia
I tuoi seni premono cercando ristoro e pace e trovando solo nuova voglia, altro desiderio.
Le gambe cedono all'improvviso nella morsa del piacere; scivoli a terra, senza smettere di inseguire il piacere, senza smettere di fissarti, a terra, come Lui a volte ti fissa dopo avertici gettata, umiliandoti, ed insegnandoti il piacere nell'umiliazione.
Ancora, ancora di più, ancora e  non ti basta.
Quell’immagine dallo specchio ti urla ciò che sei
Quelle cosce spalancate a mostrare il tuo sesso oscenamente preso dalle tue dita gridano ciò che vuoi
Quel sussultare del tuo bacino sotto la tua mano ti dice ciò che aspetti, che brami, di cui hai bisogno.
………. Il piacere, l’orgasmo, l’appagamento
lo senti nascere dal ventre
lo senti scorrere sotto la pelle
lo senti stringere nel petto
lo senti gorgogliare nella gola
prima di esplodere nella mente e nelle viscere
ma nella mente esplode il ricordo della Sua voce
quel NO appena sussurrato, eppure pare gridato
a negarti ciò che ora, sola, insegui pensando a Lui
ritrovi quelle emozioni
rabbia
dolore quasi
con gli occhi che si colmano di lacrime di frustrazione
e allontani la tua mano
mordi le labbra per fermare il piacere
distogli per un attimo lo sguardo da quello specchio perché sai che potrebbe bastare quell’immagine di te
così oscena, così puttana, così offerta per cedere al piacere
e non puoi, non devi
….. lentamente il respiro rallenta
lentamente i brividi del tuo corpo scemano
lentamente ti sollevi da quel pavimento
guardandoti ora, ancora una volta
fiera di ciò che sei
e le tue dita, ancora bagnate di te, premono nervose i tasti del cellulare digitando un sms
“sono Tua Padrone, e tua resto, in attesa del tuo si”
lasciandoti scivolare sulle lenzuola, avvolta dall’odore della tua voglia inappagata
sfiorando piano quel collare di cuoio che ti stringe la gola … aspettando!


Copyright 25 giugno 2007

giovedì 21 novembre 2013

“Desideri perversi, Umide realtà!”









L’ennesima riunione, l’ennesimo Cda.
La grande scrivania ovale in legno lucido, l’inserto più scuro al centro, le poltrone in pelle e i Consiglieri intenti a discutere.
Ancora una volta tu, seduta accanto a Lui, il blocco appoggiato sulle gambe a prendere appunti per poi verbalizzare.
Ancora una volta la mente che dopo un poco cancella le parole, le discussioni, le cifre e si abbandona ad altro. Che importa, tanto poi potrai recuperare tutto dal tuo fido registratore.
Lasci scivolare lo sguardo su di Lui, elegante nell’impeccabile abito scuro, la camicia candida, i gemelli luccicanti, le scarpe… adori le Sue scarpe, sempre così lucide da potertici quasi specchiare.
Un respiro più profondo e il Suo profumo ti avvolge. Paco Rabanne. Lo sai. Lo conosci, anche se su di Lui assume un aroma speciale.
Con un attimo d’imbarazzo la mente torna a quando, in un attimo di follia forse, lo hai acquistato; quando, sola nel tuo letto, lo hai spruzzato sul tuo slip, avvicinandolo poi al viso lasciandoti stordire dalla fragranza di quel profumo mescolata alla tua voglia.
Quando persa nel desiderio più perverso, nella voglia più animale, hai usato quel pezzo di stoffa per masturbarti furiosamente, muovendo la seta sul clitoride, spingendola in te, ad occhi chiusi, immaginando la Sua mano, il Suo viso, la Sua lingua… il Suo cazzo. Fino all’orgasmo. Per premerti poi sul viso quell’intimo pregno di te e di Lui.
Ed ora rieccolo quel profumo, penetrante, insistente, vicino, così vicino.
Cazzo! Ti sta parlando, torna in te
Lo guardi, le Sue labbra, il Suo sorriso mentre con gentilezza ti chiede se per cortesia puoi prendergli del caffè.
Non è una pretesa, non è mai quel tipo di capo che pretende compiti che non competono. Lo chiede semplicemente, come una cortesia.
Versi il caffè nella tazza, sai come lo vuole, nero e forte, appena macchiato di latte freddo.
Mentre torni verso Lui reggendo il vassoio per un attimo ti tornano immagini di Secretary, quanto hai fantasticato su quel film
Quanto hai immaginato d’esser la protagonista e Lui il tuo Padrone, quando hai desiderato d’esser chinata sulla scrivania assaggiando il bacio di un frustino.
Basta Elisa, smettila, stai lavorando.
Torni a sedere, prendi il blocco cercando di concentrarti, ma è tardi ormai, la mente, il corpo sono altrove; accavalli le gambe, stingendole forte, la penna scivola sulla carta… non scrivendo appunti ma tracciando disegni osceni, una Donna con le cosce spalancate e mani forti che le stringon le caviglie
Polsi stretti da corde
Bocche spalancate e lorde di saliva, sperma, umori.
Stringi più forte le cosce, Cazzo hai voglia, vorresti scivolare sotto la scrivania, incurante dei Consiglieri, slacciargli i pantaloni, sentire il Suo cazzo fotterti la gola fino alle lacrime.
Vorresti… vorresti… vorresti.
Senti il brusio farsi più forte, cerchi di tornare in te. La riunione è finita, finalmente.
Escono tutti, ormai è buio.
Salutandoti con un sorriso di invita a lasciar tutto com’è per sistemare poi il giorno dopo, e al tuo diniego, ti ringrazia per il tuo lavoro.
Sola! Finalmente sola! 
Entri lentamente nel Suo ufficio, respirando piano, lasciandoti avvolgere da quell’atmosfera, quasi come entrassi in una chiesa.
Un passo dopo l’altro verso la scrivania lucida, la poltrona in pelle nera, la sfiori con una carezza, poi, quasi sentendoLo davanti a te, sollevi la gonna…
l’orlo delle autoreggenti, la pelle candida, lo slip.
Il tuo gioco perverso ed osceno.
Un ginocchio sulla poltrona, l’altro piede a terra, a “cavalcare” il bracciolo, a premere con forza, a strusciare la figa su quella pelle su cui poi si poserà la Sua mano.
Più forte Elisa, abbandonata ai tuoi desideri, più forte con la bocca aperta, il respiro affannato, una gocciolina di sudore che scivola dalla gola al seno.
Più forte ad occhi chiusi e la mente persa,
più forte, senza freni, meravigliosamente puttana.
Ecco, ora, ORA! Quasi sentendo il Suo sguardo addosso, ORA! Quasi come se fossero le Sue mani a frugarti la figa, quasi come se la Sua voce ti guidasse, ancora, ancora… i muscoli che tremano, incontrollabili, la mente che si perde, il piacere che ti esplode dentro, nelle viscere e nel cervello.
Abbracci la poltrona, svuotata, cercando di ritrovare pensieri e respiro, scivolando a terra piano, umori e voglia, persa in quel nulla dopo il piacere.
Piano quel languore sfuma, il respiro riprende i suoi ritmi, è tardi e devi ancora risistemare tutto; ti volti per rialzarti e…
cazzo, Lui, li, davanti a te, ti guarda con occhi gelidi e freddi
Cerchi di sollevarti, ricomporti
Il volto in fiamme dall’imbarazzo e la vergogna
Si avvicina, lentamente fissandoti negli occhi, quasi costringendoti a restare immobile, così. A terra davanti a Lui.
Da quanto tempo era li? Da quanto ti guardava?
Vorresti chiedere
No vorresti scusarti
Balle Elisa, vorresti solo implorarlo di prenderti, fotterti come una cagna, usarti senza alcun riguardo
Perché non puoi mentire a te stessa, perché l’essere scoperta così, a masturbarti contro la Sua poltrona come una scrofa infoiata ti eccita come null’altro.
La Sua mano si avvicina al tuo viso, non riesci a frenare un lieve tremore, non paura, no, imbarazzo forse, vergogna forse. Cazzo non raccontarti balle, è eccitazione, folle, perversa, totale.
Afferra i tuoi capelli, ti fa sollevare in piedi, e di colpo chinare sulla scrivania.
La gonna ancora sollevata in vita.
Secco quel colpo a segnare le natiche, brucia, umilia, … Eccita.
E un altro, un altro ancora, in un irreale silenzio rotto solo dallo schiocco di sculacciate severe.
Lacrime a bagnarti gli occhi, a rigarti il volto. Spasmi perversi nel ventre, eccitata come solo nei tuoi sogni più segreti.
Ancora la Sua mano forte
Ancora a stringere i tuoi capelli, a spingerti ancora a terra, ancora davanti a quella poltrona, il viso strusciato sul bracciolo che reca, ancora, i segni del tuo piacere.
Poi di colpo costretta verso Lui, il Suo cazzo davanti al viso, il Suo odore d’uomo, il Suo sapore sulle labbra, in gola, a fotterla con colpi decisi, rubando l’aria.
Saliva che cola a bagnarti il collo e voglia, voglia, perversa ed animale.
Lo senti fremere tra le labbra, senti il piacere crescere, ancora e… esploderti in bocca, in gola.
Ancora quel silenzio, assurdo, mille parole nella mente, vorresti scusarti, vorresti giustificare, vorresti chiedere ed implorare, vorresti urlare che sei e ti senti slave, cagna, troia e vorresti godere.
Con gesti lenti Lo vedi sistemarsi, ti fa sollevare il viso, occhi negli occhi, e finalmente poche parole: “A domani Elisa… “.
E sai che da “domani” tutto sarà diverso …



venerdì 18 ottobre 2013

“cinq ghej de pu' ma rus”







Con occhi curiosi il bimbo guardava, seduto in un angolo dell'osteria fumosa, quei volti rugosi ma illuminati da occhi vivi, quei movimenti decisi della mano a giocare la propria carta, gettandola sul tavolo di legno lucido dal tempo. Osservava, affascinato da quei gesti e smorfie che solo loro comprendevano in una sorta di codice tramandato da sempre. Un occhio strizzato, un colpetto a “bussare” sul piano di legno, la mano che sale a sfregare il naso.
Poi le voci salgon di tono all'improvviso, in una sorta di replay vocale rivivono giocata dopo giocata, si scambiano accuse, immaginano strategie diverse.
“Cùme te fà a giugà el set? Pistola! tel sé che'l set bel l'è li o no? Bamba”!
Ora i pugni battuti non son più segnali al compagno di gioco ma cercan di rafforzare la propria teoria mentre il più tranquillo dei quattro lentamente conta i punti con un sorriso, “primiera sette bello e tre scope”. Con una zampetta di coniglio cancella la lavagnetta sbreccata e segna i punti facendo scricchiolare il gesso. Le voci abbassano i toni, i bicchieri tornano a riempirsi e mentre le carte girano ad iniziare una nuova mano tornano i sorrisi
“Teresa un alter mez liter, cinq ghej de pu' ma rus”.
E, in una sorta di copione ormai consueto pronta la battuta:
“Pan, vin e gnòcca e se'el voeur fiòccàa ch'el fiòcca”

Seduto in un angolo del Pub con quegli stessi occhi in un volto ormai adulto ma con quel bimbo ancora dentro si guarda intorno, con un po di malinconica nostalgia, triste al rumore delle slot machine che hanno sostituito quelle voci urlate ma sempre amiche, quei pugni sul tavolo, i sorrisi e le battute.
Ora son solo suoni metallici, luci che lampeggiano, solitudine tra la gente. Volti ipnotizzati davanti a macchine in cui si gettan soldi sognando la fortuna.
Guarda quell'uomo, quella donna, quel ragazzo che solo per un attimo distoglie gli occhi dal monitor che sgrana simboli e numeri girandosi verso il bar: “Jennifer una caipiroska” mentre infila altri 20 Euro nella fessura.
L'uomo ingoia una lacrima, chiude quegli occhi da bimbo e vorrebbe tanto picchiare un pugno sul tavolo di plastica lucida di un orrido verde e urlare:
“Un alter mez, cinq ghej de pu' ma rus”.

giovedì 3 ottobre 2013

Ti...



(Grazie a Sun Rise per il disegno)


Voglio stringere i tuoi polsi con forza vedendo i tuoi occhi farsi torbidi all'improvviso, la bocca schiudersi su parole che restano in gola trasformandosi in gemito roco, la pelle fremere al mio tocco, velarsi di sudore eccitato, i muscoli sussultare in spasmi incontrollabili di piacere, amando e odiando corde che ti stringono.
Voglio far colare saliva tra le tue labbra, nell'incavo della gola, sui capezzoli turgidi. Voglio morderli sentendoti rabbrividire tra dolore e piacere.
Voglio vederti china su quel tavolo, la gonna in vita, lo slip strappato, mostrata ed offerta, indecentemente splendida nella tua umida eccitazione.
Voglio sentire tutti i colori della tua voce quando, ad ogni colpo di cinghia, ringrazi, con toni via via più rotti e sensualmente eccitati.
Voglio vedere l'impronta della mia mano sulle tue natiche, sentire la tua figa contrarsi quando la racchiudo nel palmo, vederla pisciare orgasmo quando, con un si sussurrato, guardandoti negli occhi, te lo concedo.
Voglio vederti succhiare golosa le mie dita che sanno di te, scoparti bocca e gola finchè l'aria manca e la saliva cola su collo e seno, a insudiciarti; sentirti implorare di fotterti ovunque quando è l'istinto a parlare e la mente si perde.
Voglio vederti morder le labbra quando il silenzio ti è imposto e vorresti urlare il tuo piacere, quando pretendo il tuo corpo senza più limiti, ed ogni colpo profondo ti fa più mia fino a restar sfinita nell'incoscienza della petite mort.
Voglio nutrirti facendoti succhiare l'acqua dalle mia mani racchiuse a conca, raccoglier con le labbra il cibo dalle mie dita e succhiarle poi a ripulirle.
Ti voglio fiera tra la gente, con il mio odore addosso, il mio sapore sulle labbra e quel collare a stringerti la gola.

Ti voglio Femmina, Donna, puttana, slave, Regina.Mia 

domenica 29 settembre 2013

Balla con me!



(Grazie a Sun Rise per lo splendido disegno)
                                           

Balla con me.
Lascia che i nostri corpi si parlino e la musica entri dentro.
Balla come fosse il tuo primo ballo, come se nessuno prima ti avesse stretta tra le braccia, ti avesse insegnato passi, annusato il profumo dei tuoi capelli o sfiorato la nuca in punta di dita.
Balla con me, ad occhi chiusi perché ovunque siamo possiamo essere soli, io e te. Stretta a me così forte che quasi il respiro manca, i corpi si fanno uno e ogni passo è una carezza erotica.
Balla mentre la mia bocca conosce la tua pelle, le mie labbra ti sfiorano il collo, la gola, le mani intrecciano i tuoi capelli e il tuo respiro diventa musica.
Balla con me inseguendo note languide che pian piano si fanno ruffiane nella loro dolcezza.
Balla ondeggiando piano a quel ritmo lento.
Balla quando il ritmo cresce, incalza e rimbomba nella testa, quando il cuore pulsa nelle orecchie, la mente si svuota e le labbra si cercano... si trovano.
Balla mentre le bocche si mangiano e i corpi odorano di voglia animale, mentre ci respiriamo dentro e impariamo i nostri sapori.
Balla come se volessi regalarmi l'anima e rubarmi il cuore, come se stretta a me nulla potesse perderti, ferirti, farti male, dividerci.

Balla con me perché questa è la nostra notte e non importa il prima o il dopo. E' il nostro ballo e voglio viverlo fino in fondo, fino all'ultima nota che sfuma.

venerdì 6 settembre 2013

Tutta la vita in un giorno. (Panta rei)







Poi all'improvviso arrivano quei momenti che ti vedi scorrer la vita davanti agli occhi, in una serie di flash back.
I giorni della spensieratezza e del benessere, elegante e distinto a frequentare la “buona società” , ad esser ammirato per il portamento, lo stile, per quel saper “stare” in ogni ambiente.
E di colpo cambia la scena, ancora tu fradicio di pioggia, zuppo fino all'ultima fibra, sotto quella finestra di donna, sperando si affacciasse ripensandoci. Inutilmente.
E ancora su quella panca traballante o in fila alla Caritas, tu senza più nulla di quell'antica eleganza, stazzonato, in disordine, quasi non più lo stesso.
E la china si fa ripida, ridotto a nulla ormai, senza una vera identità, qui, ora, a testa in giù su un marciapiede, a far da vassoio per un centesimo di carità, anche se al tuo interno, in un sussulto d'orgoglio, vibra ancora quell'etichetta e quel nome, quel simbolo, “Borsalino”.

E ora che quell'uomo con cui hai condiviso la vita, dalla nobiltà alla miseria, qui, sul marciapiede, non ha più vita, ora che un ragazzo disperato lo ignora frugandoti nella fodera sgualcita a raccattar pochi centesimi, ora, libero, lasci che il vento ti prenda e porti con se. Verso un altra vita, chissà. Perchè sei e resti “Borsalino”! 

domenica 1 settembre 2013

Carne di porco!






Tutta la vita sul filo della menzogna, truffando Donne sfruttando parlantina, immaginazione, i social e il web con mille nick o con nome reale.
Facendosi prestare soldi mai resi, inventandosi proprietà all’estero e viaggi d’affari, millantando discendenze giudaiche per investimenti inesistenti, descrivendosi come ciò che non sarebbe mai stato: giornalista famoso e scrittore di fama.
Aprì di colpo gli occhi, legato ad una croce di Sant’Andrea, nudo.
Donne incappucciate davanti a lui, alcune delle sue “vittime”, quelle con le “palle”, che avevano saputo riconoscere in lui l’abile truffatore, denunciarlo, urlare nei social chi era, mettere in guardia, spesso non credute o peggio derise ed attaccate. Ben diverse dalle sciocche che s’illudevano di cambiarlo e ricadevano nella sua rete giustificandolo, mentendo spudoratamente a se stesse.
Lentamente si avvicinarono, in sfregio rasarono i lunghi capelli, una pinza serrò la lingua ed un rasoio affilato la tranciò di netto.
Ma non bastava, i denti cavati ad uno ad uno quasi ricordandogli ad ogni strappo, il male fatto.
Ogni urlo muto una preghiera inascoltata.
Poi lame ad incidere pelle, muscoli, nervi; sangue che cola, la vita che scivola via tra le gocce coagulandosi lentamente.

Il corpo esanime gettato in una vecchia macina, triturato, ridotto a poltiglia sanguinolenta, e, come segno di disprezzo finale, gettato in pasto ai maiali, perché quell’essere immondo divenga ciò che merita d’essere… carne di porco!


Crepax: Histoire d'O

giovedì 22 agosto 2013

The perfect Man!






Era felice, Gli occhi le brillavano guardandolo, il sorriso le accendeva il viso pensandolo.
Lui, l'Uomo che aveva sempre sognato, desiderato.
Perfetto... certo se non avesse avuto quel piccolo tic quando parlava,
“sarebbe bello non credi tesoro, perfetto... puoi farlo per me, lo so”.

Era felice, gli occhi le brillavano e il sorriso le illuminava il viso quando era con Lui, l'Uomo ideale, perfetto, quello desiderato da sempre, ora senza neppure più quel fastidioso tic... se solo avesse cambiato un poco il modo di vestirsi, un po' meno formale, più sportivo, allegro...
“sarebbe perfetto tesoro... ”.

Era felice camminando al Suo fianco, si sentiva Regina, Donna, Femmina, lo mangiava con gli occhi con quegli abiti sportivi, casual, dai colori allegri, splendido e adorabile... se solo avesse perso due o tre chiletti, giusto quel tanto per appiattir l'addome...
“è un piccolo sacrificio ma ne varrebbe la pena non credi? … ”


Lo guardava e... si chiedeva chi era quell'Uomo al suo fianco.

Certo con il ventre piatto, vestito in un casual elegante e ricercato, senza tic e dal parlare forbito, ma... gli occhi non brillavano più guardandolo, il sorriso sul viso era forzato, mentre si voltava a cercare ciò che non era più.

domenica 18 agosto 2013

The show must go on!






A piccoli passi, quasi in punta di piedi entrano in quel teatro vuoto da tempo, forse troppo.
Ancora un sentore di polvere spazzata, di stantio a cui si è dato aria.
Il sipario polveroso ancora chiuso, così com’è rimasto dopo quell’ultimo spettacolo, quell’ultimo applauso scrosciante.
Bisbiglii sommessi a rompere il silenzio, non le risate goliardiche delle precedenti rappresentazioni, quasi ci fosse una sorta di timore, quasi che l’attesa temesse di venir delusa, quasi la paura di aver troppe aspettative.
Pian piano si accomodano guardandosi attorno, nuovi stucchi alle pareti, nuovi colori e luci, una nuova sala.
Eppure il legame con il vecchio teatro è palpabile, lo si coglie in ogni cosa, gesto, sussurro.
L’ultimo trillo di campanello… lo spettacolo inizia, le luci si abbassano sfumando nel buio.
Il silenzio è totale, quasi un’apnea collettiva.
L’occhio di bue illumina il vecchio sipario, ultima vestigia di ciò che era, si muove, ondeggia, una mano lo scosta, si apre.
Un passo, un secondo meno incerto,
Eccolo.
Fermo su quelle tavole l’Attor Giovane si presenta, si offre al suo pubblico, si mette in gioco.
Molto ha da dare, molto da lui ci si aspetta e non deluderà.
Un primo timido applauso, via via più intenso, sentito.
Luci, Musica… che lo spettacolo ricominci!



(dedicato a Michele)