domenica 8 gennaio 2012

"Felici Ricordi Perversi"!






Ricordi, ricordi che accendono immagini nella mente, senza un filo logico, senza una reale sequenza temporale, perché non è quello l’importante, ma le sensazioni vissute, gli attimi che sembrano eterni o fuggevoli, ma che lasciano segni nell’anima.
Tu, in ginocchio in quell’angolo, la benda a rubarti la vista, lacrime che la bagnano ricordando quello stupido errore che ti ha fatto sentire piccola, e il silenzio intorno a te che fa più male di mille parole o colpi.
Tu in ginocchio, sussultando quando la cinghia ti segna le natiche e quasi è un sollievo perché ti ruba a quel silenzio ed a quel nulla.
Poi tu persa nel Suo abbraccio, poi, stretta dal calore delle Sue braccia, pelle contro pelle.
E nella mente di colpo tutto cambia, altre immagini, altre sensazioni, diverse ma egualmente vive, quella catena a stringerti i polsi, la corda che sfiora le tue gambe, stringe le caviglie, si tende spalancando le cosce, oscenamente aperta a Lui, e fiera d’esserlo, ancora il buio della benda, mentre le Sue mani ti sfiorano il viso e inaspettati quei piccoli auricolari nelle orecchie e…la musica esplode, violenta, nel cervello, rubandoti al presente, togliendoti anche quel minimo di coscienza e sicurezza che i suoni ti davano.
Non importa più dove, ne quando. Si rincorrono nelle orecchie le note strappate a “Lucille” dalla mano magica di B.B. King. Sembrano dettare ritmo e far esplodere sensazioni … e la Sua mano è su te, leggera a sfiorare il viso, dolce a scendere tra i seni accarezzandoli, improvvisamente severa stringendo i capezzoli quasi sentisse e seguisse il ritmo incalzante di quella musica.
Non importa dove, non importa come, solo sensazioni ormai, totalmente Sua come non sei mai stata, estraniata dal mondo a gustare ogni tocco. Quasi senza distinguerli l’uno dall’altro.
Bocca che bacia, dita che accarezzano e premono, si allontanano e tornano. Colpi, severi di “cane” a segnar la pelle, a battere leggeri sul clitoride, per fermarsi poi e quasi vorresti urlare per chiederne ancora. E di nuovo bocca, lingua ad esplorare il tuo ventre, a muoversi lenta attorno al tuo sesso fradicio, mentre tendi quelle corde cattive eppure amate, sollevando il bacino per spingerti contro quella bocca, quasi ad invitarla a prenderti, conscia che questo probabilmente la allontanerà crudelmente. E quando accade non sai trattenere il tuo … no
…..
severo lo schiaffo che ti segna la guancia, e improvviso il tuo odore di femmina ti scoppia nel cervello… tessuto a sfregarti il viso… il tuo slip…fradicio di te, delle emozioni già vissute, che ora vìola la tua bocca colmandoti del tuo sapore.
E ancora la Sua bocca a scivolare lenta sulla pelle, scovando punti segreti che impari sanno dare piacere; batte la musica nelle orecchie, scoppia nella mente, non c’è più realtà reale, solo emozioni violente, come non pensavi potessero essere, il corpo acceso e sensibile come non mai, ogni punto della tua pelle che freme in attesa, senza sapere cosa, come, quando; la Sua lingua che bagna di saliva il tuo ventre, scende, soffermandosi vicina a quel punto fonte di piacere assoluto, vicina, molto vicina, ma non ancora quanto vorresti … ed è solo il Suo soffio leggero a sfidarti, ad accendere la tua voglia mentre i muscoli si tendono, il corpo si arcua, offerta a Lui in scatti ritmici e ripetuti.
Ricordi, pensieri, immagini che si susseguono rapide riaccendendo il corpo, facendo volare la mente senza una precisa sequenza temporale.
Tu, in ginocchio, quell’abitino leggero che scivola sul seno scoprendolo, i Suoi occhi su te, intuendo il Suo sorriso dolce.
Lui a sollevarti e all’improvviso farti chinare; il tuo viso schiacciato contro il materasso, le Sue mani, ora decise, a sollevare in vita quell’abito, a sfilare lo slip fradicio, afferrando sicure le tue natiche, schiudendole. I muscoli si contraggono nell’attesa timorosa e nel contempo eccitata di ciò che sai accadrà. Il Suo sesso che preme, pretendendo, che forza, che vuole; dolore che fa lacrimare gli occhi, il respiro che manca e sai che sarebbe inutile un tuo no, un no che non vuoi pronunciare perché comunque è piacere mentre si fa strada in te, colma le tue viscere, resta immobile, in te, per un lungo istante, ed inizia quella danza via via più piacevole, eccitante; afferra la tua mano guidandola sul clitoride e il piacere aumenta ancora, ora il dolore è solo ricordo, ora segui i Suoi movimenti, accompagnandoli, cercandoli, più a fondo, ancora più a fondo, mentre la voce si trasforma in rantolii e gemiti, colpo su colpo, e improvviso quel senso di vuoto sentendoLo uscire da te, tenendoti schiuse le natiche, sentendo i Suoi occhi osservare quel buco oscenamente aperto, il rossore ti scalda le guance, ma…anche quello è piacere… e di nuovo Lui in te.
Colpi profondi mentre la mente si svuota, le lenzuola diventano stracci nelle tue mani, quasi aggrappata al piacere, e quella domanda che ti sfugge dalle labbra… chiedendo il permesso di esplodere, di liberare il piacere, di far vivere quell’orgasmo ormai incontenibile …
chiedi, ancora ed ancora e quella risposta che non viene,
implori nel timore di cedere, di non saper resistere, di deluderlo…
fino a quel “si” che esplode nella mente, assieme al piacere, svuotandoti, infradiciandoLo di te, le gambe che si piegano, senza forze, sostenuta da Lui, ancora in te, per poi scivolare piano a terra, ai Suoi piedi, e già la tua bocca su Lui, la lingua che lo assaggia e ripulisce, sapori che si mescolano in te guidata dalla Sua mano.
Quella mano che si fa decisa afferrandoti i capelli, guidandoti carponi verso il bagno, di nuovo in ginocchio davanti a Lui e una sola parola, inattesa, “lavami”. Ed è dolce quel momento, intimo, mentre le tue mani si muovono sul Suo sesso, insaponandolo, sciacquandolo, ripulendolo dai tuoi umori, asciugandolo dolcemente, devota e fiera.
Ricordi, pensieri, immagini, che cambiano all’improvviso, mentre, ricordando, stringi le gambe sentendo umido desiderio bagnarti.
Tu nella doccia, in ginocchio, tu che sollevi lo sguardo nel Suo aprendo la bocca,
ma quel ricordo è ancora troppo “forte” per te, la mente inconsciamente lo nasconde, pur non rinnegandolo;
altre immagini, le braccia sollevate, in piedi dentro la doccia, Lui a muovere sulla tua pelle il getto d’acqua, leggero,
all’improvviso più forte risvegliando eccitazione mai sopita,
e quell’acqua che si fa gelida, come spilli sulla pelle,
di nuovo tiepida,
e ancora gelida,
per poi perderti nel Suo abbraccio caldo, avvolta dal grande asciugamano lasciando che lentamente le Sue mani ti asciughino e riscaldino.
Ricordando il ritmo del tuo respiro aumenta, il seno si solleva più rapido, ma non si fermano quei pensieri, quelle immagini sconnesse e senza filo logico, riportandoti a momenti unici.
Il pavimento freddo sotto le ginocchia, il Suo ordine di chinarti in avanti nella posizione della “devozione” e, stendendo le braccia sentire “qualcosa” davanti a te, sfiorarlo con le dita al buio della benda, quasi timorosa nell’ammettere a te stessa di averlo riconosciuto, via via più sicura facendolo scorrere tra le mani e le Sua domanda, chiedendo se lo riconosci;
si cazzo si certo che lo riconosci, si, è ciò che desideravi più che mai. Ciò che segna un passo importante,
ma la voce manca, non sai dir parola, e le Sue mani strappano quella benda e vedi, tra le tue mani quasi tremanti … il collare …
glielo porgi, offrendoglieLo, offrendoti, è ciò che vuoi, odore di cuoio mentre lo avvicina al tuo collo, sentendolo stringere alla gola, fiera, e non importa sentirti ripetere che ora non ti saranno più concessi sconti, che è difficile ottenerlo ma molto facile perderlo, ora hai il tuo collare, lo sai, solo un oggetto che non cambia molto, ma un simbolo importante, Sua.
E ripensando, ricordando l’emozione è violenta e gli occhi si bagnano di lacrime felici.
E ancora altri flashback senza nesso logico. Tu in piedi, camminando davanti a Lui elegantemente, mentre la Sua voce ti martella di domande, sempre le stesse, ripetute ossessivamente, le tue risposte, conosci quelle risposte, eppure è strana quella sensazione, quell’incalzare di domande, che ti fanno sentire come stretta in una gabbia senza saper come uscire, ed è stupenda quella sensazione.
Altre immagini, altri ricordi, diversi ma non meno intensi e veri. Lui stretto a te in quel grande letto, sentendo il Suo respiro farsi più lento, stringendoti a se. Per un attimo aprire gli occhi e ritrovarti nei Suoi, viso contro viso, mentre il sonno vi pretende ma non volete arrendervi, specchiandovi uno negli occhi dell’altra, aprire gli occhi per spiarLo e vedere che ti sta spiando, sorridendo, cedendo entrambi per un attimo al sonno e a tratti risvegliarsi e ancora ritrovarsi abbracciati, in silenzio.
E ancora immagini, il buio dell’alba non ancora sorta, faticando ad aprire gli occhi ma già sentendoLo contro te, inebriandoti all’odore della Sua pelle, sospesa tra sogno e realtà, gustando ogni secondo di quei momenti, finchè la Sua mano leggera ti stringe più forte contro se, in un dolce abbraccio e la Sua voce sussurra a fior di labbra “buongiorno”, e non potrebbe essere altro che un buon giorno, persa in Lui.
Un sospiro ti sfugge, ora, ricordando…in attesa di viverti, ancora ed ancora

© copyright 7 gennaio 2012