martedì 21 dicembre 2010

Eran semplici ... bacchette cinesi!








a volte basta un nulla… un oggetto banale…un ricordo di una serata e…

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Ancora una volta il buio, ancora una volta quella benda a rubarti la vista ed accenderti i sensi, immobile davanti a Lui, le ginocchia sul pavimento freddo, le braccia costrette dietro la schiena da corde cattive, tese a costringerti in quella posizione e…le Sue parole a far volare la mente.
Sai, senti la Sua presenza davanti a te, senti il Suo profumo ed il Suo odore
Ti sfida a raggiungerlo, ad assaggiarlo, tendi quelle corde, le braccia dolgono, la corda stringe ancor più, ma non importa, anzi tutto ciò non fa che aumentare la tua voglia sfacciata e sai bene che Lui lo sa, lo sente, lo vede.
E finalmente il Suo sapore sulle tue labbra, finalmente la tua bocca posseduta, finalmente saliva densa che ti cola sulla gola e la Sua mano a bagnartene il viso
La Sua mano, che passa leggera dai capelli al volto, dalla gola al seno.
La Sua mano che improvvisamente non è più carne a toccarti… ma severi bastoncini che scivolano lenti sulla pelle, che giocano sui tuoi capezzoli, che…colpiscono con colpi leggeri e continui, ritmati, non dolorosi singolarmente, ma nell’insieme…sfinenti, tanto da strapparti gemiti di cui subito ti penti perché quei colpi si fanno più duri, cattivi, rapidi.
Sai cosa sono quei bastoncini, il ricordo di una cena tra amici, sai che ti ha sorriso vedendoteli prendere come “ricordo”, e forse, più o meno consciamente, sapevi che li avresti..assaggiati, sentiti.
Poi si fermano quei colpi, il seno reso più sensibile, la voglia indecente che ti infradicia le cosce, quella corda che ti tende le braccia … e la mente vuota, in attesa.
Passi, lenti, in quella stanza
Che si allontanano e tornano
Passi che si arrestano davanti a te e quei bastoncini che, due a due, stringono i tuoi capezzoli eccitati, quasi dolcemente.
Lo schiocco di un elastico che si tende ed avvolgerli, e la stretta si fa più severa
Ma sollevi il capo fiera
Un altro giro di elastico e quella stretta aumenta
Per un attimo, nel dolore, sorridi pensando a quella tua frase
“molto meglio i bastoncini che le mollette … le mollette stringono per loro scelta, i bastoncini vengono stretti… dalle mani del Padrone”
E quasi sentisse i tuoi pensieri un altro giro di elastico li stringe ancor più, un lungo gemito ti sfugge, subito negato
E la Sua mano ora sfiora la tua guancia, la accarezza, sai bene cosa sia quella carezza, è la Sua fierezza per ciò che sei, che stai diventando, che gli stai donando
Senti lo strisciare lento di una poltroncina, sai che è seduto davanti a te, che ti osserva, raddrizzi le spalle, sollevi il mento, sei Sua, fiera di ciò che sei.
E torna la Sua carezza, sul viso, scende piano sulla gola, stringendola per un lungo attimo
Dio come ami quella stretta, che ti fa sentire Sua come non mai, nelle Sue mani
Mani, scendono ancora le Sue mani, a sfiorare il seno e… di colpo un piccolo tocco a quelle bacchette
A farle vibrare, muovere appena
Ma basta quel piccolo movimento a farti sussultare
E altri colpetti leggeri, quasi nulli, su quelle bacchette, ancora movimenti appena accennati che danno brividi, certo dolore ma perversamente piacere.
Strappa quella benda dai tuoi occhi
GUARDAMI
Sollevi gli occhi nei Suoi, lasci che ti legga dentro
Mentre lentamente le Sue mani tornano a quelle bacchette, sfilano quegli elastici
e…..
Cazzo… non pensavi fosse così
Lo sapevi, te lo aveva detto mille volte che è molto più doloroso toglierle che metterle o tenerle, ma cazzo non così
Ti sfugge una lacrima
Abbassi gli occhi a guardarti il seno, quel capezzolo che quasi si rifiuta di riprendere la sua forma naturale
E le Sue mani che sforano
Toccano appena
Eppure son mille spilli che toccano, accarezzano, prendono
E ancora raddrizzi le spalle, ancora sollevi il mento
Fiera
Fiera, imbarazzata, cagna quando le Sue mani scendono tra le tue cosce trovando laghi di voglia
Quando le Sue dita schiudono e toccano
Quando spinge in te scivolando sui tuoi umori
Uscendo
Tornando
Dolore e piacere
Dolore e piacere che si accentua quando quelle bacchette riprendono a picchiettare
Non sul seno questa volta
Ma li, tra le cosce, sul clitoride eccitato, bagnandosi di te
Dolore e piacere quando quelle bacchette serrano non i tuoi capezzoli ma quel bottoncino sensibile e quel piccolo vibratore lo sfida
Ancora ed ancora
Strappandoti richieste a mezza voce
Implorando piacere
Gridandogli in faccia ciò che sei e ami essere
Fino al Suo “si” che ti fa tremare, persa nel piacere
………
un meraviglioso modo di utilizzare il ricordo di una bella cena tra amici ;-)

mercoledì 15 dicembre 2010

Femmina ... indecentemente Femmina!





buio, silenzio e nulla … non era che l’inizio di … quei piaceri da troppo desiderati ed attesi fino a portarti ad essere femmina … Indecentemente femmina

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In ginocchio ai Suoi piedi,
Lui
Davanti a te
I suoi occhi che ti guardano, che vedono il tuo viso sporco del suo piacere
che ti riga le guance
Che ti bagna le labbra
Che vedono il tuo corpo ancora fremente nell’orgasmo che hai appena goduto,
eppure già pronto ad altre voglie, ad altro piacere
Che vedono le tue cosce impiastricciate della voglia indecente che ancora ti infradicia
Che vedono i tuoi occhi acquosi di piacere e voglia
E … non è che l’inizio, lo sai …
La sua mano tra i tuoi capelli si fa dura
Severa
Sollevandoti da terra
E quegli specchi, che coprono pareti e soffitto riflettendo impietosamente quell’immagine di te
Che perversamente adori
Ami vederti così
Con il seno gonfio di voglia
I capezzoli turgidi e sensibili
Il viso sporco di piacere e sudore
Il trucco colato
I capelli scomposti
… Femmina e puttana …
La sua femmina e la sua puttana
E ancora quella benda
Improvvisa
A coprirti gli occhi
Ancora quel buio a rubarti la vista
Mentre la sua mano ti guida ancora su quel letto
Poi, dolce ti accarezza il volto sussurrandoti…..”non ti muovere”
E sai che quelle parole ti legheranno più di quelle corde che poco prima stringevano le tue caviglie
Le Sue mani che schiudono le tue gambe
Che piegano le tue braccia dietro la nuca
Per poi … abbandonarti … in attesa
Su quel letto, buio e silenzio …
Persa nei tuoi pensieri e le tue voglie
Immaginando il tuo corpo riflesso su quello specchio a soffitto
Come Lui lo vede
Le cosce oscenamente spalancate a mostrare senza pudore il tuo sesso
Dio come vorresti poterti vedere ancora
Offerta a Lui
Vedere il tuo corpo reagire al Suo tocco
Il tuo viso cambiare espressioni implorando piacere
Farsi teso nell’attesa
Esplodere nell’orgasmo
Ma… aspetti
Immobile … in silenzio
Piccoli rumori di cui non cogli l’origine
Passi, fruscii …
Sai che è ciò che Lui vuole, per far volare ancor più la tua mente
Per farti immaginare ciò che potrà essere, per poi … stravolgere le tue attese
Il letto che si piega sotto il peso di un corpo
Quasi ne percepisci il calore accanto a te
Il tuo corpo gia freme nell’attesa di un tocco
Delicato o violento … non sai e non ti importa saperlo
Perché comunque ti porterà ad altro piacere
Ed ecco quel tocco
Finalmente
A sfiorare il tuo seno
A disegnare il capezzolo già troppo sensibile
Ma … è un tocco diverso, esitante, quasi timoroso
Non è, non può essere il Suo tocco
Apri la bocca per chiedere
Ma sai di non potere
La mente esplode in mille pensieri
Chi? Perché? Come?
Tensione ma non paura, perché sai che mai Lui farebbe qualcosa che potesse ferirti
Mille immagini ti si affollano in mente
Una su tutte
Che hai quasi timore a mettere a fuoco … per imbarazzo o forse per … timore d’esser delusa …
Un altro tocco, leggero, sul tuo viso
Questa volta non puoi sbagliare è Lui. La sua mano, il Suo odore
In una carezza dolce quasi a coccolarti
Per poi sfilarti quella benda
E subito cerchi, in quello specchio che ti riflette, la tua immagine, cercando conferme
E … vedi
lei
Accanto a te
Il suo corpo nudo ed abbronzato accanto al tuo
I suoi capelli scuri ad incorniciarle il volto
I seni piccoli e ben disegnati, i capezzoli che testimoniano già la stessa eccitazione che tu provi
Le sue mani leggere che ancora, timorose, sfiorano appena il tuo seno
E Lui, in piedi a fissarvi
Incroci il Suo sguardo
Un lieve sorriso sul Suo volto
Un sorriso complice
Mentre lentamente si avvicina a voi
Accarezza la testa di lei
Non puoi trattenere un moto d’invidiosa gelosia vedendo le sue mani su quel volto di un altra donna
e le Sue mani guidano quel volto
Un volto che si perde nei tuoi occhi
Tra imbarazzo e timore
Che, spinto dolcemente dalla Sua mano, si avvicina al tuo
Ora, ora cogli quel profumo dolce e leggero, di donna,
Ora vedi quel leggero tremore su quelle labbra appena schiuse
Vicine
Ancor più vicine alle tue
Ora puoi assaggiare, finalmente, il sapore di una bocca di donna
Temuto
Sognato
Desiderato
Ora non ci sono più domande
Ora non importa chi è,
ne come e quando lei è comparsa
Ora ciò che leggi in lei ne fa tua complice
ora
Un bacio timido
Leggero
Lo spuntare indeciso della tua lingua tra le labbra a cercare spazio
insinuandosi tra le sue labbra ancora troppo immobili
Gustando il sapore della sua lingua che piano prende vita, giocando con la tua
In un gioco che si fa più intenso
Pressante
Vivo
Mentre i vostri respiri si mescolano
La vostra pelle si conosce
I vostri corpi si allacciano
Perse in quel bacio
Che ora è intenso e violento,
Ma la voce di Lui ti strappa a quella sensazione
“credevo di averti detto di non muoverti”
la Sua voce è fredda ora, quasi gelida
conosci quel tono
e il tuo corpo lo riconosce, inondandoti sfacciatamente di voglia
in un pulsare sordo del tuo ventre … che ben conosci … tra spasmi incontrollabili di voglia indecente
ti liberi da quell’abbraccio di donna
le mani si allacciano dietro la nuca
le cosce si schiudono… come Lui ti aveva chiesto, come Lui vuole
in attesa
si avvicina lento
la Sua mano ancora sui capelli di lei
la vedi rabbrividire a quel tocco e sai ciò che prova
ciò che mille volte TU hai provato
ciò che … ora .. vorresti provare
Lui che cerca i tuoi occhi ora
mentre la sua mano si muove su quel corpo di donna
su quella gola quasi offerta, stringendola appena
scende su quei seni che vorresti assaggiare
gioca su quei capezzoli che vorresti succhiare
mordi le labbra per nascondere un gemito d’eccitazione
per un attimo il tuo corpo reagisce da solo
stringendo le cosce a cercare, in quella stretta, un minimo effimero sollievo alla tua voglia
ma gia la sua voce ti riprende
“FERMA”
secca
severa
come una sculacciata
e mentre torni a spalancare le cosce il solo pensiero di quella sculacciata, di quel colpo severo sulle tue natiche …  fa sussultare il tuo ventre
ancora i tuoi occhi nei Suoi
Lui sa ciò che senti, che provi, che vorresti
ti sfida in questa dolce tortura
continuando a conoscere il corpo di lei
muovendo le Sue dita tra quelle cosce appena schiuse
non ti serve guardare quella mano
il respiro mozzato di lei ti dice tutto
sai quanto siano abili quelle dita che frugano
dita Padrone
che scoprono i segreti del corpo
dita che sanno rubare piacere con una carezza lieve o stringendo severe il clitoride
dita che schiudono, aprono, prendono, pretendono
scivolando su voglia indecente
spingendo lente
per ritrarsi piano mentre spasmi inarrestabili cercano di trattenerle
per poi tornare a spingere
decise
come mosse da vita propria, come se sapessero leggere i bisogni di quel corpo offerto
assecondandolo e sfidandolo.
Nel corpo e nei gemiti di lei senti il suo piacere
Il respiro che si fa ansimo
Il corpo che sussulta e ondeggia danzando su quelle mani
Rabbia in te
Frustrazione e …
Voglia
Su tutto voglia, indecente e perversa
Ma sai che è la tua punizione per non aver obbedito
E sai che non sarà solo questo …
Quasi leggendoti dentro la mano di Lui l’abbandona
Si avvicina al tuo viso
Violento ed eccitante quell’odore di femmina sulle Sue dita
Quell’odore di donna eccitata così simile eppur diverso dal tuo, che mille volte hai sognato e desiderato
Davanti al tuo volto
Sfiora le tue labbra
Vuoi quel sapore … ma … non ancora
Si allontana da te quella mano
Torna a lei
Sul suo volto
Tra i suoi capelli
Guidandola verso il Suo ventre, verso quel sesso così teso, pulsante, eccitato
Lo odi, la odi
Stronzo Lui, puttana lei
Che schiude le labbra
Che sporge la lingua facendola scivolare piano su quel glande che vibra
accogliendolo poi nella bocca
Stringendo appena le labbra
Lasciandolo uscire piano
Lucido di saliva
Per tornare ad ingoiarlo
Famelica
Muovendo la testa avanti e indietro con colpi rapidi
Per poi lasciare che esca da se e far scorrere lenta la lingua lungo il dorso
STRONZO!
Quante volte avresti voluto succhiarglielo così
Leccarlo lentamente
Coprirlo di saliva calda ed eccitata
Farlo scorrere tra le labbra per poi tornare a succhiarlo
Quasi a dimostrargli il tuo esser brava perché anche in questo fosse fiero di te
E perché no il tuo adorare di sentirti sgualdrina, la Sua sgualdrina
Ma non ti è mai stato concesso
Lui ha usato la tua bocca
Lui ha fottuto la tua gola
Ha scopato le tue tonsille e la tua mente
Ma non ti ha mai concesso d’esser tu a “condurre il gioco”
Ed ora …
Ora perché a lei si?
Volti il capo a cercare di cancellare quell’immagine
Ma impietosi quegli specchi te la rimandano
Gli occhi di lei
Fieri
L’ondeggiare dei suoi capelli mentre fa scivolare la bocca su quel membro caldo
PUTTANA!
Uno lurida puttana ecco cosa è
Una stronza che dispensa pompini dietro la porta di un cesso e da come sa farli deve essere abituata a succhiar cazzi
Parole
Che ti bruciano nella mente
Parole che sai sono dettate da rabbia
Rabbia per quella punizione che Lui sta infliggendoti
Che non segna il tuo corpo, ma brucia più di mille colpi sulla pelle
E odi il tuo corpo
Che non ti appartiene più
E reagisce a quelle immagini come non vorresti
Senti la voglia colarti addosso, oscenamente tra quelle cosce spalancate
Vedi, in quegli specchi impietosi il tuo ventre sussultare in piccoli scatti involontari ed incontrollabili
I capezzoli dolenti per la troppa eccitazione
Che vorrebbero mani, bocche
Carezze e strette severe
E mordi le labbra per non far sfuggire quei gemiti che ti bruciano dentro
Stringi i pugni dietro la nuca, conficcando le unghie nel palmo delle mani per impedire a quelle mani di scivolarti addosso e masturbarti furiosamente come ora il tuo corpo pretende
E un sorriso ti vela appena il volto pensando a quanto, in fondo, ami farti fottere la bocca … e Lui lo sa
Lui che ora vede il tuo sorriso
Lo ricambia
E già la Sua mano si fa dura sul capo di lei
ORA, ora è Lui a guidare
Ora è Lui a spingere il Suo cazzo in fondo a quella gola a rubarle l’aria,
a far colare saliva eccitata da quelle labbra
E gli occhi di lei ti dicono che lei, come te, è questo che vuole
Che ama
Che è
Colpi decisi e profondi ora nella sua gola
Lacrime che velano i suoi occhi
Che si spalancano quando il respiro non ha più spazio
E la sua bocca che si spalanca cercando aria quando Lui la libera… ma per un attimo
Solo per un attimo prima di tornare a fottere quella gola
Mentre scure righe di trucco le segnano le guance
Vorresti muover la tua mano
Sul tuo corpo
Tra le tue cosce
Sul suo corpo
Tra le sue cosce
A mescolare le vostre voglie
Per donarle a Lui
Ma non puoi, non ancora
E resti stupita quando lei
D’impulso
Lascia scorrere le sue dita tra le cosce
Muove quelle dita sul clitoride premendolo
Le piega spingendole in se
Rantolando quasi su quel cazzo che la sta prendendo in gola e su quelle dita che le regalano piacere solitario
Sorridi amara ora
Sai che cosa accadrà
Un gesto brusco
Severo
Quella testa quasi strappata da quel sesso turgido
Gli occhi di lei spalancati che non capiscono
E la voce di Lui
Quel tono che tu conosci
Gelido
Distaccato
Che chiede a lei come si è permessa
Chi le ha concesso di accarezzarsi
Toccarsi
Se è così cagna da non saper controllare le proprie voglie….
E così puttana da colare voglia solo nell’esser fottuta in gola
La vedi arrossire
Abbassare gli occhi confusa
Sai bene ciò che prova
Come la sua mente sia piena di mille pensieri contrastanti
Lei sa di aver sbagliato
Lei che ora non sa dove volger lo sguardo
Il suo viso in quegli specchi
Quei cerchi scuri di eccitazione che le segnano gli occhi
Il volto bagnato di saliva e sudore
La bocca spalancata a cercare aria che le mancava
Eppure gia orfana, troppo orfana di quel cazzo che la fotteva
E non capisce
Non ancora
I suoi occhi trovano i tuoi
Si perdono nei tuoi
Cercano aiuto
Comprensione
E il tuo sguardo cerca di trasmetterle complicità
Si, l’hai chiamata puttana nella mente
Ma eran parole di rabbia, invidia e gelosia
ora vedi la vera essenza di lei
Ora ti rivedi in lei, riconosci in lei ciò che sei stata e sei
Ora … sorelline nella guida di Lui
E sai che ora lei dovrà imparare
ora …
ora

venerdì 10 dicembre 2010

Motel K! (seconda parte)







E’ stato l’inizio di una lunga giornata…vostra
Mentre ti abbandoni a Lui, alle Sue mani, al Suo sesso che ti fruga la gola fottendola, rubandoti l’aria, facendo colare saliva indecente.
Spalanchi la bocca cercando aria quando esce da te, ma già Lo aspetti, Lo desideri, Lo vuoi… ma… si nega a te, lentamente scioglie i tuoi polsi, ti fa sollevare in piedi, grondante d’acqua di quella cascatella, il Suo sguardo è severo, sai che molto ancora imparerai, scoprirai, mentre ti guida verso quel grande letto tondo, mentre altre corde cattive serrano i tuoi polsi, le tue caviglie, costringendoti su quel letto, aperta a Lui, offerta a Lui.
Indecente e sfacciata, come senti d’essere, come ami essere.
Quasi ignorandoti lo vedi togliere lentamente qualcosa dalla Sua valigetta, un bicchiere dalla coppa strana, uno cucchiaio forato che sembra d’argento, una bottiglietta trasparente con un liquido verde.
Non sai staccare gli occhi da quelle mosse lente, studiate, mentre versa un poco di quel liquido nel bicchiere, posa il cucchiaio sopra il bordo appoggiandoci una zolletta di zucchero e versa da una caraffa acqua ghiacciata che si mescola a quel liquido. Ora sai, hai capito
… Assenzio …
si avvicina a te, lascia che qualche goccia di quel liquido ti bagni le labbra e chinandosi ... ti bacia … mescolando i vostri sapori, bevendo assieme quel liquore che brucia, ma è il Suo bacio che più di tutto ti accende.
Resta a guardarti, immobile per lunghi istanti, poi la Sua mano si avvicina, sfiora le tue labbra, quasi a raccogliere le ultime gocce di quel liquore, le porta alle Sue, succhiandole, poi torna quella mano, leggera, a sfiorarti il seno, ad accarezzarlo.
A “torturare” i capezzoli accendendoli di voglia, a scendere decisa lungo il corpo fino alle cosce oscenamente spalancate, a giocare con quel ciuffetto di peli ben curato, come sai Lui vuole e si aspetta e … improvviso e inaspettato un colpo, uno schiaffetto, non violento, non cattivo, ma deciso, li, tra le cosce, li sul clitoride già così sensibile, che ti fa sussultare, e subito un secondo colpo, ed un terzo, un quarto, non li conti più. Ti perdi in quell’incredibile miscuglio di piacere e dolore, dove l’uno e l’altro si mescolano e si confondono. La mente si svuota e il corpo reagisce come mai avresti pensato, ma non ora, ora non pensi più, ora “senti”, “vivi”, ora ogni molecola del tuo corpo è piacere, ora quasi sollevi il ventre a cercare quel colpo, quella mano; ad offrirti al nuovo colpo, ad aspettare il successivo mentre senti voglia indecente infradiciarti e l’orgasmo crescere, amplificarsi, avvolgerti
Ma non puoi, non devi, non ti è concesso, spalanchi la bocca per chiedere, pronta a supplicare per un “si”,, ma quei colpi si infittiscono, e con loro la tua urgenza di piacere, la mente è confusa, avvolta in una nebbia di sensazioni violente, il corpo costretto da quelle corde si inarca, le mani si stringono a pugno.
Vuoi, vorresti, ne hai bisogno …
E … improvviso esplode, incontrollabile mentre spalanchi gli occhi e non capisci, come, cazzo come è potuto succedere?
Il tuo corpo sembra animato di vita propria, la mente si chiede perché e come e il corpo continua a sussultare in un orgasmo infinito, a tendere quelle corde, ad inarcarsi sotto quei colpi continui, a … godere di un orgasmo desiderato ma non voluto, a schizzare getti di piacere che “sporcano” le Sue mani, e lente lacrime ti scorrono sul volto mentre nella mente ti ripeti ossessivamente
No, no che stronza che sono no, non devo fermarmi, fermami,
è la Sua mano che si ferma
ma non il tuo piacere, non il tuo orgasmo non concesso, rubato
gli occhi si rovesciano, il bacino si solleva in scatti ripetuti, ritmici, scopando l’aria, bagnando quel letto di umori e voglia, i muscoli tesi e un velo di sudore sulla pelle mentre ti vedi riflessa nel mille specchi che circondano il letto, mentre ora sai qual è quell’espressione che Lui ama e che ti fa così bella, ma lente lacrime turbano quel viso
no, non così, non ti aveva concesso l’orgasmo…
per un attimo cerchi i Suoi occhi, ci leggi delusione e durezza, e, assurdamente, quello sguardo amplifica ancor più il tuo orgasmo strappandoti gemiti e urla con la mente che si affolla di mille parole confuse, parole di piacere, parole di imbarazzo, parole di scusa
… parole che non sai dire …
e di colpo è la calma assoluta
il corpo svuotato, inerte, quasi senza forze, abbandonato su quel letto e costretto da corde che ormai non servono più
ora, ora senti i Suoi occhi bruciarti dentro
nell’anima
ora le Sue mani sciolgono quelle corde
ora i tuoi capelli tra le Sue dita cattive, come cattiva è la Sua voce mentre ti chiede se avevi il permesso
e ingoiando lacrime sai solo sussurrare
“no Signore”
non una parole di scusa, non servirebbe lo sai
lasci che le Sue mani ti guidino verso quella poltroncina
che ti pieghino sentendo lo schienale premere sul seno
che altre corde stringano le caviglie e i polsi a quella sedia,
ti vedi, ora quegli specchi sono impietosi
ti vedi
con le cosce spalancate
con la testa china e le natiche sollevate…
ti vedi e sai ciò che accadrà…
lo temi certo … ma sai che così deve essere
e già il primo colpo di cinghia segna la tua pelle
un lungo istante e a fatica riesci a sussurrare quella parole che vuoi e devi dire
“grazie Signore”
e già il secondo colpo stria di rosso le tua pelle
e ad ogni colpo il tuo ringraziamento, non un atto dovuto, ma voluto, perché è così che vuoi.
Bruciano le tue natiche, sai che sono percorse da strisce rossastre che poi ammirerai fiera
Non conti i colpi
Lui sa qual è la giusta punizione
Lasci che lacrime di dolore righino le tue guance
Lasci che il dolore si espanda per tutto il corpo, quasi a compensare quel piacere rubato
Poi tutto si ferma, Lui davanti a te, sollevi piano il viso
Trovi i Suoi occhi
Ancora severi e una sola parola “succhiami”
E già è in te, nella tua bocca, nella tua gola,
in te a riaccendere voglie e desideri
in te a donarti il Suo sapore
e quel dolore è solo un ricordo che si fa piacere.
Muove il Suo sesso sul tuo viso, sulle guance, sulla gola, impregna la tua pelle di se, del Suo odore, poi si muove, dietro te
Sai cosa vuole
Sai cosa prenderà
Ma…non è così facile, la Sua voce chiede e pretende risposte
Chiede se sai cosa si aspetta da te, se sai cosa ora vuole
E rispondi con voce ferma “SI Padrone”
Ma non basta ancora, si aspetta che tu non abbia vergogna delle tue parole, si aspetta che tu ti offra e chieda
E ignorando l’imbarazzo … chiedi
Chiedi che Lui prenda il tuo culo
Chiedi che lo vìoli con forza
Che lo pretenda e lo prenda
Senti le Sue mani sulle natiche, schiuderle
E il Suo ordine “GUARDAMI”
I Suoi occhi nei tuoi attraverso lo specchio, il Suo sesso che sfiora quel buchino così timoroso, saliva che cola a bagnarlo e…spinge, forza, preme
Mordi le labbra per non urlare, lo sai, sai che quel dolore poi sfumerà diventando altro, ma cristo quanto fa male
Un colpo più deciso, secco, le viscere sembrano spaccarsi
Trattieni il respiro, una lunga apnea
Poi… i Suoi colpi si fanno più dolci
Lo senti scivolare piano
Colmarti
Ormai il dolore è quasi un ricordo
Ora sei tu che spingi contro Lui
Che lo cerchi
Che ti doni
Non abbandoni i Suoi occhi
Vuoi che veda la fierezza con cui sei Sua
Totalmente Sua
Ed ora è piacere
Ora i sensi tornano ad esser accesi
Ora i suoni della tua gola son gemiti e voglia
E quando la Sua mano si infila tra le cosce, quando preme per un attimo il clitoride … le gambe si piegano e trovi la forza di chiedere, con voce supplicante
“posso mio Signore? Posso godere? La prego posso?”
e il suo “Si” giunge come il più bello dei doni
ora
ora puoi vuotare la mente senza rimorsi
ora puoi abbandonarti al Suo cazzo ed alle Sue dita, ora puoi gridare il tuo orgasmo senza vergogna ne timore, ora puoi guardarti in quello specchio e vedere ciò che sei
la Sua puttana e la Sua regina
tra le Sue mani persa nel piacere
e il Suo respiro ti dice che anche Lui si unisce al tuo piacere, stringendoti i seni con forza, fino a quell’ultimo colpo profondo, per restare fermo in te, i vostri respiri uniti, stretto a te a mescolare sudore e lentamente poi… uscire da te, tenendoti le natiche schiuse, senti il viso rosso di imbarazzo perché sai ciò che Lui vede, quel buco restare per un lungo attimo oscenamente aperto … mostrato come mai avresti pensato di saperti mostrare
ma a Lui si …
si sciolgono quelle corde, lentamente, scivoli ai Suoi piedi, vorresti ringraziarlo, dirgli mille parole, ma non riesci a dir nulla
lo vedi riaprire la valigetta
tornare verso te
afferra il tuo polso e…
un piccolo bracciale d’argento e cuoio lo avvolge
sai ciò che significa
è il tuo “collare”, un simbolo, che potrai “indossare” sempre ed ovunque, a dire al mondo che non sa … che sei Sua.

mercoledì 1 dicembre 2010

Motel K!

 





Immagini dal sito del Motel K (www.motelk.it)



Un nuovo giorno, un nuovo incontro
Come ogni volta hai passato la notte quasi insonne, tra desideri, attese, ansie, paure e voglie, ripensando mille volte all’abbigliamento scelto, a cosa Lui dirà, se Gli piacerà,
ore in bagno a curare il tuo corpo perché sia degno di Lui e come segno di rispetto; poi immagini, che si sovrappongono, si sommano, si annullano, pur sapendo che comunque nulla sarà come immagini, che come ogni volta sarà una sorpresa, un altro passo.
Finalmente mattino, tutto il giorno per voi;
ti chiedi perché non ti ha chiesto di raggiungerlo nel solito Hotel, quello che ormai, cancellati vecchi fantasmi, è il vostro hotel, ma non importa, importa solo che sarete Voi, ancora una volta Voi.
Ti dirigi nel traffico di Milano verso il Portello, parcheggi l’auto, come al solito sei in anticipo, il timore d’essere in ritardo ti fa partire come sempre molto prima.
Seduta in auto aspetti, guardando nervosamente il cellulare, controllando mille volte che ci sia linea, e finalmente lo schermo s’illumina, non ti serve guardarlo, sai che è Lui, la Sua voce, con i suoi mille colori, poche parole e sai che è li, a pochi metri da te.
Scendi, chiudi l’auto, Lo vedi.
Non fai domande salendo sulla Sua auto, non importa più nulla, solo Voi.
Senti il Suo sguardo scrutarti, scivolare sulle pieghe di quell’abito acquistato apposta per Lui, quell’abito che ti fa sentire Donna e Femmina, senti il Suo sguardo trapassare il tessuto, bruciarti sulla pelle, mentre d’istinto stringi le gambe quasi a placare quella pulsione che senti nel ventre.
Guardi fissa davanti a te, le mani elegantemente posate sulle cosce, mentre l’auto corre, e non importa dove.
Tangenziale, traffico, rallenta, sempre senza parlarti, senza dir nulla, poi improvvisa la Sua mano sulle tue cosce, decisa segue la curva delle gambe, trova la pelle nuda oltre le calze, le dita giocano con i ganci del reggicalze che hai indossato apposta per Lui, e intuisci il Suo sorriso.
Più su quella mano, più sfacciate quelle dita mentre schiudi le gambe scivolando in avanti sul sedile, incurante di tutto ciò che ti circonda, incurante della gonna che ti sale in vita, incurante di sguardi che altri automobilisti possano lanciarti, persa nella voglia.
Uno strappo secco e quello slip è tra le Sue mani, strappato rubandoti un gemito, e subito sul tuo viso a farti gustare l’odore della tua voglia, a premere sulle tue labbra, a scivolarti nella bocca, ma non importa, ora le Sue dita si sono impossessate di te, ora frugano, pretendono, prendono, tra i tuoi gemiti soffocati; il tuo bacino danza impazzito su quella mano e il bisogno d’orgasmo troppo a lungo negato è lì che urla, indecente.
Sai che te lo si legge in viso, che chiunque ti veda non può non capire, ma non importa, non più.
La Sua mano, mano Padrona ora, che ti abbandona, mentre ancora il bacino sussulta sollevandosi in scatti violente quasi a scopare l’aria, la Sua mano tra i tuoi capelli, a stringerli, mentre voltando il viso vedi un camionista che state sorpassando lentamente fissarti, ma non importa, nulla importa ora.
E quella mano ti piega sul Suo ventre, il Suo sesso davanti al viso, il Suo odore nelle narici mentre ti strappa dalla bocca quello slip e ti fotte la gola, spinge rubandoti l’aria, ti forza al limite, finché saliva ti cola dalle labbra, lacrime ti bagnano gli occhi colando il trucco, sollevandoti per un attimo, un attimo solo e farti respirare a bocca aperta e di nuovo a pretendere la tua bocca, fino in fondo, usata, presa, Sua.
L’auto si ferma, ti sollevi, fermi in un autogrill, il tuo viso sconvolto, dal piacere, dalla voglia, da Lui.
Lo guardi, con un cenno ti dice di risistemarti la gonna, lo fai alla meglio, nuda sotto quella stoffa, fradicia di voglia.
Scende aspettandoti, un attimo di titubanza, sai di non esser presentabile con il trucco colato, con la voglia dipinta in faccia, con la saliva a “sporcarti” la bocca, ma è solo un attimo, raddrizzi le spalle, fiera al Suo fianco, incamminandoti verso l’entrata dell’autogrill; la scritta “toilette” che giganteggia,
per un attimo speri ti permetta di scendere a sistemarti, ma prosegue diritto alla cassa, ordina un caffè per se ed una cioccolata per te.
Ti sembra che tutti ti guardino, probabilmente molti ti fissano, ma non importa, sei fiera di ciò che il tuo corpo ed il tuo viso dicono.
Al bancone del bar, sorseggiando lentamente le vostre bevande, i suoi occhi nei tuoi, un sorriso, che vale più di mille “ti amo” e tornate verso l’auto.
Ancora tangenziale, ancora traffico, ma ora ti senti rilassata, in pace con te stessa, “a casa”.
Altre strade ora, paesi dell’interland che non conosci, mentre il Cd urla canzoni a cui sei legata
Ligabue con la sua “quella che non sei”
Irene Grandi “per fare l’amore” che ossessiva spesso ti grida nelle orecchie dalla pubblicità
E all’improvviso una insegna, stupore meravigliato sul tuo viso
Leggi quell’insegna sorridendo
“Motel K”
quanto ne avete parlato
quanto ci hai fantasticato spulciando nel sito, ed ora è li, davanti a te.
Poche formalità, poi una porta davanti a voi,
sei quasi paralizzata dalla gioia e dallo stupore
La porta si apre… su un mondo fantastico
"grotta verde" ...
quante fantasie hai vissuto da sola sulle immagini di questa suite
Rocce al posto di pareti, a creare una caverna isolata dal mondo, rumore d’acqua che scroscia in una pozza d’acqua azzurra, quel grande letto rotondo circondato da specchi. Le parole ti muoiono in gola, e su un tavolino un’elegante composizione di frutta e dolci, una bottiglia di fragolino e una lunga rosa rossa.
Gli occhi ti si riempiono di lacrime, lacrime di gioia questa volta.
Lo guardi vorresti dirgli …. Troppe cose, i pensieri non sanno farsi parole, ma il Suo sorriso ti dice che Lui sa.
Seduto in una poltrona ti osserva in silenzio, prende dalla giacca un sigaro, te lo porge, sai bene ciò che si aspetta
Scivoli in ginocchio ai Suoi piedi, fissandolo, muovi delicatamente quel sigaro tra le dita poco più che una carezza per compattare il tabacco, sporgi la lingua, inumidendolo, il Suo sguardo non ti abbandona, sai bene cosa si aspetta, sollevi in vita la gonna, divarichi le cosce e lasci che sia la tua voglia ad inumidire ed insaporire ancor più quel sigaro, per poi porgerglielo, ma non lo prende, ti porge un accendino, avvicini il sigaro alle labbra, il tuo odore di femmina che nasce da quel tabacco pregiato, lo accendi lasciandoti avvolgere dall’aroma del fumo e di nuovo glielo porgi; i Suoi occhi ti dicono del Suo esser fiero di te.
Fuma in silenzio. Davanti a te, i Suoi occhi nella tua anima.
Si alza, lentamente e il Suo sguardo cambia. Lo vedi prendere qualcosa dalla Sua 24 ore … corde, Dio quanto amore e odio insieme per quelle corde
I tuoi capelli nelle Sue mani, a sollevarti in piedi, a spogliarti con gesti decisi, nuda davanti a Lui, per Lui, ma già i tuoi polsi sono Suoi, quelle corde che lente si avvolgono, stringono, serrano, bloccandoti le braccia dietro la schiena e la Sua cinghia alla gola, a guidarti attraverso la stanza, verso quella cascatella con giochi di luce, entri in quella piccola piscina, con gesti decisi Lui fissa la corda dietro te, in ginocchio nell’acqua accarezzata da quella cascatella scrosciante, le braccia tese dietro, al limite della resistenza, ma non importa, nulla importa se non voi.
Si allontana con passi lenti, torna, quella rosa tra le mani, lo guardi mentre piano quel fiore delicato ti accarezza il volto, la gola, il seno, i capezzoli, già così tesi da esser dolenti, poi non è più quel fiore ad accarezzarti, ma il gambo con le sue spine, leggero, poco più di un graffio sulla pelle, a disegnar strie sottile dal seno al ventre, dalla nuca alle natiche, quasi a creare un disegno. Scende tra le cosce schiuse, sotto il pelo dell’acqua, sussulti al tocco di quelle spine sul clitoride
Dolore e piacere
Ora lo vorresti, ora lo desideri, ora lo vuoi, sai di non poterglielo dire ma Dio quanto lo vorresti
Vedi il Suo sesso teso davanti a te, vicino, sporgi il capo in avanti, la bocca schiusa, tendi le braccia al limite consentito dalla corda, mentre le Sue parole quasi t’irridono chiedendoti se non sei capace di prenderlo, di assaggiarlo, se la tua voglia non è sufficiente a portarti a Lui
Tendi ancor più quelle corde odiando quell’acqua che bagnandole le accorcia, e nel contempo amandola perché fa stringere ancor più i tuoi polsi
E finalmente la tua lingua lo sfiora, un attimo, solo un attimo e già si allontana per tornare con quella gag-ball
No, non ora cazzo non ora, ora non vuoi che la tua bocca sia bloccata, ora vuoi assaggiarLo, inghiottirlo, succhiarlo ma già quella pallina viene serrata tra i tuoi denti, stretta dietro la nuca
Ed ora, perversamente, Lui è li davanti a te, struscia il Suo sesso sul tuo volto, sulla tua gola, sulle tue labbra bloccate da quella pallina, sporgi a fatica la lingua sentendo saliva colare, per riuscire almeno a rubare il Suo sapore, ma solo per un attimo, troppo poco e quella benda ora si stringer sui tuoi occhi, buio, desideri, sensazioni portate all’eccesso…
E inatteso, violento, bruciante il dolore
La morsa di quella molletta sui tuoi capezzoli turgidi
Prima una
Poi l’altra
e…silenzio
lunghi istanti
lunghissimi
mentre quella cascatella ti scroscia addosso, mentre lacrime bagnano i tuoi occhi
mentre il dolore si confonde con perversa e indecente voglia
vorresti chiedere di liberarti da quelle mollette
biascicare parole in quella gag che ti serra la bocca
e nel contempo implorare di lasciarle, per insegnarti
per portarti oltre
e oltre ancora
finalmente la benda si scioglie, finalmente puoi specchiarti nei Suoi occhi e in quelli mille specchi che circondano la stanza, finalmente puoi vederti e vederlo mentre lentamente la Sua mano si avvicina alla prima molletta, la afferra e con un gesto secco la apre e…. non sai trattenere un urlo soffocato
cazzo pensavi facesse male la molletta, ma è nulla in confronto al dolore nel toglierla e ora, mentre la Sua mano si avvicina alla seconda non sai trattenere un tremito
segui con lo sguardo la Sua mano
le dita che si posano sul gambo della molletta
si chiudono stanno per stringere
chiudi gli occhi
“GUARDA” come uno schiaffo le Sue parole e riapri gli occhi
fissi ancora quelle dita e… non serve esse pronta … non serve a trattenere un altro urlo, che si accompagna a lunghi gemiti quando le Sue mani sfiorano il tuo seno, lo accarezzano e pian piano il dolore sfuma e si fa altro
e finalmente scioglie dalla tua bocca quella gag, finalmente il tuo capo è tra le Sue mani
le Sue mani a prenderti, a forzarti la bocca, a frugarla quasi a prepararla, a sporcarsi di saliva che sa di voglia e subito dopo Lui in te, in fondo alla gola, a spingere a prenderti, a fotterti, mentre le mani stringono la tua gola dosando l’aria, completamente nelle Sue mani, come ami essere.
Ti perdi in Lui, Lui tuo Padrone, signore, tuo Tutto.
Il dolore è piacere, il piacere dolore.
Ed è solo l’inizio, l’inizio di una lunga giornata… vostra

Al Motel K