giovedì 16 gennaio 2014

"Incontenibile voglia di..."







Paesaggi scorrono dal finestrino, sequenze veloci che guardi distratta.
La mente altrove, a ciò che ti aspetta, a Lui che ti aspetta.
Ti rannicchi sul sedile, quasi a coccolarti lasciando andare i pensieri, stringendoti addosso quell’abitino acquistato per Lui, indossato spudoratamente senza intimo.
Vuoi fargli una sorpresa, offrirti.
No, o meglio non solo, adori sentirti così, sottilmente puttana, guardare chi ti siede di fronte indaffarato con il suo tablet, chi distrattamente legge il giornale, chi chiacchiera a voce troppo alta al cellulare… se sapessero.
Un brivido perverso ti scuote.
Chiudi gli occhi, e subito mille pensieri si affollano, mille desideri.
Il bisogno del Suo sguardo, delle Sue mani, della Sua voce.
Di quei silenzi che dicono tutto.
Contrai le cosce, istintivamente, e quel lieve contatto incendia il corpo.
Il seno preme in quell’abitino leggero, ad ogni movimento sfiora i capezzoli, la bocca si schiude.
Cazzo hai voglia, lo vorresti li
Davanti a te
Vorresti scivolare ai suoi piedi, elegantemente inginocchiata, composta come Lui pretende, lasciando che ti afferri il capo, premendolo contro il Suo ventre, facendoti sentire la Sua voglia, facendosi desiderare.
Stronzo, lo odii quando prolunga la tua attesa, quando sa esattamente cosa vorresti, quando basta guardarti per sapere che sei un fascio di carne eccitata, eppure, mantenendo quel contegno quasi impassibile, ti ignora.
Si lo odii ma… quanto ami quei momenti e ciò a cui preludono.
La voce metallica del capotreno che annuncia la prossima stazione
Non ancora la tua
Non ce la fai più, hai voglia, hai bisogno di vederlo, annusarlo, servirlo.
Apri gli occhi, cammini per la carrozza cercando di pensare ad altro,
ma il corpo pretende ormai.
Rapidamente digiti un messaggio dal cellulare, una richiesta, quasi un’implorazione
Il permesso di poterti accarezzare nel bagno del treno.
Immediata la risposta, forse inattesa, sicuramente sperata e desiderata
Un semplice banalissimo “si”.
Il cuore pulsa violento tra le cosce mentre chiudi alle spalle la porta sollevi in vita l’abito
Ti guardi nel minuscolo specchio, adori ciò che vedi, una Femmina, calda, eccitata, viva.
La mano scivola tra le cosce, le dita schiudono piano le labbra, scorrono lente nel solco fino al clitoride, lo sfiorano, si allontanano, tornano, più decise
Come Lui ama toccarti, come tu adori esser toccata.
Il leggero trillo del cellulare segnala un sms
No, non ora, fanculo a tutti, ora no, ora sei tua, ora vuoi godere
La mano si muove veloce adesso, le dita passano rapide attorno al clitoride, lo premono, lo muovono.
Un altro sms
Un altro ancora
Le dita fradice di voglia, un velo di sudore sulla pelle, i primi sussulti incontrollabili danzando sulla tua mano, muovendo oscenamente il bacino
Il cuore in gola a strozzare il piacere
Un nuovo messaggio sul cellulare
Cazzo
Cazzo
Lo sai, stai facendo finta di nulla ma sai bene che probabilmente è Lui, che probabilmente ha altri ordini, che forse… ti negherebbero il piacere
Sai che stai fingendo di non saperlo per rubare un orgasmo, che poi pagherai
Ma ora no, ora ne hai bisogno
La senti la tua voglia, tra le dita, nella figa, nelle vene, nel cervello.
Le dita spingono, entrano, a frugarti, a fotterti, a scoparti.
Ti vedi riflessa nello specchio, cagna eccitata, femmina, Donna
Lo sguardo appannato dal piacere, le labbra schiuse su gemiti soffocati, la gola secca inarcando la schiena…
Uno squillo prolungato, imperioso quasi; non puoi ignorarlo stavolta, stavolta no.
Allontani la mano cerchi di rallentare il respiro, di imporre al tuo corpo quell’ordine che ancora non c’è, di ritrovare un minimo di freddezza…
E finalmente prendi il tuo cellulare, maledetto apparecchio, scorri rapida i messaggi, tutti Suoi,
via via più decisi
Iniziando con i primi a suggerirti
 … ordinarti …
come accarezzarti, come sfiorarti
Che stupida non voleva negarti il piacere
Voleva condividerlo e tu …
Prosegui a leggerli
Il tono cambia
Senti quasi la freddezza per le tue non risposte
Quasi senti sulla pelle il Suo sguardo farsi glaciale
Fino all’ultimo messaggio
Che semplicemente dice ”pagherai”!
Un brivido,
Mordi le labbra
Cretina
Per cosa? Per un orgasmo rubato in un cesso?
Per cosa?
Per non aver saputo aspettare un’ora?
Cretina
Ti risistemi rapidamente
Per un attimo cogli sulle tue dita l’odore della tua voglia, quasi un fastidio ora, e lentamente torni a sedere, lo sguardo dal finestrino
E ben altri pensieri nella mente ora…
Finalmente a destinazione, scendi dal treno, e quasi immediato un messaggio, Lui, poche parole, fredde, per dirti che ti aspetta al vostro solito ristorante.
Fatichi a trattenere una lacrima
Stupida, hai rovinato tutto per… per cosa? Per masturbarti? Per…
cazzo, cazzo!
Entri in quel piccolo ristorante, profumi noti, poca gente,
il vostro solito angolo e… Lui, seduto, ad attenderti.
Ti avvicini lentamente, fiera del tuo abitino nuovo, acquistato per Lui, pensando a Lui.
Ma ad occhi bassi, non riesci a guardarLo a reggere i Suoi occhi.
Il Suo sguardo ti segue, ogni minima mossa, ogni guizzo dei muscoli, ed eccoti accanto a Lui.
Non si alza, la Sua mano sfrontatamente si posa sulle tue natiche quasi ad abbracciarti da seduto, stringendoti. Poi… uno sguardo, quasi stupito, e lentamente la sua mano scivola sotto l’orlo dell’abito, risale piano, sulla seta delle calze, più su, a trovar pelle nuda strappandoti un brivido, più su… a trovar il tuo ventre nudo, umido, pronto.
Ti guarda, lo senti, lo sai pur senza guardarLo.
Ripensi a come avresti voluto che fosse, a come t’immaginavi, sorridente e compiaciuta, sfacciatamente puttana nell’offrirti, felice d’esserlo per Lui… e invece…
Per un attimo cogli il Suo sguardo severo, la mano si allontana, abbandonandoti, e con un cenno t’invita a sedere.
Non capisci, sei confusa; eri felice di rivederlo, felice di fargli capire da subito quanto lo desideravi, lo sai hai sbagliato, eri pronta ad esser ripresa, punita, ma questa indifferenza…
Ignorandoti legge il menù, ordina per entrambi senza neppure guardarti.
Un atmosfera fredda tra voi mentre iniziate a mangiare, poi, improvvisa la Sua voce, che chiede, che pretende risposte.
Chiede perché hai ignorato i suoi sms chiusa in quel bagno,
chiede COSA facevi, pensavi, volevi in quel bagno,
chiede se è sufficiente infilarti una mano tra le cosce per farti scordare e ignorare tutto.
Deglutisci a vuoto
Ad occhi bassi
Sai che qualcuno potrebbe sentire, ma non è questo che importa ora.
Vorresti rispondere No, No, No.
Che non scordi ne ignori nulla, che non è così
Chiede se è questo che cerchi
Una scopata, o peggio il masturbarti come una cagna in un cesso mugolando tra i denti
Sentire un cazzo tra le cosce o in gola, o peggio accontentarti delle tue dita.
“No N No” ma ancora le parole ti muoiono in gola
Vorresti chiedere scusa e urlare la voglia ed il bisogno che hai di Lui
Non di sesso, ma di Lui|
Ma la voce non viene, la gola è secca.
Per un attimo torna l’immagine di te, in quel bagno, mentre consciamente ignoravi quei trilli, cercando l’orgasmo
E sai solo sussurrare … “perdono Signore”
Ma sai bene che non basta
E ancora la Sua voce
Alzando appena il tono
Chiede
Ancora
Chiede come ti sei permessa di presentarti a Lui come una puttana, senza averne chiesto il permesso
Chiede se ti basta andare in giro senza intimo, pronta a farti toccare, per eccitarti
Chiede se è questo che vuoi, il sentirti cagna tra la gente
e ancora le parole muoiono in gola
e ancora solo in un sussurro sai soffiare un
… “perdono Signore”…
Ora la Sua voce è severa, fredda, distante ma severa
Ora t’impone di guardarlo
I Suoi occhi nei tuoi
Ora pretende la tua borsa
Senza smettere di fissarti la apre, fruga brevemente
e… ti porge sfacciatamente, sopra il tavolo, due oggetti
rabbrividisci arrossendo,
li afferri rapidamente celandoli con il tovagliolo,
il cuore in gola per quell’ordine non ancora espresso ma che immagini, sai.
E, a confermarlo giungono le Sue parole
Ordinandoti ciò che temevi…
Lentamente ti alzi, ti dirigi verso il bagno
Stringendo in mano quegli oggetti
Cercando di nasconderli alla vista degli altri clienti
Imbarazzata
Tesa
E non solo
Chiudi la porta alle tue spalle
Un lungo respiro
Ancora uno specchio a riflettere la tua immagine, ben diversa ora
Lentamente stringi alla gola… il tuo collare
Hai un brivido di piacere nel farlo
Il cuoio, il suo odore, la stretta…
Ami il tuo collare
Per ciò che è e rappresenta
Poi… l’altro oggetto
Stronzo, sa bene quanto sia difficile per te
Guardi quel gioiellino, tra le dita
Lo osservi e lentamente lo porti alle labbra
Lo bagni di saliva
Lucido di te
E chinandoti in avanti sollevi l’abito e…
No, non ce la fai
Non riesci hai paura, imbarazzo
quasi sentisse la tua titubanza il trillo di un messaggio ti riporta alla realtà
è Lui, lo sai
poche parole fredde, che segnano come uno schiaffo
“… sto aspettando e NON amo aspettare”!
Devi, lo sai
Ti chini in avanti le mani schiudono le natiche
Il piccolo plug si appoggia, preme, mordi le labbra, spingi,
senti i muscoli contrarsi, resistere
spingi…
un brivido, dolore,
spingi…
entra …
risitemi l’abito cercando di non pensare a quell’ingombrante presenza che via via fa sfumare dolore e fastidio trasformandolo in perverso piacere
desiderio
voglia.
È l’inizio della tua punizione, e lo sai…
Un respiro profondo e torni da Lui
Non ti importa se sguardi curiosi si soffermano sul tuo collare, anzi sollevi il capo, fiera.
Ancora davanti a Lui, seduta composta
Non chiede se hai obbedito
Lo sa.

Copyright 16 gennaio 2014