domenica 29 settembre 2013

Balla con me!



(Grazie a Sun Rise per lo splendido disegno)
                                           

Balla con me.
Lascia che i nostri corpi si parlino e la musica entri dentro.
Balla come fosse il tuo primo ballo, come se nessuno prima ti avesse stretta tra le braccia, ti avesse insegnato passi, annusato il profumo dei tuoi capelli o sfiorato la nuca in punta di dita.
Balla con me, ad occhi chiusi perché ovunque siamo possiamo essere soli, io e te. Stretta a me così forte che quasi il respiro manca, i corpi si fanno uno e ogni passo è una carezza erotica.
Balla mentre la mia bocca conosce la tua pelle, le mie labbra ti sfiorano il collo, la gola, le mani intrecciano i tuoi capelli e il tuo respiro diventa musica.
Balla con me inseguendo note languide che pian piano si fanno ruffiane nella loro dolcezza.
Balla ondeggiando piano a quel ritmo lento.
Balla quando il ritmo cresce, incalza e rimbomba nella testa, quando il cuore pulsa nelle orecchie, la mente si svuota e le labbra si cercano... si trovano.
Balla mentre le bocche si mangiano e i corpi odorano di voglia animale, mentre ci respiriamo dentro e impariamo i nostri sapori.
Balla come se volessi regalarmi l'anima e rubarmi il cuore, come se stretta a me nulla potesse perderti, ferirti, farti male, dividerci.

Balla con me perché questa è la nostra notte e non importa il prima o il dopo. E' il nostro ballo e voglio viverlo fino in fondo, fino all'ultima nota che sfuma.

venerdì 6 settembre 2013

Tutta la vita in un giorno. (Panta rei)







Poi all'improvviso arrivano quei momenti che ti vedi scorrer la vita davanti agli occhi, in una serie di flash back.
I giorni della spensieratezza e del benessere, elegante e distinto a frequentare la “buona società” , ad esser ammirato per il portamento, lo stile, per quel saper “stare” in ogni ambiente.
E di colpo cambia la scena, ancora tu fradicio di pioggia, zuppo fino all'ultima fibra, sotto quella finestra di donna, sperando si affacciasse ripensandoci. Inutilmente.
E ancora su quella panca traballante o in fila alla Caritas, tu senza più nulla di quell'antica eleganza, stazzonato, in disordine, quasi non più lo stesso.
E la china si fa ripida, ridotto a nulla ormai, senza una vera identità, qui, ora, a testa in giù su un marciapiede, a far da vassoio per un centesimo di carità, anche se al tuo interno, in un sussulto d'orgoglio, vibra ancora quell'etichetta e quel nome, quel simbolo, “Borsalino”.

E ora che quell'uomo con cui hai condiviso la vita, dalla nobiltà alla miseria, qui, sul marciapiede, non ha più vita, ora che un ragazzo disperato lo ignora frugandoti nella fodera sgualcita a raccattar pochi centesimi, ora, libero, lasci che il vento ti prenda e porti con se. Verso un altra vita, chissà. Perchè sei e resti “Borsalino”! 

domenica 1 settembre 2013

Carne di porco!






Tutta la vita sul filo della menzogna, truffando Donne sfruttando parlantina, immaginazione, i social e il web con mille nick o con nome reale.
Facendosi prestare soldi mai resi, inventandosi proprietà all’estero e viaggi d’affari, millantando discendenze giudaiche per investimenti inesistenti, descrivendosi come ciò che non sarebbe mai stato: giornalista famoso e scrittore di fama.
Aprì di colpo gli occhi, legato ad una croce di Sant’Andrea, nudo.
Donne incappucciate davanti a lui, alcune delle sue “vittime”, quelle con le “palle”, che avevano saputo riconoscere in lui l’abile truffatore, denunciarlo, urlare nei social chi era, mettere in guardia, spesso non credute o peggio derise ed attaccate. Ben diverse dalle sciocche che s’illudevano di cambiarlo e ricadevano nella sua rete giustificandolo, mentendo spudoratamente a se stesse.
Lentamente si avvicinarono, in sfregio rasarono i lunghi capelli, una pinza serrò la lingua ed un rasoio affilato la tranciò di netto.
Ma non bastava, i denti cavati ad uno ad uno quasi ricordandogli ad ogni strappo, il male fatto.
Ogni urlo muto una preghiera inascoltata.
Poi lame ad incidere pelle, muscoli, nervi; sangue che cola, la vita che scivola via tra le gocce coagulandosi lentamente.

Il corpo esanime gettato in una vecchia macina, triturato, ridotto a poltiglia sanguinolenta, e, come segno di disprezzo finale, gettato in pasto ai maiali, perché quell’essere immondo divenga ciò che merita d’essere… carne di porco!


Crepax: Histoire d'O