venerdì 30 novembre 2012

Stringevo le lenzuola e pensavo ...


Di: "Libera Mente"




dev’essere bello vivere una vita dove ciò che si prova di più insopportabile è il piacere,
e dove trattenere la voglia di urlare è solo un riguardo per i vicini, o per quelli della stanza accanto,
ma mai imbarazzo per la propria debolezza.
e allora ho smesso di pensare, perché hanno pensato le tue mani al mio posto.

In attesa di Noi!

Di: "Piccola Stella"







In attesa di noi.
Non vedo l'ora di piangere orgasmi, di mescolare sudore e brividi,
di veder segni leggeri sul corpo, di leccare la Sua pelle e raccoglier da terra i miei sguardi imbarazzati,
inginocchiarmi alle Sue parole e, come cagna fedele, scodinzolare alla Sua approvazione.
Legger di noi nelle righe che mi segnano il volto, sentire la pelle contro una parete fredda, imprigionata in corde strette che fermano il corpo ma non l'essenza.
Ascoltare parole volgari uscire dalla mia timida bocca che succhia come una troia il Suo cazzo cercando di berne, goccia dopo goccia, l'anima.

Pretese!


Di "Libera Mente"

                                                                                          photo: Martina Hoogland Ivanow

Ecco, allora posso dirlo, io creo.
E il rumore che fanno le ruote della mia bici sulle foglie io non lo scordo. E il mio pensiero che si catalizza lì, su quel rumore, su quel rumore e sul pensiero che basta una buca e il mio sellino si storce e che “devocambiartibullonebicidimmerda”.
Allora posso dirlo, io creo.
E non scordo il cellulare che squilla nella tasca e il mio essere troppo fifona, troppo fifona o troppo distratta, e lo so che se prendo quel cellulare io volo, in quel momento posso dirlo, volo, e senza metafore.
Io ti amo. Ci sono tanti perché e percome, talmente tanti che alla fine non ne serve neanche uno, e allora posso dirlo, io ti amo, e basta questo a giustificare il fatto che io lo dica, e lo dico e non lo scordo, il suono della tua pelle mentre dico io ti amo.
Posso dirlo, allora, che io ascolto.
E allora ascoltami tu, perché posso dirlo, posso dirlo: ascoltami – e lo dico. Ascolta la mia voce, il mio cuore, le mie mani e la mia figa, posso dirlo allora, ascoltami, perché ogni cosa è a te che parla.
Allora posso dirlo, da qualche parte lo dico, senza urlarlo, lo dico e ne ho paura, ma posso dirlo questa volta, lo dico: amami anche tu.

sabato 17 novembre 2012

Micro Racconti 5







Perle d’Amore
La vedo spuntare improvvisa, forse attesa, forse temuta.
Brilla all’angolo del tuo occhio, trattieni il respiro quasi a negarla a te stessa,
cresce, si allarga … scivola …
Disegna un lento percorso sulla tua guancia fino alle labbra.
Sapore salato che sa di tristezza,
inghiotti
Irrefrenabili ormai tante piccole perle lucide la seguono a bagnare il tuo volto, gli occhi due pozze profonde.
Ed io ho paura



Io non ho paura
Voglio il tuo sorriso.
Quello assonnato al primo mattino, con gli occhi che ancora non sanno aprirsi.
Quello felice mentre sussurro al tuo orecchio.
Quello che si schiude dopo il broncio o che prepara ad una risata.
Quello che intuisco al telefono senza vederlo ma so esserci.
Quello un poco sbilenco quando vorresti far l’offesa e non riesci.
Quello un poco perso ed appannato dopo il piacere mentre ti stringi a me, pelle su pelle.
Amo il tuo sorriso … e non ho più paura.



Punti di vista
L’uomo guardava il cielo stellato, affascinato dai caldi colori che quella notte la luna offriva, splendida e imponente nel cielo scuro.
Sorrise per la fortuna di poterne ammirare la parte più bella, con quelle mille sfumature che accendon sogni e fan scrivere poeti, e non vedere il lato oscuro e triste.
Semijase, piccola pleiadiana, a bordo della capsula spaziale guardò dall’oblò ammirando quel satellite che risplendeva illuminato dal suo sole, magnifico nel suo splendore. Più lontano, nello spazio, ruotava piano quel pianeta fatto d’acqua e verde, su cui si proiettava l’ombra del satellite. Quanto son sfortunati, pensò gli abitanti di quella Terra che posson vedere solo il lato non illuminato e più triste di questa meraviglia della natura.
In fondo è così … dipende dai punti di vista



UN … due tre, UN … due tre
UN … due tre, UN … due tre.
Cadenzava nella mente quel ritmo, UN … due tre, UN … due tre.
Un velo di malinconia gli velava l’animo e non comprendeva perché la mente gli associava quella musica; UN … due tre, UN … due tre.
Tristezza mista a rabbia che non aveva fondamento eppure stringeva lo stomaco e annebbiava i pensieri; UN … due tre, UN … due tre.
Cercava un sorriso in fondo all’anima, voleva un sorriso da regalare ma davanti ad uno specchio sapeva mostrare solo una smorfia sciocca; UN … due tre, UN … due tre. Si dava dello sciocco per non condividere comportamenti altrui che eran normali e giusti e non sapeva perché lo infastidivano; UN … due tre, UN … due tre.
Chiuse gli occhi nascondendo una lacrima inutile e lasciando che la mente seguisse quel ritmo di un ultimo valzer: UN … due tre, UN … due tre, UN … due tre, UN … due tre.



Sapore di grolla
Gira la grolla, gira passando di mano in mano, da bocca a bocca.
Gira la grolla mentre fuori la neve avvolge tutto di silenzio creando un insolito deserto fatto di bianco.
Gira la grolla mentre osservo le tue labbra schiudersi e sfiorare quel beccuccio, serrarsi un poco lasciando che quel liquido caldo scorra in gola; sapore di caffè, di mele, di grappa bacche ed agrumi.
Gira la grolla mentre i tuoi occhi si fanno liquidi e ombre perverse li fanno brillare; mentre fissi i miei cercandoci le stesse ombre … e trovandole.
Cadon i tuoi abiti, di fretta e rabbia, quasi strappati dalla pelle che vuol viversi, cadon a terra e tu li segui, in ginocchio, avvicinandoti piano a me, come un felino che punta la preda, per farti poi preda tu stessa.
Dolci le tue mani ad impossessarsi di me, timidi ora, assurdamente, i tuoi occhi, quasi a chiedere permesso e subito la bocca a farsi sesso, calda e accogliente, umida e profonda. La lingua guizza incessante, scivola, bagna, risale asciugando; ed ancora labbra, bocca, gola.
Di più, non ti basta, soffochi su quel membro gustandone ogni pulsazione, facendoti rubare l’aria, sputando saliva che è piacere e voglia.
Odori e sapori che si mescolano mentre aspetti mani sul capo a darti il ritmo, sentendole finalmente, padrone dei tuoi gesti. Di più, più a fondo, più in fretta; lo senti il piacere, freme tra le tue labbra, si sospende in un attimo d’attesa … esplode in gola.
E la grolla resta a raffreddar sul tavolo.



Parole
Le parole son sassi, macigni a volte; troppo spesso le usiamo con leggerezza, quasi con noncuranza, eppure pesano. Basta una parola a strappar un sorriso, ne basta un'altra a intristire e far piangere, un'altra ancora a perder un amico.
Le parole son un gioco a volte e chi ci gioca ne resta prigioniero illudendosi di domarle, ma son carogne le parole, soprattutto quelle scritte, hanno un anima nascosta perché manca loro il tono, l’intonazione, il sorriso o il broncio che le accompagna e per questo si divertono a farsi puttana, a vendersi a chi le legge lasciandosi interpretare.
A volte semplicemente son banalità che ego d’autore o scribacchino sopravvaluta. Come forse tutte queste appena scritte.



Sogni …
Sognava nel dormiveglia; sognava immaginandosi in un appartamento al 221B di Baker street, ad unir indizi tra strisce di povere bianca e il verde liquido dell’assenzio. Sognava di partire da Ronchi di Monfalcone alla testa di un manipolo di legionari ad occupare Fiume, mescolando con avventura gli agi d’una vita avventurosa e dissoluta. Sognava di saper rispondere alla violenza con le sole parole e con quelle sconfigger balzelli ingiusti per morire poi per quella stessa violenza che aveva combattuto con la pace e la disobbedienza civile. Sognava in grande, come tutti sognan, perché altrimenti non sarebbero sogni. Poi aprì gli occhi e la mente andò al sorriso di chi sapeva accendergli un sorriso in volto anche se lontana. E non gli servì sognare d’esser nessun altro.



Un solo corpo, un anima
Il Suo respiro sul viso, brucia sulla pelle come fiamma; “baciami”! ma son solo parole nella tua mente. La Sua lingua sulla gola a disegnar arabeschi “leccami”! ma è muta quell’implorazione. Le Sue dita sul seno ad avvolgerlo “stringi”! Dio quante parole che non sai dire, che non puoi dire. Odore di pelle, di voglia, di umori e sesso “scopami, ti prego scopami fino in fondo senza pietà”! ma in quel silenzio è solo il ritmo accelerato del respiro a parlare, eppure sa dire molto. Poi di colpo è tutto e nulla, corpi allacciati, bocche che si cercano e trovano, sudore e saliva che si mescolano; è sesso e amore, è piacere che finalmente si fa grido, è orgasmo animale, è l’impudicizia di urlarti puttana a gola spiegata e poi ritrovarti rannicchiata in lui, un solo corpo, due anime che diventan una.



Chi ha paura del “lupo”?
Ricordi d’infanzia che per un attimo tornano. Il viso severo di tua madre che bonariamente minaccia. L’icona del “lupo cattivo” usata come spauracchio innocente …
Ed ora sei qui, le sue unghie graffiano la pelle, segnano la schiena, colpiscono e accarezzano; il tuo corpo si inarca, lucido di sudore nel piacere, sussultando ai suoi colpi. La tua gola è offerta ai morsi animali della passione.
Qui ora tra le braccia di colui che altri dipingon come “lupo cattivo”; qui ad abbandonarti e ritrovar te stessa, qui ad esser Femmina senza pudori, ad urlare il tuo piacere a gola spiegata. Parole che si fanno suoni indistinti, gemiti, preghiere. Tu, Lui, quasi animali preda della passione, dove odori e sapori si confondono e si fanno uno, per restare poi abbracciati … e sorridi felice a quel “lupo” perdendoti nei suoi occhi … dolci.

domenica 11 novembre 2012

Principessa ... Regina ... schiava ... puttana! (5° e ultima parte)




                                                                                                                   (foto: Jiri Ruzek)


Dormi
….
Cullandoti nei sogni delle sensazioni vissute, nel desiderio di riviverle, di scoprirne di nuove.
I tuoi sensi intorpiditi dal sonno si stiracchiano mollemente nell'ovatta del dormiveglia, lentamente riprendi coscienza di suoni, odori, profumi.
Una musica di sottofondo, un blues ritmato, ti lasci rapire da quei suoni, riconoscendoli, B.B.King in duetto con Eric Clapton, il pezzo che sai che io amo, ti lasci prendere da quella magica atmosfera, allontanando il momento del risveglio, cacciandolo quasi, poi un profumo accattivante solletica le tue narici, caffè, forte, nero, profumato, sorridi tra te al pensiero di come io amo prenderlo, doppio, forte, poco zucchero e solo una nuvola di latte.
Ti stupisci di quante piccole cose sai di me, quelle all'apparenza più insignificanti, eppure…..
L'aroma del caffè ti seduce lentamente, una luce filtra attraverso le palpebre, infastidendoti, stringi gli occhi e hai le certezza del mio sguardo su te.
Apri lentamente gli occhi, volgi lo sguardo nella suite, mi vedi, seduto non lontano da te, in una poltroncina, avvolto in un accappatoio, un vassoio con due tazze fumanti accanto a me, sorrido guardandoti.
Sfacciatamente lascio scivolare lo sguardo sul tuo corpo nudo, lo stendi, mostrandoti, esibendoti, donandoti a me.
Mi alzo lentamente, una tazza tra le mani, sedendomi sul letto, qualche goccia di caffè nel cucchiaino che poso sulle tue labbra, le bevi, guardandomi, felice.
Ti accorgi di avere una gran fame, da quanto non sentivi tanto appetito al mattino?
Da quanto non restavi a letto sfacciatamente nuda davanti ad un uomo, senza provare l'impulso a sollevare il lenzuolo per coprirti?
Ti sfioro le labbra con un bacio, prendendoti la mano e facendoti alzare, nuda, splendida.
Ti guido lentamente verso il bagno, la Jacuzzi spumeggiante di mille bolle ti invita, mi sorridi entrando e lasciandoti cullare dall'idromassaggio;
mi volto ed esco.
Hai una smorfietta di disappunto, speravi che entrassi con te, ma torno poco dopo, con un vassoio carico, ricco, invitante.
Croissants, caffè, marmellata, frutta, un trionfo di breakfast.
Lo poso accanto alla jacuzzi, slaccio lentamente l'accappatoio lasciandomi guardare, il corpo abbronzato, non la strafottente abbronzatura da lampada, ma quel dolce colore ambrato, che rende liscia e profumata la pelle; entro lentamente, i miei occhi nei tuoi, le gambe che si incuneano tra le tue, i getti che scivolano sui nostri corpi, massaggiandoli dolcemente, risvegliandoli dal torpore della notte.
Non lascio il tuo sguardo mentre avvicino alle tue labbra un pezzetto di croissant profumato e caldo.
Non lascio il tuo sguardo mentre sorseggi piano il caffè, lasciando che il suo aroma ti riempia il palato, solleticando ogni papilla.
Non lascio il tuo sguardo mentre sfacciatamente accarezzo il tuo seno e le mie gambe accarezzano, tra i mille getti, le tue; insistenti, intriganti, invitanti.
Risate argentine, liberatorie sgorgano dalla tua gola, i tuoi occhi risplendono di felicità abbandonandoti a quelle carezze dolci, sensuali, ammalianti; gustandoti quel rilassante massaggio, la testa vuota, senza pensieri, senza tensioni.
Lunghi momenti, vissuti con piccoli gesti apparentemente insignificanti, dolci e sfacciati insieme.
Poi un sorriso sul mio volto, quel sorriso che hai imparato ad amare e temere insieme, mentre lentamente mi alzo, uscendo dalla jacuzzi, infilando un accappatoio e lasciandoti sola, per lunghi attimi, preda dei tuoi pensieri, dei tuoi timori, dei tuoi desideri.
La porta del bagno si riapre, entro lentamente, avvicinandomi a te, scostando i tuoi capelli, sfiorando il tuo collo e .. improvvisamente .. cingendolo di un alto collare in cuoio, che stringe la tua gola.
Mille sensazioni ti assalgono, sempre più ti stupisci dell'improvviso contrasto tra la mia dolcezza e la mia determinazione, mentre fisso un guinzaglio al collare, costringendoti ad alzarti, ad uscire grondante d'acqua, rabbrividendo eccitata nell'attesa di ciò che sarà.
Basta un mio sguardo per farti scivolare a terra, per spingerti a seguirmi a quattro zampe, ingoiando la tua razionalità che ti spingerebbe a rifiutare tutto ciò; NO, non ora, non più, ora questo è esattamente ciò che vuoi; essere completamente MIA.
La camera da letto ci accoglie, ti faccio stendere sul letto, fissando con strette corde le tue gambe e le tue braccia, aperte, spalancate a me; una benda nera sui tuoi occhi, lasciandoti in spasmodica attesa.
Lunghi, lunghissimi attimi, poi il rumore di una porta che si apre e si richiude, la netta sensazione che qualcun altro sia entrato, la vergogna nel mostrarti così, il desiderio di parlare, di chiedere, di sapere, ma la consapevolezza di dover tacere.
Fruscio d'abiti, rumori ovattati che popolano la tua mente di mille fantasmi, poi, lenta, una mano che sfiora il tuo corpo, imparando la tua pelle, non la mia mano, sei certa di questo, quel contatto sconosciuto ti fa rabbrividire pur facendo reagire il tuo corpo. Intuisci in un lampo che si tratta di una mano femminile, hai un sussulto, NO, non questo, sapevo che era un tuo tabù, ne avevamo parlato; vorresti dirlo, urlarlo, muoverti, ma qualcosa frena il tuo impulso; non le corde che legano la tua carne, non la benda sul viso, la mia mente, che senti in te, nella tua, che sussurra dolci parole, "abbandonati, lasciati andare, ascolta il tuo corpo, cancella paure e tabù".
E lentamente ti rilassi, lentamente lasci che il tuo corpo segua le sensazioni che quelle dita gli danno, lasci che l'eccitazione rinasca in te, favorita dal buio nei tuoi occhi.

Quelle dita sfiorano il tuo seno, solleticano i capezzoli, facendoli inturgidire, seguono la curva dei fianchi, delle cosce, portandoti inconsciamente a sollevare un poco il bacino, ad offrirti, conscia dell'umido desiderio che ti sta bagnando, conscia soprattutto del mio sguardo su te, che sai, senza vederlo, pieno di approvazione.
Senti il tuo respiro accelerare, rauchi mugolii sfuggire dalla tua gola.
Tu, tu cha mai avresti immaginato di lasciarti accarezzare da una donna, tu che mai avresti pensato di provarne piacere, tu che ora vorresti urlarle "toccami, accarezzami, baciami, fammi tua"
Questi pensieri attraversano in un lampo la tua mente dandoti brividi di eccitazione, il tuo corpo che scompostamente si muove sotto le sue dita, cercando di guidarle, di portarle dove più desideri, dove il tuo desiderio è più forte, e scopri che quelle dita ti assecondano, seguono i tuoi desideri, capiscono il tuo corpo portandoti verso il piacere.
Un'altra mano sui tuoi capelli, la mia ora, non puoi sbagliare, la senti, dolce e decisa insieme, sfiorarti i capelli, scendere sul volto, accarezzare il collare che ti stringe.
Serri i pugni con forza, conficcando le unghie nel palmo, ed improvvisamente strappo la benda dal tuo volto.
Stringi per un attimo gli occhi, poi li apri, vedendo lei accanto a te, nuda, sinuosa, che con dolcezza muove su te la sua mano, tenendo gli occhi pudicamente abbassati, il capo un poco chino coperto da un lieve rossore;
giri lo sguardo, mi vedi, sorrido fiero, e la consapevolezza che io sia fiero di te ti riempie di gioia.
Mi segui con lo sguardo, già vacuo dal desiderio e dall'eccitazione, mentre afferro la sua mano, allontanandola da te, posandola sul suo corpo; segui la mia mano guidare le sue dita sul suo seno, scoprendolo gonfio, i piccoli capezzoli rosei turgidi ed eccitati; vedi le mie dita premere sulle sue stringendo insieme il suo capezzolo, dolcemente, e ben sapendo ciò che lei prova, ciò che tu ora vorresti provare.
La sua mano, guidata dalla mia, scivola ora sul suo corpo, li, accanto a te, senza che nulla possa sfuggire ai tuoi sensi, alla tua vista, al tuo olfatto.
La sua eccitazione è palpabile, gliela leggi negli occhi, sulla pelle, nel velo di sudore che la copre, nel suo odore, nel suo respiro; la sua eccitazione assurdamente aumenta la tua, mentre vedi che porto le nostre mani tra le sue gambe, sul suo sesso, mentre la vedi aprirsi a se stessa ed a me, cogliendo improvviso l'odore del suo desiderio, vedendo le sue grandi labbra gonfie e frementi sfiorate dalle nostre dita, il suo clitoride ergersi, rosso e teso, urlante di desiderio.
Mentre vedi i suoi muscoli guizzare sotto la pelle, contrarsi mentre inarca il busto protendendo il bacino verso noi.
"stronzo, bastardo, porco" queste parole ti trafiggono la mente, ma sono parole dettate dal desiderio, dalla voglia, dall'umiliazione, e subito si trasformano, in implorazioni non dette, solo pensate, in richieste espresse solo con gli occhi, con i movimenti del tuo corpo, con ansimi soffocati del tuo respiro. Spingo lentamente il suo capo, portandola a chinarsi verso te, spalanchi la bocca in un muto urlo di desiderio, di attesa, mentre le sue labbra sfiorano il tuo seno, solo per un attimo, prima che la mia mano la sollevi un poco dal tuo corpo
Resta li, vicina a te, il suo respiro sul tuo seno, facendo fremere i tuoi capezzoli. Cerchi di inarcarti, ti raggiungere quella bocca; non importa ora che sia la bocca di una donna, non importa più nulla, solo ciò che senti in te e ciò che sai io voglio.
Resta li, vicinissima a te, eppure sembra irraggiungibile.
La sua mano continua a muoversi tra le sue gambe, sola ora, spinta dal suo desiderio, i suoi ansimi si trasmettono a te attraverso il suo respiro, mentre muovo il suo capo lungo il tuo corpo, sul collo, di nuovo sul seno, sempre più eccitato, sul tuo ventre che sussulta di spasimi incontrollati, sempre lì sempre vicina, sempre irraggiungibile.
Per un attimo ancora le sue labbra sfiorano la tua pelle, quasi una scossa elettrica che ti porta vicina ad un orgasmo, per un attimo la sua lingua spunta frugando il tuo ombelico, bagnandolo di saliva, solo per un attimo, prima che la mia stretta decisa la allontani di nuovo.
Ed ancora il suo respiro sul tuo corpo, ancora i suoi ansimi, i suoi gemiti, il suo avvicinarsi al piacere, lei stessa eccitata da tutto ciò.
Ora il suo viso sul tuo sesso, ora il suo respiro sul tuo clitoride, un soffio di calda eccitazione che ti fa mordere le labbra, sollevare scompostamente il bacino, sapendo che lei si sta inebriando del tuo odore, cogliendo dalle sue apnee seguite da respiri violenti il suo avvicinarsi al piacere.
Un brusco gesto la allontana da te, ti sfugge un "nnnoooo", subito soffocato da ansimi eccitati, rivolgendomi uno sguardo impaurito.
Afferro la sua mano, grondante di umori, la tengo stretta tra la mia, ignorando i sussulti del suo corpo per aver interrotto il suo piacere.
Ora è la sua mano che si avvicina al tuo corpo, che sfiora il tuo volto, il palmo aperto, viscido di bianco desiderio, ora è il suo odore che, inebriante, ti scoppia nel cervello, sporgi la lingua, cercando il suo sapore, lo cogli, lascio che la tua lingua scorra sulle sue dita, rubando il suo piacere, poi, di nuovo, muovo la sua mano, il palmo aperto, pronto ad una carezza, ma anche stavolta vicina, molto vicina ma ….. solo la sua ombra sfiora la tua pelle.
Disegna lentamente il tuo corpo, segue le tue curve, il tuo corpo solo un fascio di desiderio.
Ancora sul seno, ancora sul ventre, ancora li, sopra il tuo sesso, vicinissima eppure irraggiungibile. Resta immobile, tra le tue gambe spalancate, sopra il tuo sesso grondante, sul tuo clitoride eccitato, incurante dei tuoi gemiti, dei tuoi sospiri, dei sussulti del tuo corpo. Li, immobile, solo lievi movimenti delle dita sfiorano per qualche attimo i tuoi peli fradici, accentuando il tuo desiderio, portandolo più vicino al piacere, tu persa nella mia mente, agognando il tocco di mano femminile.
Un gesto deciso porta il suo capo tra le tue gambe, schiacciando la sua mano tra voi, liberando desideri troppo a lungo repressi.
Lei, come liberata dal mio gesto, lascia che le sue dita ti scoprano, ti frughino, aprendoti, divaricando le labbra grondanti, lei, lascia che la sua bocca si impadronisca del tuo clitoride, succhiandolo mentre la sua lingua lo vellica abilmente, lei, liberata dal mio gesto, lascia scivolare in te le sue dita affusolate, muovendosi in te, appropriandosi del tuo corpo, facendolo suo, NO, MIO, sai bene che tutto ciò è guidato e voluto da me, sai bene che neppure per un attimo ho smesso di rubare le vostre menti, di farle mie.
Ti abbandoni a quella bocca, a quelle dita a quel respiro, gli occhi dilatati, un gemito continuo dalle labbra, vedi il suo corpo accovacciato accanto a te, a darti piacere, vedi le sue natiche sussultare alla disperata ricerca, all'implorazione di un tocco, di una carezza; vorresti strappare quelle corde che ti legano, non per essere libera, ma per toccare quel corpo, per accarezzarlo, per restituirle in parte in piacere che ti sta donando.
Mi vedi avvicinare a lei, aprendo l'accappatoio, vedi il mio corpo nudo, il mio sesso teso, vicino alla sua pelle, un moto di gelosia, "NO, io lo voglio, non lei, non è giusto" ma la sua abile lingua, i suoi tocchi sensuali ti portano ad abbandonarti ancora, a lasciarti trasportare pur senza smettere di guardarmi.
Mi vedi giocare con il mio sesso sulle sue natiche, aprirle con le mani, frugandola tra le cosce con il mio membro, lasciandolo scivolare sui suoi umori.
Senti attraverso i suoi movimenti ed il suo respiro la sua eccitazione crescere, trasferirsi a te, unirvi.
Un sussulto violento del suo corpo ti dice che è mia; la sua bocca affonda nel tuo sesso
I movimenti della sua lingua si fanno più ritmati, sincroni con i miei, come se il mio sesso, attraverso lei, giungesse alla sua bocca, penetrandoti.
Non importa ora chi ti bacia, chi ti prende, chi ti da fisicamente piacere, sai bene che sono IO, sempre io.
Spalanchi gli occhi nei miei, vitrei di desiderio, la bocca aperta, riarsa, senza più voce, sussultando, tre corpi uniti, UNO.
Il piacere avvolge la tua mente come una nube, cancella tutto, solo sensazioni, emozioni, piacere.
Senti il mio corpo attraverso il suo, i nostri piaceri fondersi, aumentare, sublimarsi, fino …..
All'esplosione comune di urla e piacere, senti il suo corpo contrarsi e restare immobile, contemporaneamente al tuo, le grida di entrambe mozzate dello stesso orgasmo, una sensazione di pienezza, quasi che il mio seme, attraverso lei, riempisse anche il tuo corpo.
Lunghi attimi immobili, rifiutando quasi di riprendere coscienza, di tornare alla realtà, che piano si fa strada in noi.
Un movimento lento della mia mano su lei, una guida, un ordine silenzioso.
Scivola con il suo corpo su te, la sua pelle sulla tua, il suo sesso davanti al tuo viso, contro la tua bocca, odoroso di lei e di me, e lentamente le sue mani lo aprono, lasciano che il mio seme scivoli da lei, unito al suo piacere, sulle tue labbra, sulla tua lingua che avidamente lo lecca, assaporandolo. MIA
La nostra notte continua, pur dopo l'alba, verso il superamento di vecchi tabù, con gioia, con fierezza, MIA.

Copyright febbraio 2004