giovedì 3 maggio 2012

"Eccitanti desideri ... Perversa realtà"!







Lui davanti a te, non importa se il ristorante affollato è pieno di rumori, non importa se il cameriere ti osserva, quasi impaziente che tu finisca di mangiare, non importa se quegli spaghetti olio aglio e bottarga son pieni di peperoncino tanto da esser quasi immangiabili.
Tu davanti a Lui, mentre sfacciatamente stendi le gambe sotto il tavolo ad incontrare le Sue, vuoi un contatto, ne hai bisogno, per sentirti ancor più Sua.
Notte umida con odore di pioggia nell’aria, ma non importa, le Sue braccia ti stringono mentre camminate lentamente in quella cittadina quasi vuota, il lago in lontananza, separato da un ampia spianata erbosa su cui, camminando piano, i piedi quasi affondano.
Per un attimo, solo per un attimo il tuo sguardo indugia, passando, su quella piccola costruzione bassa, quasi vergognandoti dei tuoi pensieri, anche se cogli il Suo stesso sguardo e intuisci che i Suoi pensieri son gli stessi tuoi.
Il lago, così vicino ora, il leggero sciabordio delle onde sulla riva, le Sue braccia che ti stringono più forte, la Sua bocca che cerca e trova la tua, perdendoti nel Suo bacio.
Alberi ancora spogli nonostante sia ormai maggio, alberi che dalla riva si alzano, poi…quell’albero, quella forma strana, quasi tre tronchi che dalla base si separano creando una nicchia.
E all’improvviso la Sua stretta si fa più decisa, conosci quella stretta, come conosci il mutare del Suo sguardo.
La corteccia ruvida di quell’albero contro la tua schiena, un sospiro che ti sfugge, mentre le Sue mani già ti frugano ed il tuo ventre è un lago umido; le Sue dita tra le tue cosce, scostando lo slip, intrufolandosi, bagnandosi di te.
Le tue braccia si protendono dietro, quasi abbracciando quel tronco e non servon corde mentre il tuo bacino danza sulle Sue dita, incuranti del fatto che qualcuno possa scorgervi, che importa, sei Sua.
Sfiorano le Sue dita, toccano, premono, muovono, al ritmo del tuo respiro, più rapide, decise, rallentando, di nuovo accelerando mentre le gambe si piegano.
La Sua mano sul tuo collo, bagnata della tua voglia, ne cogli l’afrore intenso, eccitante, stringe piano la gola, si fa più severa spingendoti a terra.
Le ginocchia che conoscono quell’erba umida e già il Suo odore davanti a te, la tua bocca che si schiude, accogliendolo, le Sue mani a guidarti fottendoti la gola, saliva e voglia che colan copiose.
Cerchi aria e in un sussurro ti sfugge …”scopami…ti prego scopami”, e quello schiaffo improvviso a ricordarti che non devi chiedere.
E ancora il Suo cazzo tra le labbra. La tua lingua, la tua bocca a donar piacere, che diventa piacere anche per te, per poi sentirti sollevare di scatto, in piedi, davanti a Lui; ora anche nella penombra vedi il Suo viso, disteso, distaccato, come se nulla fosse accaduto; il Suo braccio avvolge le tue spalle mentre inizia a camminare lentamente, una passeggiata in riva al lago, mentre in te la voglia urla.
cazzo che voglia d’esser presa, scopata usata.
 Ti stringi a Lui che ostentatamente parla di nulla, camminando, per tornare poi lentamente sui vostri passi, vedi quell’albero avvicinarsi, il tuo respiro accelera sperando, desiderando che ancora ti spinga con decisione contro quel tronco, che spogli il tuo corpo, che ti usi e prenda come lui ama, come TU ami. Ma quell’albero sfila accanto a voi, mentre parla di salici e bambù, strappando un rametto sottile da quel bambù e sferzando l’aria, accendendo ancor più la tua mente.
Vedi la strada avvicinarsi, vorresti che quella passeggiata non finisse mai, no cazzo non è vero, vorresti che ti buttasse a terra su quell’erba, che quasi strappasse i tuoi vestiti, che schiudesse le tue natiche e prepotentemente violasse ogni parte di te….
Vedi quella piccola bassa costruzione avvicinarsi, sorridi ai pensieri avuti poco prima guardandola, quasi innocenti rispetto a quelli che ora colmano la tua mente …
E di nuovo la Sua stretta si fa decisa, sul tuo collo, guidandoti verso quella casupola, aprendo la porta in lamiera che rivela ciò che sapevi, un bagno alla turca, odore d’umanità. Ma già la mente si confonde; il rumore secco del chiavistello che chiude la porta alle vostre spalle, spinta contro il muro, le mani appoggiate alla parete, le gambe larghe a cercar equilibrio, mentre le Sue mani abbassano decise i tuoi leggings, lo slip, e inaspettato … forse … lo sferzare di quel rametto di bambù a segnarti le natiche, una, due, tre volte.
Dolore
Piacere
voglia
La Sua voce ferma e profonda che chiede cosa sei, chiede e pretende risposte, la tua è un sussurro mentre risponde fiera “la Tua slave, la Tua cagna”, e si rompe in un gemito prolungato mentre le Sue dita decise affondano nella tua figa lorda di voglia indecente.
Scritte e disegni osceni su quella parete davanti ai tuoi occhi, il silenzio della notte rotto dal fruscio dei Suoi abiti che liberano il Suo sesso, il brivido nel sentirlo appoggiarsi alle natiche, a battere sul clitoride, a strappar voglia e umori.
“scopami, cristo scopami” ma restan nella mente quelle parole, mentre mani sicure schiudono le tue natiche, saliva cola a bagnare quel solco e dita abili ti preparano.
Piacere e voglia assieme, timore e desiderio, un sussulto quando le Sue dita escon da te, di colpo, e già senti il suo cazzo turgido appoggiarsi, premere, deciso.
Sai cosa ti aspetta, sai cosa temi, sai cosa desideri e vuoi.
Improvviso quel dolore bruciante, quella sensazione di esser “aperta”, presa, posseduta; lacrime silenziose che rigano il viso, e piano quel dolore diventa piacere, il tuo corpo si muove, spinge, lo cerca, lo invita, si dona, senza pudore; parole smozzicate che sfuggon dalle labbra, parole che forse non oseresti mai dire, eppure …
respiro che si fa rantolo di piacere, la mente ormai persa mentre sussurri la tua richiesta, quasi una preghiera, l’esigenza di un orgasmo, il timore di un “no”, il bisogno di un “si”.
Ed è quel “si” senti, accompagnato da colpi più profondi. La Sua mano che scivola tra le cosce a masturbare il clitoride mentre l’altra non smette di stringere con forza le natiche “ora, ora il tuo piacere”.
E lo urli il tuo piacere, senza pudore ne ritegno, lo urli in quel cesso lurido incurante di chi possa passare e sentire, coli voglia indecente tra sussulti del corpo che non sai controllare, mentre fatichi a restare in piedi, Lui ancora in te, mentre piano il respiro rallenta, ma non basta, già la sua mano tra i tuoi capelli a costringerti a voltarti, il Suo sesso davanti a te, la tua bocca golosa a prenderlo, succhiarlo, leccarlo, per render una parte di quel piacere goduto.
Persi nel piacere.
Per lasciare poi che il Suo abbraccio ti dica molto altro.
Ora è l’imbarazzo a farsi strada, il pensiero che quella porta si riaprirà e potresti trovarti davanti chiunque, ma che importa.
Ancora lo scrocchio del chiavistello, ancora nella notte umida mentre le prime gocce di pioggia cadono, tornando abbracciati verso l’auto.
Ami esser in auto al Suo fianco, il corpo rilassato dal piacere appena goduto, eppure, lo sai, pronto a riaccendersi all’improvviso.
La strada corre davanti a voi e la Sua mano afferra la tua, le dita si incrociano, giocano, poi con gesto sicuro, guida la tua mano tra le Sue gambe, il Suo sesso duro attraverso i pantaloni, contrazioni improvvise nel tuo ventre, la voglia che torna, oscena e splendida, mentre muovi la tua mano, osservandolo, vedendo la Sua bocca schiudersi e sentendo quelle parole che sognavi di sentire
“succhiami”
e già il tuo capo si piega su di Lui mentre le tue mani ansiose lo slacciano, lasci che il Suo odore d’Uomo ti avvolga, sporgi la lingua, lo assaggi, piano, la fai scorrere lentamente per poi avvolgerlo tra le labbra, sentendolo gonfiarsi contro il palato, spingere, la lasci uscire un poco per poi … affondare nuovamente su quel cazzo che ami, fino in fondo, restando immobile, a lungo, finchè l’aria manca, e di nuovo ricominciando a muoverti sentendo il tuo slip fradicio ormai di voglia, che inzuppa anche i tuoi leggings, stringendo le cosce a cercar un simulacro di masturbazione, senza smettere di donar piacere, prendendone.
E il tempo non ha più senso, finchè senti l’auto fermarsi,
ti solleva fissandoti.
Sai ciò che vede, gli occhi persi nella voglia, la bocca schiusa e ansante, il viso sporco di saliva ed umori, e i Suoi occhi e il Suo sorriso ti dicono che sei splendida.
Scende dall’auto, quella porta davanti a voi, ancora in quella magnifica stanza che già avete vissuto, specchi che riflettono, ovunque … voi …
Il Suo abbraccio caldo mentre lentamente ti spoglia lasciando solo quel gonnellino che copriva i leggings, ti senti bella, sei bella, tra le Sue mani.
Si siede, lo sguardo severo, facendoti avvicinare con un cenno, ti fa sedere sulle sue gambe, dandogli la schiena, e di colpo ti fa piegare in avanti; il viso a terra, le natiche oscenamente offerte a lui seduta sulle Sue ginocchia. Il Suo sguardo e le Sue dita a frugarti, ispezionarti, mentre non puoi trattenere gemiti che “confessano” la tua voglia e il tuo piacere; e ora la Sua voce severa a ricordarti errori passati, a chiedere se li ricordi e riconosci, e chiedere cosa spetta ad una slave che sbaglia … e ora son le Sue mani alternate a quella paletta di legno a colpire, severe e giuste, ad arrossar le natiche, e ormai non ti stupisce più la voglia e l’eccitazione che tutto questo ti regala, persa in quel meraviglioso mondo, vostro, dove dolore, piacere, umiliazione e fierezza son tutt’uno.
La mente si svuota, si confonde, persa in una nebbia che sa di piacere ed eccitazione, dove la coscienza esce dal corpo lasciando solo emozioni.
Poi di nuovo è solo silenzio, tutto torna immobile mentre lentamente la realtà torna a farsi luce, la vostra realtà, ciò che siete e vivete; e ancora ti perdi nel Suo abbraccio dolce, in un bacio profondo, nel Suo sorriso che parte dagli occhi.
Sorride guardando oltre te, quella grande minipiscina con idromassaggio, ti sussurra piano all’orecchio … “preparala” … lo speravi, lo desideravi, lo volevi.
Il getto d’acqua scroscia mentre attenta regoli la temperatura, vedi l’acqua riempire la grande vasca, Lui che piano entra, comodamente rilassato e con un cenno ti invita a stenderti al Suo fianco.
Ti lasci accarezzare da quei mille getti cui si uniscono le Sue mani, il tuo sguardo passa incessantemente da Lui a quegli specchi che vi riflettono, mostrando ciò che siete.
Le senti scorrere ovunque le Sue mani, lungo il corpo, sul viso, sulla gola;
quasi timidamente muovi le tue su Lui, osservandolo e ad un piccolo cenno d’assenso lasci che le tue carezze gli dicano ciò che senti.
Lasci che la mano scenda a sfiorare il Suo sesso, a stringerlo, muovendolo piano, via via più rapidamente, poi quasi rallentando; senti il Suo sguardo su te e la Sua mano che afferra i tuoi capelli, facendoti chinare su di Lui; l’acqua ti accarezza il viso, la bocca si apre mescolando acqua e desiderio, il Suo sesso ancora tra le tue labbra, scivolando sotto il pelo dell’acqua, dove più difficile è resistere, lasciando che spinga nella tua gola, ancora ed ancora, per poi … riemergere … grondante d’acqua, osservando la Sua espressione di piacere, e di nuovo la Sua mano forte ti spinge giù, in apnea regalandogli quel pompino diverso, eccitante. nuovo.
E ancora stesa accanto a Lui, che dolcemente muove il tuo corpo, portandoti a “sentire” uno di quei mille getti proprio li, tra le cosce; le apri in un perverso invito, le Sue dita sfiorano, toccano … si allontanano …
Quella mano si muove sott’acqua, senza toccarti, solo spingendo contro tè l’acqua, sempre più in fretta, sempre con maggior forza … scopata dall’acqua … dio non credevi fosse possibile, lo senti, il piacere, il desiderio, la voglia, l’orgasmo, è lì, urla, chiede, pretende,  “posso? Posso? Ti prego … posso”?
Ed esplodi assieme al Suo “si” sentendo umori caldi colare, mescolandosi all’acqua, senza saper frenare sussulti del corpo, ancora persa nel nulla … ancora una volta ritrovandoti … accanto a Lui …
Ancora … con tanto da vivere …

Copyright 3 maggio 2012