Lui
davanti a te, non importa se il ristorante affollato è pieno di rumori, non
importa se il cameriere ti osserva, quasi impaziente che tu finisca di
mangiare, non importa se quegli spaghetti olio aglio e bottarga son pieni di
peperoncino tanto da esser quasi immangiabili.
Tu
davanti a Lui, mentre sfacciatamente stendi le gambe sotto il tavolo ad
incontrare le Sue, vuoi un contatto, ne hai bisogno, per sentirti ancor più
Sua.
Notte
umida con odore di pioggia nell’aria, ma non importa, le Sue braccia ti
stringono mentre camminate lentamente in quella cittadina quasi vuota, il lago
in lontananza, separato da un ampia spianata erbosa su cui, camminando piano, i
piedi quasi affondano.
Per un
attimo, solo per un attimo il tuo sguardo indugia, passando, su quella piccola
costruzione bassa, quasi vergognandoti dei tuoi pensieri, anche se cogli il Suo
stesso sguardo e intuisci che i Suoi pensieri son gli stessi tuoi.
Il lago,
così vicino ora, il leggero sciabordio delle onde sulla riva, le Sue braccia
che ti stringono più forte, la Sua bocca che cerca e trova la tua, perdendoti
nel Suo bacio.
Alberi
ancora spogli nonostante sia ormai maggio, alberi che dalla riva si alzano,
poi…quell’albero, quella forma strana, quasi tre tronchi che dalla base si
separano creando una nicchia.
E
all’improvviso la Sua stretta si fa più decisa, conosci quella stretta, come
conosci il mutare del Suo sguardo.
La
corteccia ruvida di quell’albero contro la tua schiena, un sospiro che ti
sfugge, mentre le Sue mani già ti frugano ed il tuo ventre è un lago umido; le
Sue dita tra le tue cosce, scostando lo slip, intrufolandosi, bagnandosi di te.
Le tue
braccia si protendono dietro, quasi abbracciando quel tronco e non servon corde
mentre il tuo bacino danza sulle Sue dita, incuranti del fatto che qualcuno
possa scorgervi, che importa, sei Sua.
Sfiorano
le Sue dita, toccano, premono, muovono, al ritmo del tuo respiro, più rapide,
decise, rallentando, di nuovo accelerando mentre le gambe si piegano.
La Sua mano
sul tuo collo, bagnata della tua voglia, ne cogli l’afrore intenso, eccitante, stringe
piano la gola, si fa più severa spingendoti a terra.
Le
ginocchia che conoscono quell’erba umida e già il Suo odore davanti a te, la
tua bocca che si schiude, accogliendolo, le Sue mani a guidarti fottendoti la
gola, saliva e voglia che colan copiose.
Cerchi
aria e in un sussurro ti sfugge …”scopami…ti prego scopami”, e quello schiaffo
improvviso a ricordarti che non devi chiedere.
E ancora
il Suo cazzo tra le labbra. La tua lingua, la tua bocca a donar piacere, che
diventa piacere anche per te, per poi sentirti sollevare di scatto, in piedi,
davanti a Lui; ora anche nella penombra vedi il Suo viso, disteso, distaccato,
come se nulla fosse accaduto; il Suo braccio avvolge le tue spalle mentre
inizia a camminare lentamente, una passeggiata in riva al lago, mentre in te la
voglia urla.
cazzo che
voglia d’esser presa, scopata usata.
Ti stringi a Lui che ostentatamente parla di
nulla, camminando, per tornare poi lentamente sui vostri passi, vedi
quell’albero avvicinarsi, il tuo respiro accelera sperando, desiderando che
ancora ti spinga con decisione contro quel tronco, che spogli il tuo corpo, che
ti usi e prenda come lui ama, come TU ami. Ma quell’albero sfila accanto a voi,
mentre parla di salici e bambù, strappando un rametto sottile da quel bambù e
sferzando l’aria, accendendo ancor più la tua mente.
Vedi la
strada avvicinarsi, vorresti che quella passeggiata non finisse mai, no cazzo
non è vero, vorresti che ti buttasse a terra su quell’erba, che quasi
strappasse i tuoi vestiti, che schiudesse le tue natiche e prepotentemente
violasse ogni parte di te….
Vedi
quella piccola bassa costruzione avvicinarsi, sorridi ai pensieri avuti poco
prima guardandola, quasi innocenti rispetto a quelli che ora colmano la tua
mente …
E di
nuovo la Sua stretta si fa decisa, sul tuo collo, guidandoti verso quella casupola,
aprendo la porta in lamiera che rivela ciò che sapevi, un bagno alla turca,
odore d’umanità. Ma già la mente si confonde; il rumore secco del chiavistello
che chiude la porta alle vostre spalle, spinta contro il muro, le mani
appoggiate alla parete, le gambe larghe a cercar equilibrio, mentre le Sue mani
abbassano decise i tuoi leggings, lo slip, e inaspettato … forse … lo sferzare
di quel rametto di bambù a segnarti le natiche, una, due, tre volte.
Dolore
Piacere
voglia
La Sua
voce ferma e profonda che chiede cosa sei, chiede e pretende risposte, la tua è
un sussurro mentre risponde fiera “la Tua slave, la Tua cagna”, e si rompe in
un gemito prolungato mentre le Sue dita decise affondano nella tua figa lorda
di voglia indecente.
Scritte e
disegni osceni su quella parete davanti ai tuoi occhi, il silenzio della notte
rotto dal fruscio dei Suoi abiti che liberano il Suo sesso, il brivido nel
sentirlo appoggiarsi alle natiche, a battere sul clitoride, a strappar voglia e
umori.
“scopami,
cristo scopami” ma restan nella mente quelle parole, mentre mani sicure
schiudono le tue natiche, saliva cola a bagnare quel solco e dita abili ti
preparano.
Piacere e
voglia assieme, timore e desiderio, un sussulto quando le Sue dita escon da te,
di colpo, e già senti il suo cazzo turgido appoggiarsi, premere, deciso.
Sai cosa
ti aspetta, sai cosa temi, sai cosa desideri e vuoi.
Improvviso
quel dolore bruciante, quella sensazione di esser “aperta”, presa, posseduta; lacrime
silenziose che rigano il viso, e piano quel dolore diventa piacere, il tuo
corpo si muove, spinge, lo cerca, lo invita, si dona, senza pudore; parole
smozzicate che sfuggon dalle labbra, parole che forse non oseresti mai dire,
eppure …
respiro
che si fa rantolo di piacere, la mente ormai persa mentre sussurri la tua
richiesta, quasi una preghiera, l’esigenza di un orgasmo, il timore di un “no”,
il bisogno di un “si”.
Ed è quel
“si” senti, accompagnato da colpi più profondi. La Sua mano che scivola tra le
cosce a masturbare il clitoride mentre l’altra non smette di stringere con
forza le natiche “ora, ora il tuo piacere”.
E lo urli
il tuo piacere, senza pudore ne ritegno, lo urli in quel cesso lurido incurante
di chi possa passare e sentire, coli voglia indecente tra sussulti del corpo
che non sai controllare, mentre fatichi a restare in piedi, Lui ancora in te,
mentre piano il respiro rallenta, ma non basta, già la sua mano tra i tuoi
capelli a costringerti a voltarti, il Suo sesso davanti a te, la tua bocca
golosa a prenderlo, succhiarlo, leccarlo, per render una parte di quel piacere
goduto.
Persi nel
piacere.
Per
lasciare poi che il Suo abbraccio ti dica molto altro.
Ora è
l’imbarazzo a farsi strada, il pensiero che quella porta si riaprirà e potresti
trovarti davanti chiunque, ma che importa.
Ancora lo
scrocchio del chiavistello, ancora nella notte umida mentre le prime gocce di
pioggia cadono, tornando abbracciati verso l’auto.
Ami esser
in auto al Suo fianco, il corpo rilassato dal piacere appena goduto, eppure, lo
sai, pronto a riaccendersi all’improvviso.
La strada
corre davanti a voi e la Sua mano afferra la tua, le dita si incrociano,
giocano, poi con gesto sicuro, guida la tua mano tra le Sue gambe, il Suo sesso
duro attraverso i pantaloni, contrazioni improvvise nel tuo ventre, la voglia
che torna, oscena e splendida, mentre muovi la tua mano, osservandolo, vedendo
la Sua bocca schiudersi e sentendo quelle parole che sognavi di sentire
“succhiami”
e già il
tuo capo si piega su di Lui mentre le tue mani ansiose lo slacciano, lasci che
il Suo odore d’Uomo ti avvolga, sporgi la lingua, lo assaggi, piano, la fai
scorrere lentamente per poi avvolgerlo tra le labbra, sentendolo gonfiarsi
contro il palato, spingere, la lasci uscire un poco per poi … affondare nuovamente
su quel cazzo che ami, fino in fondo, restando immobile, a lungo, finchè l’aria
manca, e di nuovo ricominciando a muoverti sentendo il tuo slip fradicio ormai
di voglia, che inzuppa anche i tuoi leggings, stringendo le cosce a cercar un
simulacro di masturbazione, senza smettere di donar piacere, prendendone.
E il
tempo non ha più senso, finchè senti l’auto fermarsi,
ti
solleva fissandoti.
Sai ciò che
vede, gli occhi persi nella voglia, la bocca schiusa e ansante, il viso sporco
di saliva ed umori, e i Suoi occhi e il Suo sorriso ti dicono che sei
splendida.
Scende
dall’auto, quella porta davanti a voi, ancora in quella magnifica stanza che
già avete vissuto, specchi che riflettono, ovunque … voi …
Il Suo
abbraccio caldo mentre lentamente ti spoglia lasciando solo quel gonnellino che
copriva i leggings, ti senti bella, sei bella, tra le Sue mani.
Si siede,
lo sguardo severo, facendoti avvicinare con un cenno, ti fa sedere sulle sue
gambe, dandogli la schiena, e di colpo ti fa piegare in avanti; il viso a
terra, le natiche oscenamente offerte a lui seduta sulle Sue ginocchia. Il Suo
sguardo e le Sue dita a frugarti, ispezionarti, mentre non puoi trattenere
gemiti che “confessano” la tua voglia e il tuo piacere; e ora la Sua voce
severa a ricordarti errori passati, a chiedere se li ricordi e riconosci, e
chiedere cosa spetta ad una slave che sbaglia … e ora son le Sue mani alternate
a quella paletta di legno a colpire, severe e giuste, ad arrossar le natiche, e
ormai non ti stupisce più la voglia e l’eccitazione che tutto questo ti regala,
persa in quel meraviglioso mondo, vostro, dove dolore, piacere, umiliazione e
fierezza son tutt’uno.
La mente
si svuota, si confonde, persa in una nebbia che sa di piacere ed eccitazione,
dove la coscienza esce dal corpo lasciando solo emozioni.
Poi di
nuovo è solo silenzio, tutto torna immobile mentre lentamente la realtà torna a
farsi luce, la vostra realtà, ciò che siete e vivete; e ancora ti perdi nel Suo
abbraccio dolce, in un bacio profondo, nel Suo sorriso che parte dagli occhi.
Sorride
guardando oltre te, quella grande minipiscina con idromassaggio, ti sussurra
piano all’orecchio … “preparala” … lo speravi, lo desideravi, lo volevi.
Il getto
d’acqua scroscia mentre attenta regoli la temperatura, vedi l’acqua riempire la
grande vasca, Lui che piano entra, comodamente rilassato e con un cenno ti
invita a stenderti al Suo fianco.
Ti lasci
accarezzare da quei mille getti cui si uniscono le Sue mani, il tuo sguardo
passa incessantemente da Lui a quegli specchi che vi riflettono, mostrando ciò
che siete.
Le senti
scorrere ovunque le Sue mani, lungo il corpo, sul viso, sulla gola;
quasi
timidamente muovi le tue su Lui, osservandolo e ad un piccolo cenno d’assenso
lasci che le tue carezze gli dicano ciò che senti.
Lasci che
la mano scenda a sfiorare il Suo sesso, a stringerlo, muovendolo piano, via via
più rapidamente, poi quasi rallentando; senti il Suo sguardo su te e la Sua
mano che afferra i tuoi capelli, facendoti chinare su di Lui; l’acqua ti accarezza
il viso, la bocca si apre mescolando acqua e desiderio, il Suo sesso ancora tra
le tue labbra, scivolando sotto il pelo dell’acqua, dove più difficile è
resistere, lasciando che spinga nella tua gola, ancora ed ancora, per poi …
riemergere … grondante d’acqua, osservando la Sua espressione di piacere, e di
nuovo la Sua mano forte ti spinge giù, in apnea regalandogli quel pompino
diverso, eccitante. nuovo.
E ancora
stesa accanto a Lui, che dolcemente muove il tuo corpo, portandoti a “sentire”
uno di quei mille getti proprio li, tra le cosce; le apri in un perverso
invito, le Sue dita sfiorano, toccano … si allontanano …
Quella
mano si muove sott’acqua, senza toccarti, solo spingendo contro tè l’acqua,
sempre più in fretta, sempre con maggior forza … scopata dall’acqua … dio non
credevi fosse possibile, lo senti, il piacere, il desiderio, la voglia,
l’orgasmo, è lì, urla, chiede, pretende,
“posso? Posso? Ti prego … posso”?
Ed
esplodi assieme al Suo “si” sentendo umori caldi colare, mescolandosi
all’acqua, senza saper frenare sussulti del corpo, ancora persa nel nulla …
ancora una volta ritrovandoti … accanto a Lui …
Ancora …
con tanto da vivere …
Copyright 3 maggio 2012
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