lunedì 26 dicembre 2011

Intervista!

l'intervista fattami da Paola di My Secret Diary:




Le catene della mente

a cura di Paola Levi



     Nel suo blog Le catene della mente, scritto con parole in grigio chiaro su sfondo nero, Master E. si presenta dicendo solo che è "semplicemente Master E.". Quando gli chiedo qualche ulteriore dettaglio mi sorride e spiega che è difficile parlare di se stessi e quindi preferisce, attraverso i suoi racconti, lasciare che siano le sue parole a parlare raccontando chi è. Non vuole quindi essere identificabile, poi però racconta storie personalissime vissute in prima persona, rivelando anche emozioni e pensieri. "Di me", infatti afferma, "credo che questo blog dica molto". Qui si trovano infatti pezzi del suo passato che parlano di errori, amicizie vere e così via. Naturalmente Master E. preferisce svelarsi poco alla volta, a seconda di ciò che il momento gli riporta alla memoria o che le emozioni gli fanno sentire. Concordo e, come precisa Master E., questo è forse un modo per attirare ancora di più l’attenzione. "Del resto", mi dice, "credo che il sottotitolo tranches de vie dica tutto. Il blog racconta infatti pezzi della mia vita, a volte in ordine sparso".
     Master E. precisa comunque che questo blog, pur descrivendo un mondo affascinante e unico, non è però per tutti. Il motivo è semplice e illustrato dalla foto stessa dell’homepage di Le catene della Mente: una bella donna dal rossetto vivace ma elegantemente bendata e con catene che sembrano tenerla ferma.
     Quell’immagine, frutto di una ricerca elaborata, rappresenta la protagonista di quasi tutto ciò che Master E. scrive, con quel rossetto che in contrasto con il bianco e nero dona un fascino particolare e quelle catene che si stagliano sullo sfondo: catene che rappresentano ciò che viene banalmente definito come dominazione.
     Questo blog è quindi solo per chi si sente già un po' parte di questo mondo, pur magari dovendo ancora accettarlo. Infatti, coloro che amano questa sfera possono magari all’inizio avere logici timori, quasi spaventandosi di esser malati o anormali. Ma – come Master E. aggiunge sorridendo "E' giusto così, ci si passa, ci siamo passati tutti, tutto sta a comprendersi e accettarsi". L’importante è non aver mai paura di guardarsi dentro.
     Sotto il titolo Benvenuti, Master E. scrive: "Troverete parole, emozioni e sentimenti... Ciò che sono e ciò che vivo...". Ed è proprio questo il motivo per cui, nonostante ci siano tanti siti dove pubblicare racconti erotici, Master E. abbia deciso comunque di aprire il suo blog personale. Questo blog infatti non è un sito dove pubblicare i propri racconti erotici, ma un suo spazio personale in cui raccogliere tutto, non solo racconti passati o il suo presente, ma anche immagini, musica o pensieri.
     E in questo, Le catene della Mente è agevolato anche dalle etichette che servono a contraddistinguere diversi argomenti: Presentazione è per l'appunto una breve presentazione di Master E.; Racconti parla di storie vissute, esperienze del passato pian piano raccolte; Pensieri raccoglie semplicemente considerazioni, sensazioni e ricordi non necessariamente legati a questo mondo, a volte belli e a volte dolorosi, alcuni forse crudeli o dettati da un sentimento di rancore; infine Passo dopo Passo è il suo presente e ciò che sta vivendo.
     Tra le varie etichette, Master E. apprezza le mie domande proprio su alcuni scritti che fanno parte di Pensieri. Pensieri racconta infatti varie emozioni come ad esempio Oltre il velo, che parla di un sentire che sta pian piano nascendo e diventa più preciso nel tempo; Lacrime, che ricorda un pianto improvviso ma colmo di gioia; Avatar, che parla di un dolore diventato forse ingiustamente rancore e Milano da bere che racconta ricordi di gioventù molto personali e aggiunge riflessioni di adulta maturità.
     Appena dico a Master E. che apprezzo questa chiarezza delle etichette, lui aggiunge con un velo di tristezza sul viso:
"Ci sarebbe posto probabilmente per un'altra etichetta, per qualcosa che è sempre rimasto solo nel mio privato, che non ho mai voluto condividere, ma è giusto così e tale deve restare".
     Naturalmente condivido questa privacy in un blog che comunque racconta svariate emozioni, sulle quali Master E. invita ogni lettore a lasciare commenti. Ammette infatti che è bello avere un'interazione più diretta con chi legge, anche se si trattasse di critiche. E’ anche soddisfatto dal numero di lettori che, stando alle statistiche, sono in media circa un centinaio al giorno, con punte più elevate quando inserisce un nuovo post. Con i lettori fissi, alcuni dei quali sono amici reali, capita a Master E. non solo di scambiare email e chiacchiere ma anche a volte di incontrarsi davvero. Con altri lettori occasionali invece l’interazione è puramente online grazie a commenti o domande a cui Master E. cerca sempre di rispondere.
     Questo è infatti uno degli aspetti del blog che più gli piace. Master E. apprezza davvero conoscere altre persone, trovarne alcune che si sentono affini a lui, che vivono ciò che lui vive o che gli parlano dei timori nel viversi perché semplicemente non conoscono realmente questo mondo.
     Master E. crede comunque che non sia possibile descrivere il profilo del suo lettore tipo, perché - sebbene molti lettori arrivino qui per interesse nell’argomento trattato - altri giudicano questo mondo in base a stereotipi e in modo distorto. A questi Master E. si augura di riuscire a far comprendere che non è così.
     Non tutti infatti capiscono che la dominazione non parte mai dal corpo ma sempre e comunque dalla mente.
     La mente viene infatti imbrigliata in catene non per imprigionarla, ma al contrario per liberarne quella parte che molto spesso viene tenuta nascosta, a volte negata. Quelle catene sono in realtà catene volute perché solo così una donna può poi sentirsi libera di abbandonarsi, "libera di essere schiava". Purtroppo questo "non è facile da capire per chi non lo vive" ma, per chi invece vive questo mondo, "poi nulla è più come prima". Questo va naturalmente inteso in senso assolutamente positivo, sebbene purtroppo venga spesso frainteso.
     In questo mondo la benda, pur non essendo componente essenziale (proprio perché non ci sono regole predefinite), è tuttavia una componente importante. La benda non solo aiuta a dare sensazioni permettendo di cogliere odori, suoni, tocchi, sapori altrimenti spesso ignorati, ma contribuisce anche a vuotare la mente, aiutando così ad abbandonarsi e viversi.
     Nell’universo della dominazione, il tutto si gioca tra persone che si scelgono reciprocamente, instaurando poi un rapporto che va oltre il gioco di ruolo e arriva a comprendere e superare i propri limiti entrando così in una relazione molto personale, intima ed esclusiva. Quanto così si crea è "un rapporto profondo dove entrambi ci si svela, ci si confronta, si cresce". Pur se a prima vista l’impressione è quella che sia il Master a condurre "il gioco", lui precisa subito che "nella realtà non è così". Tutto infatti si basa su un comprendersi a vicenda crescendo. Questo implica sempre un forte coinvolgimento emotivo "per cui non credo esistano parole per definirlo".
Vogliamo definirlo amore? Quello più intenso e viscerale? "Non credo in questa parola, troppo facile leggerla sulle labbra altrui perché abbia ancora il senso vero. Nel web, nei social forum si legge continuamente di amore... no, non è amore questo tipo di rapporto". Ma, come conclude Master E., è sicuramente "totalizzante e non definibile a parole".
     Sicuramente questo rapporto richiede l’entrare in simbiosi con la partner, guidandola a scoprire "ciò che è lei". Quando quindi chiedo se il ruolo di Master è quasi quello terapeutico di un maestro che, grazie alla profonda comprensione della partner, riesce a farle scoprire quanto era nascosto in lei, Master E. annuisce e ammette che i commenti raccolti per esempio con il post Vacanza! sono stati per lui molto positivi, significando che non solo riusciva a cogliere le emozioni di chi gli era compagna in quel viaggio, ma anche a trasferirle in parole e trasmetterle.
     Questo è un percorso da compiere insieme, in cui l’erotismo puramente fisico è esaltato da un appagamento che è innanzitutto mentale, che nasce da ciò che si è.
     Del resto il post 16 ore dedicatogli da un'amica esprime come una donna possa sentirsi finalmente "libera tra corde e bende, mani che fermano il corpo ma non la mente". Una donna che si sente libera proprio nell’esser schiava, perché questo le permette di essere se stessa, esprimendo bene l’attesa, le tensioni, l’ansia, il desiderio e tutte le sfumature dell’erotismo.
     La dinamica Master/slave non può però esser racchiusa in ogni rapporto erotico, perché non tutti sono Master o slave. Può esserci un gioco, un gioco di ruoli, ma l’essenza della dominazione e della sottomissione possono esserci solo se entrambi nella coppia sentono in sé realmente tutto ciò. Se entrambi sentono proprio questo mondo, invece, tutto ciò può assolutamente tramutarsi in un rapporto duraturo, quello che solitamente si chiama amore vero.
     Del resto, come spiegato dal post Altro!, quest’andare oltre i limiti non è fonte di avventure banalmente carnali ma piuttosto di legami intimi e profondi. Che poi questi legami diventino davvero amore vero e durino nel tempo purtroppo dipende da mille variabili.
     Naturalmente condivido questa incognita e, comunque incuriosita dalle immagini che arricchiscono il blog, chiedo a Master E. con quale criterio scelga queste foto. Mi racconta che cerca di trovare immagini che in qualche modo riflettano sia le sue parole che le emozioni vissute. Alcune ci riescono e altre meno, altre ancora invece sono foto scattate e opportunamente rielaborate per questione di privacy, così come del resto anche i nomi e a volte i luoghi dei testi non sono quelli originali.
     Quando infine chiedo a Master E. quale colore sceglierebbe da associare all'erotismo, lui risponde il nero e subito aggiunge: "Non c’è un perché". Del resto mi aveva già spiegato che trova il nero elegante. Intuisco anche che il nero è proprio il colore che si vede con una benda sugli occhi, benda che "permette di percepire di più" e quindi, credo, di abbandonarsi e scoprire i più inconsueti toni dell’erotismo.

martedì 6 dicembre 2011

"Pioggia"!







Hai mai camminato sotto la pioggia?
Non correndo quasi a cercar di evitare le gocce,
… camminando …
a passi lenti, incurante dell’acqua che ti bagna il viso e infradicia gli abiti,
piano piano, un passo dopo l’altro
sentendo le gocce scivolare sul volto e lasciandoti cullare dai pensieri
Ti sei mai seduto sui gradini di un palazzo, incurante di bagnarti gli abiti, osservando umanità passarti accanto, con sguardi indifferenti o irridenti e sorrider tra te inseguendo sogni?
Hai mai visto Firenze da Boboli quasi sfumata dalla pioggia che la scherma ai tuoi occhi, appoggiando il mento sulle mani e guardando nel vuoto, mentre l’acqua ti lava il viso?
Hai mai percorso strade bagnate di pioggia su una moto, il vento tra i capelli umidi, il viso rigato di gocce, che possono e sanno nascondere lacrime, sentendo l’asfalto farsi insidioso, ad ogni curva, quasi sfidarti e… accettare quella sfida, piegando un po’ di più, cercando un limite, forse, inconsciamente cercando di superarlo, per poi flettere il polso, sentire il rombo del motore tra le cosce vibrare più forte e docile la moto raddrizzarsi… nel canto gioioso delle marce che salgono, con un sorriso sul viso, quasi la vittoria ad una sfida che per un attimo, solo per un attimo cancella quelle lacrime; una sfida che sai si ripeterà alla prossima curva senza sapere chi vincerà? E non importarti chi vincerà?
Hai mai fatto l’amore sotto un diluvio? Quando gli abiti sembrano incollati alla pelle e pare voglian resistere al desiderio che brucia? Quando pioggia sudore ed umori si mescolano, quando spalancando la bocca gridando un orgasmo lasci che quelle gocce colino in gola, quando ogni carezza scivola sulla pelle bagnata, quando ogni stretta sembra più viva e vera?
Hai mai sentito le sue gambe strette intorno ai tuoi fianchi, sentendoli fradici di pioggia e quasi nel timore di perder la presa sentirla stringer più forte entrando più profondamente in lei?
Sei mai rimasto steso su un prato bagnato, abbracciato a lei, dopo l’amore, tenendola stretta mescolando i respiri che rallentano, scostandole riccioli fradici dal viso per guardare i suoi occhi e sorriderle dolcemente?
Hai mai baciato le sue labbra sentendo assieme sapore di pioggia e lacrime e provare contemporaneamente tristezza e gioia?
Sei mai tornato, da solo, su quello stesso prato, sotto altra pioggia…ricordando?
Ti sei mai fermato davanti ad una cappelletta su una strada di campagna, fissando immagini Sacre, così in contrasto con la tua Fede troppo spesso “addomesticata” secondo le convenienze e lasciar scorrere lacrime sul viso, come gocce di pioggia, ricordando una Amica che non c’è più?
Mi volto indietro trovando in me tutto questo, in flashback e istantanee lontane tra loro nel tempo, sorrido… “ho vissuto”.

martedì 15 novembre 2011

"Appartengo"!







Ansia, quell’ansia che ogni volta ti coglie prima di un incontro, ansia e attesa che non diventano mai abitudine.
Gesti lenti ed accurati preparandoti, la scelta di cosa indossare, con un sorriso malizioso allo specchio davanti a quell’intimo scelto apposta per Lui, e di nuovo ansia e attesa.
E finalmente davanti a Lui, e già la gola si secca, le parole muoiono fermandosi nella mente; quante cose vorresti dire, quante non ne sai dire,
Lo guardi lasciando che i Suoi occhi ti leggano dentro; leggi nei Suoi, severità e dolcezza, e sai che non sarà un incontro facile, ma sicuramente saranno altri passi, altre emozioni, altre sensazioni.
Vi avvicinate lentamente a quella porta che si apre; ti sussurra all’orecchio “chiudi gli occhi”, e lentamente ti guida oltre la porta. Lo scrocchio della serratura ti fa sussultare e una strana sensazione di pace all’improvviso ti avvolge, sei “a casa” tra le Sue mani. Sua.
Aspetti quasi con ansia la benda a rubarti la vista, aspetti i Suoi ordini, i Suoi insegnamenti, ma, come quasi sempre, ti sorprende; il Suo tono si fa freddo, gelido, una sola parola “spogliati”
Gli abiti cadono piano, scivolano sulla pelle, mostrano ed offrono il tuo corpo, tenendo, come sai Lui vuole, solo quel minuscolo slip a coprirti, rivelando quelle sensazioni che la sola attesa già ti dona e non puoi ne vuoi nascondere.
Ed ecco, finalmente, le Sue mani, sulla nuca, decise, a guidarti attraverso quella stanza, fatichi a tenere gli occhi chiusi, vorresti l’aiuto di quella benda, ma sai che anche questa è una nuova prova. E di colpo ti ferma, lo senti muoversi accanto a te, rumori che cerchi di intuire, che a volte riconosci, il sibilo della cinghia che si sfila, il tintinnare della catene, poi silenzio.
E diventa sempre più difficile restare ferma, immobile, ad occhi chiusi.
Di nuovo la Sua mano, leggera ora a sfiorar la gola, a scivolare sulle spalle nude, a disegnare il contorno del seno gonfio, dei capezzoli turgidi, e improvviso il Suo ordine “guarda”.
Apri gli occhi, li socchiudi subito alla luce improvvisa, torni a riaprirli e vedi…lei, il corpo flessuoso, in punta di piedi, le braccia tese verso l’alto, corde sui suoi polsi a trattenerla, uno sguardo complice tra voi e mille pensieri che si affollano nella mente; desiderio, invidia, voglia, attesa, timore, appartenenza.
Ancora tintinnar di catene, il freddo del metallo alla tua gola, stringe, uno scatto secco la blocca; ed ora è quella catena a guidarti, a portarti davanti a lei, uno strappo severo ti “ordina” di inginocchiarti, vedi la sua tensione per restare in punta di piedi, mentre Lui le ricorda che quella corda non deve lasciar segni ai polsi, e il suo corpo si tende ancor più … in punta di piedi.
Basta un altro piccolo strappo per farti capire ciò che si aspetta e già il tuo capo, la tua bocca sfiorano quei piedi di donna, la lingua li accarezza, li assaggia. Puoi cogliere, anche da quel minimo contrarsi dei muscoli, il suo imbarazzo ed il suo piacere e tutto ciò si trasforma in te in desiderio ed eccitazione.
La tua bocca ora non ha limiti muovendosi su lei, la tua saliva la bagna, la tua lingua la sfiora e per un attimo un gemito le sfugge.
Vola la tua mente, lontano, ma Lui è pronto a riportarti al presente, la Sua voce chiede e pretende risposte, chiede cosa senti, cosa provi, chiede cosa bagna così indecentemente quello slip e chiede dove vorrebbero esser le tue mani ora.
Con un filo di voce cerchi di rispondere ma la Sua voce martella nella mente, sempre più fredda e decisa, il tuo corpo risponde a quel tono e le tue parole esaltano ogni sensazione.
Senza più tabù ti confessi, lasci che le parole descrivano ciò che vorresti; con voce roca descrivi il desiderio di poter almeno sentire le tue dita sfiorarti, schiuderti, sentirle sfidare il clitoride dolcemente, farsi via via più decise, premendo, per tornare a farsi leggere e sfinenti e … all’improvviso … realizzi che le tue parole diventano atti, non per te ma per lei,
Lui ora muove la Sua mano, le Sue dita su di lei, in lei, seguendo le tue parole, ciò che tu solo desideri lei sta vivendo.
La senti gemere, contorcersi a quel tocco, vorresti tacere, smettere, quasi punirla con il nulla per ciò che ha, ma non puoi, perché il suo piacere diventa piacere ed eccitazione per te, la sua voglia si fa tua, pur vivendola di riflesso. Per un attimo, solo per un attimo la voce ti manca e la senti trattenere il respiro perché anche la mano di Lui si è arrestata di colpo, e quella mano torna sulla tua catena, ti solleva il viso, pretende i tuoi occhi, segnati da quel cerchio scuro fatto di voglia. Vedi la Sua mano avvicinarsi al tuo volto, vedi le Sue dita lucide di voglia di donna, che non è la tua, ma è come se lo fosse, vedi il ventre di lei, che ondeggia piano perso in quel piacere interrotto, la sottile riga scura della peluria, ben curata, le labbra tumide e velate di umori, il clitoride che spunta, eccitato.
Lo fissi mentre si avvicina a lei, il Suo sesso sfrega tra le cosce, si bagna della sua voglia e torna davanti al tuo volto, i loro odori uniti ad estasiarti, spalanchi la bocca, ma uno schiaffo sonoro ti segna la guancia, sai che hai sbagliato.
E basta un Suo gesto a spingerti il viso tra quelle cosce, non servon parole e già la tua lingua assaggia quel piacere di Donna, si muove tra le pieghe del desiderio, insiste, si ritrae appena e lascia posto alle tue dita che scivolano in lei, lentamente, facendole gustare ogni istante, fermandosi in lei e lasciando che da sola danzi sulle tue dita e di nuovo muovendosi, con movimenti ritmati ora, decisi, profondi sentendola chiedere, implorare, attendere il permesso di far esplodere il piacere.
La sua voce roca, piena di desiderio è un afrodisiaco per te che ormai non puoi più fermarti e tu stessa vivi quasi come liberatorio quel “si”.
La concessione del piacere che esplode tra le tue dita, che schizza sul tuo volto e sul seno, che le fa sussultare il ventre e piegare le gambe, che pare non finire mentre quella piccola pozza, fatta di piacere ed umori, si allarga ai vostri piedi, le inonda le cosce e la tua bocca corre a ripulirla, fino a fermarti ansante, ed i vostri respiri sono all’unisono.
Ora è il nulla intorno a te, quasi come se l’orgasmo di lei avesse svuotato anche la tua mente, quasi non ti accorgi che Lui sta sciogliendo quei nodi, la sorregge per un attimo ed già è al tuo fianco, in ginocchio accanto a te.
La Sua mano severa tra i vostri capelli, piegandovi, spingendovi ad assaggiare quel piacere a terra, a leccarlo, ripulirlo,; e già torna violento il desiderio.
Silenzio
Un silenzio teso e carico di attesa
Composte davanti a Lui, la schiena eretta, le spalle diritte, il volto sollevato e fiero, il viso “sporco” di saliva umori e voglia, e quello specchio davanti a voi a riflettervi mostrandovi per ciò che siete e siete fiere d’essere.
Con un cenno Lui chiede i polsi di lei, li prende dolcemente tra le mani, li osserva, li porge a te e vedi, su quei polsi, i segni di corde, belli … ma non era quello il Suo ordine e lei lo sa, tu lo sai. Le vedi chinare il capo, e già la catena al suo collo si tende, la guida attraverso la stanza, carponi, fino a fermarsi dove Lui vuole.
Un lungo cucchiaio di legno nella Sua mano, si muove piano sulla schiena, vertebra per vertebra, scende sulle natiche, si allontana e…colpisce. Secco lo schiocco e quasi nasconde le parole di lei sussurrate celando un gemito…contando.
Dieci colpi severi, e ad ogni colpo le natiche si arrossano, la pelle brucia, gli occhi si velano di lacrime e piangi con lei, perché come il sua piacere è stato il tuo così tuo è il suo dolore.
La vedi rialzarsi, il viso sfatto dal piacere e dal dolore, eppure fiera di quella fierezza pulita che solo una slave che obbedisce può avere.
Il mento sollevato, lo sguardo fisso in avanti, le braccia compostamente strette dietro la schiena, e lentamente, guidata dalla tua catena, la raggiungi, al suo fianco, così diverse e così uguali. Appartenendo.
Ma sai che tutto ciò non era che l’inizio, sai che altro ti aspetta ed i Suoi occhi e la Sua voce te lo confermano con una domanda secca, improvvisa, fredda.
“qual è il primo dovere di una slave”?
e la mente di colpo si vuota, temevi questo momento sapevi che sarebbe giunto, sapevi che la gola si sarebbe serrata, mille parole avrebbero affollato la mente e nessuna sarebbe riuscita a dirsi. Impietoso il Suo sguardo non ti abbandona, e non appena i tuoi occhi abbandonano i Suoi pronta sei richiamata all’ordine “GUARDAMI e rispondi” e ancor più le parole non vengono, inghiotti a vuoto, ti dai della stupida, sai cosa sei, sai cosa vuoi essere eppure non riesci a parlare e lacrime bagnano i tuoi occhi.
Lo vedi muoversi piano, davanti a voi, sfiorare quasi con dolcezza il mento di lei, un mezzo sorriso gli illumina il volto ed è a lei che ora ripete la stessa domanda e … la senti rispondere, sicura, con poche parole precise, il capo fiero, lo sguardo fisso in avanti.
stronzo, stronza, perché? Lo sa che è la cosa che più temi, e ancor più davanti a lei, e lei, puttana, come cazzo sa le risposte giuste?
Lui torna a guardarti, solleva il tuo viso, i tuoi occhi velati di lacrime nei Suoi e ripete la domanda, ora sai le risposte precise, le senti, son li…eppure… e uno schiaffo sonoro ti arrossa la guancia, si volta, ti ignora quasi e torna a rivolgersi a lei invitandola ad esser lei a porti quelle domande.
La senti stupita, si lascia sfuggire un “io Signore?” di cui subito si pente davanti al Suo sguardo gelido e guardandoti, quasi implorandoti con gli occhi di rispondere, ti ripete quelle domande, schiudi la bocca, inizi a parlare, lentamente, la vedi chinare appena il capo, quasi a confortarti, a farti capire che è la risposta giusta, a proseguire, e finalmente la voce torna e quelle risposte vengono.
La guardi, uno sguardo riconoscente per la sua vicinanza, per il suo aiuto silenzioso, pentita di quelle parole che ti si son formate nella mente poco prima, ma… è un attimo, solo un attimo, ed ecco una seconda domanda ed una terza ed una quarta, e ancora la mente è vuota, panico e rabbia, lacrime salate che bagnano le tue guance e scivolano sulle labbra e basta un Suo sguardo verso lei per sentirla rispondere a quella domande, con voce ferma, tono preciso,
stronza, stronzo,
ti mordi le labbra, raddrizzi le spalle, è giusto così, devi imparare.
Torna davanti a te, aspetti ancora quelle domande, ora sai le risposte, ora dimostrerai di saper imparare prontamente, ma è altro che dice la Sua voce, sono complimenti per lei, per la sua bravura, la sua preparazione e “merita un premio non credi?”
Un premio? Cazzo, ha avuto un orgasmo che a te è negato, ti ha umiliata, ti ha fatto sentire una nullità ed ora merita anche un premio?
Ma sai che è giusto così, è un altro passo, chini il capo sussurrando “si Signore” e guardandola le sorridi appena, deve sapere che hai capito.
Corde, severe, sui tuoi polsi, sulle tue caviglie
Legata a quel letto, braccia e gambe allargate e…lei in ginocchio sopra te, il suo sesso davanti al tuo volto, il suo odore di femmina che ti inebria, tua malgrado ti eccita, chiudi gli occhi lasciandoti prendere, portare lontano da quelle sensazioni finchè … “apri gli occhi!”
Lo temevi, lo sapevi
Apri piano gli occhi
Il Suo cazzo li, davanti al tuo viso, teso, duro, che si appoggia a lei, che schiude la sua figa, che spinge strappandole gemiti, facendola piegare in avanti
Lo vedi muoversi in lei
Entrare ed uscire lucido di umori
La senti quasi afflosciarsi contro te, i suoi capelli ad accarezzarti le gambe, il suo respiro a soffiarti sul ventre, su quello slip che ancora indossi, ormai indecentemente fradicio, il suo respiro è ritmato come i colpi di Lui, più profondi ora, più decisi, sentendola gemere, chiedere implorare altro piacere ed è a te che Lui chiede, chiede di darle il permesso di godere, di prendere quell’orgasmo che a te è negato, di gustarlo fino in fondo, a te lo chiede, come supreme umiliazione, e chiudendo gli occhi per un istante soffi il tuo “si … si …. Siiii” sentendola esplodere nel piacere, abbandonandosi poi sfinita contro te e lasciando che umori densi ti colino sul viso
Appartenendo.

giovedì 20 ottobre 2011

Sensazioni ... inimmaginabili!







Una camera che non ha confini, che non ha legami, che può esser ovunque, la tua camera o l’anonima camera di un Hotel, che importa.
Una porta chiusa a chiuder fuori il mondo mentre già il respiro cresce e la mente si pone domande a cui non servon risposte.
Buio …
Quella benda che accentua timori e fa sentire libera
Buio e la mente disegna muri e confini
Silenzio …
Quel silenzio denso che riempie più di mille parole, con i sensi tesi sentendo uno sguardo che non ti abbandona, neppure per un istante
E vorresti parlare, dire, chiedere…implorare perché no?
Pensieri e sensazioni che si affollano nella mente che si confondono e si mescolano a desideri. Vorresti, si vorresti sentir mani sfiorarti, sentir dita farsi impudiche, sentir strette o colpi, vorresti tutto e nulla, che importa.
E quegli occhi, che non vedi ma senti, li senti scivolare su ogni centimetro del tuo corpo, soffermarsi e muoversi, accarezzarti.
Passi, finalmente un rumore, passi verso te e la tensione si fa violenta; l’attesa palpabile e quasi incontenibile. Coacervo di sensazioni che non posson esser divise, analizzate, che non vuoi separare le une dalle altre perché è bello così.
E quel tocco, improvviso, a sfiorare la gola, un attimo che ti strappa un gemito muto, che blocca il respiro e fa contrarre il ventre. E ancora … Buio … silenzio…
Silenzio che pare eterno, non importa se sia di istanti o ore, rotto all’improvviso da una voce la Sua voce, con quel timbro deciso, non cattivo, ma autorevole, una sola parola, forse attesa o temuta “spogliati”.
E già le tue mani scivolano sugli abiti, quasi si fanno ansiose, per un attimo rallentano…pudiche, gli abiti accarezzano la pelle, cadendo a terra, pelle, esposta, offerta, donata, come tu ti offri e doni, Fiera.
Buio e silenzio, ma ora la carezza di quegli occhi si sente ancor più, ora senti il viso caldo di imbarazzo e violento è il contrasto con l’impudicizia del tuo ventre oscenamente pronto.
Manca il respiro, la mente è confusa e sopraffatta ….
Eppure a chi vedesse dall’esterno sembrerebbe nulla,
Nulla se non una donna immobile Lui seduto ad osservarla… nel Buio e nel Silenzio
Altri passi, decisi ora verso te
Ora il respiro si arresta, ora mani non più leggere ma decise … assaggiamo… la tua pelle. La sfiorano prendendola, ora le tua pelle brucia e non importa dove quelle mani si posano per dare brividi. Il peso del Suo corpo contro il tuo che arretri piano. La parete dietro te mentre quelle mani prendono i tuoi polsi, li piegano dietro la schiena, li serrano decise. Sua.
Ora non ci son limiti per quelle mani, non ci son limiti per quelle dita che esplorano, frugano, ispezionano, accarezzano … colpiscono
E ancora non si possono dividere le sensazioni perché è l’insieme di queste a dare quel tutto.
Ora, ora la voce ti manca, ora vorresti urlare, chiedere, ora non avresti paura delle parole, ora sapresti pronunciare parole che forse l’imbarazzo ti ha sempre impedito di dire, parole che si formano nella mente ma non sanno dirsi, eppure ti bruciano nel cervello “scopami, prendimi, usami, piegami, umiliami”
Ora vorresti saper chiedere, implorare, ora ameresti sentire la tua voce che sussurra “ti prego, ti prego, ti prego” conscia che quel chiedere probabilmente prolungherebbe l’attesa…. Ma ami quell’attesa
Sfinente e viva
Corda … ad accarezzare i tuoi polsi e stringere
Corda a limitare i movimenti e dirti ancor più che sei nelle Sue mani
Mani che non smettono di sfiorare, segnare, prendere. Mani che mai, neppure per un attimo lasciano il tuo corpo.
Ed ecco che all’improvviso le parole vengono, in un soffio roco, è la tua voce a dirle, ad implorare, a chiedere, e ad ogni parola, in risposta a quelle, le Sue parole, sempre le stesse,
“di più, di più, di più”
che confondono la mente e la esaltano, che ti spinge a dirti ancor più, oltre ogni pudore
E il tuo corpo accompagna quelle parole, appoggiata a quella parete, i polsi serrati da quella corda, il tuo bacino danza oscenamente, offrendosi, invitando, chiedendo, più delle parole stesse.
E di colpo, di nuovo, Buio e Silenzio.
Quelle mani che ti abbandonano e già ti mancano, quel “no” che a fatica riesci a trattenere. Silenzio in attesa ancora dalle Sue parole, di ordini, che ti chiedono, pretendono, vogliono. Desiderio di inginocchiarti, di spogliarlo piano, le scarpe, gli abiti, la Sua pelle, sotto le tue dita ora, il Suo odore d’Uomo davanti a te, il tuo respiro che ormai fatica a tenere un ritmo
E tutto potrebbe fermarsi qui,
mai avresti pensato che queste sensazioni fossero da sole così appaganti, violente e vive.
Ci sarà altro… ma questo è molto, moltissimo … e ora lo sai

venerdì 30 settembre 2011

Tokio Decadence!








Tokio, la città formicaio, l’ennesimo viaggio e ogni volta scoprirla mutata,
in una città dove in una notte i grattacieli salgono di un piano.
Il solito caos ordinato, la metropolitana leggera che corre tutta in superficie, le migliaia di auto che affollano i larghi viali che la domenica, magicamente, si svuotano di traffico per far tornare i pedoni proprietari della strada.
La navetta che dall’aeroporto corre verso la città mostra paesaggi per noi assurdi.
Quelli che per loro son campi da golf e in realtà sono solo piazzole con bersagli a segnare la distanza del colpo, quella costruzione avveniristica che da lontano sembra un’immensa montagna russa e si rivela esser una “pista da sci” sintetica.
Sorrido al pensiero che certo sarà più facile affascinarli con le bellezze italiche naturali.
Il mio solito Hotel, ed anche quello ad ogni viaggio cambia aspetto, ipertecnologico sempre e come sempre accolto dall’esagerata cortesia delle receptionist.
Pomeriggio e notte di relax per recuperare il fuso orario e il primo appuntamento della mattina, nella Hall mi aspetta l’interprete perché la credenza popolare sostiene che tutti i giapponesi parlino inglese, ma in realtà i giapponesi parlano … giapponese …
La ragazza che mi aspetta è la tipica ragazza giapponese delle icone fotografiche, minuta, non troppo alta, ben proporzionata, un caschetto di capelli nerissimi e due occhi altrettanto neri e lucenti; elegante nel suo tailleur d’ordinanza.
Si presenta come Kin, fortunatamente un nome facile da ricordare.
Mi fa sempre sorridere l’imbarazzo delle ragazze giapponesi davanti ad uno straniero, un imbarazzo che non sai mai se e quanto reale, camminiamo verso la metropolitana; pensare di muoversi in taxi a Tokio e come aver la certezza di arrivare in ritardo. Al semaforo pedonale vedo la fila di post it che ormai conosco, tutti raffiguranti belle ragazze più o meno vestite, con in bell’evidenza il numero di telefono. Sorrido decidendo di vedere quanto quell’imbarazzo sia reale e chiedo a Kin che cosa siano quelle foto; la vedo arrossire mentre tenta di spiegare con giri di parole ciò che è evidente, e la vedo accogliere con un sospiro di sollievo il verde che ci permette di attraversare.
Durante la veloce corsa in metro rimane silenziosa seduta davanti a me e lascio che il mio sguardo la scruti, la indaghi; decisamente una bella ragazza, probabilmente sui 30 anni anche se ne dimostra meno, elegantemente seduta composta, le mani posate in grembo, senza sollevare gli occhi, anche se son certo che sente il mio sguardo.
Poi … giornata di lavoro, riunioni. Incontri, discussioni,
un veloce intermezzo a pranzo e di nuovo lavoro, incontri, riunioni
e ancora in metro, verso l’hotel
ringrazio Kin per l’ottimo lavoro e l’assistenza che mi ha dato e la invito a cena; finalmente vedo un sorrisetto appena accennato spuntare sul suo viso, subito trattenuto e il suo scusarsi perché “stasera ho un appuntamento con una amica”.
Forse sarà solo una mia impressione ma la sua voce sembra “calcare” particolarmente su quel “stasera” e non perdo l’occasione per invitarla per la sera successiva.
Ora il suo sorriso è meno nascosto, solleva quegli occhioni neri nei miei sussurrando un “volentieri grazie”, per poi girarsi e allontanarsi velocemente verso l’uscita.
Puntuale si ripresenta la mattina dopo, sempre professionale nel suo tailleur grigio, sempre seria e compassata durante gli incontri di lavoro e solo a pranzo con un sorriso mi riconferma l’appuntamento per la sera.
Sabato pomeriggio, non si lavora a Tokio, mi godo la città, con i suoi anacronismi assurdi, e finalmente la sera.
Aspetto Kin al bar dell’Hotel, quasi non la riconosco mentre si avvicina, vestita con quella che secondo loro è la moda occidentale, gonna decisamente troppo corta, su stivali che decisamente non sono intonati all’altezza non eccessiva, una camicetta chiara da cui traspare un reggiseno che non sarebbe assolutamente necessario vista la dimensione del seno (e sulla cui consistenza potrei giurare).
Si siede aspettando evidentemente un complimento che non le faccio mancare e il tempo passa tra chiacchiere vuote, incamminandoci poi verso un ristorante italiano gestito da amici che so che sarà apprezzato da Kin che mi ha confidato il suo amore per la nostra cucina.
Alfio, il titolare del ristorante, ci ha riservato un ottimo tavolo in una saletta intima divisa da vari separè.
Gli occhi di Kin sono sempre più lucenti. E l’ottimo chardonnay italiano certo aiuta a rilassarsi.
Porto il discorso di nuovo su quei post it, fingo curiosità e le sue risatine si fanno via via più frequenti, da li ad iniziare a parlare di argomenti intimi il passo è breve ed è affascinante il modo sempre più imbarazzato in cui lei risponde, e a questo punto è evidente che di finto imbarazzo si tratta poiché non si sottrae a domande sempre più intime, parlando prima del suo fidanzato, per arrivare a confessare le loro abitudini sessuali, e via via i suoi desideri ancora non vissuti.
I divanetti del ristorante di Alfio sembrano fatti apposta per favorire avances … scivolo piano al suo fianco, sempre chiacchierando, mentre la invito ad assaggiare una vera grappa piemontese, e distrattamente la mia mano si appoggia sulle sue ginocchia nude, le mie dita premono un po’ più forte e la sua voce, per un attimo, pare rompersi.
Le mie domande fintemente curiose si fanno incalzanti, chiedendo di particolari sempre più intimi, fissandola e esprimendo commenti sulla sua bocca, senza lasciar spazio a doppi sensi e la mia mano leggera si muove scivolando piano sulle cosce, vedendola restare per un attimo con il fiato sospeso, vedendola arrossire, senza finzione questa volta, confessando di non aver mai conosciuto il piacere di un sesso d’uomo tra le labbra, pratica considerata disdicevole in Giappone per una ragazza per bene, e nel contempo, prima ancora che io possa fare la domanda successiva e scontata, di non aver mai provato il tocco di una lingua d’uomo tra le cosce.
La mia mano ormai ha superato l’orlo della microscopica gonna, sfiora quasi il tessuto dello slip, sente il calore del suo sesso. Piano muovo le dita su quel tessuto scoprendolo umido, premo piano, un po’ più forte strappandole un gridolino acuto e soffocato.
I suoi occhi ora sono spalancati nei miei, rimane traccia di quel pudore innato che è proprio di questo popolo, ma mescolato ad indubbio desiderio.
Avvicino la bocca alla sua perdendomi in un bacio profondo e sussurrandole parole perverse all’orecchio, vedendo il suo viso stravolgersi in desiderio, sentendo il suo ventre sussultare al mio tocco, premere contro la mia mano, cercandomi.
So bene che non avrei potuto portala in Hotel da me, sarebbe stato assolutamente sconveniente per lei, ma … Alfio al piano superiore del ristorante, ha tre bellissime suite a disposizione dei clienti.
Senza dire una parola mi alzo prendendo Kin per mano, attraversiamo il locale, l’ascensore velocissimo ci porta al piano superiore, c’è silenzio tra noi, un silenzio carico di eccitazione, di desiderio viscerale, c’è odore di sesso.
Quella porta che si chiude alle nostre spalle, le mie braccia attorno a lei
La sua bocca sulla mia, le lingue che si cercano, si conoscono, frugano.
Gli abiti che cadono a terra disordinatamente, quasi con furia, e le mie dita sulla sua pelle, liscia, morbida, profumata, i capezzoli già turgidi di voglia che chiedono la mia bocca, li sento tra le labbra, li succhio avidamente, la lingua si muove titillandoli e il suo respiro si blocca.
La mia mano che vuole altro,
che scende a togliere quello slip di banalissimo cotone bianco, già intriso di voglia,
che scivola sulla sua figa umida circondata da peluria nera,
le dita che si muovono rapide sul clitoride e strappano gemiti acuti, che lasciano interdetto perché quasi sembrano gridolini di dolore, quasi pianto isterico;
ma mi basta guardarle il viso per capire che è ben altro e all’improvviso tutto il suo corpo è scosso da un lungo brivido, le gambe si piegano quasi adagiandosi sulla mia mano ormai fradicia di umori, testimoni di un orgasmo improvviso.
Si abbandona contro me, respirando con affanno, sollevando il viso, quasi a scusarsi di quell’orgasmo improvviso, e la sua mano si muove a cercare il mio sesso, le sue dita lo stringono muovendosi lentamente, le sollevo il viso, guardandola negli occhi e sussurrandole all’orecchio … ciò che voglio da lei,
la vedo arrossire violentemente, ricordando le sue “confessioni intime” di poco prima, ma già scivola in ginocchio, il volto sollevato verso me, la sua lingua che sporge dalle labbra, che quasi timida si avvicina al mio cazzo, lo sfiora, lo assaggia, si muove lentamente lungo il dorso, risalendo fino alla punta, e con un cenno del capo la spingo a proseguire, schiude le labbra, lascia che prenda la sua bocca
Le labbra si stringono appena, timide, quasi impacciate, ma via via l’istinto prende il sopravvento, lascia che il mio odore d’uomo le colmi la mente, lascia che il sapore del mio cazzo le impregni la gola, lascia che la sua bocca mi parli e mi mostri la sua voglia, che leggo riaccendersi negli occhi.
La sollevo facendola stendere sul letto, le mie mani sulle sue caviglie, spalancandole le cosce, il mio viso ad assaggiare il suo sapore, la mia lingua a scovare angoli segreti,
e ancora quei gemiti acuti, ancora quei mugolii quasi di pianto, ma i sussulti del suo ventre contro la mia faccia sono un muto invito a non fermarmi, a proseguire, ad insegnarle il piacere della mia bocca.
Ancora ed ancora fino ad un nuovo appagante orgasmo, ma stavolta non le lascio il tempo di rilassarsi, già il mio sesso è li, tra le sue cosce, lo muovo piano schiudendole le labbra, lo batto dolcemente sul clitoride per poi, lentamente, spingere
Fissandola negli occhi, velati di voglia perversa, spingo fino in fondo restando immobile e lasciando che sia lei a muoversi per prendersi altro piacere su un orgasmo che ancora non si è smorzato, riprendo a muovermi, con colpi lenti, via via più profondi e decisi, ritmando i miei movimenti con i suoi, colpo dopo colpo, vedendo il suo sguardo appannarsi, la sua bocca aprirsi, il corpo sussultare in movimenti incontrollabili, pago di un nuovo orgasmo violento
Che pare non finire, che non le lascia respiro, che fa uscire dalla sua bocca quei gridolini continui.
Esco da lei ed ora, con decisione, afferro il suo capo, la faccio piegare sul mio ventre, la spingo ad assaggiarmi ancora, a gustare il mio sapore mescolato al suo, a lasciare che la sua bocca si faccia sesso, godendone, fino al mio orgasmo.
Poi stretta contro me, la sento rilassarsi, per un attimo, ma solo per un breve attimo alza i suoi occhi nei miei e subito sfugge il mio sguardo, imbarazzata.
Ma le mie parole non le lasciano tregua, chiedo pretendendo di sapere, chiedo se è così disdicevole succhiare un cazzo d’Uomo, chiedo se è così strano sentir lingua d’uomo sulle figa
e quelle parole riaccendono la sua voglia, il suo corpo scivola sopra il mio, muovendosi sinuosamente, in un eccitante body massage, rivelando che la sua “innocenza” non è poi così “innocente”
serra il mio cazzo tra le sue cosce e inizia una danza lenta e sfinente, fatta di movimenti appena accennati, che per brevi attimi concedono ai nostri sessi di sfiorarsi, per poi tornare ad allontanarsi. Il suo respiro testimonia ciò che il corpo e la mente vogliono.
Ma ora non è più tempo di lasciar a lei l’iniziativa, la faccio stendere sul dorso, i suoi polsi stretti dalla mia mano, mentre con le dita torno a sfiorarle il clitoride, a frugarle la figa.
Il suo ventre si solleva. Chiede, vorrebbe, vuole.
Ma ora no… ora deve attendere.
Lunghe pause in cui il desiderio sembra smorzarsi per riprendere al mio tocco, più violento di prima. La sua bocca spalancata che ormai non sa più gemere, gli occhi spalancati nei miei che chiedono. Ma non mi basta, ora deve chiedere, ora mi aspetto che chieda, lei lo sa. La mia voce le martella la mente “cosa vuoi? Cosa vuoi?”
La vedo lottare con il suo pudore finchè l’istinto e la voglia hanno il sopravvento e quasi urla “fuck me”! ed è come se si rompesse un argine, ora parole escono dalla sua bocca, mescolando inglese e giapponese, suoni inarticolati accompagnati da sussulti del bacino a cercare almeno la mia mano mentre le sue mani vorrebbero liberarsi dalla mia stretta.
E di nuovo mi fermo. Tenendola ben ferma, sotto di me.
I suoi occhi spalancati nei miei mentre non smette di…chiedere …
E con un sorriso le sussurro qualcosa all’orecchio.
La sento irrigidirsi, ma il suo sguardo si fa di colpo torbido.
La sua voce ora è spezzata da tensione, ma non solo, mentre in un sussurro lascia uscire un “si” nella sua lingua, un si che sembra quasi un gemito, ma il tono dice ben altro.
Lentamente torno ad accarezzarla
Lascio che l’eccitazione ed il desiderio crescano
Ancora ed ancora
Le mie dita si fanno strada in lei, fradice di desiderio e…
Scivolano oltre, tra quelle natiche piccole e sode, nel solco a scovare quel buchino, sfiorandolo e bagnandolo di umori, premendo piano e fermandomi quando si contrae, per poi tornare a spingere, più a fondo.
Spiando le sue espressioni.
Ora quei gemiti e gridolini parlano di dolore, e non è questo che voglio. Mi fermo, lasciando le mie dita in lei e scivolando sul suo corpo
Il mio sesso che di colpo la prende, scopandola, sentendo le mie dita attraverso lei, so che il dolore ora è sfumato in altro.
Ora è piacere
Ora è abbandono
Ora è istinto perverso
Ora è sesso istintivo
Odore di voglia, sapore di sudore ed umori
Lingue che si parlano e corpi che si uniscono …
Fino ad un nuovo orgasmo appagante per entrambi.
E stringendola le sussurro che…non è pronta per…altro… non ancora.
E la mattina dopo si presenta puntuale, nel suo tailleur grigio, pronta ad assistermi, ma…con un sorriso strano negli occhi…


martedì 12 luglio 2011

"Appuntamento"!




Il racconto di una emozione vissuta tanto tempo fa… e rileggendola mi rendo conto di quanto sono cambiato, di quanto è mutato il mio modo d’esser Master, o forse ne son mutati alcuni aspetti ed altri no.

Un racconto che raccoglie le emozioni di una piacevole .... amicizia complice, dedicato a D. dolce slave e adorabile compagna con cui ho condiviso emozioni e sensazioni.


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Il nostro primo incontro, senza esserci mai visti prima, neppure in fotografia, certi che le nostre menti e le nostre sensazioni sono in sintonia assoluta, ti ho dato appuntamento in un pub, chiedendoti di indossare una gonna leggera ed una camicetta, e... senza slip.
Entri nel pub, ti siedi e ti guardi intorno, nervosamente, molte facce, molti uomini, ci sarò? chi sarò?
Improvvisamente il tuo cellulare squilla, lo guardi, è il mio nr rispondi guardandoti intorno la mia voce nelle tue orecchie
"Ciao, bene arrivata, sei … come mi aspettavo …"
ti guardi intorno nervosa, chi sarò? Quell'uomo che ti guarda le gambe di nascosto? quello che finge di leggere il giornale osservandoti?

"NON CERCARMI DANIELA, NON PER ORA"

ti blocchi vedo il tuo viso leggermente arrossato il respiro un po più rapido per la situazione e forse per una lieve eccitazione, dovuta anche al fatto di essere senza intimo, con la sensazione che tutti lo sappiano, che tutti ti guardino
"accavalla le gambe daniela, lascia che ti guardi"
lo fai in silenzio, so che la situazione ti sta intrigando "ora posa le tue mani in grembo dani, premi leggermente tra le tue gambe, un po' più forte"
vedo che fai cio che ti ho chiesto
imbarazzata, timorosa di essere vista ma non riuscendo a dirmi di no piacevolmente sorpresa dalla sensazione di languore che ti coglie ... senti un intenso calore tra le gambe, le stringi forte, hai una voglia incredibile di toccarti, io lo so... e forse anche gli altri uomini che ti stanno guardando.
Vorresti poter allargare le gambe e lasciare che le tue dita soddisfino la tua voglia, accarezzando le labbra.. il clito.. fino a spingersi in fondo alla tua figa bagnata, inumidendosi dei tuoi umori, sotto il mio sguardo serio, determinato che esprime quanto tu mi appartenga.
Il barista appoggia una coppa di vino bianco ghiacciato con 2 grosse ciliegie rosse... pensi ai tuoi capezzoli tra le mie dita...
"Questo signorina le è gentilmente offerto da un signore"
lo guardi "Quale signore?"
senza risponderti ti dà un biglietto, lo leggi
c'è scritto "Non ancora... ogni cosa a suo tempo... fatti guardare"
Un brivido lungo la schiena, la sensazione viva dei miei occhi su di te.

Prendi il calice, sorseggi il vino... ti piace il contrasto determinato dalla freschezza del liquido con il calore dentro di te

Una goccia di vino scende lungo il bicchiere, con la punta della lingua la raccogli facendola risalire fino al bordo, esattamente come faresti con una goccia di sperma lungo il mio cazzo... lo stai pensando anche tu, ed io lo so.
Con due dita raccogli una ciliegia, l'osservi... e la passi sulle labbra socchiudendole, la lambisci con la lingua lentamente prima di risucchiarla nella bocca... esattamente come faresti con le mie palle... lo stai pensando anche tu, ed io lo so.
Fai lo stesso con l'altra ciliegia... ancora il cellulare, rispondi senza guardare il numero, sai che sono io.
"Esci dal locale, nel parcheggio troverai un'auto ....... aspettami lì
gambe aperte mani sopra il cofano. Non voltarti mai"

La mia voce, il tono che ho usato, la situazione in generale, ti fanno provare ansia ma anche una forte eccitazione, non sai cosa io abbia in mente... temi di saperlo... ma vuoi anche saperlo, soprattutto vuoi provarlo!
Ti chiedi per un attimo cosa stai facendo... se sei pronta... se puoi fidarti, le risposte ti si affollano nella mente, sono contrastanti, per una attimo pensi di allontanarti, ma sai benissimo che farai esattamente ciò che ti ho chiesto. La tua volontà è la mia ormai, questa consapevolezza rende notevolmente difficile il percorso fino all'auto, alla quale ti appoggi secondo le istruzioni, e resti in attesa, con mille pensieri che ti turbano.
Dopo un tempo che non sai quantificare, ma che ti è sembrato interminabile, senti una mano appoggiarsi al tuo collo con decisione, scendere lungo la schiena, sul culo, e insinuarsi tra le tue gambe, senti dita che ti frugano senza delicatezza... "sei bagnata troia"...

"ti ho portato un regalo.. aprilo sempre senza girarti"

Con mani tremanti apri la scatolina che ti porgo... e osservi due grosse palline nere legate da un filo che termina con un anello
"Succhiale e passamele attraverso le tue gambe... aprile di più dai! muoviti!"
Esegui... senti la figa larga, pulsante, bagnata che non smetto di tormentare... le gambe ti tremano per l'eccitazione, incontri le mie dita che afferrate le palline, le inseriscono di prepotenza nella tua figa, fino in fondo... provi un senso di fastidio, ma quello che sfugge dalle tue labbra è un gemito di piacere... e sei ancora più mia.
Senti le mie mani scorrerti sul ventre, palparti, fino ai seni sui quali si serrano come una morsa, trattieni il fiato... i capezzoli turgidi sono tra le mie dita, li stringo, li tiro... ti sfugge un lamento, senti il mio corpo aderire con forza al tuo, avverti la mia eccitazione che intensifica la tua... istintivamente inizi a muovere il bacino per strusciarti contro di me... vuoi il mio cazzo, lo vuoi maledettamente, e per ora non lo avrai, lo sai... questo è solo un altro dei diabolici tormenti che ho in serbo per te.
Una mano lascia il tuo seno, afferro i tuoi capelli ti faccio voltare la testa, la mia bocca è sul tuo collo, risale fino all'orecchio

"Ti muovi come una cagna in calore... puttana", un'altro strattone e la mia lingua ti trafigge la bocca dissetandoti con la mia saliva... adori già il mio sapore... il mio odore.

Mi stacco, e ti faccio girare di fronte a me, finalmente puoi vedermi, sei ansimante, accaldata, il tuo respiro è intenso, leggo chiaramente nei tuoi occhi che hai voglia di essere sbattuta, ti vergogni di non riuscire a nascondermelo... arrossisci un po'. Ti piaccio, ma soprattutto, ti piace il mio essere, il mio modo di farti sentire femmina, braccata, posseduta... non riesci a parlare, anche questo t'infastidisce e t'imbarazza. Scosto una ciocca di capelli dalla tua guancia accarezzandola con un dito, l'unico gesto di tenerezza fino ad ora, ed ho colto esattamente che ne avevi bisogno.

Apro la portiera posteriore "Siediti al centro, solleva la gonna, gambe completamente aperte"... ti lego i polsi alle maniglie interne poi mi siedo alla guida.
Mi volto verso di te, ho un guinzaglio in mano, lo aggancio all'anellino delle palline che sporge dalla tua figa spalancata, faccio passare l'impugnatura nella leva del cambio, avvio il motore inserisco la prima e parto, ad ogni cambio di marcia senti le palline muoversi... e i tuoi umori colare.
Incrocio il tuo sguardo nello specchietto retrovisore, e per la prima volta azzardi una domanda: "Dove stiamo andando Padrone?"

I miei occhi ti fissano severi dallo specchietto, la mia unica risposta è un brusco cambio di marcia che ti fa sussultare sentendo le palline muoversi in te.
Guido veloce, nel traffico, cambio rapidamente marcia, quasi con rabbia, osservandoti ogni volta, vedendoti sussultare; i tuoi occhi esprimono desiderio, timore, vergogna.
Afferro con una mano il guinzaglio ed inizio a muoverlo, lentamente, dosando i movimenti a secondo di cio' che leggo in te.
Vedo il tuo viso accendersi, gli occhi farsi liquidi, il respiro rapido, frequente, il tuo seno si solleva velocemente.
Posso vedere il piacere che sta lentamente colmando il tuo corpo, sempre piu' intenso, sempre piu forte. Ormai stai gemendo spudoratamente dichiarandomi il tuo piacere, implorandomi con gli occhi di continuare, di non smettere, sapendo di non potermelo chiedere, di non dovermelo chiedere.
Improvvisamente trattieni il respiro, il tuo corpo si irrigidisce, si tende, senti l'orgasmo vicino, hai gli occhi spalancati, la bocca aperta, desidereresti sentire il mio cazzo tra le labbra, gonfiarsi contro il tuo palato, soffocarti in gola, lo so, e sai che io lo so; vorresti liberare le tue mani e portarle tra le gambe, premere con forza il clitoride sentendo il piacere partire dalla tua figa fradicia e scoppiarti nel cervello, lo so e tu sai che io lo so;
Vorresti sentire le mie mani stringerti i capezzoli, con forza, con rabbia, mescolando in te piacere e dolore, lo so e tu sai che io lo so; improvvisamente stringi le gambe, ora il piacere sta per coglierti, l'agognato orgasmo sta per esplodere, ORA la mia voce, improvvisa "APRI LE GAMBE , SPALANCALE" accompagnata da uno strappo violento al guinzaglio che sfila le palline cinesi da te.
Un urlo, di dolore, di disappunto.
Mi guardi con odio per un istante, ti ho negato l'orgasmo, sei tesa, arrabbiata, ma subito incontri i miei occhi e abbassi i tuoi. Il tuo corpo si rilassa. Sorrido, so di averti in mio potere, e tu sai che io lo so. E sai che io so quanto ami sentirti in mio potere, usata, dominata.
L'auto si ferma, sei immobile, il capo chino, piccole gocce di sudore imperlano la tua fronte, dovute alla tensione che si sta allentando.
Scendo, ti sciolgo le braccia, mi siedo accanto a te, la mia mano sui tuoi capelli, una tenera carezza mentre ti stringo a me. Sollevi piano il tuo viso, le nostre labbra si sfiorano, un dolce e tenero bacio, quasi da innamorati, ti sento rilassata tra le mie braccia, quasi ti rifugi in me, a cercare protezione, anche se nel tuo inconscio ti dici che forse è da me che dovresti proteggerti.
Ma sai che io da te, per te, per me, voglio solo piacere ed emozioni, sensazioni, e sai, sei certa che non ti farò mai del male.
La mia mano accarezza le tue gambe, risale piano all'interno delle tue cosce, sale piano; sento i tuoi umori bagnarmi le dita, sento immediatamente il tuo corpo reagire alle mie carezze, muovi in avanti il bacino, a cercare un maggior contatto con le mie mani.
Improvvisamente, senza più alcuna traccia di dolcezza, senti entrare in te, di prepotenza, le palline cinesi che ti avevo strappato. Un gemito di dolore ed una vampata di piacere ti colgono, improvvisi. Mi allontano da te

"SCENDI"

lentamente scivoli sul sedile, vergognandoti della scia di umori che lasci, esci dall'auto, sei in piedi di fronte a me, siamo su una strada in centro, molte persone passeggiano, senti i loro sguardi e ti sembra che ognuno sappia cio' che hai fatto che ognuno possa leggerti in viso il piacere che hai sfiorato, l'attesa per l'orgasmo negato "cammina al mio fianco, in silenzio, con lo sguardo a terra, sempre al mio fianco" inizio a passeggiare, una camminata tranquilla, osservandoti so che le palline si muovono in te, ad ogni passo, procurandoti fitte di piacere; so che sei tesa temendo che qualcuno si accorga di qualcosa, senti i tuoi umori colare copiosi, bagnarti le gambe;
aumento il passo, devi seguirmi, e la nuova andatura aumenta il tuo piacere ed il tuo disagio vedo che respiri a fatica, che ti muovi cercando di trarre il massimo piacere da quegli oggetti inseriti in te ti cingo la vita con un braccio e quel contatto ti fa rabbrividire la mia bocca vicino al tuo viso, ti sussurro
"piacevole vero cagna?"
La tua figa pulsa, lo so, posso quasi sentire il tuo odore di femmina in calore, posso vedere la tua figa contrarsi in spasmi piacevoli, i tuoi peli coperti da gocce di piacere, posso sentire le palline in te che, muovendosi, ti accarezzano, ti stimolano" la mia mano scende sul tuo sedere, accarezza le natiche tonde, sode, le stringe con forza, strappandoti un gemito, ti blocchi, immobile, colta da spasmi di piacere
"Muoviti puttana, accanto a me"
entro in un portone, saliamo nell'ascensore, premo un pulsante, parte, ti spingo contro la parete di fondo, la mia mano tra le tue cosce fradice, rovesci il capo, offrendomi il collo, mentre un lungo rantolo ti sfugge dalla gola senti le mie dita frugarti, premere il clitoride, gonfio, eccitato sensibile, accarezzarlo, stimolarlo. Senti il mio cazzo, attraverso i pantaloni, premere su di te lo vuoi, lo so e tu sai che io lo so; blocco l'ascensore mi allontano da te mi guardi implorante le mie mani sui tuoi capelli
"IN GINOCCHIO"
obbedisci immediatamente, un lampo di gioia e desiderio in te, hai la testa abbassata, le mani sul pavimento scosto i tuoi capelli e senti che ti cingo la gola con un collare di cuoio, lo stringo, lo chiudo.
Fisso il guinzaglio al collare e ti costringo a sollevare il capo Vedi il mio cazzo spuntare dai pantaloni, duro, eccitato.
Lo avvicino piano al tuo viso, ora ne senti l'odore, intenso, la mia eccitazione diventa la tua, ti entra nel cervello, ti fa contrarre il ventre.
Lo vuoi, lo so, e tu sai che io lo so "leccalo troia, ma non toccarlo mai con le mani, tienile a terra, usa solo la bocca e la lingua, come la piccola cagna che sei e sai di essere, che ami essere, VERO?"
un timido "..ssi.." detto a fior di labbra sorrido vedo a tua lingua sporgere, sfiorare la mia cappella turgida, leccare quasi con devozione, assaporando il mio sapore, i tuoi colpi di lingua ora si fanno leggermente piu' decisi, sicuri
"guardami negli occhi ora Puttana"
sollevi lentamente lo sguardo, sai che amo leggere nei tuoi occhi il desiderio che aumenta in te, il piacere che ti assale muovi lentamente il bacino, contrai i muscoli muovendo le palline in te la lingua scorre sul mio cazzo, lo assapora, il guinzaglio guida la tua testa con piccoli colpetti decisi, le tue labbra si chiudono sulle mie palle, le succhi, le assapori,
"non lasciare mai i miei occhi"
di nuovo la lingua sull'asta, risale al glande, ora le labbra si aprono, spingo, lentamente, entro in te chiudi gli occhi colta dal piacere di sentirmi, gonfio, teso, eccitato tra le tue labbra un colpo deciso e giungo fino alla tua gola, quasi soffocandoti, ed inizio a muovermi rapido
"ti piace essere scopata in bocca vero?
Mugoli un "ssssccci" a bocca piena e, quasi fosse un segnale esco da te, mi ricompongo, resti una volta di piu' delusa, accenni ad alzarti mentre faccio ripartire l'ascensore
"CHE FAI? CHI TI HA DETTO DI ALZARTI?"
accompagno le mie parole con uno strattone violento al guinzaglio ed una sculacciata sonora sulle natiche. L'ascensore si ferma.
Esco tirando il guinzaglio, mi segui, atterrita all'idea che qualcuno possa vederti così, a quattro zampe, la gonna ormai bagnata dai tuoi copiosi umori.
Mi fermo davanti ad una porta, inserisco la chiave, con una lentezza esasperante apro, mentre tu guardi attorno timorosa, entriamo.
Un ingresso buio
"alzati, togli le scarpe, le mie cagnette devono stare a piedi nudi, sempre"
obbedisci mi porto alle tue spalle, senti qualcosa sfiorarti i capelli, ed una benda nera ti copre gli occhi hai un attimo di terrore, ti sfugge un
"NO",
mi fermo immobile, in silenzio, per lunghi interminabili secondi, poi la mia voce decisa all'orecchio "sai che puoi fermare tutto quando vuoi, ma sappi che, se lo interrompi non potrai mai più riprenderlo, ed ora SCEGLI, ORA, vuoi andartene?" "la tua risposta, sussurrata, è immediata
"..nnno P..pppadrone",
sapevo che lo avresti detto termino di bendarti gli occhi, il buio ti circonda ed aumenta la tue ansia e, soprattutto la tua eccitazione
"ora ti consegnerò una SAFE WORD, una frase che potrai pronunciare in ogni istante e che immediatamente porrà termine a tutto, la tua safe word sarà MI TOLGO IL COLLARE, ricorda, in ogni istante potrai pronunciarla e tutto finirà, ma bada, FINIRA' PER SEMPRE, hai capito?"
un tremante "ssssi"
"Vuoi pronunciarla ora?"
"no Padrone"
senza esitazioni, so che lo vuoi, che lo desideri, che vuoi essere completamente mia, e tu sai che io lo so.
Ti prendo per mano, ti conduco in un'altra stanza, il buio assoluto, il freddo pavimento sotto i tuoi piedi nudi, il contatto con la mia mano, le palline che si muovono in te, tutto cio' porta a livelli parossistici la tua eccitazione, un fiume ti scorre tra le gambe, ti mordi le labbra, sentendo ancora il sapore del mio cazzo su di te,
ti inebria, lo vuoi, lo desideri più di ogni altra cosa, vorresti urlarlo, ma sai che non devi, non puoi.
Mi fermo, dolcemente ti faccio sedere, senti il freddo acciaio di una sedia sulle tue gambe, la gonna bagnata dei tuoi umori si appiccica alle cosce, la mia mano dolce ti accarezza il collo, scende, lenta, tenera slaccia il primo bottone della tua camicetta, il secondo, il terzo, senti le mie dita sfiorare quasi casualmente i tuoi capezzoli, fremi, respiri a fatica, il quarto, il quinto, le mie dita sul tuo ventre, l'ultimo bottone. La apro, i tuoi seni gonfi di desiderio, i tuoi capezzoli eccitati, anche se non puoi vedermi senti il mio sguardo deciso su di te, intrigante, DOMINANTE;
passi la lingua sulle tue labbra per riassaporare il sapore del mio cazzo, un brivido ti scuote, la mia voce, dura,
"STAI SEDUTA DIRITTA ED ALLARGA LE GAMBE "
Di scatto spalanchi le gambe e protendi il busto in avanti inarcando la schiena, senti un rumore .. sto avvicinando qualcosa alla sedia dietro di te,
"MANI DIETRO LA NUCA"
obbedisci consapevole che i tuoi seni pieni e turgidi mi vengono offerti.
Senti il tintinnio di catene e subito dopo, una cavigliera impadronirsi della tua caviglia, poi dell'altra, entrambi gli arti inferiori vengono bloccati. La stessa sorte subiscono i polsi, obbligandoti ad alzare e spalancare le braccia all'indietro tenendo il busto eretto.
Sai che ti sto fissando, non puoi vedermi ma senti il mio sguardo sul tuo corpo, inquietante ma estremamente eccitante, istintivamente provi a muovere le gambe e le braccia, nulla .. sei bloccata, prenderne coscienza ti sconvolge, i timori hanno il sopravvento ma non riesci a parlare.
Intuisco il tuo stato d'animo, ed ecco che le mie mani scendono sensualmente e carezzevolmente sulle braccia, sulle spalle sul collo, sul viso... incredibile il contrasto del mio tocco delicato ed il contesto della situazione in cui ti trovi... ti tranquillizzi un po'.

Senti che mi sto versando da bere, e il rumore di alcuni cubetti di ghiaccio...
"HAI SETE?"
"sì Padrone" la voce è poco più di un sussurro... mi avvicino

"BEVI!"
senti la mia cappella bagnata sulle tue labbra "ASCIUGALO PER BENE " esegui quasi famelica mentre continuo a far colare questo strano liquido dolciastro sul mio cazzo... più lo asciughi, più lo bagno e più la tua eccitazione sale, come la mia.
Ti afferro i capelli e spingo con forza il cazzo nella tua bocca...
gemi, senza smettere di succhiare ... spingendo con la lingua contro il palato, serrando forte le labbra come se non volessi più farmi uscire... sento che sei al limite, speri di ricevere il mio fiotto caldo... so quanto lo vuoi.. ma anche questa volta te lo nego staccandomi di colpo
Ti tiro indietro i capelli obbligandoti a sollevare il mento...
"HAI ANCORA SETE VERO?"
"sì Padrone"..
"DIMMI COSA VUOI BERE!"
...... "Lo sai... voglio te"
"VUOI??? ME??? ALLORA CHIEDIMELO COME SI DEVE "
"Voglio la tua sborra calda, densa... voglio sentirla schizzarmi in bocca, impastarsi con la mia saliva, scendere nella gola"
"SPALANCA LA BOCCA!"
esegui, nella speranza che io soddisfi il tuo desiderio... invece
senti il liquido freddo e dolciastro di prima scendere in bocca, lo faccio colare direttamente dalla mia... provi un certo disappunto, ma anche questo ti eccita incredibilmente.
Rumore di ghiaccio... e immediatamente ne senti il contatto freddo sui capezzoli, sobbalzi ... sono talmente turgidi da essere doloranti... li tormento a lungo così.. poi li prendo tra le dita... li pizzico... li tiro... facendoti gemere di piacere e dolore.. ed ecco qualcosa di metallico imprigionarli, urli inarchi la schiena spingendoli ancor più verso di me.
Tiro la catenella che collega i due morsetti... altri gemiti... alternati a flebili lamenti, mentre le dita s'impossessano dell'anello delle palline e con un colpo secco le sfilo, contestualmente ad uno strattone dei morsetti... urli, questa volta di dolore...
Ecco allora le mie dita sulla tua figa consolarti... ti sembra d'impazzire... sei in estasi... le senti dentro di te esplorarti frugarti... sei nuovamente alle soglie di un orgasmo, che anche stavolta non ti concederò.
"SEI FRADICIA CAGNA"... "PULISCIMI LA MANO"...
lecchi le dita che spingo brutalmente in bocca, le succhi come succhieresti e leccheresti il mio cazzo... l'odore ed il sapore dolciastro e salato dei tuoi umori ti fanno impazzire... la figa, il culo, la bocca, bramano prepotentemente di essere riempiti.
Le dita tirano le tue labbra, imprigionandole in altri morsetti... sono pesanti, intuisci che ho applicato dei pesi... eccole ora tormentarti il clito, con carezze e colpetti decisi che ti fanno sussultare e mugulare.. urli quando ti applico una pinza anche lì...
Mi avvicino al tuo viso
"SEI UNA SPLENDIDA CAGNA ORA.." ti bacio con prepotenza frugandoti con la lingua.. il tuo corpo e la tua mente sono in fiamme, e mi appartengono completamente... lo sappiamo entrambi... e questa consapevolezza ci fa impazzire di desiderio... ti sento una cagna in calore, una puttana, una troia,
ti sento MIA ... VUOI essere MIA...
per far scaturire la vera essenza della tua femminilità...
"Grazie Padrone".
Senti qualcosa accarezzarti le cosce... è un frustino di quelli con la punta larga... t'irrigidisci... lo temi... lo so... continuo per un tempo interminabile a passarlo sulla tua pelle... non sai quando, se deciderò di colpire... sei tesa come una corda di violino... immagini che io stia sorridendo per questo.
Lo senti sui morsetti della figa... trattieni il fiato, istintivamente cerchi di chiudere le gambe... ma non puoi.
Ed ecco il primo colpo... sulla coscia destra... urli... la pelle colpita brucia
Un altro colpo.. sulla coscia sinistra... un altro urlo, ancora bruciore
continuo a colpire, risalendo sulle cosce... il primo colpo sulla figa ti fa urlare più forte... i morsetti acuiscono il dolore... eppure continui a bagnarti
"CONTA ... FINO A 5"
"1..2..3...4...5" ad ogni numero un colpo

"CHIEDINE ANCORA!"

"Ti supplico Padrone... colpiscimi ancora"
"CONTA!"

"1...2..3..4..5" Altrettanti colpi tutti sulla .. la tua figa in fiamme... ed tu mi vuoi come non mai
Ti slego

"METTITI CARPONI ... ALLARGA LE GAMBE"

"subito Padrone"
Sono dietro di te e con un colpo deciso ti penetro nella figa martoriata... ti dimeni come una cagna in calore, gemi, urli... ne chiedi ancora... impazzisci sotto le mie spinte brutali, con una mano tiro la catenella che collega i morsetti dei capezzoli... mentre i pesi che ho applicato alla figa oscillano e ti sbattono sulle cosce...
tiro il guinzaglio... ti sculaccio... e sotto i miei colpi raggiungi un orgasmo animalesco.
Esco da te... e tu sfinita ti stendi a terra

"GIRATI APRI LE GAMBE"

Esegui... ti tolgo la benda, ti osservo, in piedi davanti a te

"HAI LE GAMBE BAGNATE DEI TUOI UMORI.. HAI GODUTO COME UNA TROIA" e mentre dico questo, in piedi, davanti a te, il mio getto dorato inizia a bagnarti ... e la tua eccitazione riprende... guardi il mio cazzo... t'inginocchi mi guardi come per chiedere il permesso... e inizi a leccarmelo
La cappella... l'asta.. le palle... la mano si muove chiusa a pugno sul mio cazzo....
Afferro con rabbia i tuoi capelli, li tiro con forza allontanando da me la tua testa

" SEI LERCIA E PUZZI DI PISCIO COME UNA VACCA E VORRESTI TOCCARMI?"
ti getto a terra, ti vedo smarrita, sai che ti desidero, vedi il mio cazzo teso, eccitato, so che mi desideri di nuovo, che la mia, la nostra perversione porta la tua eccitazione ed il tuo desiderio a vette impensabili. Allaccio il guinzaglio al collare, lo tiro,
"vieni cagnolina",
ti rimetti a quattro zampe, mi segui in silenzio, la testa bassa; mi dirigo verso il bagno, entriamo, tolgo il guinzaglio, quasi non respiri nell'attesa di cio' che potrà succedere, di cio' che vorresti succedesse pur temendolo, di cio' che SAI succederà. "ALZATI, siediti sul water, a gambe larghe cagna, voglio vederti pisciare, davanti a me"
hai un attimo di esitazione, resti ferma, ma appena incontri i miei occhi non puoi che obbedirmi, ti siedi sulla tazza, allarghi le gambe, mi guardi
"ora, qui, davanti a me"
vedo che inizi a spingere, l'imbarazzo e la vergogna ti bloccano, ti senti umiliata, stranamente più umiliata per questo che non per tutto ciò che è successo fino ad ora, eppure…. Senti che devi obbedire, e, lentamente, le prime goccioline escono, mentre le tue dita ti aprono,
poi un getto, sempre piu' forte sgorga, ti bagna i polpastrelli.
Vorresti non sentirlo, vorresti non vedermi, eppure ami quel rumore ed ami guardare i miei occhi che fissano il tuo imbarazzo.
Le ultime goccioline escono da te, mi avvicino a te, accarezzandoti dolcemente i capelli,
"povera piccola, sei stremata, ti senti sporca, vieni".
Ti faccio alzare dolcemente, ci avviciniamo alla doccia, mi sei grata di queste piccole attenzioni, ti senti quasi coccolata teneramente; apro la doccia, entri "tieni la porta aperta, voglio vederti",
mi rispondi con un sorriso tenero, inizia ad insaponarti, lentamente, l'acqua tiepida scorre sul tuo corpo, le tue mani lo accarezzano insaponandolo e ti accorgi, odiandoti, di sentire crescere nuovamente l'eccitazione in te.
Ti piace sentire il mio sguardo sul tuo corpo, attento ed indagatore, ti piace soffermarti ad insaponare il seno, la figa, guardandomi.
Improvvisa la mia voce
"VOLTATI, APPOGGIA LE MANI ALLA PARETE E RESTA FERMA",
obbedisci prontamente, resti immobile, l'acqua ti scorre sulla schiena, scivola nel solco tra le natiche, ti provoca brividi finchè……....una violenta scudisciata ti colpisce le natiche bagnate, il colpo è reso ancora piu duro e doloroso dall'acqua che bagna le tue carni
"è questo volevi?"
un secondo colpo"è questo che aspettavi?"
sussurri un "sssiii" a fior di labbra
“ed allora ringrazia contando i colpi"
inizi a contare 1-2-3-4-5 e ad ogni colpo la tua voce, tremante ed eccitata sussurra
"grazie padrone"
mi fermo improvvisamente, ti trascino fuori dalla doccia, di nuovo a quattro zampe, ora sono dietro te, sei tesa, eccitata, senti il mio cazzo pulsante appoggiato alle tue natiche, ci batte sopra, ti spingo in avanti finchè il tuo viso è sopra la tazza del water e li, di colpo, ti senti lacerare le carni mentre entro brutalmente nel tuo culo un colpo rapido deciso, che ti strappa un urlo di dolore che presto lascia posto al piacere.
Il tuo viso sopra la tazza, nelle tue narici l'odore acre della tua pipi che sale dal water, un leggero senso di nausea, ma poi, sotto i miei colpi sempre piu veloci, potenti, anche quella sensazione diventa erotizzante, ogni odore, ogni sensazione aumentano la nostra eccitazione
"ora sei tutta mia, il tuo corpo e la tua mente".
"So che l'odore della tua urina ti fa schifo ma ti eccita cagna, ti odi per questo ma non puoi evitarlo"
L'acre odore ti entra nel cervello, vi esplode eccitante, insolito.
Colpi sempre più veloci, il piacere aumenta, in entrambi, sempre di più sempre più forte urliamo insieme, la tua voce
"godi con me Padrone",
senza rispondere accelero i miei colpi, ti stringo forte il seno, tiro i tuoi capezzoli, martoriandoli, un lungo urlo di dolore e di piacere esce da te, il tuo viso quasi cade nella tazza, ma ormai non importa, stai godendo, stiamo godendo.
Senti il mio cazzo scivolare in te, senti il tuo culo aprirsi, accogliermi, senti i miei colpi, il mio cazzo nelle viscere, ti sfonda ti apre, lo vuoi
"DILLO PUTTANA CHE E' CIO CHE HAI SEMPRE SOGNATO, DILLO CHE E' CIO CHE DESIDERI, ESSERE INCULATA COME UNA PUTTANA, CON LA TESTA SU UN WATER LERCIO ANNUSANDO IL TUO PISCIO"
"si Padrone, amo essere una TROIA, la tua Troia, essere usata, umiliata da te, godere del tuo piacere Padrone".
La mia mano sulla tua figa ora, accarezza il tuo clitoride mentre ti inculo con violenza, come piace a te, come so che ami.
Muovo velocemente la mano sul clito mentre accelero i colpi, sei tesa, quasi immobile, trattieni il respiro mentre un rantolo continuo ti esce dalla gola.
Un fiotto caldo ti riempie le viscere, mentre l'orgasmo ti coglie, restiamo immobili, appagati, aspettando che il nostro respiro torni normale, quasi teneramente abbracciati, e so quanto tu desiderassi questo ora.
Ti sfioro i capelli, il viso con teneri baci, restiamo li, fermi, per quanto non importa. Poi mi senti uscire da te, sei rilassata, tranquilla.
Mi senti alzare, fare la doccia, non ti muovi, stai godendo del piacere che hai avuto.
Ti sorprende la mia voce ed il mio tono, in contrasrto con la dolcezza di poco prima
"COME HAI OSATO CHIEDERMI DI VENIRE CON TE?"
Ti volti improvvisamente, mi guardi e ti odi per il fatto che il mio tono di voce ti abbia fatto provare una fitta alla figa, inumidendola,
"SAI CHE MERITI UNA PUNIZIONE VERO?"
sussurri un "sssiii, tutto cio che lei vuole Padrone."
In silenzio ti faccio alzare, torniamo nella stanza di prima, senti il mio sperma colare dal tuo culo, tra le tue natiche, arrossisci, ti senti sporca eppure…ti piace.
"INGINOCCHIATI"
obbedisci, afferro le tue mani e le lego dietro la tua schiena, fissandole poi alle tue caviglie.
Sei costretta a rimanere immobile, in ginocchio e seduta sui talloni. Mi guardi, evito il tuo sguardo e, passando dietro te, ti bendo di nuovo, il buio ti circonda. "sei pronta ad essere punita cagna? Sai di meritartelo?"
sussurri "ssiii Padrone"
senti le mie mani tra le cosce, un oggetto duro, di metallo o plastica si insinua tra le cosce, appoggiato sulla figa, contro il clitoride, non capisci cosa sia, sei impaurita e….assurdamente eccitata. "ora esco a cena, tu resterai li, immobile ad aspettarmi e...SENZA LASCIAR CADERE CIO CHE HAI TRA LE GAMBE, CAPITO? OBBEDIRAI?"
la tua risposta è pronta "si Padrone".
mi senti camminare nella stanza, una porta si apre, si chiude, ed è il silenzio ed il buio.
Sei scomoda, ti senti sola, ti incuriosisce e ti spaventa quell'oggetto tra le gambe, ed ecco che, di colpo, l'oggetto si mette a vibrare, li sulla tua figa, contro i tuo clitoride e capisci di colpo che si tratta del tuo cellulare nel quale ho inserito il vibracall, sai che sono io che ti sto chiamando, che ti sto eccitando da lontano, che ti do piacere senza esserci, e ciò ti fa impazzire.
Stringi forte le gambe, gemi, allarghi la bocca cercando più aria, senti un nuovo orgasmo che sta per arrivare, aumenta, di più, eccolo……..d’improvviso, proprio mentre stai per godere, la vibrazione si interrompe, resti immobile, tesa, mordendoti le labbra, immagini il mio sorriso, chissà dove, ti sembra di sentire le mie parole, "non ancora …  non ancora".
Ti rilassi pian piano, le ginocchia ti dolgono, i muscoli, costretti in una posizione innaturale, si lamentano, il tuo corpo si rilassa, ed ecco, di nuovo, la vibrazione tra le tue gambe, insistente, ancor più eccitante perchè sai che è provocata da me, inizi a gemere, a mugolare, vorresti che l'orgasmo ti cogliesse subito, ora, prima che io chiuda, ma sai che non è ciò che io voglio, e di nuovo, al limite del piacere, tutto si ferma, di nuovo ti rilassi, ed ecco ancora ed ancora ed ancora la vibrazione li, sul tuo clitoride, come se fossero le mie dita a premerlo.
Hai perso ogni nozione del tempo, non sai quante volte sei giunta al limite del piacere e quante volte te l'ho negato, quasi come se potessi vederti, come se percepissi esattamente il momento in cui il piacere sta per coglierti e fossi pronto a negartelo.
Godi come una pazza, senti la vibrazione aumentare, il tuo piacere crescere, i tuoi umori bagnano le tue cosce, colano sui tuoi talloni, sui tuoi piedi, sei in attesa dell'orgasmo e…..della mia interruzione, “merda ho bisogno di godere, ho bisogno dell’orgasmo… di esplodere”, parole che ti brucian nella mente ma che non osi pronunciare anche se sei sola.
Questa volta la vibrazione non smette, continua, tu urli, più forte, ed esplode il più grande orgasmo che tu abbia mai provato; urli ancora, il corpo teso, i muscoli rigidi, la pelle sudata, boccheggi cercando aria ed infine, spossata e felice, cadi a terra e…...il cellulare ti sfugge dalle gambe.
Il terrore ti coglie improvviso. Senti un rumore, passi, la mia mano decisa ti strappa la benda e mi vedi li, davanti a te, in piedi, il mio cazzo duro, teso, eccitato come non mai e capisci, in un lampo che io non mi sono mai mosso, che ti ho guardata, che ti ho osservata, seduto davanti a te, che ho assistito ai tuoi gemiti, alla tua attesa del piacere, alla tua rabbia quando te lo negavo.
Ho sapientemente dosato, osservandoti, piacere e negazione dello stesso,
Sai che io ho voluto che tu godessi, ma sai che non lo ammetterò mai, sai che ho fatto in modo che tu mi disobbedissi facendo cadere il cellulare, ma non lo ammetterò mai, e……..assurdamente, innaturalmente quasi, ti senti bagnare di nuovo, mi avvicino a te, ti sollevo di nuovo in ginocchio, il mio cazzo pulsante si avvicina al tuo viso, ne senti di nuovo l'odore, acre, penetrante, eccitante, lo muovo piano sulle tue labbra, che si aprono, la tua lingua spunta, mi guardi, quasi implorante, e.…
ma questa è un'altra storia

copyright legale 10.02.2004