lunedì 25 giugno 2012

"Innocenza e Perversione"! - (1°parte)





La voglia di vivere i tuoi vent’anni abbandonandoti al dolce piacere della perversione.
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Valentina, vent’anni appena compiuti, da pochi mesi in stage presso un importante tour operator imparando a conoscere e seguire l’incoming in Italia.
Silvana, la tua diretta responsabile, ti chiama sorridendo, comunicandoti che dovrai accompagnarla a Parigi ad una importante fiera turistica.
Senti il cuore in gola dalla gioia, Parigi, la città mille volte sognata, ed in più la consapevolezza e l’orgoglio di essere stata prescelta.
A casa il panico ti assale, cosa portare, cosa indosserai, tutti i tuoi abiti ti sembrano inadeguati, ricordi le parole di Silvana “mi raccomando Valentina, abiti eleganti ma professionali ”
guardi il tuo armadio, scartando mentalmente i tuoi jeans, i fuseaux, i top attillati.
afferri il cellulare chiamando le tue amiche e faticosamente riesci a farti prestare qualche capo da una e qualcuno da un altra.
finalmente il giorno della partenza, i rumori dell’aeroporto, il viaggio, cercando di assorbire tutte quelle novità, spiando continuamente Silvana alla ricerca di un suo cenno di approvazione, temendo un suo gesto di disappunto.
E finalmente … Parigi
il taxi che vi accompagna dall’aeroporto ti mostra la città, ti lasci assorbire da quell’atmosfera, l’albergo, un Sofitel elegante e maestoso, vi accoglie stupendoti.
Entri seguendo Silvana, check in, la tua camera è al quarto piano, quella di Silvana al secondo
guardi con occhi luccicanti ogni angolo dell’Hotel sentendo distrattamente Silvana dirti che dovrai accontentarti per la tua camera, che si tratta di una piccola singola, ma in questo periodo l’agenzia deve contenere le spese.
Sorridi fra te, che ti importa, avresti dormito sotto i ponti pur di essere qui.
vi date appuntamento per la cena e corri in camera tua.
certo non gigantesca, ma curata, elegante, ricca di marmi e profumi.
una lunga doccia, poi disfi la valigia, guardi quegli abiti ed ancor più ti sembrano inadeguati, ma sono gli unici che sei riuscita a trovare che ti sembrassero adatti all’occasione.
alle 20 aspetti Silvana nella hall, guardandoti attorno, persone eleganti, che arrivano e partono, che discutono e ridono,
ti chiedi per l’ennesima volta se ciò che hai indossato andrà bene
un tailleur grigio con la gonna non troppo corta, un top bianco, sorridi pensando alle autoreggenti che indossi, consigliate dalla tua amica Paola
la voce di Silvana ti strappa ai tuoi pensieri “Valentina scusa il ritardo, sei pronta?”
ti alzi di scatto dicendole di non preoccuparsi, ammirandola elegante nell’abito semplice eppure così...di classe.
Uscite trovando il taxi ad aspettarvi, Silvana immersa in una lunga conversazione al cellulare, di cui rubi solo poche frasi, e finalmente eccovi al ristorante. Ti piace vederla così a suo agio e sicura di se, la invidi, cerchi di imitarla pur temendo di sembrare goffa.
All’interno del ristorante un lungo bancone dove un gruppo di persone sta chiacchierando e prendendo un aperitivo, Silvana si dirige da quella parte, accolta da saluti calorosi, resti in disparte, un po’ intimidita, non pensavi che fosse una cena con altre persone, che idiota che sei, era ovvio, quante volte hai sentito dire che gli affari migliori si concludono a tavola?
Silvana si volta verso te, “vieni valentina ti presento”, scambio di nomi, strette di mano, sorrisi, ti senti osservata e giudicata, e certo questo non ti aiuta a superare l’imbarazzo.
Un maitre avverte che il vostro tavolo è pronto e vi guida in una saletta riservata, una grande tavola reale, stupendamente imbandita, stringi tra le mani quel flute che ti hanno offerto, kir royale, gusto morbido, che scivola delicato sul palato, qualcuno ti prende dolcemente per il braccio “vieni valentina, accomodati”, ti volti, arrossendo, uno degli amici di Silvana, italiano, anche lui qui per la fiera; accidenti non ricordi il suo nome, con tutte quelle presentazioni. Ti lasci guidare verso la tavola, imbarazzata quando ti scosta la sedia, lieta di vederlo sedersi accanto a te, ancor più lieta di vedere Silvana seduta di fronte,
ti da un minimo di sicurezza poterla guardare, spiare, rubare i suoi atteggiamenti.
l’uomo che ti ha accompagnata al tavolo sussurra sorridendo al tuo orecchio, “non preoccuparti valentina, è tutta apparenza e ... non hai nulla da invidiare alle altre donne”, lo guardi arrossendo per quel complimento inatteso e lui, strizzandoti l’occhio ti dice, “so che con tutte quelle presentazioni non ricorderai neppure un nome, io sono Enrico”
la cena scorre tranquilla, cerchi di non perdere neppure un gesto, neppure una parola, grata a Silvana che con piccoli cenni ti da sicurezza, grata ad Enrico che non smette di coinvolgerti nei discorsi.
ti senti leggera, colpa dell’aperitivo, colpa dell’atmosfera, colpa forse del vino che Enrico ti versa.
l’ambiente è rilassato, come accade di solito dopo un po’ si passa a discorsi frivoli, a battute piccanti, ad aneddoti boccacceschi; la gamba di Enrico sfiora la tua, per un attimo, sussulti, guardandolo ma lo vedi impegnato a raccontare una barzelletta. Sciocca, è stato solo un caso, che pensavi....
ma...dopo un attimo, ancora il contatto caldo della sua coscia contro la tua, più deciso ora, premendo appena ma senza scostarsi.
trattieni il respiro, sentendo il volto arrossarsi, ma... non sposti la tua gamba
la mente in subbuglio, perché? perché non sposti la tua gamba? paura? timore di essere giudicata una sciocca ragazzina puritana?
no, non è così valentina, lo sai bene, ti piace quel contatto, ti piace sentire la sua gamba muoversi piano, premendo, scivolando un poco, ti accorgi di ricambiare quella pressione, di accompagnare i suoi movimenti, di cercarli quasi
l’atmosfera? il vino? Parigi?
no, semplicemente Enrico ti piace, ti ha corteggiata con estrema discrezione tutta la sera, lo sai bene, ed ora questo gioco tra voi
reso più intrigante dall’essere tra la gente, dal fingere disinteresse, dal cercare di non mostrare ciò che sentite
si, il tuo corpo reagisce improvvisamente a quel contatto, senti il tuo seno eccitato sotto il top, senti un dolce calore diffondersi dal ventre, invadendoti.
una mano, calda, morbida, sul tuo ginocchio ti fa sussultare, ti volti verso lui, sta guardando Silvana, ma le sue dita sono su  di te, si muovono leggere, suadenti
accarezzando il tuo ginocchio, sfiorando l’interno della tua gamba
la razionalità vorrebbe che tu spostassi quella mano, senza fare piazzate, senza mettere nessuno a disagio, semplicemente prendendo la sua mano e spostandola
ma...
non vuoi
vuoi continuare a sentire le sue dita, vuoi continuare a sentire il calore della sua pelle attraverso le calze leggere
quasi leggesse in te le sue dita si muovono più audaci ora, risalgono lente sulla seta della tua coscia, ridiscendono, per poi tornare a sfidarti, sfiorando l’orlo della gonna, scivolando all’interno delle tue cosce, stringendo appena
seduta rigidamente, terrorizzata dalla paura che altri vedano, capiscano,
ma... ancor più temendo ….  che le sue mani possano abbandonarti
respiri un po più rapidamente
e di accorgi che, inconsciamente, hai schiuso un poco le tue gambe
un invito sfacciato
una offerta impudica
che lui non può non notare
la sua mano si fa audace, decisa, salendo all’interno delle tue cosce
ti senti avvampare di desiderio e di imbarazzo
senti i capezzoli tendere quel top, quasi a mostrarsi, sfidando;
cerchi di celare ciò che stai provando, senti la sua voce che ti parla, ti volti verso lui, mentre le sua mani sfiorano il tuo perizoma scoprendolo umido, mentre lo premono spudoratamente, muovendolo sulla tua voglia, ti sorride complice, mentre anneghi nel suo sguardo, mentre spingi in avanti impercettibilmente il bacino cercando la sua mano, mentre vorresti urlargli in faccia il tuo desiderio, mentre devi fingere che nulla stia accadendo.
Mentre senti imbarazzo e vergogna nel mostrarti così, nel sapere che lui sente sulle dita la tua umida eccitazione
Mentre senti ancor più desiderio, voglia perversa, nel mostrarti così a lui…
la sua voce, calda, sensuale, mentre finge di disinteressarsi a te parlando ad altri
ma le sue dita parlano a te
cogli brani di frasi mentre parla di paesi lontani, di posti da favola
una frase, improvvisa, apparentemente innocente, ma detta fissandoti ti fa arrossire ….
“adoro i posti caldi e umidi”, questo dice sorridendo, una frase banale per tutti, ma non per te, perché quella frase è accompagnata da un rapido movimento delle sue dita che scostano il tuo perizoma, che frugano il tuo sesso fradicio, la tua peluria umida ed appiccicaticcia
“posti caldi ed umidi”
lo odi per un momento,
getta in burla ciò che provi, ma le sua mani sono abili, ti fanno volare, abbandonare a lui, ti portano lontano
per un attimo cerchi di ricambiare il suo gioco, sfidandolo con lo sguardo
sorridendo
poi le sue dita vuotano la tua mente
a fatica cerchi di restare impassibile mentre senti la tua voglia bagnare la sua mano
mentre a fatica trattieni movimenti istintivi del tuo bacino
mentre vorresti esser sola con lui per donarti senza alcun pudore
il tuo quotidiano è lontano
Milano, il tuo fidanzato, il lavoro
Ora vorresti solo lui
Ora vorresti che le sue dita strappassero il tuo slip
Ora vorresti donargli la tua bocca
Assaggiarlo
Ora vorresti sentirlo prenderti
In te
….
“valentina andiamo”
ti riscuoti improvvisamente al suono della voce di Silvana che ti sta chiamando
come risvegliandoti da un sogno
la sua mano che ti abbandona
mentre tutti si alzano
senti il viso in fiamme
speri che gli altri diano la colpa al vino
al caldo
Enrico accanto a te
Con un gesto galante ti sistema il collo della giacca, fissandoti con un sorriso
E le sue dita che per un attimo ti sfiorano la gola dandoti mille brividi
I taxi vi aspettano all’uscita
I saluti di rito
Aspettando con un velo di rimpianto di salutare Enrico
Scoprendo, con timore e … sottile piacere che sale in taxi con voi dicendo che alloggia nel vostro stesso Hotel
Tu seduta tra lui e Silvana
Nella notte di Parigi
Con ancora la sensazione delle sue dita su te
Con il suo corpo che preme contro il tuo
Mentre scambia chiacchiere vuote con Silvana
E la sua gamba ancora si muove lenta contro la tua
Ancora risveglia il tuo corpo
Vedi l’insegna dell’Hotel con un misto di sollievo e disappunto
Il portiere che vi saluta con cortesia
L’ascensore
Silvana preme il pulsante del secondo piano
Tu guardi Enrico
Ti chiede a che piano
Perché quella domanda banale ti fa battere più forte il cuore?
Preme il pulsante del tuo piano
Il quarto
Per un lungo istante resta immobile
Poi … sorridendoti … preme il sesto
Le porte si aprono
Silvana vi augura la buonanotte ricordandoti l’orario per la mattina dopo
Bacia calorosamente Enrico sulle guance
Mentre tu già pensi che tra poco sarete soli su quell’ascensore
Cosa farete?
Cosa farai?
Cosa farà?
Poi … un gesto inatteso
Banale
…. Enrico lentamente sfiora le labbra di Silvana con la punta delle dita con la scusa di scostarle un capello
E ti senti morire
Quella mano
Quelle dita che sono state su te
In te
Quelle dita bagnate di te … sulle labbra di Silvana
La guardi
Ha sentito?
Ha capito?
Sa?
L’ascensore riparte
Silenzio
Odioso
Cupo
Sfuggi il suo sguardo appoggiata alla parete
Stronzo, mille volte stronzo
La porta si apre
Esci quasi di corsa
Voltandoti per la buonanotte
Ma ..
La sua mano sul tuo braccio
Il suo viso verso il tuo
Stronzo! Stronzo! ti ripete la mente
Ma il suo viso è vicino
Più vicino
Socchiudi gli occhi
Ma solo due casti baci sulle guance
Una buonanotte sussurrata
E l’ascensore riparte
Che cretina
Ma che ti credevi
Che immaginavi
Ha voluto solo giocare con te
E ti sei comportata come una idiota
Peggio
Come una puttana
Pronta ad aprire le cosce al primo stronzo che ti sfiora il ginocchio
Solo perché è stato carino e gentile
Un … vaffanculo … gridato nella mente
Mentre ti chiudi alle spalle la porta della camera
Odiandoti per quelle lacrime di rabbia che spuntano nei tuoi occhi
E urlandogli ancora, nella mente … vaffanculo! Vaffanculo! vaffanculo!
Quasi con rabbia ti spogli
Con cattiveria getti a terra quel perizoma ancora umido della tua voglia
E quella parola ancora nella mente, urlata in silenzio
Stronzo
Stronzo
Stronzo
Il getto caldo della doccia
Sui capelli
Sulla pelle
Lava via odori, lacrime sensazioni
Il morbido accappatoio che ti avvolge
E, con un ritardato rimorso afferri il cellulare scrivendo un sms al tuo ragazzo
Cercando di essere allegra e spensierata
Il tempo di inviarlo e il cellulare trilla
La voce familiare del tuo compagno ti accarezza la mente
Ti rincuora
Ti fa sentire stronza
Cerchi di non far trasparire nulla
Di parlare di ciò che hai visto
Di non far capire quanto ti senti sporca e puttana ora nei suoi confronti
Un saluto dolce, il sorriso ritrovato
Mentre stesa sul letto, ancora in quell’accappatoio, cerchi di non pensare
….
Il suono gracchiante del telefono dell’hotel ti riporta alla realtà
Afferri la cornetta pensando a Silvana e ad una variazione del programma di domani
“buonasera valentina, dormivi?”
..Enrico…
le parole ti muoiono in gola
mille sensazioni contrastanti
come ha saputo il numero della tua camera?
perché ti chiama?
cosa dirai?
Cosa farai?
La sua voce è calda
Le sue parole dolci
Quello “stronzo” nella tua mente si affievolisce sempre più
Mentre evoca con parole vivide ricordi di quei momenti al ristorante
Mentre parla della tua pelle
Del calore delle tue gambe
Del tuo corpo contro il suo su quel taxi
Mentre sussurra che sente ancora sulle sue dita il tuo odore di femmina
Dicendoti che la sua bocca sta assaggiando il sapore della tua voglia
E inconsciamente le sue parole ti portano a lui
Ad occhi chiusi
Come se fosse li con te
Quasi inconsciamente la tua mano si muove sul tuo collo
Accarezzandolo
Scivola tra le pieghe dell’accappatoio cercando il tuo seno
Sfiorandolo
Stringendolo
Trova i tuoi capezzoli eccitati
Chiudendoli tra le dita
Scende lungo il tuo corpo
Mentre la sua voce ti guida
Non più ricordi ora
Ma guida
Sono le sue parole  muovere la tua mano
A guidare le tue dita
Lui a dettare i ritmi e le cadenze
Mentre schiudi le gambe
Offrendoti a lui con la mente
Lui a dettare i tuoi gesti
Mentre frughi tra le tue cosce seguendo le sue parole
Mentre le tue mani accarezzano
Frugano
Sfiorano
Toccano
prendono
Le tue dita aprono spingendo
E non puoi più trattenere l’ansimare del tuo respiro
Non puoi più negare i gemiti soffocati
Lui sa
Sa che lo stai seguendo
Sa che ti stai donando a lui
Sa che sei sua
Ma non importa non ora
Ora siete voi
Tu e lui
E la su voce ti porta lontano
Più lontano
un bussare alla tua porta
il cuore si ferma mentre la sua voce al telefono continua a evocare immagini e desideri
sussurri delle scuse affrettate al telefono
la rabbia per un momento speciale interrotto
mentre richiudendo l’accappatoio ti alzi
apri la porta
..Lui ..
li davanti a te
il cellulare tra le mani
sorridendoti
resti immobile
non sai che dire
fare
un passo verso te
le sue braccia intorno a te
sospingendoti dolcemente nella camera
il suo viso davanti al tuo
ma non sono casti baci sulle guance stavolta
stavolta hai la sua bocca
la sua lingua
che fruga la tua
che mescola saliva e voglia
mentre le sua mani accarezzano i capelli
il collo
la gola
slacciano quell’accappatoio che scivola a terra lasciandoti nuda
accarezzano le tua pelle
calde
sicure
abili
mentre ti stringi a lui
il corpo contro il suo
a rubargli il calore
affamata della sua bocca
incurante di apparire assatanata
ti lasci stringere
accarezzare
eccitare
adori quelle dita che sanno come muoversi sulla pelle
che sanno essere dolci e decise
le tue dita slacciano la sua camicia senza smettere di lasciarti frugare la bocca
le tue dita sul suo petto  graffiandolo piano
slacciando la sua cintura
scivolando ai suoi piedi per spogliarlo
il suo sesso
la sua voglia
il pavimento vi accoglie in un abbraccio confuso, eccitato,
corpi, pelli, odori, mescolati nel desiderio; sesso, ora vuoi sesso e non ti importa di apparir puttana
cazzo, ora vuoi il suo cazzo nella tua figa fradicia, si cazzo, figa, non eufemismi nella tua mente, ma voglia, voglia di averlo senza mentire a te stessa
voglia di dirgli, come non hai mai osato fare con il tuo ragazzo, che vuoi sentirti fottere da lui fino in fondo all’anima, che vuoi sentirlo muoversi in te fino a sbatterti contro l’utero
e lo dici, tra gemiti e sospiri, aggrappata a lui che non smette di scoparti
mentre l’orgasmo ti travolge improvviso
mentre il suo muoversi riaccende altra voglia, altro orgasmo
e lo guardi perché vuoi che legga in te il tuo piacere
si muove in te
sapendo esattamente cosa vuoi
con la giusta decisione, durezza quasi, che ti fa sentir femmina fino in fondo
che ti fa sentir sua
ancor più sua quando, carponi davanti a lui, lo senti schiudere le tue natiche, lasciar colare saliva nel solco, bagnarti e … prenderti
con dolce fermezza
apparentemente incurante del tuo trattenere il respiro contraendo i muscoli al primo dolore
sapendo che NON vuoi che si fermi
spingendo più deciso
il piacere ti avvolge
mentre quasi con fierezza lasci che la tua gola sussurri
“inculami, ti prego inculami ancora”
e lo senti nelle viscere
e lo senti in te
mentre altro piacere cresce, diverso ma non meno intenso
mentre altro orgasmo vuota la tua mente
mentre lo senti muoversi più forte in te
e, con una spudoratezza che ti sorprende piacevolmente, guardandolo gli dici
“fatti bere da me”
accogliendolo tra le labbra
sentendolo in fondo alla gola
gustando il suo sapore mescolato ai tuoi
sentendo il getto del suo seme nella gola, fissandolo mentre, fiera, lo inghiotti
per poi lasciare che la tua lingua, lenta, si muova su lui, a ripulirlo
per lasciarti poi abbracciare
con dolcezza infinita
addormentandoti accanto a lui, su quel pavimento.
….
Mattino
Luce che ferisce le palpebre chiuse, costringendoti ad aprirle
Ritrovandoti su quel pavimento
Nuda
sola
ma felice e sorpresa scorgi sul tavolino un mazzo di rose, un bigliettino
poche righe
“stupendamente innocente, perversamente puttana, magnificamente Donna”
sorridi felice mentre il cellulare manda il segnale di un sms
sensi di colpa improvvisi pensando ad un messaggio del tuo ragazzo
subito scordati vedendo un numero sconosciuto
leggendo poche parole, lui … Enrico
“ancora valentina ….. per andare oltre”
rispondi in fretta … “si”!


copyright maggio 2006

lunedì 4 giugno 2012

“Regina bianca per Re nero” – L’erotismo perverso di una partita a scacchi!







Seduta davanti a Lui, composta e tesa, una scacchiera tra voi, e l’ansia che cresce.
Lo guardi mentre con cura dispone i pezzi, lentamente.
Le Sue mani si chiudono su Re bianco e Re nero e ti mostra i pugni, con mano incerta sfiori la mano destra, si apre … Re nero.
Lentamente gira la scacchiera, alla Sua destra il timer pronto a scandire il tempo, alla Sua sinistra un minuscolo telecomando, apparentemente innocente ma sai bene che non è così.
Vedi la Sua mano afferrare con sicurezza un pedone, muoverlo, “e4”, e arresta il timer con decisione, quasi automaticamente rispondi “e5”, click
Ma come se quel clik scatenasse altro una leggera pressione delle Sue dita su quel telecomando ed è l’inferno in te, o il paradiso;
quell’ovetto vibrante che ti ha ordinato di “indossare” inserendolo in te, sapevi che sarebbe successo, sapevi cosa avrebbe scatenato, eppure, pur preparata, ora la mente si vuota, il tuo corpo reagisce, le dita si contraggono il respiro cresce.
Con sicurezza muove “Cf3” una banale mossa di cavallo, conosci la risposta classica, i Suoi occhi su te, aspettando la tua mossa, stringi le gambe, il ventre impazzito, il respiro che si mozza all’improvviso, riprende, si arresta di nuovo.
Concentrati cazzo, è un’apertura banale, concentrati.
Ma quei pezzi sulla scacchiera sembrano danzare davanti ai tuoi occhi velati dal desiderio.
Sai che DEVI muovere, è il vostro accordo, la vostra sfida, ti sei mostrata supponente sostenendo di saper resistere, di esser in grado di concentrarti ed ora
Cazzo concentrati
Muovi la mano, la avvicini al cavallo, un attimo d’indecisione, e perfidamente quella vibrazione cambia frequenza, ritmo, la senti ovunque, dal ventre al cervello,
muovi,
“pedone in d6”,
e ti abbandoni contro lo schienale della poltroncina lasciando che quel piacere ti avvolga, gustandolo, chiedendo un momento di pace per te, ma non ti da tregua, la Sua mossa era già pronta “Alfiere in c4”.
Ti chini in avanti quasi a snebbiar la mente, ma così facendo quell’ovetto si fa ancora più presente in te, lo senti sussultare, scovare angoli segreti, premere nei punti più sensibili. Senti la voglia inzuppare lo slip, stringendo ancor più le cosce.
Cretina cosa diavolo ti è passato per il cervello di sfidarlo, o forse era proprio per questo, sapendo in realtà che avresti perso, conoscendo la sua fantasiosa perversione.
Concentrati, muovi quell’accidenti di cavallo, avresti dovuto farlo da prima “Cc6”.
E ancora ti lasci scivolare sulla poltroncina, le gambe allungate sotto il tavolino, sfiori per un attimo le Sue, lo guardi, ti fissa, sa quanto ami quel contatto fugace, anche se è ben altro che vorresti.
Non guarda la scacchiera ora, ma te e quel telecomando è tra le Sue mani. Vorresti chiedere di fermarlo, di rallentarlo, e nel contempo vorresti implorare di accelerarlo, di farlo vibrare come tu ora fremi, di concederti l’orgasmo urlandoglielo in faccia,
che ti frega della partita, ora senti quel velo di sudore imperlarti il viso, le labbra schiuse per cercar più aria, i tuoi occhi nei Suoi e sai che Lui ti legge dentro.
Dirige il telecomando verso te, preme un pulsante,
un fremito, un sussulto, la mente impazzita, Dio come puoi resistere? Istintivamente porti le mani al ventre, strette tra loro, chiuse a pugno, premendo con forza, reclinando il capo all’indietro, ansimando ormai a bocca spalancata, preda del piacere. Schiudi le cosce per meglio sentire la pressione della mano, per trovare i punti più sensibili, le nocche si muovono sul clitoride, sgranandosi come un rosario, il bacino si solleva a scatti, ancora, ancora, e …
il Suo sguardo su te, ti senti splendida ed oscena, femmina e puttana.
Ancora, ancora, mentre il respiro si mozza, suoni inarticolati dalla gola, il ventre impazzito
e di colpo tutto si ferma, raddrizzi il capo, lo guardi e vedi solo uno sguardo freddo
STRONZO!
Sai cosa significa quello sguardo, cerchi di rallentare il respiro, di calmare il tuo corpo, la mente, senza distogliere lo sguardo da Lui mentre con attenzione fa la Sua mossa
“Cavallo in c3”.
Ma che ti frega della mossa, basta non resisti più, ora abbatterai il tuo Re nero dichiarandoti sconfitta e scivolerai in ginocchio davanti a Lui implorandolo di darti piacere, offrendogli la tua bocca golosa del Suo sapore, fissandolo mentre lo assaggi e lasciando che ti fotta la gola. Gli sussurrerai che sei la Sua slave e sei pronta a tutto per Lui ma che, per favore, ti conceda il piacere.
Questi e mille altri pensieri nella tua mente, ma sai che non lo farai, non te lo perdonerebbe.
Cerchi di approfittare di quell’attimo di tregua per ritrovare lucidità e concentrazione,
difficile, dio quanto è difficile, anche con quell’ovetto immobile e spento il tuo ventre si contrae continuamente in spasmi involontari, piacevoli, eccitanti.
Accavalli le gambe, le stringi, smettila, così è peggio.
Concentrati!
La mano si sposta verso quei pezzi, indecisa, Alfiere? Cavallo? Cerchi di trovare un’alternativa, troppo banale così. E riecco quella vibrazione, violenta, improvvisa, quasi una stilettata nella figa, che non da dolore, ma piacere, violento, intenso.
Voglia, voglia, voglia, solo questo nella mente, bisogno di abbandonarti, lasciarti prendere da quel piacere, con gesto frettoloso fai la tua mossa, “Alfiere in g4”.
E di nuovo ti lasci andare, ad occhi chiusi, gustando il piacere che cresce, sale, lo senti in ogni fibra, in ogni muscolo. La tua mano sul collo, sulla gola, accarezza e stringe, sfiora il seno attraverso la camicetta leggera, lasci che le dita si insinuino tra i bottoni.
Guardami cazzo, sono eccitata, sono calda, sono pronta, prendimi, usami, fottimi.
Il clik sommesso del timer ti dice che Lui ha mosso. Riapri a fatica gli occhi cerchi di cogliere la Sua mossa, guardi quella scacchiera mentre la vibrazione rallenta, quasi a concederti una pausa, ma non vuoi una pausa, vuoi godere, ormai solo quello hai nella mente.
Concentrati, ecco la Sua mossa “Cavallo x e5”, nulla di grave, un pedone è sacrificabile. Non difenderti ora, attacca, hai voluto mostrarti sicura? Hai sfidato sapendo che la prova sarebbe stata difficile, ora dimostrati all’altezza.
Lo guardi negli occhi, cerchi un atteggiamento sicuro, respiri a fondo tornando a studiare la prossima mossa
Cazzo, no, così no, vibrazioni alternate ora, rapide e di nuovo lente e ancora rapide, ti svuotano il cervello, gemi spudoratamente ondeggiando sulla poltroncina pur di rubare un minimo di piacere.
Le mani si stringono con forza sui braccioli, il bacino sussulta impazzito, il piacere e la voglia ti velano gli occhi. Non vuoi pensare, non sai pensare, piacere, sesso, orgasmo, parole che danzano nella mente evocando immagini.
Ancora i Suoi occhi, il timer che corre, la sfida.
Attacca,
“Alfiere x d1”, con un sorriso di sfida la Sua Regina è tua ora.
Ma perché anche Lui sorride?
concentrati,
perché sorride? conosci quel sorrisetto soddisfatto, lo temi, lo ami.
Non smette di fissarti mentre con lentezza esagerata muove il Suo “Alfiere in f7”. Scacco.
Cazzo
Lo sapevi, sei stata stupida a proporre quella sfida, era evidente che non potevi farcela e stai facendo la figura della cretina, e anche un po’ della puttana, si perché ora saresti pronta ad implorarlo di permetterti di spalancare le cosce, di lasciare che le tue dita si infilino dentro il tuo slip, ti frughino, si bagnino di te, pur di trovare il piacere. Ne hai bisogno ora, ancora i tuoi pugni stretti sul ventre, premono mentre il bacino ondeggia, più forte, più deciso.
Scopando l’aria
Scopandoti la mano
Eccolo, più vicino ora.
La Sua voce fredda e secca
“che fai?”.
È come uno schiaffo, cerchi di riprenderti, sei stordita dal desiderio, ti sembra che l’odore della tua voglia ti avvolga completamente.
“smettila di comportarti come una cagna in calore e muovi”.
STRONZO! ma è solo nella tua mente quella parola.
Fissi la scacchiera
Ora la vibrazione ha raggiunto toni irresistibili, chiudi gli occhi, li riapri, quei pezzi sulla scacchiera altro non sono che pezzi d’onice senza significato.
Più profonda quella vibrazione, più vicino l’orgasmo, lo senti, il ventre si contrae, il seno è teso, i capezzoli turgidi e dolenti.
Non resisti, lo chiedi, lo implori, una lacrima ti sfugge e come tutta risposta hai solo un “muovi”, con tono freddo, distaccato.
Meccanicamente fai la tua mossa, ormai lo sai, anche in quella nebbia di desiderio, è finita, hai una sola mossa, “Re in e7”.
Immediata la Sua risposta “Cavallo in d5”,
MATTO!
E tutto di colpo si ferma, il vuoto nella mente e nelle viscere.
No, no no no per favore no non ora, non così non adesso devo godere ho bisogno di godere.
Sai che le tue parole non serviranno, erano chiari i termini della sfida.
Si alza lentamente avvicinandosi a te, accarezza piano i tuoi capelli, il viso, annusi l’odore della Sua pelle dalle dita, le senti sfiorare le labbra.
Lo vedi afferrare il tuo Re ormai abbattuto, avvicinartelo al viso, fartelo scivolare in bocca, umiliata ma non resisti, lo succhi, lo lecchi, come fosse il Suo cazzo, come se stessi preparandolo per farti prendere, possedere, fino in fondo.
Lo guardi, sorride, quel sorriso, lo conosci, lo odi, lo adori.
Ti fa alzare in piedi.
Ancora uno sguardo distratto alla scacchiera, ora lo riconosci, il banalissimo “Matto di Lègal”. Che cretina.
Ma non c’è tempo per altro
Le Sue mani sono su te ora, sollevano in vita la gonna, arrossisci vedendo quella macchia umida sporcarla, ti fa chinare in avanti, il viso tra i pezzi degli scacchi, il tuo Re nero tra le labbra.
Un gesto brusco abbassa lo slip fradicio sulle cosce, la mano leggera accarezza le tue natiche, e basta quello a riaccendere la tua voglia.
Afferri con forza i bordi del tavolino, sai cosa ti aspetta, forse, in fondo, lo desideravi.
Ma è solo il pensiero di un attimo, perché quell’ovetto riprende a vibrare, dolcemente dapprima, via via più rapido, modificando il ritmo e, ecco, il bacio violento del frustino ad accarezzarti le natiche, a segnarle, a punirle.
Contrai i muscoli e così facendo quel maledetto ovetto si fa sentire ancora di più.
Trenta colpi, questa era la punizione.
Li conti mentalmente, lasciando che lacrime ti righino il viso.
Li conti e il dolore già sfuma in piacere e si fa tutt’uno con quelle vibrazioni.
Non son gemiti di dolore quelli che ora trattieni, ma sfacciati rochi suoni di piacere.
Quel piacere che senti colare tra le cosce, sempre più copioso mentre i colpi si sommano ai colpi, per poi arrestarsi e solo allora ti rendi conto che la punizione è conclusa.
No, non ti basta, no per favore no, ora ancor più la voglia urla.
La Sua mano sfiora le natiche, scende in quel solco che si contrae, accarezza le labbra lucide di umori, afferra quella cordicella e…tira, con decisione, urli, di dolore forse, ma anche di dispetto e disperazione.
Quel vuoto in te ora è insopportabile.
Volti piano il capo e lo vedi, è li al tuo fianco.
Il Suo sesso davanti al tuo viso ora,
ora finalmente il Suo odore d’Uomo,
ora il Suo sapore tra le tue labbra, che succhiano, bagnano, lecchi saliva ed umori, lasci che si gonfi contro il palato, che scopi la tua gola soffocandoti, mugolando un sordo ringraziamento quando le Sue dita ti aprono, si fanno strada, si muovono in te.
Giochi su quelle dita, ti muovi, le scopi senza pudore.
Il Suo cazzo struscia sul tuo viso, ad impregnarti del Suo odore
E le mani ora, ti abbandonano e, con dolcezza sfinente, disegnano il contorno del tuo sesso, si avvicinano, piano, troppo piano, premono leggermente il clitoride strappando un mugolio roco, poi improvvise battono, colpi leggeri e ritmati, sul clitoride, mentre oltre il pudore apri ancor più le cosce, spingi in alto il bacino, offrendoti.
Più rapidi quei colpi ora, non è dolore, è una sensazione diversa, incredibile, che non sapresti definire. Ti serra la gola, ti ruba l’aria, ti vuota la mente mentre solo parole smozzicate sfuggono dalla tua bocca “ti prego, ti prego, ti prego”
Un colpo più forte segna le tue natiche
Pausa
Silenzio
Il tuo respiro che cerca un ritmo più normale, il corpo che non riesce a frenare tremori, il ventre che reclama piacere e, finalmente, Lui dietro te, le Sue mani forti ad afferrarti i fianchi, il Suo sesso a spingersi in te, con un colpo deciso, fino in fondo, a farti sussultare colpo dopo colpo, mentre saliva cola tra le natiche, dita frugano quel buchino che si contrae al primo tocco, che piano si rilassa, accoglie, chiede.
Lo senti prenderti ovunque mentre ora parole senza pudore gridano ciò che sei, che vuoi, che vuoi essere; chiedono piacere, lo implorano, non importa se umiliandoti, lasci che le tue mani scendano a torturare il clitoride, a sfidarlo, vuoi piacere ovunque.
Il nulla nella mente e i muscoli che non rispondono più a nessun impulso, si muovono autonomamente ormai, tremano, sussultano, si contraggono;
il bacino spinge e si solleva contro lui, le mani stringono il bordo del tavolino poi si spalancano di colpo, la tua lingua ha bisogno di sapori e si accontenta di leccar la tua spalla, la tua pelle.
Ancora ti prego ancora, non fermarti, non ora.
Ecco, lo sento ci sono, ti prego ti prego, dimmi si ti prego
Non sai se pronunci quelle parole o son solo nella mente, che importa, nulla importa ora, cazzo DEVI poter godere;
le fitte nel ventre son quasi dolorose
ora, ora ti prego ora
si fa più forte la Sua stretta sui fianchi,
le tue gambe cedono all’improvviso mentre stringi le cosce per resistere a quell’urgenza di piacere, per poi spalancarle di nuovo, spingerti ancora contro Lui
ancora, ti prego, ora, ora, ora
i Suoi colpi si fermano in te
e quella parola temuta ti esplode nel cervello
“NO”
il tuo corpo si affloscia come svuotato e solo le Sue mani forti ti sorreggono.
Il ventre insensibile a quel no continua a contrarsi cercando ciò che desidera.
Lacrime ora, di rabbia, di frustrazione, di attesa, di voglia.
Bruciano quei colpi di frustino che hanno segnato le natiche, ora ogni sensazione si fa più nitida, ora il tuo corpo e la tua mente esaltano il tutto.
Vorresti chiedere, forse chiedi, ma sai bene che non muterà la Sua risposta.
Esce da te, la Sua mano tra i tuoi capelli ti fa sollevare il viso, pretende la tua bocca, la tua gola, la prende senza riguardo, usandola, come Lui ama, come tu ami.
Fino a bere il Suo piacere, guardandolo.
La Sua mano si muove sul tuo viso, sporco di saliva, umori, sperma, in una carezza indecente, poi sorridendo si china su te porgendoti ancora quell’ovetto e sussurrandoti
“giochiamo a scacchi”!
Ti risiedi su quella poltroncina, senza neppure sistemarti, il cuore in gola per quell’orgasmo negato, il viso sudicio di sperma e sudore, la gonna macchiata dei tuoi umori sollevata in vita, quello slip a metà coscia a stringere. Eppure ti senti splendida nella tua impudicizia.
Fissandolo negli occhi fai scivolare di nuovo in te quell’ovetto, una breve vibrazione ti fa sussultare strappandoti un gemito.
Una scacchiera tra voi, e l’ansia che cresce.
Lo guardi mentre con cura dispone i pezzi, lentamente.
Le Sue mani si chiudono su Re bianco e Re nero, ti mostra i pugni, con mano incerta sfiori la mano destra, si apre … Re nero.
Lentamente gira la scacchiera, alla Sua destra il timer pronto a scandire il tempo, alla Sua sinistra il minuscolo telecomando.
La Sua mano si avvicina ad un pedone, lo muove: “e4 …


Copyright 4 giugno 2012