domenica 17 ottobre 2010

Vestita di Corde!





Immobile davanti a Lui, i muscoli contratti, il respiro che manca.
Immobile davanti a Lui che, elegantemente seduto, fuma lentamente guardando “attraverso” te,
ignorandoti, come se tu non esistessi.
Senti lacrime spuntarti negli occhi, le inghiotti a fatica, sai di aver sbagliato, di aver commesso un errore, di averlo deluso e questa è la peggior punizione.
Vorresti mille volte uno schiaffo, cinghiate cattive a segnarti le natiche, quella bacchetta a colpirti le mani, ma non questo silenzio, questo nulla che ti fa scomparire davanti a Lui.
Ora vorresti quella benda a rubarti la vista per non vedere quello sguardo trapassarti e vedere oltre te, ma sai che anche dietro quella benda sentiresti quello sguardo, e la sua delusione per il tuo errore.
Lacrime ora, che non sai più trattenere, scivolano lente sulle tue guance, cerchi una posa composta, come sai Lui pretende, le gambe appena schiuse, le braccia dietro la schiena, strettamente allacciate una all’altra, le spalle diritte il busto eretto, fiera … in una fierezza che non senti, perché hai sbagliato,
Lo hai deluso.
Minuti passano lenti, infiniti e cattivi in quel silenzio assordante e, conscia di sbagliare ancora prendendo un’iniziativa, ti lasci scivolare a terra, le ginocchia sul pavimento, carponi ti avvicini a Lui, chinando il capo ancor più, fino a sfiorare le sue scarpe lucide, lasciando che l’odore di quella pelle ti avvolga, vedendo le tue lacrime cadere a bagnare quelle scarpe.
E inattesa, seppure desiderata e sperata, la Sua mano sfiora il tuo capo, una carezza lieve, leggera, poi quella stessa mano ti solleva il viso, ora i Suoi occhi guardano i tuoi, non servono parole… sai,
e lentamente le tue dita slacciano quelle scarpe, le sfilano, poi le calze e di nuovo il tuo viso a chinarsi, le tue labbra a posarsi su quei piedi, baciandoli, lasciando che la tua lingua scivoli, quasi adorante a dire il tuo grazie silenzioso.
Ed ora la Sua mano è mano Padrona, che ti solleva, Lui in piedi davanti a te, e ancora non servono parole e le tue mani lentamente slacciano bottoni facendo scivolare quella camicia morbida sulla Sua pelle,
lasciando che il Suo profumo si faccia tuo,
posando quasi timidamente le labbra sul Suo petto, leggere.
Non servono parole mentre le tue mani sfilano quella cinghia, amata e temuta e il contatto di quel cuoio tra le dita ti da brividi perversi.
Non servono parole quando la Sua mano severa stringe i tuoi capelli, facendoti ritrovare ancora il freddo del pavimento sotto le tue ginocchia,
sollevandoti il mento per costringerti a guardare i Suoi occhi, mentre il Suo sesso si muove sul tuo viso, ti impregna la pelle del Suo odore,
la tua bocca si schiude …..
adori quell’odore di Uomo che struscia sul tuo viso. Muovi appena il capo a cercarlo. A sentirlo.
Ma Lui si allontana, pochi passi, torna;
quella fascia di seta nera tra le dita
NO, ora no,
ora non vorresti quella benda, ora vorresti che Lui potesse guardare in fondo ai tuoi occhi mentre avida succhi il Suo cazzo, mentre lasci che ti fotta la gola, mentre saliva densa di voglia oscena ti cola dalle labbra, e gli occhi si colmano di lacrime, altre rispetto a quelle già piante, lacrime di piacere, desiderio, Voglia;
ma già quella fascia stringe sulla nuca, ti ruba la vista e ti resta solo il Suo odore sulla pelle.
Attesa.
Attesa mentre senti i Suo passi
Attesa mentre vorresti chiedere, capire, sapere se il tuo errore è stato scontato
Attesa mentre i Suoi passi si avvicinano,
attesa e brividi quando le Sue mani decise afferrano i tuoi polsi serrandoli tra giri di corda severi.
Corda, quanto l’hai amata e sognata, desiderata, e finalmente … è sulla tua pelle
La senti segnare, stringere forzare
Non più solo la mente a tenere quelle braccia unite dietro la schiena ma… corda
Corda e buio mentre le Sue mani ti guidano su quel letto
Ed altra corda stringe le tue caviglie
Con gesti decisi le forza
Le cosce oscenamente spalancate
Offerta a Lui
E ti senti cagna come non mai,
offerta a Lui
Senti la voglia colare senza ritegno
Senti il piacere avvolgerti
Senti i Suoi occhi
… li …
Tra le tue cosce, dove il desiderio diventa voglia e la voglia umori densi
Il respiro si fa rapido
Cresce
Ansimante
Il Suo respiro sul tuo ventre, un soffio leggero, insistente
Quasi ad asciugare quella voglia indecente, mentre in realtà non fa che aumentarla
E quel soffio si fa tocco, lingua
La Sua lingua, finalmente
Quanto l’hai sognata e desiderata
Il bacino si solleva, scatti convulsi, cercando, chiedendo in silenzio
Le labbra schiuse in parole non dette
E quella lingua, abile, che fruga tra le pieghe, schiude, beve te, il tuo sapore
Si muove leggera risalendo lenta, si sofferma appena sul clitoride, si muove in piccoli cerchi, lo accarezza, lo preme, labbra lo succhiano,
e lenta quella lingua torna a schiuderti, aprirti
spinge in te …
e… ancora si allontana
lasciandoti persa nel tuo desiderio, mordi le labbra,
senti altre lacrime bagnarti gli occhi sotto quella benda
parole che non sai dire si affollano nella mente
prendimi
fottimi,
scopami
usami
puniscimi
mille parole confuse che si perdono in un rantolo
e quelle corde ora non son più amiche, ora sono odiate perché vorresti poter muovere le tue mani, prendere il posto di quella lingua, sentirle su quel clitoride gonfio e sensibile, prenderti senza ritegno, davanti a Lui
il tuo corpo ormai non ha più controllo, il bacino si solleva per quanto quelle corde lo permettono
scopa l’aria, si offre, cerca vuole
“Dio”
Quanto vorresti ora quella lingua a frugarti
Le Sue dita a prenderti
Il Suo cazzo a fotterti per poi scivolare nella tua bocca a mescolare odori, sapori, saliva, umori.
Tendi i muscoli vorresti saper spezzare quelle corde, ansimi a bocca aperta
E finalmente parole escono dalla tua bocca
Lo preghi
Lo supplichi
lo implori
sai bene che ogni tua parola forse ritarderà il Suo esserci, ma non puoi più farne a meno, non ora che ogni fibra del tuo corpo è voglia perversa
non ora che sudore eccitato copre la tua pelle
non ora che ti senti come mai avresti pensato o sognato
Femmina, Puttana, Regina, Cagna … fiera d’esser tutto ciò.
E torna quel respiro, quel soffio, il suo alito sulla tua figa fradicia, mentre le Sue mani ti schiudono
Torna e si insinua in te, quasi a scoparti
Lo senti, lo vuoi, lo temi
Perché per quanto assurdo quel solo soffio potrebbe portarti all’orgasmo e…non puoi, non ancora, non lo meriti
E di colpo a quel soffio si sostituisco dita, dita decise, che sanno come e dove prendere
Che si arcuano in te trovando, in te, quel punto così sensibile, eccitato, gonfio di voglia, premendolo e muovendosi
“cristo”
ti sfugge quell’esclamazione, mentre dietro la schiena mani costrette da corde posso solo conficcare quelle unghie ora curate nel palmo
mentre vorresti poter stringere, almeno per un attimo le cosce per alleviare quel piacere che si fa urgenza, o forse amplificarlo
ma…non puoi
e… a quelle dita si unisce quel minuscolo oggettino vibrante,
regalo inatteso e gradito che ti ha fatto sorridere aprendo il pacchetto con un velo di imbarazzo durante la cena
quell’oggetto ora perverso
che sa come sfidare il clitoride
accentuare la voglia
farla diventare ossessione
“Cristo, cristo”
e il bacino danza sulla Sua mano
cercando e sfuggendo
la testa si muove in scatti convulsi,
la schiena si arcua in una implorazione
la bocca si spalanca
la mente è vuota
lo senti
lo senti partire dal ventre quell’orgasmo
scivolare sotto la pelle, scuotere i nervi ma proprio mentre sta per esploderti dentro, annebbiare la mente, cancellare i pensieri per diventare solo…. Piacere puro ….
tutto si ferma
e la sua voce sussurra appena un semplice, banale, odiato “no”
ora non respiri, non puoi, un minimo movimento potrebbe tradirti
ora non puoi,
senti i suoi occhi guardarti
immobile in una immobilità forzata non da quelle corde ora, ma da te conscia che basterebbe un nulla
senti il ventre contrarsi
sai che vede il tuo sesso chiedere
sai che questa è la punizione che meritavi per il tuo errore
e piano il respiro riprende, lento, cauto, attendo a non sfidare con movimenti banali il tuo corpo
conscia che quella voglia è li, mai sopita, appena frenata e basterebbe nulla a riaccenderla violenta
silenzio…dietro quella benda
silenzio rotto solo da quel tuo respirare leggero, quasi timoroso
e ancora passi
un tocco, le Sue mani, sulle tue caviglie, a sciogliere quelle corde che ora vorresti tenere
e già il solo tocco delle Sue dita sulla pelle ti fa fremere.
Le gambe libere che restano sfrontatamente spalancate
Ancora offrendoti, a dire “prendimi” a dire “sono Tua
Ancora mostrandogli oltre ogni pudore ciò che sei ed ami essere
E la Sua mano ora severa afferra i tuoi capelli
Ti fa alzare, in piedi davanti a Lui
Mentre scioglie le corde dai tuoi polsi, senti quei solchi segnarti la pelle, sorridi al pensiero che resteranno ancora a ricordarti quelle emozioni
Respiri un po’ più a fondo ora cercando una tranquillità che sai sarà solo apparente
E subito la carezza leggera di altra corda scivola su te, sul tuo collo, sulla pelle, tra i seni, tra le cosce
Gira, si tende, annoda disegnando arabeschi sul tuo corpo
La senti, senti quel “vestito di corde” che è nulla e tutto
Lo senti parte di te, insinuarsi nella carne e nel ventre
Premere
Cercare
E la Sua voce
“scopati”
e la tua danza inizia, istintiva, su quella corda fondendoti con lei
chinandoti, accovacciandoti
ancora la Sua voce
“scopa quella corda come scopassi me”
e i tuoi movimenti si fanno più decisi, sfacciati, osceni su quella corda
appoggiata a quella colonna
ondeggiando ad un ritmo che testa e viscere chiedono
sentendola come mai avresti pensato
e quell’orgasmo mai realmente sopito torna violento,
a pretendere, a chiedere, a cercare, a volere
sono gemiti e suoni inarticolati quelli che ti sfuggono
sai d’esser oscena in quella danza
ti senti splendida in quella oscenità,
per Lui
senti i Suoi occhi osservarti, quasi guidarti, incitarti
i muscoli si contraggono
lacrime di voglia ancora bagnano quella seta nera
e ancora sfugge la tua richiesta, in un rantolo
“……… posso? ………. posso? ……. posso?...........”
non sai dire altro
e il Suo “SI” giunge quasi insperato
e ti abbandoni a quel piacere ottenuto in modo così inatteso
gridi il tuo orgasmo a bocca spalancata
ti lasci scivolare a terra senza smettere di ondeggiare su quella corda ormai pregna di te e dei tuoi umori
non sai arrestare quegli spasmi, quei sussulti, quel piacere così violento da stordire
non vuoi arrestarlo
e la Sua voce ti dice che è ciò che anche Lui vuole, chiedendoti di più, di non fermarti, di andare oltre
finchè altro orgasmo si unisce al primo, surclassandolo, amplificandolo
togliendoti forze e respiro
piacere sul piacere
orgasmo attraverso l’orgasmo
fino a lasciarti accasciata a terra a respirare piano incurante di quelle contrazioni che ancora ed ancora ti scuotono, quasi a cullarle come un dono.
Lunghi istanti di silenzio
Di nulla nella mente
E ancora le Sue mani
A sollevarti con dolcezza
A muoverti in quella stanza
Lui dietro te a sfiorare appena la tua pelle così sensibile facendoti fremere ad ogni tocco, mentre i capezzoli quasi dolgono dall’eccitazione.
Lui dietro te
A bagnare di saliva il tuo collo e la tua gola
E
Di colpo
Strappando quella benda e mostrandoti
Riflessa in quello specchio
Per ciò che sei
Splendida in quel vestito di corde.

mercoledì 13 ottobre 2010

Oltre il velo!




Parole di una Amica, molto belle e che mi ha concesso di pubblicare.
Grazie a Libera Mente


________



E’ la consistenza impalpabile del sogno.
Quel luogo dove tutto è, e nulla è. Dove tutto può, e nulla può.
E’ alla distanza di un battito di ciglia, il sogno. Eppure è così fragile che basta il peso di una lacrima, a lacerarlo per sempre.
E’ al di là di un velo, tanto leggero, tanto sottile, quanto impenetrabile.
Un velo che ti prende, ti avvolge, ti imprigiona, senza però lasciarti passare.
E’ alla distanza di un battito di ciglia, il sogno, perché è in quell’attimo in cui gli occhi smettono di vedere, che il sogno prende vita. E’ un attimo, un istante, breve e infinito. Fatto di immagini, odori, suoni. Fatto di luci e ombre. Come la realtà. Eppure così diverso.
Perché. Diverso.
Un istante. Un istante di buio, un istante di fuga, un istante di pausa. Un istante è un istante. Non c’è definizione che possa ingabbiare la perfezione di un istante.
Un istante.
Un istante basta alla mente per immaginare una realtà, e le molte parallele. Per ricreare l’effetto farfalla come una mentale partita a domino.
Immagino, allora, come sarà. Come sarebbe. Come sarebbe stato.
E sogno.
Io.
Camminerò.
Camminerò, senza sapere dove starò andando eppure sapendolo perfettamente.
Avrò ancora il suono di una voce nelle orecchie. Una voce che guida, ordina, istruisce.
Avrò ancora il suono di una voce che mi dice cosa fare. Nelle orecchie. Nella mente. Sulla pelle.
Nel breve spazio di una breve telefonata. Breve. Tanto breve quanto desidererò sia stata infinita.
Camminerò, arriverò, mi fermerò. Non saprò dove sarò, eppure lo saprò perfettamente.
Non mi interesserà sapere il nome della via. Non mi interesserà guardare cos’avrò intorno. Non mi interesserà sapere che posto sarà. Mi basterà sapere che è dove lui verrà.
Non saprò dove sarò, eppure lo saprò perfettamente. E’ dove lo vedrò. E’ dove mi vedrà. E’ dove imparerò a riconoscere per la prima volta il suo odore. E’ dove fuggirò per la prima volta il suo sguardo.
Mi basterà questo, per sapere dove sarò.
Aspetterò, guardandomi intorno senza voler guardare davvero.
Aspetterò, finché non vedrò qualcuno fermarsi davanti a me.
Il mio sguardo si abbasserà, fermandosi su quelle scarpe da uomo, lucide, eleganti. E i suoi passi lo avranno portato troppo vicino a me, eppure troppo lontano.
Il mio sguardo scorrerà lungo i suoi pantaloni, seguendone la linea composta. E la pelle del mio viso desidererà saggiarne la consistenza, assaporarne la morbida frizione sulla guancia.
Il mio sguardo arriverà all’orlo della giacca, risalendo tra i bottoni, perdendosi poi fra le sottili trame tessili di una cravatta, incastrandosi nel nodo. E i miei polsi sentiranno la stretta di altri nodi, e il mio corpo desidererà essere avvolto, come un nodo si avvolge su se stesso, dalla sua volontà.
Il mio sguardo non riuscirà ad andare oltre. I miei occhi non si alzeranno incontrando i suoi. Non lo faranno, temendo quanto a fondo potrebbero, i suoi, arrivare.
Si fisseranno sul nodo della cravatta, o forse si riabbasseranno sui piedi oppure guarderanno il nulla.
Sentirò il suo sguardo percorrermi, spogliarmi, prendermi. Lo sentirò scavare a fondo, lo sentirò legarmi, toccarmi. E mi sembrerà d’esser nuda davanti a lui. E non sentirò più nulla, se non il tocco delicato e pesante del suo sguardo.
Aspetterò. Senza sapere cosa, senza sapere quanto; aspetterò.
Mi toccherà, forse, nella mia attesa, o forse no. Non lo saprò, finché non accadrà.
Aspetterò, e il suo sguardo su di me, e il suo odore, e la sua presenza, renderanno il tempo labile, e dilatabile, e diluibile.
Renderanno il tempo liquido.
Ed io liquida insieme al tempo. Io liquida, io densa, io bagnata.
E voglia, come se fossi nuda, come se fossi sola, come se il suo sguardo mi toccasse.
Voglia, liquida, densa, bagnata, come me, come il tempo, come l’attesa.
Ed io, il tempo, la voglia, l’attesa, il suo sguardo.
Non ci sarà nessuna distinzione. Sarà completezza e sarà rottura.
Sarà l’inizio. Sarà la fine.
Sarà uno e sarà tutto, sarà tante cose e sarà nulla.
E basterà il liquido dell’attesa, del tempo, della voglia, di uno sguardo.
Finché non sentirò la sua voce. Schegge di vetro nelle mie orecchie, e allo stesso tempo velluto ad asciugarne il sangue. La sentirò come salvezza e dannazione. E sarà bellissima, senza il freddo filtro della tecnologica lontananza.
“Guardami.” Mi dirà.
O forse no.
Forse sentirò le sue dita toccarmi il volto, stringermi il mento.
Forse sentirò il calore della sua pelle, la decisione dei suoi movimenti, il desiderio che si fonda con la mia.
Forse semplicemente mi solleverà il viso.
In ogni caso, i miei occhi incontreranno i suoi, conoscendo così anche il suo sguardo. Annullando finalmente ogni distanza.
E i miei occhi riverseranno nei suoi ogni cosa. Ogni desiderio. Ogni paura.
E non ci sarà bisogno di parlare, perché i miei occhi parleranno al posto delle mie labbra, meglio di quanto esse potrebbero fare.
Forse il mio fiato si spezzerà, la mia bocca si aprirà cercando aria. Forse invece si tenderà in un sorriso, a seconda che sia il timore o la gioia a predominare nel gusto di un cocktail a pari quantità.
Comincerà a camminare, ed io lo seguirò, adeguandomi al suo passo.
Cominceremo a parlare del più e del meno, chiacchierando, lasciando che il timore si sciolga, lasciando che la voce trovi il suo tono, lasciando che la lingua acquisti il suo ritmo.
Parleremo, lasciando che i nostri noi più comuni si conoscano, si confrontino, si trovino.
Parleremo, in piedi, camminando, oppure seduti da qualche parte.
Parleremo, ed ogni parola detta sarà un passo in meno verso di lui.
Oppure no.
Rimarrà in silenzio, camminando. Forse non cammineremo neanche. Forse entrerà in macchina senza dire una parola, ed io con lui.
Rimarrà in silenzio per tutto il viaggio, breve o lungo che sia – a me sembrerà comunque lunghissimo.
Non saprò dove guardare, perché non vorrò, e forse non potrò, guardare lui. Guarderò fuori, aspettando. Lasciando che pian piano la mente si annebbi. Lasciando che pian piano il mio pensiero si annulli.
Finché una porta si chiuderà alle mie spalle.
E allora io non esisterò più ed esisterò più di prima.
Saremo solo Noi.
Sarò solo io, sarà solo Lui.
Lui. Lui. Tu.
Tu.
Mi spoglierai, per vestirmi della tua volontà, ed io te lo lascerò fare.
Mi spoglierai, per vestirmi dei tuoi segni, ed io te lo lascerò fare.
Mi spoglierai, per vestirmi di piacere, ed io te lo lascerò fare.
Mi spoglierai, per vestirmi di dolore, ed io te lo lascerò fare.
Donerò a te il mio corpo, per sentirlo mio come mai prima, urlarmi contro.
Donerò a te la mia mente, per sentirla mia come mai prima, urlarmi addosso.
E mente corpo saranno unità indivisibile, saranno insieme e insieme vivranno.
E troveranno il tuo corpo e la tua mente, li cercheranno, li vorranno, e si fonderanno con essi.
E nel tuo piacere il mio piacere si scioglierà. E respirerò il tuo respiro, perché sarà la sola aria che vorrò. E berrò la tua saliva, il tuo sudore e i tuoi umori, perché solo con quelli vorrò saziare la mia sete. E nulla sarà più bello del pensiero di starti accanto.
Nulla. Tutto.
Sarà tutto e nulla, nulla e tutto.
Sarò io, sarai tu, saranno menti e corpi.
Sarà prendere e donare.
Sarà piacere, sarà dolore.
Sarà…
Sarebbe.
Sarebbe stato.
Perché il sogno è fatto di immagini, odori, suoni. Di luci e ombre.
Come la realtà.
Però è diverso.
Ha in più quel velo che lo rende impenetrabile.
Quel velo che lo rende adatto ad un istante. Ad un battito di ciglia.
Un istante dilatato all’infinito, ma pur sempre istante.
Mai secondo. Mai minuto. Mai ora. Mai giorno.
Mai vita.
Ma solo sogno.

sabato 9 ottobre 2010

16 ore ...

 


Quasi un canto d'Amore, non importa se più o meno di quello,
Altro.
Parole sentite e mostrate da chi ora sente e vive. Grazie a Piccola Stella!


_______________



Come potrei non essere grata di ciò che ho.
Come potrei mio Signore, non essere grata per la Sua presenza nella mia vita.
Io che mai avrei creduto di trovare il coraggio di vivermi,
io che mai avrei pensato di poter sentire,
e invece grazie a Lei, oggi sono schiava e non sono mai stata così libera.
Libera di mostrarmi,
libera di donarmi,
di piangere e godere,
libera di soffrire e ringraziare,
di attendere e pregare...
libera fra corde,bende,mani che fermano il mio corpo ma non la mia mente...
Per Lei regina con il viso premuto contro una parete,
per Lei puttana elegante e composta ad un tavolo,
per Lei schiava in ogni concessione e negazione, in ogni istante.
Il nostro tempo, non ha mai tempo, non inizia e non finisce,
è emozione che non nasce ogni volta perchè semplicemente non cessa mai...
che passino secondi, ore o giorni non importa, noi siamo sempre noi, collegati, legati... Lei mi tiene a sè.
Non c'è mai nulla che passa in secondo piano,
non c'è niente di meno importante di qualcos'altro
è come se tutto fosse in unica dimensione è questo è incredibile,
il mio corpo e la mia mente ricevono gli stessi stimoli,
non c'è bisogno di immaginare,
non c'è bisogno di pensare,
non c'è bisogno di toccare,
sentire o vedere e allo stesso tempo c'è bisogno di tutto...
Tutto si mescola, cambia forma, la ricambia, una continua evoluzione
i sensi invertono i ruoli,
l'udito gusta,
il gusto vede,
la vista sente,
il tatto annusa,
l'olfatto tocca,
e questo è sublime, questo è nostro, questo siamo noi...
nonostante tutto ciò sembri caos, e in effetti lo è, è un caos così perfettamente chiaro
so esattamente da dove nasce, lo sento crescere sotto la Sua guida
e da quel momento in poi è totolmente nelle Sue mani,
perchè non mi è dato sapere dove mi porterà,
ma viverlo...
Non c'è orgasmo più intenso di quello che vivono i miei occhi
quando incontrano il Suo consenso,
Non c'è appartenenza più intensa di quella che vive la mia mente
ogni volta che Lei è fiero di me,
Non c'è abbandono più intenso di quello che vive il mio corpo
ogni volta che Lei lo rende parte di sè...
Grazie mio Signore per insegnarmi ad essere sempre meglio ciò che sono, la Sua schiava.