mercoledì 13 ottobre 2010

Oltre il velo!




Parole di una Amica, molto belle e che mi ha concesso di pubblicare.
Grazie a Libera Mente


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E’ la consistenza impalpabile del sogno.
Quel luogo dove tutto è, e nulla è. Dove tutto può, e nulla può.
E’ alla distanza di un battito di ciglia, il sogno. Eppure è così fragile che basta il peso di una lacrima, a lacerarlo per sempre.
E’ al di là di un velo, tanto leggero, tanto sottile, quanto impenetrabile.
Un velo che ti prende, ti avvolge, ti imprigiona, senza però lasciarti passare.
E’ alla distanza di un battito di ciglia, il sogno, perché è in quell’attimo in cui gli occhi smettono di vedere, che il sogno prende vita. E’ un attimo, un istante, breve e infinito. Fatto di immagini, odori, suoni. Fatto di luci e ombre. Come la realtà. Eppure così diverso.
Perché. Diverso.
Un istante. Un istante di buio, un istante di fuga, un istante di pausa. Un istante è un istante. Non c’è definizione che possa ingabbiare la perfezione di un istante.
Un istante.
Un istante basta alla mente per immaginare una realtà, e le molte parallele. Per ricreare l’effetto farfalla come una mentale partita a domino.
Immagino, allora, come sarà. Come sarebbe. Come sarebbe stato.
E sogno.
Io.
Camminerò.
Camminerò, senza sapere dove starò andando eppure sapendolo perfettamente.
Avrò ancora il suono di una voce nelle orecchie. Una voce che guida, ordina, istruisce.
Avrò ancora il suono di una voce che mi dice cosa fare. Nelle orecchie. Nella mente. Sulla pelle.
Nel breve spazio di una breve telefonata. Breve. Tanto breve quanto desidererò sia stata infinita.
Camminerò, arriverò, mi fermerò. Non saprò dove sarò, eppure lo saprò perfettamente.
Non mi interesserà sapere il nome della via. Non mi interesserà guardare cos’avrò intorno. Non mi interesserà sapere che posto sarà. Mi basterà sapere che è dove lui verrà.
Non saprò dove sarò, eppure lo saprò perfettamente. E’ dove lo vedrò. E’ dove mi vedrà. E’ dove imparerò a riconoscere per la prima volta il suo odore. E’ dove fuggirò per la prima volta il suo sguardo.
Mi basterà questo, per sapere dove sarò.
Aspetterò, guardandomi intorno senza voler guardare davvero.
Aspetterò, finché non vedrò qualcuno fermarsi davanti a me.
Il mio sguardo si abbasserà, fermandosi su quelle scarpe da uomo, lucide, eleganti. E i suoi passi lo avranno portato troppo vicino a me, eppure troppo lontano.
Il mio sguardo scorrerà lungo i suoi pantaloni, seguendone la linea composta. E la pelle del mio viso desidererà saggiarne la consistenza, assaporarne la morbida frizione sulla guancia.
Il mio sguardo arriverà all’orlo della giacca, risalendo tra i bottoni, perdendosi poi fra le sottili trame tessili di una cravatta, incastrandosi nel nodo. E i miei polsi sentiranno la stretta di altri nodi, e il mio corpo desidererà essere avvolto, come un nodo si avvolge su se stesso, dalla sua volontà.
Il mio sguardo non riuscirà ad andare oltre. I miei occhi non si alzeranno incontrando i suoi. Non lo faranno, temendo quanto a fondo potrebbero, i suoi, arrivare.
Si fisseranno sul nodo della cravatta, o forse si riabbasseranno sui piedi oppure guarderanno il nulla.
Sentirò il suo sguardo percorrermi, spogliarmi, prendermi. Lo sentirò scavare a fondo, lo sentirò legarmi, toccarmi. E mi sembrerà d’esser nuda davanti a lui. E non sentirò più nulla, se non il tocco delicato e pesante del suo sguardo.
Aspetterò. Senza sapere cosa, senza sapere quanto; aspetterò.
Mi toccherà, forse, nella mia attesa, o forse no. Non lo saprò, finché non accadrà.
Aspetterò, e il suo sguardo su di me, e il suo odore, e la sua presenza, renderanno il tempo labile, e dilatabile, e diluibile.
Renderanno il tempo liquido.
Ed io liquida insieme al tempo. Io liquida, io densa, io bagnata.
E voglia, come se fossi nuda, come se fossi sola, come se il suo sguardo mi toccasse.
Voglia, liquida, densa, bagnata, come me, come il tempo, come l’attesa.
Ed io, il tempo, la voglia, l’attesa, il suo sguardo.
Non ci sarà nessuna distinzione. Sarà completezza e sarà rottura.
Sarà l’inizio. Sarà la fine.
Sarà uno e sarà tutto, sarà tante cose e sarà nulla.
E basterà il liquido dell’attesa, del tempo, della voglia, di uno sguardo.
Finché non sentirò la sua voce. Schegge di vetro nelle mie orecchie, e allo stesso tempo velluto ad asciugarne il sangue. La sentirò come salvezza e dannazione. E sarà bellissima, senza il freddo filtro della tecnologica lontananza.
“Guardami.” Mi dirà.
O forse no.
Forse sentirò le sue dita toccarmi il volto, stringermi il mento.
Forse sentirò il calore della sua pelle, la decisione dei suoi movimenti, il desiderio che si fonda con la mia.
Forse semplicemente mi solleverà il viso.
In ogni caso, i miei occhi incontreranno i suoi, conoscendo così anche il suo sguardo. Annullando finalmente ogni distanza.
E i miei occhi riverseranno nei suoi ogni cosa. Ogni desiderio. Ogni paura.
E non ci sarà bisogno di parlare, perché i miei occhi parleranno al posto delle mie labbra, meglio di quanto esse potrebbero fare.
Forse il mio fiato si spezzerà, la mia bocca si aprirà cercando aria. Forse invece si tenderà in un sorriso, a seconda che sia il timore o la gioia a predominare nel gusto di un cocktail a pari quantità.
Comincerà a camminare, ed io lo seguirò, adeguandomi al suo passo.
Cominceremo a parlare del più e del meno, chiacchierando, lasciando che il timore si sciolga, lasciando che la voce trovi il suo tono, lasciando che la lingua acquisti il suo ritmo.
Parleremo, lasciando che i nostri noi più comuni si conoscano, si confrontino, si trovino.
Parleremo, in piedi, camminando, oppure seduti da qualche parte.
Parleremo, ed ogni parola detta sarà un passo in meno verso di lui.
Oppure no.
Rimarrà in silenzio, camminando. Forse non cammineremo neanche. Forse entrerà in macchina senza dire una parola, ed io con lui.
Rimarrà in silenzio per tutto il viaggio, breve o lungo che sia – a me sembrerà comunque lunghissimo.
Non saprò dove guardare, perché non vorrò, e forse non potrò, guardare lui. Guarderò fuori, aspettando. Lasciando che pian piano la mente si annebbi. Lasciando che pian piano il mio pensiero si annulli.
Finché una porta si chiuderà alle mie spalle.
E allora io non esisterò più ed esisterò più di prima.
Saremo solo Noi.
Sarò solo io, sarà solo Lui.
Lui. Lui. Tu.
Tu.
Mi spoglierai, per vestirmi della tua volontà, ed io te lo lascerò fare.
Mi spoglierai, per vestirmi dei tuoi segni, ed io te lo lascerò fare.
Mi spoglierai, per vestirmi di piacere, ed io te lo lascerò fare.
Mi spoglierai, per vestirmi di dolore, ed io te lo lascerò fare.
Donerò a te il mio corpo, per sentirlo mio come mai prima, urlarmi contro.
Donerò a te la mia mente, per sentirla mia come mai prima, urlarmi addosso.
E mente corpo saranno unità indivisibile, saranno insieme e insieme vivranno.
E troveranno il tuo corpo e la tua mente, li cercheranno, li vorranno, e si fonderanno con essi.
E nel tuo piacere il mio piacere si scioglierà. E respirerò il tuo respiro, perché sarà la sola aria che vorrò. E berrò la tua saliva, il tuo sudore e i tuoi umori, perché solo con quelli vorrò saziare la mia sete. E nulla sarà più bello del pensiero di starti accanto.
Nulla. Tutto.
Sarà tutto e nulla, nulla e tutto.
Sarò io, sarai tu, saranno menti e corpi.
Sarà prendere e donare.
Sarà piacere, sarà dolore.
Sarà…
Sarebbe.
Sarebbe stato.
Perché il sogno è fatto di immagini, odori, suoni. Di luci e ombre.
Come la realtà.
Però è diverso.
Ha in più quel velo che lo rende impenetrabile.
Quel velo che lo rende adatto ad un istante. Ad un battito di ciglia.
Un istante dilatato all’infinito, ma pur sempre istante.
Mai secondo. Mai minuto. Mai ora. Mai giorno.
Mai vita.
Ma solo sogno.

1 commento:

  1. L'attesa a volte fa fare pensieri così...
    Ma l'attesa non è l'aspettativa... si sa...
    Si aspetta di vivere... ma non ci si aspetta null'altro che "vivere".
    Fine a se stesso... vivere il donarsi senza riserve.
    Siamo disposte a tutto per vivere quel "... ti lascerò fare..." che da solo dice quanto siamo pronte a rischiare, e dice quanto resteremo inermi e senza difese, e dice con quale forza lo desideriamo... e quanta tanta infinita dedizione e totale sottomissione ogni nostro pensiero e gesto dimostreranno...

    Magnifiche parole... chi ha fatto questo splendido sogno... ha la mia ammirazione e gli auguri più vivi di poter "vivere" senza più veli.

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