mercoledì 3 novembre 2010

Il Trillo!

 




Il trillo del cellulare

Sei alla tua scrivania, nel tuo ufficio

Rispondi, la mia voce

"Buongiorno dolce D."

Il mio buongiorno ti coglie come una scarica elettrica, un brivido percorre il tuo corpo, ogni tua fibra freme.

Un week end è passato, lampi improvvisi nella tua mente si accendevano di me in quei giorni.

Per lunghi momenti vivevi la tua vacanza spensieratamente, una donna come tante, su una spiaggia, al mare con il proprio compagno; poi improvvisi, inaspettati seppur desiderati, sprazzi di luce esplodevano nel tuo cervello, inebriavano i tuoi sensi. ERO IO.

Prepotentemente la mia presenza si faceva palpabile, immanente. Ero li, con te, come tu bramavi, come tu desideravi.

Il tuo corpo, prima che la tua mente, iniziava a reagire; un velo di sudore improvviso ti copriva la pelle, e non era il sole, la bocca immediatamente riarsa, e non era l'afa.

Il tuo sguardo vagava velocemente all'orizzonte, cercandomi, desiderando di incrociare i miei occhi e sussurrarmi:

sono qui Padrone

poi la realtà aveva il sopravvento, realizzavi che non ero fisicamente lì, accanto a te, ma la mia presenza in te era, assurdamente, ancor più forte, il tuo desiderio di me ancor più irresistibile.

Ripensavi, mollemente sdraiata su una spiaggia, alle mie mail di Venerdì, ti mordevi le labbra, odiandoti per ciò che provavi: un incredibile senso di vuoto e privazione per la mancanza di miei ordini, per non averti voluto imporre nulla, per non averti voluto dare dei compiti durante questo week end in cui saremmo stati ancora più lontani, e, incredibilmente la tua eccitazione aumentava, sentivi il desiderio di offrirti a me, subito.

Cercavi posizioni scomode, dolorose e…….mi offrivi quel dolore

Pensavi a quante ore sarebbero ancora dovute passare prima di leggermi, di sentirmi forse; e l'enormità del tempo da far trascorrere ti dava crampi di desiderio al ventre, allo stomaco, non vedevi l'ora di tornare, accendere il tuo PC, aprire la tua posta, leggermi e……

… e finalmente sei tornata, il corpo ed il cervello in fiamme, alla tua scrivania, hai acceso il PC, aperto la posta e……

Niente

Nulla

Ti sei odiata, arrabbiata con te stessa colpevolizzandoti

Hai forse fatto qualcosa che non dovevi?

È forse questa una punizione per un tuo errore? Una tua disobbedienza?

Perché, ti chiedi, perché non mi hai chiesto di concordare un'ora in cui accendere i cellulari?

Ma poi pensi che, forse è meglio così, ti saresti torturata in una lunga attesa spasmodica, spiando ogni squillo.

Avresti più e più volte posato il tuo cellulare tra le gambe, sperando che squillasse proprio in quell'istante, dandoti la sensazione di essere accarezzata, posseduta dalle mie mani.

Ed ora sono qui

Quel trillo al tuo cellulare sembra il risveglio da un lungo incubo solitario

Io e te

Ora sei mia, la mia voce attraverso il cellulare ti dà brividi intensi

La mia mente è padrona della tua

Ora ti abbandonerai alla folle gioia ed all'esaltante sensazione di essere completamente mia

Di donarmi il tuo desiderio, il tuo piacere ed il tuo dolore

La tua sofferenza e le tue umiliazioni

Che provi con gioia, perché sai che sono ciò che io voglio da te

So, so con certezza che ora, in questo preciso istante, senti i tuoi slip bagnarsi del tuo desiderio

Senti la voglia sempre più pressante in attesa di una mia parola

La tua assurda gioia e la fierezza di appartenermi

La tua mente corre al nostro santuario

Quel minuscolo locale accanto al tuo ufficio che, fino a poco tempo fa era solo un bagno, e per gli altri è ancora solo questo, ma ora è così ricco di sensazioni e ricordi da farlo diventare, per te, il centro del tuo ufficio

Aspetti che io ti ordini di alzarti e recartici

"NO"

Il mio sorriso nella tua mente ti gela

Hai una fitta tra le gambe

Un moto di rabbia e ribellione, pensieri rabbiosi

"Come no, perché no, non ho fatto nulla di sbagliato, perché no, basta con queste privazioni"

ma immediatamente scacci questo pensiero dalla tua mente

sei la mia cagnetta, e lo sarai qualsiasi cosa io ti chieda e ti imponga

e ami esserlo, vuoi esserlo, lo sei

ami la mia durezza, la mia fantasia e, a tratti, la mia dolcezza che, assurdamente contrasta con tutto il resto, ma che sa cogliere, esattamente, il momento in cui ne hai bisogno.

La mia voce, all'apparecchio:

"Ora piccola e dolce cagnetta sfilati gli slip, sai che adoro saperti in ufficio pronta a me"

Il tuo pube bagnato

Senza veli a coprirlo, proteggerlo

Pronta ad essere improvvisamente accarezzata dalle mie mani

Ad essere posseduta dalle mie dita

Appallottoli gli slip, li posi nella borsa accanto a te

Non prima di averli avvicinati al viso, gustandoti lungamente l'esaltante sensazione del tuo odore che ti scoppia nel cervello.

Allarghi le gambe

Raddrizzi il busto

Sai che sono li davanti a te e sai che è così che ti voglio

Non la sciatta slave senza una mente

Ma TE

La donna, la femmina conscia dei propri desideri, delle proprie perversioni

Che sa che, anche nell'umiliazione e nella sottomissione deve mantenere il proprio rispetto, il proprio atteggiamento

Sa che IO, il suo Padrone la voglio così, al limite dell'altezzosità ma pronta a piegarsi al mio comando

Desiderando la mia voce che ti pieghi

Sapendo che ciò non ti toglierà il mio rispetto.

Si apre improvvisamente la porta del tuo ufficio

Entro

Lo sguardo deciso

Sicuro

Il respiro ti si blocca per questa improvvisa e tanto agognata ed insperata apparizione

Mi avvicino lentamente a te e già il tuo corpo urla il suo desiderio di me

Poso sulla tua scrivania una valigetta, che guardi con timore e curiosità

Mi siedo davanti a te ignorandoti ostentatamente

Vorresti urlare "prendimi, usami, dominami, sono la tua cagna"

Ma sai di non potere

I miei occhi su di te, penetranti, non ti abbandonano un solo istante

So perfettamente cosa provocano in te

Finalmente mi alzo

Apro la valigetta

Due cavigliere in cuoio nelle mie mani

Te le porgo, "INDOSSALE"

Immediatamente ti chini, esegui il mio desiderio fremendo

Le stringi con forza, sai che voglio che ti segnino la carne

Due cavigliere nelle mie mani

Voglio che le tue gambe siano bloccate alla sedia

Oscenamente aperte

Un lampo di gioia ti attraversa gli occhi

Finalmente

Finalmente il tuo Padrone si occupa di te

Adori essere legata, a sua disposizione

Ma subito ti penti di quello sguardo, nel timore che io lo abbia colto e….

Per punizione cambi idea

Rapidamente fissi le cavigliere alle gambe della poltroncina

I tuo bacino scivola in avanti

La gonna sale

Il tuo capo rovesciato in dietro, il collo offerto a me, le mani sui braccioli della poltroncina, un muto invito a legartele

Ma….

Mi risiedo, di fronte a te

Immobile ed in silenzio

Ti mordi piano le labbra, guardandomi

Il tuo bacino inizia una danza oscena

Un invito spudorato

Posso quasi sentire i tuoi umori che escono da te, che colano sulle tue gambe

e……..

La situazione ti trascina in un vortice

Sai che a porta del tuo ufficio è aperta, che la tua segretaria potrebbe bussare, affacciarsi

E tutto ciò aumenta la tua eccitazione, ti fa scordare prudenza e tabù

L'ansia dell'attesa ti prende

Mi alzo, lentamente, mi avvicino a te, la mia mano si posa lieve sui tuoi capelli, poi si fa decisa, sicura, DOMINANTE, stringo con forza i tuoi capelli obbligandoti a sollevare il viso verso me

"GUARDAMI"

Sollevi verso di me quello sguardo che vale più di mille parole, sai di non aver bisogno di dirmi Padrone o Signore, sai che non sono le parole che cerco, vuoti simulacri di sensazioni, ma le emozioni vere. E' il tuo atteggiamento che deve essere da slave, non ciò che dici; ed il tuo sguardo ora dice questo: totale ed assoluta sottomissione, la consapevolezza di essere creta nelle mie mani, che potrò modellare come meglio credo, per la mia e la tua felicità.

Lentamente, guardandoti negli occhi, lascio colare dalle mie labbra un filo di saliva che scivola sui tuoi occhi, sulle tue guance, bagnandole, dandoti un fremito, cola sul collo, tra l'attaccatura dei tuoi seni, tra i bordi della camicetta slacciata.

La pressione della mia mano si fa più decisa, un sordo dolore si accompagna a mille sensazioni piacevoli, eccitanti.

Una fascia di seta tra le mie mani, la poso sui tuoi occhi, il buio attorno a te, il buio che accentua le sensazioni, acuisce i tuoi sensi, rende spasmodici i tuoi desideri.

Senti la mia presenza, li accanto a te, non sai cosa faccio, cosa sto per fare, cosa voglio da te, per te.

Lentamente la mia mano slaccia i bottoni della tua camicetta, uno alla volta, con una lentezza esasperante, accompagni ogni mio movimento con gemiti sordi, sollevando per quanto puoi il bacino, offrendomelo, le mani immobili sui braccioli della poltroncina, non serve legarle, sai che io non voglio che tu le muova e quale legame è più forte del volere della mia mente?.

Ora il tuo seno è completamente esposto a me, i capezzoli tesi, un soffio leggero del mio respiro li fa rabbrividire.

So cosa vorresti: la mia mano decisa sul seno, tra le gambe, a frugarti, appagarti, possederti; ma quanto è dolce, spasmodica ed eccitante l'attesa, l'ignoto.

Qualcosa di lieve ti sfiora il seno, una piuma, leggera, dolce, sui tuoi capezzoli tesi, eccitati. La senti passare lentamente sull’areola, muoversi piano, con lenti movimenti circolari, un gemito roco dalle tue labbra. "ZITTA"! La mia voce ti colpisce come una frustata, ma nel contempo una scarica di eccitazione trapassa il tuo ventre.

Zitta, si lo sai, devi stare in silenzio, non è facile sentendo quella piuma accarezzarti leggera, sentendo il tuo odore di donna pervadere l'ufficio, quell'odore acre, forte, eccitante, muto testimone del tuo desiderio.

La tua pelle leggermente imperlata di goccioline di sudore, fremente ad ogni contatto, desiderosa di contatti più decisi. Ma leggera la piuma continua la sua sfinente carezza, ti mordi le labbra per non gemere, il bacino continua, ormai incontrollato, la sua oscena danza, la gonna sollevata impudicamente a scoprire il tuo sesso rorido di umori. Dimentica di tutto, dell'ufficio, della segretaria, del lavoro, solo tu ed io, solo tu nelle mie mani, solo la mia mente nella tua.

Ed ecco improvvisamente la piuma cade, scivola sul tuo ventre, trattieni il respiro, in attesa. Si, finalmente, la stretta vigorosa delle mie mani sui tuoi capezzoli, non puoi trattenere un lungo gemito di dolore e piacere, piacere che offusca il dolore.

Lascio la tua pelle. Resti immobile, ansando violentemente. "Ti avevo imposto il silenzio cagna, come hai osato?", rabbrividisci a quelle parole, ma è un brivido di piacere, il piacere dell'attesa punizione, tutto purché il tuo Padrone si dedichi a te.

La mia mano strappa con violenza la benda dal tuo viso, sbatti gli occhi accecata per un attimo dalla luce, senti le mie dita stringere i tuoi capelli, sollevarti il viso "guardami cagna", solevi timidamente lo sguardo, lo fissi per un attimo nei miei occhi per poi abbassarlo, sai che in quell'attimo ho letto nel più profondo dei tuoi pensieri.

La camicetta aperta, la gonna sollevata, le gambe larghe mostrando oscenamente il tuo sesso ormai fradicio, eppure anche l'umiliazione di mostrarti così non fa che aumentare la tua eccitazione, il tuo desiderio, ormai incontrollato, tutte le fantasie del week end nella mente, ed ancora di più.

Mi vedi aprire la valigetta, estrarre una candela, rossa, lucida. Hai un fremito, ora hai paura; ne abbiamo parlato spesso, la temi. Lo sfrigolio del fiammifero, la tremolante fiammella, vacilla, cresce, s'illumina.

La avvicino al tuo volto, mostrandotela, la muovo davanti a te. Senti il mio sguardo, penetrante, deciso.

"Sai quale sarà la tua punizione vero cagna? Sta a te accettarla", poso la candela davanti alle tue labbra, "se non accetti la punizione, se la temi troppo, se la rifiuti……basta un soffio, e la fiammella si spegnerà". La vedi davanti a te, ne senti il lieve calore sul viso, qualcosa urla dentro te, paura, rifiuto, ma…. Ti accorgi di trattenere il respiro per timore di spegnerla inavvertitamente. Si la temi, ma il desiderio di obbedirmi, la consapevolezza della punizione desiderata è più forte. Indugia a lungo davanti alle tue labbra, quasi a sfidarti, a farti riflettere, ma non un muscolo del tuo corpo si muove. Hai preso la tua decisione, l'unica possibile, quella che sapevo avresti preso.

Afferro ancora i tuoi capelli, con forza, rovescio il tuo viso, costringendoti a fissare la candela, segui affascinata con gli occhi la muta danza della fiamma, ne cerchi quasi il calore. La vedi inclinarsi lentamente, vedi la cera farsi liquida, più chiara, sfumature rosee, si gonfia sulla candela, straripa impetuosa; la candela si inclina, lentamente, molto lentamente, troppo; ecco la goccia incandescente si muove, si sposta inizia a scivolare, trattieni il respiro, ma.. un lieve movimento della mia mano fa si che si rapprenda sul corpo della candela lasciando una stria solida.

Hai un brivido, un ansito profondo, sollievo… ansia… dispiacere forse.


Un'altra goccia, ancora il roseo colore del calore, la tua attesa, sempre più insopportabile, ancora la candela s'inclina, ancora…. ancora un poco, il tremolante movimento della goccia, i tuoi muscoli tesi il respiro trattenuto, la vedi muoversi, come in un film al rallentatore, staccarsi dalla candela, allontanarsi dalla fiamma pur conservandone il calore, scendere verso te, puoi quasi sentirla cadere, vorresti muoverti, spostarti, ma il mio sguardo te lo proibisce, cade.. cade… cade…. Ed ecco il bruciante contatto sul capezzolo, mordi con forza le labbra per restare muta, stupendoti del dolore molto più lieve di ciò che pensavi, non è dolore, è una forte sensazione di calore, che avvolge il capezzolo, lo copre, eccitandolo, la cerca che si rapprende sulla pelle, quasi un tutt'uno con essa, dandoti sensazioni di piacevolissima costrizione. Non pensavi che fosse una sensazione così eccitante.

Ma subito la candela cattura nuovamente il tuo sguardo, ancora gocce incandescenti, ancora tremolanti scie incandescenti, ancora estenuati cadute verso te; e di nuovo il timore, l'ansia e la paura, incontrollabili pur se ora cosciente di ciò che ti attende, dolore su dolore, ma soprattutto piacere su piacere. Ti stupisci come, ogni contatto della cera sul tuo corpo provochi contrazioni di una violenza inaudita al tuo ventre, quasi una diga che rompe gli argini, il piacere nel dolore, il piacere nell'obbedienza, il piacere nel superare i tuoi limiti. Ed io sapevo che questo era un tuo limite, ma ero certa che lo avresti superato, come ora so l'orgoglio che ti pervade per esserci riuscita, sei fiera di te, di avermi obbedito, di essere, ora, ancora un pò più mia.

I capezzoli ormai avvolti da coppe rosse di cera, protetti, stretti, una morsa delicata e struggente, che ti fa desiderare altre strette, altre carezze.

Ancora la candela davanti al tuo volto, il mio che si avvicina al tuo, lentamente, un soffio leggero, la fiammella tremola e si spegne, una lunga scia di fumo sale verso l'alto. E..le mie labbra sulle tue, la mia bocca sulla tua, le nostre lingue che danzano in un lungo momento di una dolcezza infinita, sei grata di questo, questo desideravi ora, un riconoscimento per ciò che avevi saputo superare, un momento di confortante tenerezza.

Il tuo corpo che lentamente si rilassa dopo la tensione passata, pur mantenendo uno stato di eccitazione folle, ancora un bacio, ancora un fugace sfiorarsi di labbra, poi mi allontano piano da te, sorridendoti, per un attimo il tuo sguardo nel mio, di gioia, di riconoscenza, di richiesta ossessiva di piacere, ed insieme timido e sottomesso, pronto ad accettare ogni cosa.

Ti volto ostentatamente le spalle, ignorandoti, il tuo corpo urla, freme, mi vuole, ora non vuole altro che me, ma……mi concederò a te?

Ancora le mie mani nella valigetta, le osservi fremente, ecco, un nuovo oggetto, un dildo doppio, lo osservo sorridendo, te lo porgo, "infilalo cagna"! Obbedisci senza esitazione, troppa la voglia, lo senti scivolare facilmente nel tuo sesso fradicio, sollevi il bacino ed ecco che il secondo dildo si posa sul tuo ano, lo stuzzica, devi rilassarti, spingendo lentamente, senti i muscoli dilatarsi, entra, un po di più, contemporaneamente all'altro, una sensazione di pieno possesso, non ancora appagamento pur con molto piacere. Lo sguardo lucido, il piccolo motore che silenziosamente inizia a muovere l'apparecchio in te, dandoti spasimi di piacere.

Mi siedo sulla poltrona davanti a te, "sistemati cagna, allaccia la camicetta, abbassa la gonna", sei stupita, dispiaciuta, significa che non mi avrai? Che dovrai accontentarti di un orgasmo meccanico? E perché sistemarti?

Vorresti togliere la cera dai capezzoli, ma non te l'ho detto e intuisci che non devi, sistemi la gonna, allacci la camicetta, la cera rossa traspare attraverso la camicetta, come capezzoli rosei ed eccitati, il continuo movimento in te ti scioglie nel piacere, hai ancora le gambe fissate alla sedia.

"Ora cagna chiama la tua segretaria", chiedile di portarci del caffè", mi guardi smarrita, "non posso Signore, non così", "certo che puoi, anzi devi…..vero?" abbassi gli occhi sussurrando un "…ssi Signore".

La mano tremante aziona l'interfono, poche parole smozzicate chiedendo ciò che ti ho detto, la tensione della situazione, il dildo vibrante in te, la cera che traspare dalla camicetta, le caviglie bloccate, e, ben lo sai, il desiderio dipinto indelebilmente sul tuo viso. Cerchi di avvicinarti il più possibile alla scrivania assumendo una posizione il più normale possibile, senti il mio sguardo su te, il mio sorriso, anche la mia approvazione.

Un tocco leggero alla porta, le tue labbra si schiudono mentre il tuo corpo si irrigidisce, sembra quasi che il dildo, maleficamente, inizi a vibrare di piu, spasmi quasi incontrollabili in te, non riesci ad emettere nessun suono. Un altro tocco, ora senti il mio sguardo severo, la mia imposizione, ti fai forza, sussurri con un filo di voce "..aavanti" la porta si apre, la tua segretaria sorridente entra con i caffè,si avvicina, sul tuo volto mille emozioni, paura, imbarazzo, vergogna e..piacere, assurdamente piacere. Si avvicina ancora, mi alzo, la fermo, dia pure a me signorina grazie, ti sfugge un lieve sospiro di sollievo, se si fosse avvicinata ancora non avrebbe potuto ignorare ciò che stava accadendo, ciò che stavi provando, ora uscirà, ora potrai abbandonarti al piacere, già il tuo corpo si rilassa, già apprezzi il movimento continuo in te, essere presa, davanti a me. Ma io chiacchiero banalmente con la segretaria, discorsi futili, inutili, ma che la trattengono. "ti prego Padrone, cacciala via, falla uscire, prendimi, voglio godere" questi pensieri ti trafiggono la mente, si dipingono sul tuo viso, lei ti da le spalle, ma tu mi fissi, donandomi anche questa prova.

Finalmente esce, finalmente soli

Mi avvicino a te, ora nulla più cela il tuo desiderio, ora tutto il tuo corpo lo urla

"sciogliti le caviglie cagna"

Obbedisci prontamente

"in piedi"

ti alzi, davanti a me, passo dietro te, la mia mano sul tuo collo, dura, decisa, ti spinge in avanti facendoti chinare sulla scrivania, i capezzoli leggermente irritati dalla cera premono piacevolmente sul piano, il sedere sollevato, il dildo che vibra, ti mordi le labbra, ansando in silenzio.

Sollevo la gonna, la mia mano su te, sulle tue natiche, leggera, poi, improvvisa, una sculacciata, una seconda, dolore che accentua il piacere, il desiderio.

"Mi vuoi cagna?"… "…ohhh …ssi Signore ti prego"

senti il mio sesso duro, eccitato battere tra le tue gambe, sulle natiche, sensazioni struggenti, sfilo improvvisamente il dildo, una sensazioni improvvisa di vuoto, ma subito la punta del mio sesso si fa strada tra le grandi labbra, si bagna di te, scivola in te, lentamente, accompagnata da un lungo sospiro. Finalmente, finalmente in te.

Entro lentamente molto lentamente, ma ormai nulla potrebbe più frenare il tuo orgasmo, troppa attesa, troppa eccitazione, vorresti attendere, gustarmi, ma non riesci, volti il capo, mi guardi quasi implorante, i muscoli tesi, il viso stravolto, sudato, una muta implorazione negli occhi.

Un colpo violento nella tua figa

"Si cagna, ora puoi godere" a queste parole il tuo corpo sussulta, un orgasmo dilagante ti coglie, mentre mi muovo in te, velocemente ora, colpi rapidi, profondi, mentre ogni fibra del tuo corpo è pervasa dal piacere, mentre tutto attorno a te si sfoca, in un delirio di sensualità, di abbandono, l'orgasmo scema, ma subito riprende un secondo orgasmo, meno impetuoso del primo, più lento, più prolungato, forse più appagante.

Continui a muoverti sotto me, afferro la tua mano, la porto tra le tue natiche, le tue dita sfiorano l'ano, non servono parole, spingi con il medio, lentamente, entrando in te, sentendomi attraverso te, sotto le dita, accordando i tuoi movimenti con i miei, sempre più decisi, sempre più veloci.

Afferro i tuoi capelli, tirandoli con forza, mi guardi, ""questo volevi vero cagna?" bastano queste parole per farti avere un terzo squassante orgasmo mentre un roco "…sssiii" esce dalla tua gola.

Esco da te, di colpo, tirandoti a terra, davanti a me, il mio sesso davanti al tuo viso, la tua bocca intorno a me, senza le mani, come sai che io amo, come una vera cagna, la tua saliva mi veste, i tuoi umori sul palato, il tuo odore unito al mio nelle narici, mentre succhi con foga, mentre ti riempio la bocca, fino alla gola, finché il mio orgasmo si riversa in te, che bevi grata, gustandomi, guardandomi con occhi grati.

Senza una parola mi rivesto, solo una piccola carezza sul tuo capo, per dimostrarti quanto sono fiero di te, quanto apprezzi ciò che fai, che sei, per me, per noi, ed esco, lasciandoti sola, a terra, appagata finalmente, ma già il desiderio si accende in te pensando al prossimo incontro, a ciò che vorrò da te, a ciò che farai, per me, per noi.

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