Perle
d’Amore
La vedo
spuntare improvvisa, forse attesa, forse temuta.
Brilla
all’angolo del tuo occhio, trattieni il respiro quasi a negarla a te stessa,
cresce,
si allarga … scivola …
Disegna
un lento percorso sulla tua guancia fino alle labbra.
Sapore
salato che sa di tristezza,
inghiotti
Irrefrenabili
ormai tante piccole perle lucide la seguono a bagnare il tuo volto, gli occhi
due pozze profonde.
Ed io ho
paura
Io non ho
paura
Voglio il
tuo sorriso.
Quello
assonnato al primo mattino, con gli occhi che ancora non sanno aprirsi.
Quello
felice mentre sussurro al tuo orecchio.
Quello
che si schiude dopo il broncio o che prepara ad una risata.
Quello
che intuisco al telefono senza vederlo ma so esserci.
Quello un
poco sbilenco quando vorresti far l’offesa e non riesci.
Quello un
poco perso ed appannato dopo il piacere mentre ti stringi a me, pelle su pelle.
Amo il
tuo sorriso … e non ho più paura.
Punti di
vista
L’uomo
guardava il cielo stellato, affascinato dai caldi colori che quella notte la
luna offriva, splendida e imponente nel cielo scuro.
Sorrise
per la fortuna di poterne ammirare la parte più bella, con quelle mille
sfumature che accendon sogni e fan scrivere poeti, e non vedere il lato oscuro
e triste.
Semijase,
piccola pleiadiana, a bordo della capsula spaziale guardò dall’oblò ammirando
quel satellite che risplendeva illuminato dal suo sole, magnifico nel suo
splendore. Più lontano, nello spazio, ruotava piano quel pianeta fatto d’acqua
e verde, su cui si proiettava l’ombra del satellite. Quanto son sfortunati,
pensò gli abitanti di quella Terra che posson vedere solo il lato non
illuminato e più triste di questa meraviglia della natura.
In fondo
è così … dipende dai punti di vista
UN … due
tre, UN … due tre
UN … due
tre, UN … due tre.
Cadenzava
nella mente quel ritmo, UN … due tre, UN … due tre.
Un velo
di malinconia gli velava l’animo e non comprendeva perché la mente gli
associava quella musica; UN … due tre, UN … due tre.
Tristezza
mista a rabbia che non aveva fondamento eppure stringeva lo stomaco e
annebbiava i pensieri; UN … due tre, UN … due tre.
Cercava
un sorriso in fondo all’anima, voleva un sorriso da regalare ma davanti ad uno
specchio sapeva mostrare solo una smorfia sciocca; UN … due tre, UN … due tre.
Si dava dello sciocco per non condividere comportamenti altrui che eran normali
e giusti e non sapeva perché lo infastidivano; UN … due tre, UN … due tre.
Chiuse
gli occhi nascondendo una lacrima inutile e lasciando che la mente seguisse
quel ritmo di un ultimo valzer: UN … due tre, UN … due tre, UN … due tre, UN …
due tre.
Sapore di
grolla
Gira la
grolla, gira passando di mano in mano, da bocca a bocca.
Gira la
grolla mentre fuori la neve avvolge tutto di silenzio creando un insolito
deserto fatto di bianco.
Gira la
grolla mentre osservo le tue labbra schiudersi e sfiorare quel beccuccio,
serrarsi un poco lasciando che quel liquido caldo scorra in gola; sapore di
caffè, di mele, di grappa bacche ed agrumi.
Gira la
grolla mentre i tuoi occhi si fanno liquidi e ombre perverse li fanno brillare;
mentre fissi i miei cercandoci le stesse ombre … e trovandole.
Cadon i
tuoi abiti, di fretta e rabbia, quasi strappati dalla pelle che vuol viversi,
cadon a terra e tu li segui, in ginocchio, avvicinandoti piano a me, come un
felino che punta la preda, per farti poi preda tu stessa.
Dolci le
tue mani ad impossessarsi di me, timidi ora, assurdamente, i tuoi occhi, quasi
a chiedere permesso e subito la bocca a farsi sesso, calda e accogliente, umida
e profonda. La lingua guizza incessante, scivola, bagna, risale asciugando; ed
ancora labbra, bocca, gola.
Di più,
non ti basta, soffochi su quel membro gustandone ogni pulsazione, facendoti
rubare l’aria, sputando saliva che è piacere e voglia.
Odori e
sapori che si mescolano mentre aspetti mani sul capo a darti il ritmo,
sentendole finalmente, padrone dei tuoi gesti. Di più, più a fondo, più in
fretta; lo senti il piacere, freme tra le tue labbra, si sospende in un attimo
d’attesa … esplode in gola.
E la
grolla resta a raffreddar sul tavolo.
Parole
Le parole
son sassi, macigni a volte; troppo spesso le usiamo con leggerezza, quasi con
noncuranza, eppure pesano. Basta una parola a strappar un sorriso, ne basta
un'altra a intristire e far piangere, un'altra ancora a perder un amico.
Le parole
son un gioco a volte e chi ci gioca ne resta prigioniero illudendosi di
domarle, ma son carogne le parole, soprattutto quelle scritte, hanno un anima
nascosta perché manca loro il tono, l’intonazione, il sorriso o il broncio che
le accompagna e per questo si divertono a farsi puttana, a vendersi a chi le
legge lasciandosi interpretare.
A volte
semplicemente son banalità che ego d’autore o scribacchino sopravvaluta. Come
forse tutte queste appena scritte.
Sogni …
Sognava
nel dormiveglia; sognava immaginandosi in un appartamento al 221B di Baker
street, ad unir indizi tra strisce di povere bianca e il verde liquido
dell’assenzio. Sognava di partire da Ronchi di Monfalcone alla testa di un
manipolo di legionari ad occupare Fiume, mescolando con avventura gli agi d’una
vita avventurosa e dissoluta. Sognava di saper rispondere alla violenza con le
sole parole e con quelle sconfigger balzelli ingiusti per morire poi per quella
stessa violenza che aveva combattuto con la pace e la disobbedienza civile.
Sognava in grande, come tutti sognan, perché altrimenti non sarebbero sogni.
Poi aprì gli occhi e la mente andò al sorriso di chi sapeva accendergli un sorriso
in volto anche se lontana. E non gli servì sognare d’esser nessun altro.
Un solo
corpo, un anima
Il Suo
respiro sul viso, brucia sulla pelle come fiamma; “baciami”! ma son solo parole
nella tua mente. La Sua lingua sulla gola a disegnar arabeschi “leccami”! ma è
muta quell’implorazione. Le Sue dita sul seno ad avvolgerlo “stringi”! Dio
quante parole che non sai dire, che non puoi dire. Odore di pelle, di voglia,
di umori e sesso “scopami, ti prego scopami fino in fondo senza pietà”! ma in
quel silenzio è solo il ritmo accelerato del respiro a parlare, eppure sa dire
molto. Poi di colpo è tutto e nulla, corpi allacciati, bocche che si cercano e
trovano, sudore e saliva che si mescolano; è sesso e amore, è piacere che
finalmente si fa grido, è orgasmo animale, è l’impudicizia di urlarti puttana a
gola spiegata e poi ritrovarti rannicchiata in lui, un solo corpo, due anime
che diventan una.
Chi ha
paura del “lupo”?
Ricordi
d’infanzia che per un attimo tornano. Il viso severo di tua madre che bonariamente
minaccia. L’icona del “lupo cattivo” usata come spauracchio innocente …
Ed ora
sei qui, le sue unghie graffiano la pelle, segnano la schiena, colpiscono e
accarezzano; il tuo corpo si inarca, lucido di sudore nel piacere, sussultando
ai suoi colpi. La tua gola è offerta ai morsi animali della passione.
Qui ora
tra le braccia di colui che altri dipingon come “lupo cattivo”; qui ad
abbandonarti e ritrovar te stessa, qui ad esser Femmina senza pudori, ad urlare
il tuo piacere a gola spiegata. Parole che si fanno suoni indistinti, gemiti,
preghiere. Tu, Lui, quasi animali preda della passione, dove odori e sapori si
confondono e si fanno uno, per restare poi abbracciati … e sorridi felice a
quel “lupo” perdendoti nei suoi occhi … dolci.
Li adoro :)
RispondiEliminaLu
Molto belli i primi due, nel loro seguirsi...
RispondiEliminaMa la mia preferenza in questo momento va a "Parole"...
Un abbraccio
anche la mia preferenza va a quello ;-)
RispondiEliminami sono fermata a parole d'amore.. io non capisco perche' a poesie cosi intense mi metto a piangere..a volte e' sconvolgente cio' che scrivi. parole di una tale bellezza che emozionano , inteneriscono il cuore che ti portano a leggerle e poi a rileggerle e ad immaginarle, osservarle, toccarle delicatamente per non sgualcirle, quasi fossero preziosi rari e fragili.
RispondiEliminaGrazie dei complimenti, davvero, tengo molto ad alcune di questi scritti. ;-)
RispondiEliminap.s. in realtà è PERLE d'amore e non parole ...ma ... se hai sbagliato a leggere allora anche i complimenti son falsati? ...) eheh