sabato 17 novembre 2012

Micro Racconti 5







Perle d’Amore
La vedo spuntare improvvisa, forse attesa, forse temuta.
Brilla all’angolo del tuo occhio, trattieni il respiro quasi a negarla a te stessa,
cresce, si allarga … scivola …
Disegna un lento percorso sulla tua guancia fino alle labbra.
Sapore salato che sa di tristezza,
inghiotti
Irrefrenabili ormai tante piccole perle lucide la seguono a bagnare il tuo volto, gli occhi due pozze profonde.
Ed io ho paura



Io non ho paura
Voglio il tuo sorriso.
Quello assonnato al primo mattino, con gli occhi che ancora non sanno aprirsi.
Quello felice mentre sussurro al tuo orecchio.
Quello che si schiude dopo il broncio o che prepara ad una risata.
Quello che intuisco al telefono senza vederlo ma so esserci.
Quello un poco sbilenco quando vorresti far l’offesa e non riesci.
Quello un poco perso ed appannato dopo il piacere mentre ti stringi a me, pelle su pelle.
Amo il tuo sorriso … e non ho più paura.



Punti di vista
L’uomo guardava il cielo stellato, affascinato dai caldi colori che quella notte la luna offriva, splendida e imponente nel cielo scuro.
Sorrise per la fortuna di poterne ammirare la parte più bella, con quelle mille sfumature che accendon sogni e fan scrivere poeti, e non vedere il lato oscuro e triste.
Semijase, piccola pleiadiana, a bordo della capsula spaziale guardò dall’oblò ammirando quel satellite che risplendeva illuminato dal suo sole, magnifico nel suo splendore. Più lontano, nello spazio, ruotava piano quel pianeta fatto d’acqua e verde, su cui si proiettava l’ombra del satellite. Quanto son sfortunati, pensò gli abitanti di quella Terra che posson vedere solo il lato non illuminato e più triste di questa meraviglia della natura.
In fondo è così … dipende dai punti di vista



UN … due tre, UN … due tre
UN … due tre, UN … due tre.
Cadenzava nella mente quel ritmo, UN … due tre, UN … due tre.
Un velo di malinconia gli velava l’animo e non comprendeva perché la mente gli associava quella musica; UN … due tre, UN … due tre.
Tristezza mista a rabbia che non aveva fondamento eppure stringeva lo stomaco e annebbiava i pensieri; UN … due tre, UN … due tre.
Cercava un sorriso in fondo all’anima, voleva un sorriso da regalare ma davanti ad uno specchio sapeva mostrare solo una smorfia sciocca; UN … due tre, UN … due tre. Si dava dello sciocco per non condividere comportamenti altrui che eran normali e giusti e non sapeva perché lo infastidivano; UN … due tre, UN … due tre.
Chiuse gli occhi nascondendo una lacrima inutile e lasciando che la mente seguisse quel ritmo di un ultimo valzer: UN … due tre, UN … due tre, UN … due tre, UN … due tre.



Sapore di grolla
Gira la grolla, gira passando di mano in mano, da bocca a bocca.
Gira la grolla mentre fuori la neve avvolge tutto di silenzio creando un insolito deserto fatto di bianco.
Gira la grolla mentre osservo le tue labbra schiudersi e sfiorare quel beccuccio, serrarsi un poco lasciando che quel liquido caldo scorra in gola; sapore di caffè, di mele, di grappa bacche ed agrumi.
Gira la grolla mentre i tuoi occhi si fanno liquidi e ombre perverse li fanno brillare; mentre fissi i miei cercandoci le stesse ombre … e trovandole.
Cadon i tuoi abiti, di fretta e rabbia, quasi strappati dalla pelle che vuol viversi, cadon a terra e tu li segui, in ginocchio, avvicinandoti piano a me, come un felino che punta la preda, per farti poi preda tu stessa.
Dolci le tue mani ad impossessarsi di me, timidi ora, assurdamente, i tuoi occhi, quasi a chiedere permesso e subito la bocca a farsi sesso, calda e accogliente, umida e profonda. La lingua guizza incessante, scivola, bagna, risale asciugando; ed ancora labbra, bocca, gola.
Di più, non ti basta, soffochi su quel membro gustandone ogni pulsazione, facendoti rubare l’aria, sputando saliva che è piacere e voglia.
Odori e sapori che si mescolano mentre aspetti mani sul capo a darti il ritmo, sentendole finalmente, padrone dei tuoi gesti. Di più, più a fondo, più in fretta; lo senti il piacere, freme tra le tue labbra, si sospende in un attimo d’attesa … esplode in gola.
E la grolla resta a raffreddar sul tavolo.



Parole
Le parole son sassi, macigni a volte; troppo spesso le usiamo con leggerezza, quasi con noncuranza, eppure pesano. Basta una parola a strappar un sorriso, ne basta un'altra a intristire e far piangere, un'altra ancora a perder un amico.
Le parole son un gioco a volte e chi ci gioca ne resta prigioniero illudendosi di domarle, ma son carogne le parole, soprattutto quelle scritte, hanno un anima nascosta perché manca loro il tono, l’intonazione, il sorriso o il broncio che le accompagna e per questo si divertono a farsi puttana, a vendersi a chi le legge lasciandosi interpretare.
A volte semplicemente son banalità che ego d’autore o scribacchino sopravvaluta. Come forse tutte queste appena scritte.



Sogni …
Sognava nel dormiveglia; sognava immaginandosi in un appartamento al 221B di Baker street, ad unir indizi tra strisce di povere bianca e il verde liquido dell’assenzio. Sognava di partire da Ronchi di Monfalcone alla testa di un manipolo di legionari ad occupare Fiume, mescolando con avventura gli agi d’una vita avventurosa e dissoluta. Sognava di saper rispondere alla violenza con le sole parole e con quelle sconfigger balzelli ingiusti per morire poi per quella stessa violenza che aveva combattuto con la pace e la disobbedienza civile. Sognava in grande, come tutti sognan, perché altrimenti non sarebbero sogni. Poi aprì gli occhi e la mente andò al sorriso di chi sapeva accendergli un sorriso in volto anche se lontana. E non gli servì sognare d’esser nessun altro.



Un solo corpo, un anima
Il Suo respiro sul viso, brucia sulla pelle come fiamma; “baciami”! ma son solo parole nella tua mente. La Sua lingua sulla gola a disegnar arabeschi “leccami”! ma è muta quell’implorazione. Le Sue dita sul seno ad avvolgerlo “stringi”! Dio quante parole che non sai dire, che non puoi dire. Odore di pelle, di voglia, di umori e sesso “scopami, ti prego scopami fino in fondo senza pietà”! ma in quel silenzio è solo il ritmo accelerato del respiro a parlare, eppure sa dire molto. Poi di colpo è tutto e nulla, corpi allacciati, bocche che si cercano e trovano, sudore e saliva che si mescolano; è sesso e amore, è piacere che finalmente si fa grido, è orgasmo animale, è l’impudicizia di urlarti puttana a gola spiegata e poi ritrovarti rannicchiata in lui, un solo corpo, due anime che diventan una.



Chi ha paura del “lupo”?
Ricordi d’infanzia che per un attimo tornano. Il viso severo di tua madre che bonariamente minaccia. L’icona del “lupo cattivo” usata come spauracchio innocente …
Ed ora sei qui, le sue unghie graffiano la pelle, segnano la schiena, colpiscono e accarezzano; il tuo corpo si inarca, lucido di sudore nel piacere, sussultando ai suoi colpi. La tua gola è offerta ai morsi animali della passione.
Qui ora tra le braccia di colui che altri dipingon come “lupo cattivo”; qui ad abbandonarti e ritrovar te stessa, qui ad esser Femmina senza pudori, ad urlare il tuo piacere a gola spiegata. Parole che si fanno suoni indistinti, gemiti, preghiere. Tu, Lui, quasi animali preda della passione, dove odori e sapori si confondono e si fanno uno, per restare poi abbracciati … e sorridi felice a quel “lupo” perdendoti nei suoi occhi … dolci.

5 commenti:

  1. Molto belli i primi due, nel loro seguirsi...
    Ma la mia preferenza in questo momento va a "Parole"...
    Un abbraccio

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  2. anche la mia preferenza va a quello ;-)

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  3. mi sono fermata a parole d'amore.. io non capisco perche' a poesie cosi intense mi metto a piangere..a volte e' sconvolgente cio' che scrivi. parole di una tale bellezza che emozionano , inteneriscono il cuore che ti portano a leggerle e poi a rileggerle e ad immaginarle, osservarle, toccarle delicatamente per non sgualcirle, quasi fossero preziosi rari e fragili.

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  4. Grazie dei complimenti, davvero, tengo molto ad alcune di questi scritti. ;-)

    p.s. in realtà è PERLE d'amore e non parole ...ma ... se hai sbagliato a leggere allora anche i complimenti son falsati? ...) eheh

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