giovedì 6 settembre 2012

Micro racconti







Un gioco, un passatempo, un banale divertissement usando le parole. Una sfida a scriver micro racconti con un limitato numero di righe a disposizione.


Bimba e Donna!
La sua pelle era seta, imperlata di rugiada di desiderio. I suoi occhi eran pozze profonde dentro cui leggere e perdersi; la sua bocca sapeva esser quella di bimba imbronciata e quella di puttana sfrontata. Sapeva offrirsi con il pudore d’adolescente e la sfrontatezza di Donna vissuta, senza pensieri, solo istinto, desiderio ed appartenenza. Se chinava il capo non era mai perché si sentisse inferiore ma solo per ciò che sapeva d’essere e voleva essere. Al collo non aveva collare di cuoio perché il suo collare era dentro di lei e io lo avevo stretto sulla sua mente e nell’anima. Il suo guinzaglio era lasco perché solo i cani rabbiosi si tengon a guinzaglio stretto, non una slave che per scelta riconosce il suo Padrone.
Scrivo al passato ma … è il mio presente



Per un vecchio bambino
(involontaria citazione di Vecchioni quando ancora sapeva far sognare e gli si poteva credere)
Il Bambino guardava dalla finestra, vedeva prati verdi, acqua azzurra, cielo terso, e sognava. Il Ragazzo si affacciava al Mondo, ritmava nella mente le parole dei cantautori più amati, a volte dure, a volte sognanti, credendoci, leggendo avido le parole di poeti maledetti e trasgressivi, riconoscendosi. L’Uomo si scontrava con la realtà, che bruciava i sogni del Bimbo, le certezze del Ragazzo, quando quei cantautori smentivano con gli atti le parole che gli eran entrate nel cuore e i poeti trasgressivi eran ormai larve con il cervello bruciato da chimica impietosa.
Il Vecchio guardava dalla finestra, nel palazzo di fronte un Bimbo vedeva prati verdi, acqua azzurra e dai suoi occhi si capiva che sognava, e un sorriso di speranza gli illuminò quel volto rugoso.



Appartenenza
Il buio della benda che ruba la vista, esalta le sensazioni, da sicurezza e timore assieme. Odore di cuoio che fa volar la mente; un sibilo, e il bruciante bacio della cinghia, un secondo, e sai che la tua pelle mostra fiera i segni dell’appartenenza, un terzo, un quarto e ancora. Ed ogni volta razionalmente pensare che più di così non puoi resistere, e subito desiderarne ancora, ancora, mescolando piacere e dolore. La schiena che si inarca, i muscoli che si contraggono, il respiro che si mozza improvviso per poi cercar aria e piacere. E le tue natiche che mostrano fiere 50 sfumature di rosso che diverranno sfumature di nero e di blu. Di …appartenenza.



Rimpianti

Era l’anno 3058!
L’Uomo aprì gli occhi lentamente, li richiuse lasciando andare la mente indietro nel tempo,come ogni mattina; tornando a più di mille anni prima, quando prese la decisione di farsi ibernare e risvegliarsi solo dopo che l’immortalità fosse stata scoperta. Nella mente mille immagini del passato e un nodo alla gola, come sempre stringeva il respiro.Lentamente lasciò scivolare la mano sotto il cuscino,strinse quel pezzetto di carta ormai consunto,con uno sforzo aprì gli occhi guardando quell’immagine ormai sbiadita, le curve di quel busto di Donna su uno sfondo nero e maledisse quel chip che donando l’immortalità gli impediva di provar dolore e assaggiare di nuovo il salato di lacrime per ciò a cui aveva rinunciato e che  valeva più dell’immortalità

 

 

180 e poi ….!

Le gambe strette attorno al serbatoio della potente moto, lei stretta a me, i corpi che aderiscono; il suo seno contro la schiena…90…100…, la sua mano che scivola sul mio petto, mi accarezza lasciva, stringendosi più forte a me…110…120…, cresce il mio respiro, maliziosa ed impudica la sua mano scivola tra le mie gambe, incuneandosi tra me e il serbatoio, si muove, magnifica puttana sfacciata…130..140…, sento i suoi capezzoli turgidi premermi contro la schiena, la sento muoversi sulla sella, so cosa sta facendo, struscia il suo ventre sulla sella, masturbandosi sfacciatamente … 150 … 160 … la sua mano non si ferma, sa come fare, sa dove portarmi, il respiro si fa denso, sudore gelido e brividi…170…180…, “FERMA! Oltre i 180 battiti al minuto rischio l’infarto. Ora accendiamo la moto, usciamo dal garage e andiamo a far due curve”.



Lei

Non riuscivamo a smettere di ridere leggendo assieme i goffi tentativi di Master e masteroni che su facebook tentavano in modo più o meno subdolo di accalappiarla. Ridevamo delle mezze frasi lasciate in sospeso, delle battute ammiccanti o delle frasi spudoratamente allusive. Ridevamo felici, fieri di ciò che eravamo. Lei che aveva vinto con il mio aiuto le sue insicurezza, lei che ora si riconosceva per la Donna forte che era; lei che finalmente aveva preso atto del suo valore, lei che sorrideva ai complimenti ricevuti, e giorno dopo giorno cresceva giustamente nella sua autostima. Lei che, ridendo, diceva “quanto son sciocchi, non capiscono che sono tua e solo tua”.
Lei che ora non riesce a smettere di ridere … con qualcun altro.



V. e P.

Attimi , che sian minuti, ore o giorni, ma attimi, rubati al quotidiano
Attimi intensi in cui son io, me stesso, in cui ritrovo ogni parte di me
Attimi tra quattro mura chiudendo il mondo fuori, noi nel nostro mondo, felici
E tra quegli attimi lunghi momenti dove tutto pare sospendersi
Quasi avvolto da una nebbia
In attesa di altri attimi
Poi vedo voi amici miei, vedo i vostri volti felici, i vostri sorrisi, la vostra complicità.
Penso alle vostre scelte che vi hanno portato a trasformare quegli attimi in una vita
E con un sorriso amaro … vi invidio, felice per voi



Il suo lago
Amava quel lago, il suo lago. Lo amava quando era calmo e dolce e invitava a lasciarsi abbracciare da acque tiepide; lo amava quando era arrabbiato e sputava onde schiumose quasi a sfidare chi osasse, ma in quelle onde mostrava sempre un sorriso ammiccante per chi lo rispettava, conoscendolo.
Restò stupito il suo lago quel giorno in cui, nonostante mostrasse con forza la sua rabbia ammonendo a restargli lontano, lo vide avvicinarsi a passi lenti, con cura ripiegare gli abiti, e camminare verso le onde. Per un attimo il lago rallentò la sua furia riconoscendo quell’amico rispettoso che ora lo sfidava apertamente, poi con un ruggito un onda possente avvolse l’uomo, rubandolo alla vita. Ma sorrideva l’uomo, ora avrebbe rivisto quel Padre a cui troppo poco disse “ti voglio bene”, l’amica cui non potè dire addio e, barando, sconfitto la malattia

6 commenti:

  1. Tutti belli, nella loro diversità, nelle loro sfumature... che raccontino un vissuto o che siano di fantasia, tra le parole appare sempre una piccola parte di te, profonda, sensibile, giocosa, vera.

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  2. Grazie ;-) ... e dire che c'è chi mi considera un vecchio rompiballe brontolone polemico eheh (e non hanno magari tutti i torti eheh)

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  3. WOW quanti aggettivi, attento a non diventare troppo presuntuoso ;-)
    Senza i rompiballe non ci sarebbero differenze di carattere ne di pensiero e le polemiche a volte sono costruttive... no ?

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  4. si, anche se come in ogni cosa il troppo stroppia ;-)

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  5. tutto particolari..belli.
    Il primo ed il terzo però...mi sono entrati dentro.
    grazie
    E.

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