Femmina
algida, puttana sfrontata
Bella e altezzosa, quasi fuori posto in quel Mc
D.
con malcelata impazienza ti rivolgi con fare irriverente
alla ragazza alla cassa.
Siedi ignorando il tuo hamburger, lo sguardo
oltre la vetrata, con finto disinteresse.
Senti, il Suo sguardo su te, quello sguardo che
spoglia, accarezza, brucia.
Il respiro accelera, il seno si solleva rapido,
il cuore pulsa in gola, fissandolo. Un breve cenno mentre lo vedi dirigersi
verso i bagni, elegante, sicuro di se.
Solo un attimo d’esitazione, “stronzo”, lo sai
vuole umiliarti, eppure…è ciò che vuoi, che sei.
Lo segui con passi lenti, la Sua mano
improvvisa sul braccio chiudendoti dentro il minuscolo bagno che puzza
d’umanità.
Senza parlare.
Mani ora, sul tuo corpo, sulla gola, sui polsi,
mani decise che ti fanno voltare contro la parete, le braccia alte appoggiate a
quelle piastrelle fredde, mani che decise abbassano i legging, frugano tra le
cosce su quell’intimo già fradicio, strappano gemiti soffocati.
Non importa ora dove sei, non importa nulla,
solo il tuo desiderio, il bisogno;
il Suo sesso Padrone deciso ti prende,
scostando appena lo slip, in piedi, come l’ultima delle puttane, in un cesso
pubblico.
Sussulti sotto i Suoi colpi, sussurri parole
sconnesse, implori piacere, esplodi nell’orgasmo appagante che ti infradicia le
cosce, e la Sua mano ti spinge in ginocchio, pretende la tua bocca, la gola,
fottendola fino in fondo, dissetandoti con il Suo piacere.
Per poi uscire, in silenzio, lasciandoti li,
femmina algida, puttana sfrontata. Tu!
Insaziabile
fame di…
Davanti a
lui, il suo odore d’Uomo, la sua pelle che esplori, lasciando scivolare la
lingua senza pudore, le sue mani a frugarti accendendo mente e sensi, voglia
indecente ad infradiciarti le cosce. Ansimi di desiderio e piacere, occhi vacui
che si fanno legger dentro mostrandoti per ciò che sei. Corpi che si uniscono
nel piacere, che si conoscono e si ritrovano ogni volta ed ogni volta è diverso
ed uguale. Il ritmo del suo sesso in te, mani decise a stringerti i polsi,
lenzuola da mordere e saliva ad inzaccherarti il viso. Sudore umori e piacere
che si sommano, si mescolano, esplodono nell’orgasmo. Scivoli sul suo corpo,
golosa del suo sesso, in fondo alla gola fino a berlo golosa.
Un
sorriso ironico quando, a sera, l’amica ti invita a cena e non sai trattenerti
dal rispondere “si…non metto in bocca nulla da stamane”
Come
foglie morte
Il
vecchio sedeva sulla panchina del parco, il mento appoggiato al bastone.
Raccontava storie antiche che nessuno aveva tempo e voglia d’ascoltare.
Ridevano i ragazzini, chiamandolo scherzosamente “il matto” perché quelle
storie di guerra, di partigiani, di fame e miseria, quel mondo dove non esisteva
la Tv ne la Wii sembrava un mondo frutto della mente di un folle. Parlava a
bassa voce il vecchio sulla panchina, il mento appoggiato al bastone, ogni
tanto qualcuno si sedeva accanto a lui a riposare ma sentiva senza ascoltare.
Ma non importava a quel novello Forrest Gump, forse prima o poi, qualcuno
avrebbe ascoltato, accorgendosi che quelle vecchie storie, quel mondo così
strano da sembrare impossibile, altro non era che un aspetto diverso del nostro
mondo e da quello avremmo dovuto imparare; non le parole di un folle, ma
piccole perle di saggezza gettate al vento come foglie morte
Passeggiata
autunnale
Una
splendida giornata autunnale, sole e brezza leggera; con cura indossa i leggeri
pantacollant, una canotta aderente, occhiali da sole e inforca decisa la sua
bicicletta. Il verde del parco, i prati, i viali ombreggiati, la mente che si
vuota, leggera, vola, lontano. Improvvisa si colma di immagini, di mani che
sanno sfiorare e stringere, di occhi che fissano duri, di parole sferzanti, e
cambia il ritmo della pedalata, più cadenzato ora, ondeggiando piano sul
sellino, lasciando che ad ogni colpo di pedale il pube prema un poco più a
lungo e con forza sulla pelle lucida del sellino, per poi risalire e premere di
nuovo.
Affollano
la mente quelle immagini, più a fondo ogni colpo di pedale, non importa se il
respiro si fa affannoso, non importa se il viso si arrossa, chi la guarda potrà
pensare che è lo sforzo fisico della pedalata.
Sorride
tra se mentre varia il ritmo dei colpi di pedale, più profondi e nel contempo
rapidi; si incunea il sellino tra le cosce, quasi una sfida e in un tratto di
discesa lascia che i muscoli lo stringano con forza, chinandosi un poco in
avanti perché possa premere sul clitoride già eccitato.
Poi
riprende quella pedalata ormai sfrontatamente oscena, non importa più ciò che
possa pensare chi la vede, non importa se la bocca si schiude in un gemito
trattenuto, non importa se gli occhi si fanno vacui dal desiderio, non importa
se il pantacollant mostra ormai impudicamente un’umida macchia rivelatrice …
non importa perché ora il piacere è li.. lo sente, la scuote dal ventre al cervello,
stringe con forza il manubrio, preme sul sellino mentre non sa fermare un
tremito prolungato, esplode nel piacere lasciandosi trasportare … e … urtando
il ragazzo seduto a studiare sul prato del parco, rovinandogli addosso,
guardandolo per un lungo istante con gli occhi persi e, quasi senza riconoscere
la propria voce, sussurrandogli … scopami
per favore …
Belli... Erotismo, humor, poesia, e nostalgia...
RispondiEliminaNonostante pensi che la nostra società sia alla deriva, ho la certezza che ci sarà sempre una mano per raccoglier una foglia morta e conservarla in modo prezioso.
sei molto fiduciosa nel genere umano ...
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