mercoledì 12 gennaio 2011

Iniziazione!







L'elegante piano bar all'attico del grand hotel, le luci soffuse, la musica dolce, la voce del pianista, arrochita da anni di serate di alcool e fumo; profumi nell'aria, che si mescolano, si fondono: l'aroma penetrante del cognac scaldato da una tremula fiamma, quello aspro e deciso del whisky, i fruttati odori dei cocktails. Profumi seducenti cosparsi su corpi di cui assorbono la pelle, un mormorio diffuso in sottofondo, di mille e mille parole spese, giocate.

Ti vedo, seduta su un divanetto ad angolo, mostri il tuo profilo, il viso regolare, il naso e la bocca ben disegnati, il collo flessuoso che, morbidamente, continua con curva graziosa verso un seno piccolo, che riempie a stento la morbida camicetta di seta, ma che si indovina sodo, eretto, quasi sfacciato.

La tua bocca si apre in una risata squillante, mostrando una dentatura candida e regolare, mentre scuoti la testa lasciando che la bionda cascata dei tuoi capelli ondeggi intorno a te.

Stai chiacchierando e scherzando con Paola, la tua amica da sempre, cresciute assieme, più che sorelle; stesse scuole private, selezionate da famiglie rigide e preoccupate, stessa università, lettere, laurea con la stessa votazione finale ed ora splendide ventottenni.

Tutto questo accompagnato da giornate spese assieme, confidandosi segreti e preoccupazioni, rubandosi e scambiandosi amori giovanili, in una continua sfida senza mai gelosie o ripicche; vacanze spensierate, anche se sempre controllate da genitori apprensivi.

Mi avvicino lentamente a voi sorridendo, salutando distrattamente amici seduti ai tavoli, ammiccando ad amiche più o meno intime.

Paola mi vede, mi sorride alzandosi, ti volti verso me, anche tu sorridendo, sicura, con quell'aria che si assume naturalmente quando la vita ci ha dato tutto, quando siamo abituati ad essere sempre al centro dell'attenzione, quando siamo certi del nostro fascino; un aria a metà tra strafottente e di condiscendente, un aria sicura, di chi dice, so cosa valgo e non sono meno di altri.

Prendo la mano di Paola, avvicinandola alle labbra, poi ti guardo mentre lei ci presenta "la mia migliore ed unica vera amica Francesca…. Il Dott. Enrico …", sento le tue dita morbide sfiorare le mie, mentre mi chino leggermente sulla tua mano, apprezzandone il lieve profumo, vedendo le lunghe dita curate, lasciando che le mie labbra la sfiorino appena.

Ci sediamo, chiacchierando, conosco Paola da ormai un anno, una conoscenza casuale, durante un viaggio negli States, in quella che è stata la sua unica vacanza senza Francesca, bloccata a casa da un improvviso attacco di appendicite.

Era da tempo che pensavamo ad una serata noi tre, senza ovviamente alcun secondo fine, solo per riunire quelle che Paola considerava due persone importanti nella sua vita e che desiderava si conoscessero, ma impegni e viaggi ci avevano costretto a rinviare la nostra conoscenza.

Ed ora, finalmente…

La serata trascorre tranquilla, tra discorsi banali ed impegnati, sono due ragazze in gamba ed è facile parlare con loro, di tutto.

Le ore passano rapide, volano, mentre i liquori scaldano i corpi, liberano la mente, sciolgono le parole.

Inevitabilmente i discorsi si fanno più intimi, scivolano verso argomenti più pruriginosi, sempre con garbo, sfiorandoli, ma senza lasciarli cadere.

Si parla di conoscenze comuni e delle loro doppie, triple vite, di ciò che cercano e forse tutti cerchiamo, evasione dalla banalità, ricerca di se stessi, prima in noi e poi condivisione di noi con altri.

Gli occhi di Francesca brillano, per l'alcool, per l'accaloramento che mette nei discorsi ….. per il tema dei discorsi stessi.

Vedo attraverso la sua camicetta il suo seno che sembra gonfiarsi un poco, i capezzoli tendersi, svettando imperiosi contro la seta leggera, impudenti, altezzosi quasi.

La notte avanza verso le ore più piccole, quelle delle confidenze, quelle delle parole sussurrate con un poco di vergogna, quasi a liberarsene.

Si parla di fantasie, Francesca si lascia prendere dal discorso, si accalora, lasciandosi andare forse più di quanto vorrebbe, parliamo di feste …. "particolari", a cui ammetto di aver partecipato, feste o riunioni o sedute, ammantate di ritualità, di atmosfera, di attese e nuove emozioni. Vedo Francesca assorbire ogni mia parola, lasciando che la sua mente insegua immagini che i miei racconti evocano, immagini che forse altre volte ha visto in se, ma che scacciava, inconsciamente.

Un cameriere si muove nervosamente vicino a noi, il locale è ormai vuoto, siamo gli ultimi clienti, ci alziamo per uscire, pur sentendo tutti, in noi, un velo di amarezza per la fine di una serata che vorremmo continuasse.

Ci dirigiamo verso le nostre auto, continuando a chiacchierare e scherzare allegramente. E' l'ora dei commiati, meno formali ora dei saluti iniziali, un lieve abbraccio, guance che si sfiorano, promesse di ritrovarci presto.

Due giorni dopo una telefonata di Paola, i suoi genitori sono fuori per il week end e vorrebbe invitare me e Francesca a cena a casa sua per "sperimentare" le sue arti culinarie. Accetto con gioia e ci diamo appuntamento per il sabato alle 20.

La serata scorre leggera, tra battute sull'abilità di cuoca di Paola e chiacchierate disimpegnate. Poi, ancora una volta, gli argomenti si fanno più scottanti, Francesca mi chiede di continuare il discorsi della volta scorsa, di parlarle ancora di quelle feste, riunioni, sedute. Per la prima volta scorgo un lieve imbarazzo sul suo volto, un velo di rossore, quasi si fosse liberata a fatica di un pensiero che le pesava nella mente.

Mi lascio trasportare dal ricordo di esperienze vissute, parlando di feste, ma anche di incontri a due, in cui ritualità, sesso, sottomissione e guida venivano portati verso vette estreme, alla sublimazione dei sensi.

Francesca pende dalle mie labbra, sembra assorbire ogni parola, farla sua, interiorizzarla quasi a rubarne l'emozione vissuta. Ancora una volta vedo i suoi occhi farsi brillanti, lucidi, ma stavolta so che non dipende dall'alcool, ma dai suoi pensieri evocati dalle mie parole.

Al termine della serata, congedandoci da Paola, Francesca mi chiede di riaccompagnarla a casa; per evitare i soliti problemi di parcheggi è venuta in metrò e non si fida a riprenderlo a quest'ora, sola; e mi confessa che …….. confidava nella mia cortesia per avere un passaggio.

Le dico che è un onore oltre che un piacere per me, le apro la portiera, facendola accomodare, e mi dirigo verso l'indirizzo che mi ha dato.

Guarda fisso dinnanzi a se, quasi persa nel vuoto, e lentamente, quasi a fatica inizia a parlarmi, il viso un poco contratto, rigidamente seduta: "Enrico, io ... vorrei chiederti una cosa ma… non vorrei essere giudicata male, spero tu mi capisca, io…. Da quella sera al piano bar, ho ripensato spesso a quelle esperienze che tu hai vissuto, forse ci ho pensato da sempre pur non ammettendolo, ma ora, da quel giorno, questi pensieri non abbandonano più la mia mente e vorrei chiederti se tu potessi…aiutarmi a ….. capire meglio, a … insomma non so neppure io cosa ma….Nessuno sa di questo, neppure Paola, ma sento che tu non mi giudicherai… che tu puoi capirmi e forse……".

E' paonazza dall'imbarazzo, una situazione nuova per lei, sempre così sicura di se, sempre così decisa e conscia di ciò che vuole.

Fermo l'auto sotto casa sua, fissandola con decisione, mi avvicino a lei, sfiorandole la guancia con un bacio leggero "buonanotte Francesca, dolci sogni".

Lei avvampa ancor più stringendo le labbra, quasi trattenendo lacrime di rabbia, per ciò che ha detto, per come si è posta, esposta, per aver chiesto, forse per la prima volta nella sua vita e…. non aver ottenuto ciò che chiedeva, un diniego, peggio, disinteresse.

Orgoglio ferito, altezzosità calpestata, umanità e desideri mostrati. Si odia per ciò che ha detto, mi odia per come ho reagito. Apre di scatto la portiera, scende, avviandosi verso casa, senza voltarsi, con il cuore in tumulto.

Due giorni dopo un fattorino consegna a Francesca un pacco, elegantemente confezionato, è un pò stupita, cerca un biglietto d'accompagnamento, nulla, lo apre con la curiosità di bimba che coglie tutti nello scartare un regalo inatteso.

Resta sorpresa, meravigliata. Una corta tunica di seta bianca, un minuscolo perizoma e dei sandali con lunghe strisce di cuoio da avvolgere ai polpacci.

Disorientata fruga nella scatola, cerca un indizio che le faccia capire il perché di questo regalo, e soprattutto da chi. Un pensiero da subito si è insinuato nella sua mente quando ha visto i sandali, quando ha realizzato che normalmente vengono chiamati "sandali alla schiava", un pensiero che le ha riportato immagini evocate durante due serate tra amici, un pensiero che le ha fatto riaffiorare un nome "Enrico", un pensiero subito scacciato ripensando alla vergogna per essersi esposta così a lui, per avergli aperto i suoi pensieri, mostrato se stessa, e soprattutto per la sua reazione, la sua indifferenza, un moto di rabbia la coglie ancora al pensiero.

Ripiega frettolosamente la tunica, la posa con il perizoma ed i sandali nella scatola, la lascia cadere a terra, con un gesto rabbioso, cerca di togliersi dalla mente ciò che si sta insinuando in lei, cerca di ignorare i brividi leggeri che stanno percorrendo il suo corpo, gli stesi brividi evocati dai racconti di Enrico. Enrico, basta, deve cancellarlo dalla mente.

Le ore passano lente, tra impegni, shopping, chiacchierate con Paola, a cui, senza rendersene conto, nasconde il regalo ricevuto da … ignoti (ignoti??).

La notte è popolata di sogni inquietanti, ed eccitanti insieme, la mente, nell'irrazionalità dei sogni, ti porta verso lidi sconosciuti eppure desiderati, finchè il sole non ti sveglia, scoprendoti in preda ad una eccitazione sconosciuta.

Cerchi di non pensare a quella scatola ancora posata sul pavimento, a ciò che contiene e potrebbe significare, finche ……… una chiamata al tuo cellulare, il numero di Enrico, che hai memorizzato da quel primo incontro, razionalmente vorresti rifiutare la chiamata, premere quel pulsante rosso, allontanarlo da te, ma le tue dita corrono al pulsante verde, rispondi, avvicinando il cellulare all'orecchio, ti fa arrabbiare sentire l'ansia nella tua voce mentre sussurri "si?"

"Francesca, stasera, alle 21, passerò a prenderti davanti a casa tua, indossa ciò che ti ho mandato e, se ancora desideri scoprire ciò che senti in te, se sei certa di ciò e determinata, stasera ti prenderò per mano e ti condurrò verso…………", click, la comunicazione interrotta, il cuore in gola, che mozza il respiro, assurdamente senti il tuo desiderio bagnarti lo slip. Come può accadere tutto ciò? Solo per poche parole? Solo per un appuntamento?

No, sai che non è quello, era il tono della mia voce, era quella promessa non fatta di portarti verso……….

Ti senti svuotata, nulla più ha interesse per te, solo il lento scorrere del tempo, le lancette che paiono inchiodate, e mille pensieri nella mente.

Una scusa per i tuoi, quella è facile, una festa da amici, in maschera, giustificherà l'abbigliamento.

Paola, accidenti, avevi un appuntamento con lei, la chiami, non hai il coraggio di dirle la verità, per la prima volta in vita tua menti alla tua migliore amica; una fastidiosissima emicrania, un cerchio alla testa, no, non è il caso che passi a trovarti, preferisci stare sola, al buio, "grazie Paola, ci sentiamo domani, spengo il cellulare e cerco di dormire un po".

Ora sei sola, ora senti determinazione in te, ansia, desiderio folle di capire, capirti.

Con mani leggermente tremanti afferri la scatola, la posi sul letto, aprendola piano, ora quella tunica, quei sandali, hanno un aspetto nuovo, ora ti immedesimi in loro, ti vedi, come sai di voler essere.

Cerchi di ingannare il tempo tra lunghi preparativi, un bagno rilassante, immersa nella schiuma profumata, un ritocco alle unghie, un po di trucco.

Finalmente indossi lentamente il perizoma, lo senti scorrere sulle gambe, sulle cosce, lo senti insinuarsi tra le natiche, sempre più stupita dello stato di eccitazione in cui ti trovi. Ora la tunica, la senti scivolare tra le dita, la passi sopra il capo, infilando le braccia, scorre sulla tua pelle, sui seni nudi, sui capezzoli turgidi, eccitandoli ancor più; ti guardi allo specchio, la seta drappeggiata sulla spalla sinistra, lasciando nuda la destra, scende morbidamente a coprire il seno, disegnandolo, per giungere poco sotto il pube, quasi indecente. Ora i sandali, li infili lentamente, provi un lungo brivido sentendo i lacci di cuoio stringerti i polpacci, mentre li giri più volte, intrecciandoli.

Ecco sei pronta, uno sguardo all'orologio, 20,45, scendi lentamente, fortunatamente la stagione ti permette di indossare un leggero impermeabile, non avresti potuto passare a salutare i tuoi con solo quella sconcia tunica.

Un bacio, un saluto, le solite raccomandazioni, non aspettatemi, potrei fermarmi a dormire dalla mia amica se facciamo troppo tardi, in tal caso vi mando un sms.

I tuoi genitori si fidano di te, qualche volta hai tradito la loro fiducia, come tutti, ma fortunatamente non se ne sono mai accorti, ti pensano una ragazza con la testa sulle spalle, conscia dei pericoli del mondo, che sa scegliersi le amicizia; se sapessero ciò che c'è ora nella tua mente, ciò che senti di desiderare…..

Davanti al portone di casa, in attesa, le 21 in punto, la mia auto che arriva, scendi lentamente dallo scalone, non ti apro la portiera stavolta, sali mormorando un ciao imbarazzato, che resta senza risposta, non ti guardo neppure, fissando la strada davanti a me. Parto lentamente, strade conosciute, nel traffico, verso la periferia, verso strade più ignote, vicoli più oscuri; ora un po’ di timore si insinua in te, accosto l'auto al marciapiede in una strada buia, vuota, la mia voce tagliente "togli l'impermeabile" hai un sussulto, non osi guardarmi, macchinalmente obbedisci, chiedendoti perché, se è giusto, tentata di scendere da quell'auto, chiamare Paola, farti venire a prendere, scappare.

No, troppe volte sei fuggita da questi tuoi pensieri, sogni, ora no, non stavolta.

Vedi le mie mani muoversi verso te, una benda nera sugli occhi, il buio assoluto, ti sfugge un grido "zitta Francesca", trattieni il respiro, lasci che stringa quella benda, che la annodi dietro la tua nuca.

"Ora scegli Francesca, puoi chiedermi di riaccompagnarti a casa e tutto finirà, nessuno saprà mai nulla, o scegliere di seguirmi, di vivere ciò che so tu sogni, desideri; SCEGLI FRANCESCA, ORA".

La tua mente vuota, mille sensazioni contrastanti, paura, desiderio, determinazione, razionalità, ma da lontano senti la tua voce, decisa, determinata, dirmi "voglio seguirti, fino in fondo".

Sei stupita tu stessa di ciò che hai detto, ti senti avvampare in viso, eppure non te ne penti, si, è ciò che vuoi, seguirmi, fino in fondo.

L'auto riparte, corre veloce, senti la tensione crescere in te, poi rallenta, si ferma, l'eco del motore che si spegne dice ai tuoi sensi resi più vigili dalla benda che ti porta nel buio dei tuoi desideri, che sei in un ambiente chiuso, forse un garage.

Senti aprire la mia portiera, poi la tua, ti aiuto a scendere, guidandoti, una scala, pochi gradini, inciampi ma la mia mano forte ti sorregge, superiamo una porta, i tuoi sensi all'erta, pronti a cogliere ogni sfumatura di ciò che accade.

Per un attimo pensi al tuo abbigliamento; alla corta tunica che quasi nulla copre, al minuscolo perizoma che … ormai è impregnato del tuo desiderio.

Senti i miei passi rimbombare, intuisci, sotto le leggere suole dei tuoi sandali, un pavimento in marmo, avanziamo insieme, hai la netta sensazione di essere in una grande stanza, e l'eco che provochiamo ti dice che deve essere scarsamente arredata.

Per un attimo, solo per un attimo, hai l'impressione di cogliere un leggero brusio di voci sussurrate, realtà? Immaginazione? Tutto si fonde, sfuma, in un delirio di sensazioni nuove, desiderate.

Lascio il tuo braccio, ti senti smarrita per un attimo, un sussulto di paura per aver perso anche quell'ultimo contatto con la realtà conosciuta, il cuore batte forte, un leggero sudore copre la tua pelle, la tunica sembra stringersi contro il tuo corpo, disegnarlo ancor più, esporlo alla mia vista. Mia? Solo mia o anche di altri? Ancora una volta il pensiero che ci siano altri con noi ti coglie, cerchi di scacciarlo ma in fondo la sottile perversione di essere mostrata, esposta come un oggetto, aumenta la tua eccitazione.

Resti immobile, in silenzio, al centro della stanza, finche la mia voce ti riscuote.

"FRANCESCA, mi hai chiesto conoscenza, mi hai chiesto una guida, mi hai chiesto nuove sensazioni, è questo che ancora vuoi?", rispondi senza esitazione, il cuore in tumulto ma la certezza in te di ciò che ora vuoi "Si, lo voglio".

"Sai che potrà essere un lungo percorso, faticoso, fatto di gioie e di rinunce, è questo che vuoi?", ancora senza esitazioni, "si è questo che voglio". Fremi mentre rispondi, le tue parole ti danno una certezza che no credevi di avere, ma ora lo sai, è questo che vuoi.

"Inginocchiati Francesca". Ti lasci scivolare in ginocchio, il freddo pavimento sulla tua pelle, un lieve fastidio, che sai potrebbe presto trasformarsi in dolore, eppure resti con il busto eretto, le braccia lungo i fianchi, immobile, in attesa.

"Segui la mia voce Francesca, vieni verso di me, mostra il tuo desiderio di essere guidata".

Lentamente inizi ad avanzare sulle ginocchia verso la mia voce, cercando di ignorare il dolore alle gambe, vuoi dimostrare di non aver timore di nulla.

Il buio ti disorienta, a tratti hai la sensazione di avanzare in cerchio, aspetti con ansia una mia parola per capire se stai raggiungendomi, "continua Francesca, verso me", avanzi ancora, ora la mia voce è più vicina, ti senti un poco goffa avanzando in quel modo, e cerchi di mettere tutta la grazia possibile nel tuo incedere.

"FERMATI", la mia voce proprio davanti a te, un moto di fierezza nel constatare di essere riuscita a giungere a me, resti immobile, il fiato corto, in attesa; "solleva le mani Francesca", obbedisci, il palmo delle mani verso l'alto, aspettando. Poso nelle tua mani un oggetto, "toccalo Francesca, imparalo", le tue dita lo sfiorano, cercano di coglierne i contorni, di disegnare nella tua mente una immagine definita; il ruvido del materiale, pelle, no, cuoio, ben conciato, morbido e rigido insieme, del metallo, una fibbia credi, una immagine si forma nitida nella tua mente, stupendo ciò che i nostri sensi sanno fare se li priviamo della vista, si, una immagine nitida, chiara. "Cosa credi che sia Francesca?" "penso sia un collare", non sai perché ma immagini un mio sorriso "brava, un collare, il primo segno della tua appartenenza, anche stavolta a te decidere Francesca, puoi lasciarlo cadere, e tutto finirà, oppure sollevarlo verso me, chiedendomi con il tuo gesto di stringertelo al collo, di prenderti". Anche stavolta non esiti, pur stupendoti di te stessa e sollevi con decisione le mani verso me. Senti le mie mani prendere il colare, scostarti i capelli dal collo, stringertelo, ed un lungo brivido di inaspettato piacere percorrerti. Il collo teso, costretto dall'alto colare, ed una sensazione nuova, intensa, meravigliosa. Senti uno scatto metallico, un brusco tendersi del collare, sai che ho fissato un guinzaglio, "seguimi Francesca, a quattro zampe", appoggi le mani al pavimento, segui docilmente i movimenti del collare, sai che la corta tunica si è sollevata, sai che tutta te stessa è esposta mostrata, senti il perizoma muoversi tra le tue natiche, il filo scivolare nella fessura umida, i capezzoli strisciare nella tunica di seta, eccitandosi sempre più, ma avanzi, seguendomi, senza esitazione.



Mi fermo, lascio cadere a terra il guinzaglio, resti immobile, senti i miei passi intorno a te, sai che sto guardandoti, scrutando ogni tua intimità, spudoratamente, e …… ti piace.

La mia mano sfiora le tue natiche candide, hai un fremito, muovi un poco il bacino, quasi un lento scondinzolio ondeggiante, cercando la mia mano, "FERMA" ti blocchi, ora hai capito, ora sai qual è il primo insegnamento, attendere le mie decisioni, non poter pretendere nulla, desiderare si, ma io solo posso decidere se e quando soddisfare il tuo desiderio.

"Francesca cos'è questo umido stillicidio che bagna il tuo perizoma? Questo odore che si leva da te?", senti il volto avvampare in fiamme, imbarazzo, nessuno ti ha mai parlato così, non sai come rispondere, troppo l'imbarazzo, il disagio. Una sonora sculacciata schiocca sulle tue natiche, un gemito, "ti ho fatto una domanda Francesca" …….. ti fai forza per far uscire le parole, " …é… è….il mio desiderio"

"Vuoi dire la tua voglia Francesca?", …… "….sssi, la mia voglia", ora che lo hai detto tutto sembra più facile.

Non temere ciò che provi Francesca, non averne paura né vergogna, so cosa senti, so che il tuo corpo freme, so che la tua mente vede immagini perverse, so che vuoi…… sesso, piacere, e molto altro, vero Francesca?", nessuna esitazione ora "si, voglio tutto ciò, e molto altro, essere tua, guidata, imparare".

"ALZATI FRANCESCA, IN PIEDI"

obbedisci prontamente, subito il guinzaglio si tende, ti guida attraverso la stanza, cerchi di cogliere sensazioni che ti aiutino a capire, che sostituiscano almeno in parte quella vista che ti è negata. Uno strappo deciso, devi fermarti.

Mani decise sulle tue spalle, ti spingono indietro, qualcosa batte sulle tue cosce, costringendoti a piegare le gambe, ti ritrovi seduta, su una rigida sedia di legno, con braccioli ed un alto schienale che sovrasta il tuo capo.

Mani afferrano i tuoi polsi, uno scatto metallico e…li senti imprigionati contro i braccioli.

Mani sulle tue ginocchia, forzano le tue gambe, costringendoti ad aprirle, impudicamente, sfrontatamente, poi sulle caviglie, un altro scatto ed anche quelle sono fissate alla sedia, lasciandoti bloccata, impedendoti movimenti; ma non è tutto, un altro strappo al guinzaglio, il capo tirato verso lo schienale, ed il collare fissato a qualcosa, neppure con il capo ora puoi fare movimenti.

Ora hai paura, timore di esserti spinta troppo avanti, in fondo cosa sai di me? Solo una conoscenza superficiale e sciocchi discorsi in cui ti sei lasciata trascinare.

Il tuo corpo ora è scosso da un tremore irrefrenabile, senti lacrime bagnare la benda che ti copre gli occhi, un singhiozzo soffocato ti sale alle labbra. Ma una mano leggera si posa sui tuoi capelli, accarezzandoli, tranquillizzandoti, scende sul tuo volto, disegnando le tue labbra, forzandole appena, per poi allontanarsi, scivolare sul collare che tende il tuo collo, giù, sulla spalla nuda, dandoti brividi di desiderio ora, giù, sui tuoi seni velati dalla seta, muovendosi su te, con abilità, accarezzando lentamente la base del seno, con movimenti circolari, appena accennati, per poi raggiungere il capezzolo teso, sfiorarlo, muovendo la seta su esso, stringendolo appena, dolcemente, ma con una dolcezza piena di determinazione; abbandonandolo per poi cercarlo di nuovo, ancora ed ancora, in una sfinente carezza eccitate. Abbandoni il tuo corpo a quella carezza, gustandola appieno, ascoltando ogni tuo muscolo, imparando ad apprezzare il piacere che anche una singola carezza può dare, e non dimenticando mai ciò che hai appreso, di non chiedere, di non cercare con il tuo corpo quella mano, ma attendere che sia lei a darti ciò che ritiene giusto darti, piacere, dolore, attesa.

I sensi all'erta, pur nella nube di piacere che ti avvolge, ora hai le netta sensazione di non essere sola con me, che altri stiano osservandoci, non hai neppure la certezza che quelle mani che ti hanno fino ad ora guidata siano le mie, ma non importa, sei qui per questo, per imparare, per capirti, per comprendere a fondo il tuo corpo e la tua mente, ed accettarlo.

Improvvisamente altre mani sulle tue gambe oscenamente aperte, sulle ginocchia ancora dolenti, ecco, ora hai la certezza che almeno un'altra persona sia qui con noi, un brivido, un sussulto, una contrazione al tuo ventre, assurdamente di piacere.

Quelle mani che dalle tue ginocchia scendono lente sui polpacci, avvolgenti, calde, abili, per poi risalire, mentre la carezza al tuo seno si fa ora più insistente, più decisa, stringendolo con forza, impossessandosene.

Senti le dita graffiare piano l'interno delle cosce, sai che, chiunque sia, non può non vedere il perizoma zuppo di umori, non può non sentire il tuo odore, l'odore della tua voglia che si diffonde da te, sembra pervadere la stanza, vorresti spingere in avanti il bacino, cercare quelle dita, ma sai che non devi.

Uno strappo improvviso sulla tua spalla lacera la tunica che morbidamente scivola su te, scoprendo il tuo seno. Finalmente quelle dita sulla tua pelle, raccogliendo il tuo sudore, sentendo i tuoi brividi.

Ansimi senza ritegno, a bocca aperta, il capo abbandonato contro lo schienale, forzatamente immobile.

Altre mani sulle tue gambe, su, verso il tuo pube, verso quel minuscolo velo di stoffa che ancora le divide da te, le senti afferrarlo, tenderlo, facendolo entrare in te, aprirti, muoversi quasi sollevandoti per poi lasciarti ricadere. Mani che tornano sulle cosce, quasi ansiose ora, frenetiche, quasi cogliessero la tua eccitazione, la tua urgenza di piacere, la tua impossibilità di resistere oltre. E poi…. Si allontanano, in mirabile accordo con quelle che possedevano il tuo seno, lasciandoti sola, in preda a mille desideri, in preda a visioni perverse, in preda al tuo corpo che cerca di muoversi, di cercare mani, corpi, umori.

Non puoi evitare di implorare, con voce rotta dal desiderio "ti prego, vi prego, non lasciatemi, non ora, vi prego, non così non posso resistere"

Le tue invocazioni restano senza risposta per lunghi attimi, poi la mia voce, che paradossalmente ti rinfranca "non puoi resistere a cosa cagnetta?", quell'appellativo ti fa sussultare, ma subito un perverso desiderio ti prende, si, ecco, così, umiliata, derisa quasi, ma presa, posseduta, guidata.

"non posso resistere alla mia voglia, al mio desiderio, al mio essere e voler essere sempre più cagna, istruita e guidata"

quasi in risposta alle tue parole labbra calde si posano sulle tue gambe, una lingua saettante le bagna di saliva lasciando una lunga scia umida che evoca in te desideri folli, la lingua sconosciuta disegna arabeschi sulla tua pelle, piccoli cerchi concentrici, salendo per poi allontanarsi da te, prolungando quella spasmodica attesa, avvicinandosi al tuo sesso ormai fradicio, solleticando per un attimo il perizoma, allontanandosi e tornando repentina. Denti leggeri stringono il tessuto, imprigionando in esso il tuo clitoride gonfio, ora mugoli ad alta voce, biascicando parole inarticolate, sentendo alternarsi in bocca rivoli di saliva ed improvvise arsure. Con decisione due mani afferrano il perizoma, lo sfilano con forza facendolo scivolare sotto te, abbassandolo sulle cosce, alle caviglie e lasciandolo li, mentre la lingua imperversa sulla tua peluria curata, pregna di te, bevendoti ed assaggiandoti, allargando con poco sforzo le labbra gonfie di voglia, cercando e trovando il clitoride, girandoci lentamente attorno, dando leggeri colpetti in punta di lingua ed alternandoli a morbide carezze nella quali puoi sentire la saliva di quella persona sconosciuta unirsi a te, ai tuoi umori, quasi risucchiarti il piacere.

Mugolii sempre più intensi, ed un improvviso odore nelle narici, che scoppia nel cervello, non puoi sbagliare, odore di sesso maschile, eccitato, caldo. Lo puoi quasi vedere con la mente, davanti a te, protendi le labbra, tendi per quanto puoi i muscoli del collo, cercandolo, lo senti vicino mentre quella lingua sconosciuta si fa strada in te, aprendoti, scopandoti quasi, e tu cerchi quel cazzo, si lo vuoi ora, in bocca, eccolo, sulle labbra, il sapore inconfondibile ti fa per un attimo sussultare quasi sulla soglia di un orgasmo, lo cerchi con la lingua, ora vuoi dimostrare quanto sei abile, vuoi mostrarti puttana, vuoi che, chiunque sia, sia fiero di te.

Fatichi a trattenerti sotto la carezza di quella lingua, senti l'orgasmo crescere, una marea che obnubila la mente, vorresti resistergli per un attimo ancora, vorresti dedicarti con tutta te stessa a quel cazzo così vicino, ma l'attesa è stata troppa, vuoti la mente, trattieni il fiato, pronta a raggiungere l'estasi.

Ma ecco che quella bocca si allontana, quel sesso maschile lascia le tue labbra, di nuovo sola.

"Vi prego, vi prego, voglio venire" quasi urli singhiozzando.

Una mano sui tuoi capelli, dura ora, cattiva quasi, li afferra, li tira, con forza, la mia voce: "ciò che tu vuoi non importa cagna, solo la mia volontà conta, imparalo e non scordarlo", mormori un "…sssi" a fior di labbra, rincuorata dal sentire ancora quella abile lingua sul tuo sesso, riprendere con foga a leccarti, succhiarti, ancora il piacere cresce…… strappo di colpo la benda dai tuoi occhi, li socchiudi per un attimo, poi lentamente realizzi ciò che ti sta davanti. Il mio sesso svettante, davanti a te, cerchi di forzare il collare, per raggiungerlo, la lingua tra le tue gambe si fa più impertinente, abbassi lo sguardo e…….vedi Paola, si la tua amica Paola, l'amica del cuore, in ginocchio davanti a te, nuda, che sta leccandoti con foga, dandoti piacere, portandoti al piacere, si si si ora, solo per un attimo hai provato repulsione vedendo Paola, vedendo quel viso amato come una sorella affondare tra le tue cosce, poi ti sei abbandonata a lei, alla sua abilità, alla tua voglia, sempre più pressante, sempre po’ intensa, sempre più prossima al piacere.

La mia mano afferra i capelli di Paola, la allontana da te, negandoti il piacere nell'istante preciso in cui stava per sopraffarti, lei si volge verso me, il mio sesso ora davanti a lei, qual sesso che tu vorresti ora scompare tra le sue labbra, lei ne gusta il sapore, lei lo sente gonfiarsi in gola, lei ora è scopata in bocca come tu vorresti, guidata dalla mia mano.

Ti sembra un incubo, un sogno malvagio, mai hai desiderato tanto essere presa, mai hai voluto con tanta intensità un orgasmo, e ti è negato, ti viene mostrato il piacere dato ad altri, quel piacere che speravi di avere, che stavi per cogliere.

Mi vedi entrare ed uscire dalla bocca di Paola, lentamente, coperto dalla sua saliva, i nostri occhi nei tuoi, a mostrarti il nostro piacere

Esco dalla bocca di Paola, si alza lentamente, volgendoti le spalle, chinandosi, guardandoti per un attimo con uno strano sorriso.

Ora vedi il suo sesso, fradicio come il tuo, aperto davanti a te, offerto a me, no, questo no, non lo sopporteresti, non possiamo farti questo.

Il mio glande si appoggia a lei, aperta, calda, scivola in lei, lentamente, le mie mani sui suoi fianchi, strette, a guidarla, il suo respiro ansimante, le sue urla soffocate, mentre accelero i colpi, guardandoti fissa negli occhi, mentre cerchi di muovere il bacino per offrirmelo, ma io sono in lei, colpi più rapidi, più veloci, più profondi.

Puoi quasi sentire il mio sesso allargare Paola, entrare in lei, bagnarsi in lei mescolando umori e piacere, mostrandoti il nostro piacere

Mi chino verso te, libero la tua mano destra, che subito corre tra le tue gambe, apre le labbra bagnate come non mai, due dita si infilano in te, spingendosi a fondo, muovendosi rapide mentre il polso preme sul clitoride, segui il nostro ritmo, odiandoci, ma il desiderio è più forte di tutto, spasmodicamente ti dai piacere senza abbandonare i nostri corpi che davanti a te si scambiano piacere, urlando, cercandosi, negandosi a te. Acceleri con noi, spingi a fondo con noi, la tua mente e le nostre fuse insieme, di più, ancora di più, e finalmente tre corpi raggiungono l'estasi, insieme, uniti, in simbiosi, chiudi gli occhi, lasciandoti sopraffare da quel piacere immenso, che libera tante tensioni, tanti desideri, che scorda umiliazioni e privazioni, chiudi gli occhi a noi, ben sapendo, ben vedendo nella tua mente, i nostri corpi avvinghiati, il mio seme che bagna le natiche candide di Paola, i suoi rantolii di piacere.

Poi, lentamente tutto si acquieta, resta sospeso per lunghi istanti, la realtà lentamente si apre a te, Paola che si stacca da me, a capo chino, si avvicina a te, raccoglie con la mano il mio seme dal suo corpo, lo avvicina al tuo viso, alle tue labbra. Lo stupore nell'accorgerti con quanto desiderio la tua lingua cerca le sue dita, mi assaggia su lei, lascia che la sua mano spalmi me sul tuo volto, noi tre uniti.

Ancora lunghi momenti di vuota estasi trasportata in un vuoto sconosciuto, fatto solo di sensazioni, poi pian piano ti guardi attorno volgendo gli occhi,

vedi me, in piedi davanti a te, lo sguardo sicuro e deciso, vedi Paola, ora ancora in ginocchio, ancora nuda, a capo chino, come in attesa, il grande salone con il pavimento di marmo, quasi senza arredi, nulla tranne la sedia su cui sei ed un grande tavolo di legno massiccio, e poi…..immobili contro le pareti, sconosciuti, 3-5-10 credi, con lunghe tuniche, con cappucci che ne celano il volto e ne confondono il sesso, i loro sguardi su te, impietosi, ma non senti vergogna, solo…..essere parte di qualcosa di nuovo che ora sai, non puoi e non vuoi più evitare.

Ad un mio cenno Paola ti libera, solo il collare ti cinge il collo, senza bisogno di ordini ti lasci cadere in ginocchio davanti a me, abbassi il capo mormorando semplicemente…"grazie".


18 commenti:

  1. Forse è il mio preferito... Ho versato calde lacrime la prima volta che lo lessi... Molti anni fa.

    Ora vivo quelle emozioni cocenti sulla mia pelle e nella mia testa.

    Dedizione, orgoglio e la capacità di lasciarsi guidare, di deporre le armi della propria sicurezza e mettere il proprio essere in mani sicure...
    mani che colpiranno, faranno male... ma poi.. basterà un suo... "sono fiero" per tornare a respirare.

    Tu Master E.. tu sai... e in parte grazie a te.. ora so anch'io....
    c.

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  2. si C. esattamente così, dedizione, orgoglio, abbandonarsi a Lui, fiera del Suo esser fieo di te, Fiero di ciò che sei.
    e si C. io so ;-)
    ti abbraccio

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  3. Davvero un bellissimo racconto....appartenersi e raccontarsi.

    Ti stringo la mano

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  4. si Axman, esattamante così
    appartenersi, viversi e...

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  5. La dominazione non è il mio genere... ma passavo di qua per caso e ... questo racconto mi ha dato un brivido...

    Scritto bene. Evocato bene. Coinvolgente.

    G

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  6. Grazie G. spero ricapiterai, troppo spesso la dominazione viene vista come violenza stupida o frustraziuoni da sfogare; è ben altro.

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  7. Immenso...più' leggo e più' muoio dalla voglia di intraprendere anke io questo percorso... Coinvolgente. J

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  8. troppe cose... a partire dalla persona sbagliata accanto e alla prigione che mi sono costruita attorno...pensi che possa esistere un rapporto di master e slave a distanza? perchè per adesso è questo quello che ho...

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  9. no, lo escludo, puo essere un gioco, un modo per far volare la fantasia, ma un rapporto Master/slave va vissuto e non a distanza
    (se vuoi parlarne trovi la mia mail cliccando su "chi sono, contattami)

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  10. Ben scritto e coinvolgente. Comunque hai ragione il rapporto Master/slave non può essere vissuto a distanza.

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  11. Si, alla lunga uno dei due (o entrambi) ha bisogno di un passo avanti, del contatto diretto, l'esperienza concreta di ciò che ha solo potuto supporre o immaginare. Il nocciolo sta tutto lì.

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  12. Io in realtà intendevo altro, o meglio restringevo il campo. Un rapporto Master/slave esclusivamente virtuale non lo prendo neppure in considerazione, semplicemente non esiste.
    ciò che intendo è che la distanza è un problema, incontri saltuari o troppo rarefatti impediscono il percorso come deve essere.

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  13. Capisco, la distanza impedisce la continuità e la creazione del legame alla base del rapporto tra Master e slave. Il rapporto Master/slave virtuale è possibile, ma non è neppure paragonabile a quello... reale. Sarebbe come paragonare un hamburger di soia ad una bistecca, possono essere entrambi buoni e appaganti ma non sono la stessa cosa, non lo potranno mai essere.

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  14. ahahahah e non ho parlato del latte di riso ;)

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  15. e il tofu ... e il seitan... bleahhh

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