mercoledì 1 dicembre 2010

Motel K!

 





Immagini dal sito del Motel K (www.motelk.it)



Un nuovo giorno, un nuovo incontro
Come ogni volta hai passato la notte quasi insonne, tra desideri, attese, ansie, paure e voglie, ripensando mille volte all’abbigliamento scelto, a cosa Lui dirà, se Gli piacerà,
ore in bagno a curare il tuo corpo perché sia degno di Lui e come segno di rispetto; poi immagini, che si sovrappongono, si sommano, si annullano, pur sapendo che comunque nulla sarà come immagini, che come ogni volta sarà una sorpresa, un altro passo.
Finalmente mattino, tutto il giorno per voi;
ti chiedi perché non ti ha chiesto di raggiungerlo nel solito Hotel, quello che ormai, cancellati vecchi fantasmi, è il vostro hotel, ma non importa, importa solo che sarete Voi, ancora una volta Voi.
Ti dirigi nel traffico di Milano verso il Portello, parcheggi l’auto, come al solito sei in anticipo, il timore d’essere in ritardo ti fa partire come sempre molto prima.
Seduta in auto aspetti, guardando nervosamente il cellulare, controllando mille volte che ci sia linea, e finalmente lo schermo s’illumina, non ti serve guardarlo, sai che è Lui, la Sua voce, con i suoi mille colori, poche parole e sai che è li, a pochi metri da te.
Scendi, chiudi l’auto, Lo vedi.
Non fai domande salendo sulla Sua auto, non importa più nulla, solo Voi.
Senti il Suo sguardo scrutarti, scivolare sulle pieghe di quell’abito acquistato apposta per Lui, quell’abito che ti fa sentire Donna e Femmina, senti il Suo sguardo trapassare il tessuto, bruciarti sulla pelle, mentre d’istinto stringi le gambe quasi a placare quella pulsione che senti nel ventre.
Guardi fissa davanti a te, le mani elegantemente posate sulle cosce, mentre l’auto corre, e non importa dove.
Tangenziale, traffico, rallenta, sempre senza parlarti, senza dir nulla, poi improvvisa la Sua mano sulle tue cosce, decisa segue la curva delle gambe, trova la pelle nuda oltre le calze, le dita giocano con i ganci del reggicalze che hai indossato apposta per Lui, e intuisci il Suo sorriso.
Più su quella mano, più sfacciate quelle dita mentre schiudi le gambe scivolando in avanti sul sedile, incurante di tutto ciò che ti circonda, incurante della gonna che ti sale in vita, incurante di sguardi che altri automobilisti possano lanciarti, persa nella voglia.
Uno strappo secco e quello slip è tra le Sue mani, strappato rubandoti un gemito, e subito sul tuo viso a farti gustare l’odore della tua voglia, a premere sulle tue labbra, a scivolarti nella bocca, ma non importa, ora le Sue dita si sono impossessate di te, ora frugano, pretendono, prendono, tra i tuoi gemiti soffocati; il tuo bacino danza impazzito su quella mano e il bisogno d’orgasmo troppo a lungo negato è lì che urla, indecente.
Sai che te lo si legge in viso, che chiunque ti veda non può non capire, ma non importa, non più.
La Sua mano, mano Padrona ora, che ti abbandona, mentre ancora il bacino sussulta sollevandosi in scatti violente quasi a scopare l’aria, la Sua mano tra i tuoi capelli, a stringerli, mentre voltando il viso vedi un camionista che state sorpassando lentamente fissarti, ma non importa, nulla importa ora.
E quella mano ti piega sul Suo ventre, il Suo sesso davanti al viso, il Suo odore nelle narici mentre ti strappa dalla bocca quello slip e ti fotte la gola, spinge rubandoti l’aria, ti forza al limite, finché saliva ti cola dalle labbra, lacrime ti bagnano gli occhi colando il trucco, sollevandoti per un attimo, un attimo solo e farti respirare a bocca aperta e di nuovo a pretendere la tua bocca, fino in fondo, usata, presa, Sua.
L’auto si ferma, ti sollevi, fermi in un autogrill, il tuo viso sconvolto, dal piacere, dalla voglia, da Lui.
Lo guardi, con un cenno ti dice di risistemarti la gonna, lo fai alla meglio, nuda sotto quella stoffa, fradicia di voglia.
Scende aspettandoti, un attimo di titubanza, sai di non esser presentabile con il trucco colato, con la voglia dipinta in faccia, con la saliva a “sporcarti” la bocca, ma è solo un attimo, raddrizzi le spalle, fiera al Suo fianco, incamminandoti verso l’entrata dell’autogrill; la scritta “toilette” che giganteggia,
per un attimo speri ti permetta di scendere a sistemarti, ma prosegue diritto alla cassa, ordina un caffè per se ed una cioccolata per te.
Ti sembra che tutti ti guardino, probabilmente molti ti fissano, ma non importa, sei fiera di ciò che il tuo corpo ed il tuo viso dicono.
Al bancone del bar, sorseggiando lentamente le vostre bevande, i suoi occhi nei tuoi, un sorriso, che vale più di mille “ti amo” e tornate verso l’auto.
Ancora tangenziale, ancora traffico, ma ora ti senti rilassata, in pace con te stessa, “a casa”.
Altre strade ora, paesi dell’interland che non conosci, mentre il Cd urla canzoni a cui sei legata
Ligabue con la sua “quella che non sei”
Irene Grandi “per fare l’amore” che ossessiva spesso ti grida nelle orecchie dalla pubblicità
E all’improvviso una insegna, stupore meravigliato sul tuo viso
Leggi quell’insegna sorridendo
“Motel K”
quanto ne avete parlato
quanto ci hai fantasticato spulciando nel sito, ed ora è li, davanti a te.
Poche formalità, poi una porta davanti a voi,
sei quasi paralizzata dalla gioia e dallo stupore
La porta si apre… su un mondo fantastico
"grotta verde" ...
quante fantasie hai vissuto da sola sulle immagini di questa suite
Rocce al posto di pareti, a creare una caverna isolata dal mondo, rumore d’acqua che scroscia in una pozza d’acqua azzurra, quel grande letto rotondo circondato da specchi. Le parole ti muoiono in gola, e su un tavolino un’elegante composizione di frutta e dolci, una bottiglia di fragolino e una lunga rosa rossa.
Gli occhi ti si riempiono di lacrime, lacrime di gioia questa volta.
Lo guardi vorresti dirgli …. Troppe cose, i pensieri non sanno farsi parole, ma il Suo sorriso ti dice che Lui sa.
Seduto in una poltrona ti osserva in silenzio, prende dalla giacca un sigaro, te lo porge, sai bene ciò che si aspetta
Scivoli in ginocchio ai Suoi piedi, fissandolo, muovi delicatamente quel sigaro tra le dita poco più che una carezza per compattare il tabacco, sporgi la lingua, inumidendolo, il Suo sguardo non ti abbandona, sai bene cosa si aspetta, sollevi in vita la gonna, divarichi le cosce e lasci che sia la tua voglia ad inumidire ed insaporire ancor più quel sigaro, per poi porgerglielo, ma non lo prende, ti porge un accendino, avvicini il sigaro alle labbra, il tuo odore di femmina che nasce da quel tabacco pregiato, lo accendi lasciandoti avvolgere dall’aroma del fumo e di nuovo glielo porgi; i Suoi occhi ti dicono del Suo esser fiero di te.
Fuma in silenzio. Davanti a te, i Suoi occhi nella tua anima.
Si alza, lentamente e il Suo sguardo cambia. Lo vedi prendere qualcosa dalla Sua 24 ore … corde, Dio quanto amore e odio insieme per quelle corde
I tuoi capelli nelle Sue mani, a sollevarti in piedi, a spogliarti con gesti decisi, nuda davanti a Lui, per Lui, ma già i tuoi polsi sono Suoi, quelle corde che lente si avvolgono, stringono, serrano, bloccandoti le braccia dietro la schiena e la Sua cinghia alla gola, a guidarti attraverso la stanza, verso quella cascatella con giochi di luce, entri in quella piccola piscina, con gesti decisi Lui fissa la corda dietro te, in ginocchio nell’acqua accarezzata da quella cascatella scrosciante, le braccia tese dietro, al limite della resistenza, ma non importa, nulla importa se non voi.
Si allontana con passi lenti, torna, quella rosa tra le mani, lo guardi mentre piano quel fiore delicato ti accarezza il volto, la gola, il seno, i capezzoli, già così tesi da esser dolenti, poi non è più quel fiore ad accarezzarti, ma il gambo con le sue spine, leggero, poco più di un graffio sulla pelle, a disegnar strie sottile dal seno al ventre, dalla nuca alle natiche, quasi a creare un disegno. Scende tra le cosce schiuse, sotto il pelo dell’acqua, sussulti al tocco di quelle spine sul clitoride
Dolore e piacere
Ora lo vorresti, ora lo desideri, ora lo vuoi, sai di non poterglielo dire ma Dio quanto lo vorresti
Vedi il Suo sesso teso davanti a te, vicino, sporgi il capo in avanti, la bocca schiusa, tendi le braccia al limite consentito dalla corda, mentre le Sue parole quasi t’irridono chiedendoti se non sei capace di prenderlo, di assaggiarlo, se la tua voglia non è sufficiente a portarti a Lui
Tendi ancor più quelle corde odiando quell’acqua che bagnandole le accorcia, e nel contempo amandola perché fa stringere ancor più i tuoi polsi
E finalmente la tua lingua lo sfiora, un attimo, solo un attimo e già si allontana per tornare con quella gag-ball
No, non ora cazzo non ora, ora non vuoi che la tua bocca sia bloccata, ora vuoi assaggiarLo, inghiottirlo, succhiarlo ma già quella pallina viene serrata tra i tuoi denti, stretta dietro la nuca
Ed ora, perversamente, Lui è li davanti a te, struscia il Suo sesso sul tuo volto, sulla tua gola, sulle tue labbra bloccate da quella pallina, sporgi a fatica la lingua sentendo saliva colare, per riuscire almeno a rubare il Suo sapore, ma solo per un attimo, troppo poco e quella benda ora si stringer sui tuoi occhi, buio, desideri, sensazioni portate all’eccesso…
E inatteso, violento, bruciante il dolore
La morsa di quella molletta sui tuoi capezzoli turgidi
Prima una
Poi l’altra
e…silenzio
lunghi istanti
lunghissimi
mentre quella cascatella ti scroscia addosso, mentre lacrime bagnano i tuoi occhi
mentre il dolore si confonde con perversa e indecente voglia
vorresti chiedere di liberarti da quelle mollette
biascicare parole in quella gag che ti serra la bocca
e nel contempo implorare di lasciarle, per insegnarti
per portarti oltre
e oltre ancora
finalmente la benda si scioglie, finalmente puoi specchiarti nei Suoi occhi e in quelli mille specchi che circondano la stanza, finalmente puoi vederti e vederlo mentre lentamente la Sua mano si avvicina alla prima molletta, la afferra e con un gesto secco la apre e…. non sai trattenere un urlo soffocato
cazzo pensavi facesse male la molletta, ma è nulla in confronto al dolore nel toglierla e ora, mentre la Sua mano si avvicina alla seconda non sai trattenere un tremito
segui con lo sguardo la Sua mano
le dita che si posano sul gambo della molletta
si chiudono stanno per stringere
chiudi gli occhi
“GUARDA” come uno schiaffo le Sue parole e riapri gli occhi
fissi ancora quelle dita e… non serve esse pronta … non serve a trattenere un altro urlo, che si accompagna a lunghi gemiti quando le Sue mani sfiorano il tuo seno, lo accarezzano e pian piano il dolore sfuma e si fa altro
e finalmente scioglie dalla tua bocca quella gag, finalmente il tuo capo è tra le Sue mani
le Sue mani a prenderti, a forzarti la bocca, a frugarla quasi a prepararla, a sporcarsi di saliva che sa di voglia e subito dopo Lui in te, in fondo alla gola, a spingere a prenderti, a fotterti, mentre le mani stringono la tua gola dosando l’aria, completamente nelle Sue mani, come ami essere.
Ti perdi in Lui, Lui tuo Padrone, signore, tuo Tutto.
Il dolore è piacere, il piacere dolore.
Ed è solo l’inizio, l’inizio di una lunga giornata… vostra

Al Motel K

10 commenti:

  1. E qui ritrovo il vecchio Master E, per poco mi son scordata chi sei, non so, qualcosa vorrà dire..
    asia

    RispondiElimina
  2. Grazie Asia, un bel complimento ;-)
    come forse ricorderai qualche tempo fa avevo scritto "I'm Back!"
    bè ora direi che decisamente è così ;-)
    se poi lo confermi pure tu.....eheh

    RispondiElimina
  3. è il racconto piu bello, tra i tuoi, che abbia mai letto.
    Da togliere il fiatto. Parole che ti permettono di chiudere gli occhi e di viverlo in prima persona.
    Bellissimo!
    Roxi

    RispondiElimina
  4. Grazie Roxi... si... anche a me piace molto... tutto... e...non è tutto qua ;-)

    RispondiElimina
  5. Buongiorno Master E.
    Grazie per il tuo ennesimo dono... questo racconto.
    You're back... come dici tu...
    ... forse io non ti conosco abbastanza per capirlo... o forse sono troppo presa dai miei problemi per sentirlo, ma io ti trovo sempre bravo, sempre sempre...
    Complimenti.

    RispondiElimina
  6. come tutti i tuoi racconti anche questo sembra parlare di me... anzi questo ancora di più perché al motel k ci sono stata anch'io...con lui...SDPP

    RispondiElimina
  7. felice per te, una esperienza che vale la pena di vivere
    spero sia stato così anche per te

    RispondiElimina
  8. Racconto fotonico! Complimenti..! La tua passione di scrivere è fantastica e hai un modo sottile di descrivere le scene erotiche... mmh!
    Ciao

    RispondiElimina
  9. Grazie (fotonico??? che vuol dire? ;-))

    RispondiElimina