lunedì 8 ottobre 2012

Principessa ... Regina ... schiava ... puttana! (1° parte)








Finalmente, finalmente, dopo mesi di contatti virtuali, corsi sul filo della tecnologia, e-mail, chat, telefono, finalmente ci incontreremo, ti vedrò, finalmente non più solo icona su una lucida immagine fotografica, finalmente non più tremulo fantasma attraverso una web cam.
Finalmente mi vedrai, la mia voce che tanto ami non più filtrata da circuiti e chip, finalmente i miei occhi direttamente nei tuoi, a rubarti l'anima, carpirla e farla mia, come tu vuoi.
L'auto corre e ti porta verso me, verso le sponde del mio lago, quel lago Maggiore che tanto ti ho decantato, in un afoso venerdì di Giugno, il traffico sull'autostrada ti scorre accanto, persa nei tuoi pensieri, nei tuoi desideri, nei tuoi timori e rimorsi.
Ripensi alla scusa trovata per lui, per fuggire da lui, per …… vivere …finalmente, anche solo per una notte.
Una scusa banale, che sembra aver accettato senza dubbi, un'improvvisa convention sul lago, credibile essendo luogo noto per eventi e convegni, due giorni, una sola notte lontana da casa.
Il cuore in gola mentre prepari i bagagli, lui che si muove per la casa, affacciandosi ogni tanto alla porta della camera, tu che, vedendolo, ti affretti a gettare nella borsa quell'intimo troppo audace che hai appena acquistato pensando a me. Per un attimo il desiderio di rinunciare, mandare tutto all'aria, cedere alle paure ed ai rimorsi ed inventare un feroce mal di testa dicendogli "in fondo è solo una convention, sarà per un'altra volta" ed abbracciarlo forte, lasciando che si stupisca per quello slancio affettuoso.
Ma è solo un attimo, la mia immagine, le mie parole, risuonano nella tua mente, assurdamente ti provocano spasimi di desiderio, ti mordi le labbra, chiudendo con un gesto deciso il borsone, afferrando la ventiquattrore, piena d'inutili carte infilateci solo per avvalorare la tua scusa, ed esci con un bacio frettoloso; "stai attenta", "si, stai tranquillo, ti chiamo appena arrivo in hotel".
Poi l'autostrada, che corre veloce, la tua mente ancor più veloce, verso me, con me.
Controlli macchinalmente il tuo cellulare, speri in una mia chiamata, la mia voce, dio mio come la desideri ora, dolce e decisa, sensuale, forte, che sembra accarezzarti, coprirti, avvolgerti, in un manto di sensualità ed eccitazione, racchiuderti in un bozzolo dal quale liberare te stessa, piccola crisalide pronta a sbocciare, meravigliosa farfalla pronta a spiccare il volo.
La desideri per rinfrancarti, per fugare ogni senso di colpa, per aumentare la tua determinazione, per ….. eccitare il tuo corpo e la tua mente.
Nulla, nessuna chiamata.
Il casello, esci, ti dirigi verso Stresa, ecco l'hotel, sai che ho prenotato una camera a tuo nome, entri, check in, documenti, sali in camera.
Ti guardi attorno, la camera è un'ampia suite, arredata con gusto, un balcone affacciato sul lago, davanti alle isole, il sole che ti bacia e ti riscalda.
Una rosa profumata ti osserva, ti avvicini, sfiorandone i petali serici con la punta delle dita, vedi un piccolo biglietto, lo apri con frenesia, lo leggi: "Benvenuta, una gioia averti qui".
Una gioiosa stretta al cuore, mentre non riesci a staccare gli occhi dal biglietto, gustando il delicato profumo di quel fiore.
Ecco, finalmente il trillo del tuo cellulare, non hai bisogno di guardare il numero, sai che sono io, la tua voce un pò roca, le gambe improvvisamente tremanti
Dimentica di tutto ora
"Ciao cucciola, ti aspettavo, ben arrivata"
sussurri un "grazie" dandoti della sciocca per le mille cose che vorresti dirmi e ti si strozzano in gola.
"passo a prenderti alle 20, per una serata speciale, la nostra serata, la nostra notte, finalmente"
solo un "..si" dalle tue labbra, dio mio come ti senti stupida, una 14enne al primo appuntamento, eppure, come è eccitante tutto ciò.
Il sordo click della comunicazione interrotta, resti per un attimo a guardare il cellulare, quasi potesse animarsi, farmi apparire davanti a te.
Poi lo posi lentamente, apri il tuo borsone, sistemando con cura l'abito da sera che hai portato.
Seducente, sexy, vuoi essere ammirata stasera, desiderata, e sai che ti farò sentire speciale, sempre al centro dell'attenzione, io e te, insieme. Che ti darò quelle emozioni che hai solo sognato, guidata dalla mia voce, dalla mia fantasia, facendotele provare sulla pelle.
Si, Principessa … Regina … Schiava.
Un brivido, ti riscuoti, cerchi di sgombrare la mente.
Entri nel bagno, la grande vasca idromassaggio ti guarda invitante, lasci scorrere l'acqua; su un piccolo tavolino in legno una ciotola con tre candele galleggianti, le accendi, lasciando che il delicato aroma di vaniglia riempia la stanza, ti immergi nell'acqua, i getti che ti accarezzano il corpo, ti sfiorano la pelle, impetuosi eppure sensuali, ti muovi piano nella vasca, offrendo il tuo corpo a quei getti, accompagnandoli sulla pelle, cercandoli, lasciando che l'eccitazione che provocano cresca in te, lenta ed inarrestabile. Osservi le lente volute di fumo levarsi dalle candele, salire e perdersi, dissolversi come i tuoi pensieri che, confusamente, si librano, cercando di immaginare, di vivere, la notte che ci aspetta; salgono in un crescendo di eccitazione, di attesa, per poi svanire nella nuvola di inconsapevolezza, di ignoto che sai preparerò per te, e tutto ciò fa volare il tuo corpo, la tua mente.
Esci dalla vasca, il corpo gocciolante, osservandoti lungamente allo specchio, ti vedi bella come non mai, gli occhi lucenti, la pelle liscia, curata.
Il morbido accappatoio ti avvolge, come un caldo abbraccio, poi lo lasci scivolare a terra, umido, osservandoti allo specchio, nuda.
Sollevi una gamba appoggiandola al bordo della vasca, lasci scorrere la mano sulla pelle, accarezzando il collo del piede, il polpaccio, spalmi con cura una crema idratante, profumata, dai piedi lentamente su, alla coscia, al ventre, al seno, al collo, beandoti di quella carezza, gioendo all'idea di prepararti per me; ami il tuo corpo, ed ancor più ami renderlo affascinante per la nostra serata.
Ora quell'intimo che hai acquistato apposta, un leggerissimo perizoma, quasi impalpabile, inconsistente, lo senti accarezzarti la pelle, insinuarsi in te, tra le tue natiche, dandoti un brivido. Le calze ora, sottili, velate, quasi una seconda pelle che esalta le tue gambe, le dita che leggere le sistemano, i tuoi occhi che scrutano ogni minimo difetto. Perfetta, così vuoi essere per me.
Ora l'abito, scelto con cura, elegante e seducente.
Circonda, alto e avvolgente, il tuo collo sinuoso, come un morbido collare, lasciando le spalle e la schiena nude, modellando i tuoi seni. Nero, di seta, lo senti scivolare sulla pelle, donandoti sensazioni inattese. Scende sui fianchi, disegnandoli, per poi cadere morbido oltre il ginocchio, frusciante, preludio di intime carezze, di emozioni.
Con cura spazzoli a lungo i capelli, raccogliendoli in una lunga coda, sai che amo vedere l'ovale del tuo viso. Solo un velo di trucco, come io ti ho chiesto e…sei pronta, ti ammiri allo specchio, con occhio critico, ti piaci, sai di piacere.
Un occhiata all'orologio, le 20, lo squillo del telefono della camera "La Signora è attesa nella hall", sorridi alla mia puntualità "scendo subito, grazie", esci frettolosa, afferrando la piccola pochette, l'ascensore, ed eccoti davanti a me, il mio sorriso, in cui ti perdi, cercando di vincere l'imbarazzo; mi avvicino lentamente, prendendo la tua mano, sfiorandola con un bacio a fior di labbra, che ti fa rabbrividire "sei splendida, una Principessa". Arrossisci appena, inclinando la testa con gesto vezzoso, si, così ti senti ora, una … Principessa.
Usciamo, davanti all'hotel una limousine nera in attesa, l'autista tiene aperta la portiera, perso nei suoi pensieri, il cappello tra le mani; lascio che tu salga, raggiungendoti.
Hai gli occhi lucenti, il cuore in gola, il viso arrossato dall'emozione. Solo ora ti accorgi di non aver ancora detto neppure una parola.
L'auto si avvia lenta, il silenzio tra noi, senti i miei occhi su te, il mio sorriso sfidarti quasi, volgi piano il viso verso me, accorgendoti di trattenere il respiro, la mia mano che sfiora il tuo volto, le tue labbra e lentamente ti avvicina a me, i volti vicini ora, molto vicini, troppo
Un lieve bacio, timido quasi, ma che basta ad accendere mille desideri, il tuo sapore in me, il mio in te, staccandoci per poi cercarci di nuovo, sempre dolcemente, lasciandoci illanguidire da questo inizio di serata.
L'auto si ferma, l'autista apre la portiera, scendiamo, in riva al lago, un motoscafo ci attende; prendo la tua mano mentre avanzi titubante sui tacchi a spillo, cercando di ritrovare l'equilibrio in armonia con il lento ondeggiare della barca.
Il motore si accende, la riva si allontana mentre un isola, piccolo gioiello incastonato nelle acque del lago, si avvicina rapida, le luci tremule riflesse nell'acqua, che si dissolvono al passare dell'imbarcazione, un pontile, un ristorante, entriamo.
Luci soffuse, una musica ovattata e piccole salette caratteristiche, intime, rischiarate dalla calda luce giallognola di candele che disegnano ombre sulle pareti.
Ci accompagnano al nostro tavolo, scosto la tua sedia, mentre ti siedi la mia mano sfiora la tua schiena nuda dandoti brividi inattesi, mi siedo di fronte a te, osservandoti.
Ti dai della sciocca per non aver ancora detto neppure una parola, ma ora sono davanti a te, lasci che il tuo sguardo si perda nel mio, le nostre dita si sfiorano, e lentamente il ghiaccio si scioglie, le parole fluiscono più rapide ora, parliamo di tutto, di te, di me, di noi soprattutto.
Un cameriere si avvicina servendo due flute di champagne ed attendendo le nostre ordinazioni;
Provi un attimo di allegro imbarazzo quando, con voce seria, dico, guardandoti negli occhi: "forse come antipasto gradiresti una julienne di carote non condita"?
Trattieni a stento una sussulto di risata ricordando un nostro vecchio gioco che il cameriere non può capire, mormorando un "no grazie" soffocato dal riso, ma sentendo un violento rossore imporporarti il viso e, improvvisa, l'eccitazione coglierti al ricordo di quella prova superata con fierezza; l'inizio della nostra avventura, del nostro percorso.
Ordino la cena, perdendomi nei tuoi occhi
Rapidi e discreti camerieri ci servono, quasi non ti accorgi di ciò che mangi, tali sono le emozioni che stai vivendo. Si, una … Regina, così ti senti ora.
Una gioia immensa, una felicità da bambina, quasi un estasi.
La cena finisce, ancora il pontile, ancora il motoscafo, di nuovo verso riva, in silenzio.
I tuoi pensieri turbinano
Sei stupita della dolcezza della serata, del fatto che nessuna parola, nessun gesto abbia neppur lontanamente accennato ai giochi tante volte sognati insieme, tu tra le mie mani, lasciandoti plasmare, guidare, sottomettere forse. Desideri che avevi sempre negato, che hai accettato con me, con gioia.
Ma fino ad ora solo tanta tanta dolcezza, e tutto ciò ti fa volare forse ancor più, vorresti abbracciarmi, restare stretta a me, in silenzio.
Sbarchiamo, l'auto ci aspetta, saliamo. Hai un brivido di freddo nell'aria della notte. Sorrido stringendoti a me. Rabbrividisci ancora, non è il freddo ora, ma le mie braccia attorno a te.
Le nostre mani ci sfiorano, i nostri visi si cercano, le nostre labbra si trovano, impetuose ora, come un torrente che travolge improvvisamente un argine troppo debole per trattenerlo, senza più ostacoli, le lingue frenetiche che si scambiano emozioni, frugando in noi, respiri sui respiri, ansimi negli ansimi.
Il tuo corpo che reagisce ai miei baci, alle mie carezze, il busto si inarca, i seni si protendono, quasi a chiedere, urlando, attenzioni troppo desiderate, gonfiando la seta, tendendola a modellare il tuo corpo.
Le mie mani sulle tue, afferrando i tuoi polsi, con decisione ora, portandoli dietro la tua schiena, facendoti sentire mia, ancor più mia, chiudi gli occhi, abbandonandoti e, improvviso, un rumore metallico, secco, una gelida stretta ai tuoi polsi, la rabbrividente sensazione di non poterli muovere. Mia
Un brivido di paura ora, un gemito non di piacere, mentre spalanchi gli occhi, vorresti chiedermi spiegazioni, capire, ma…
I miei occhi nei tuoi, profondi, sicuri, decisi, ti fanno morire in gola le parole, ora non hai più paura, ora sai di non aver nulla di cui temere, ora inizi ad apprezzare quella forzata immobilità decisa da me, voluta da me.
Mi scosto appena da te, ammirandoti.
Le braccia che scompaiono dietro la schiena, premute tra te e l'accogliente sedile in pelle, le braccia nude, le gambe graziosamente unite, il seno incredibilmente eccitato che mi chiama, ed i tuoi occhi, i tuoi occhi che ora assumono quella torbida espressione che hai scoperto in te, guardandoti allo specchio mentre la tua mente volava con me, quella espressione che hai imparato ad amare, a desiderare, quella espressione che rivela la vera te stessa.
Dischiudi la bocca rovesciando mollemente il capo contro lo schienale, abbandonandoti a me, senza smettere di guardarmi, respirando a labbra dischiuse.
Lasci che il mio sguardo ti accarezzi dolcemente, sfiorando il tuo collo, la gola, i seni eccitati, soffermandosi impudicamente sui capezzoli tesi, evidenti, sfacciati.
Ti stupisci di quanto possa eccitarti il mio lento sguardo sul tuo corpo.
Le mie dita scivolano su te ora, sui fianchi, sulle cosce, mentre gemi sommessamente. Scostano l'orlo della tua gonna, accarezzando le tue gambe, sollevano il tuo bacino scivolando sotto te, che ti sollevi, invitandomi, con i gesti del corpo, a proseguire. L'abito scivola sotto di te, cogli la piacevole sensazione della pelle del sedile sulla tua pelle, il pulsare ormai frenetico del tuo sesso contro quella pelle, sulla mia mano. Si la mia mano che ti sfiora, ti fruga, a tratti gentile a tratti decisa.
Il sottile filo del tuo perizoma, lo scosto lentamente dal tuo solco, facendolo scivolare sulle tue natiche. Lo senti muoversi su te, in te, scoprire il tuo sesso ormai umido di piacere, di desiderio. E le mie dita, le mie dita che accarezzano le grandi labbra, gonfie, sensibili, frementi.
Il corpo rilassato, abbandonato a me, muovendo il bacino, cercando le mie mani.
Un mio movimento rapido, un sommesso click, un ronzio e…..
Il sottile divisorio che ci separa dall'autista scorre lentamente, aprendosi, ti irrigidisci, vorresti chiedermi di chiuderlo, ma non osi;
non sai cosa, ma qualcosa ti spinge a tacere, mentre un violento rossore imporpora il tuo volto.
Il tuo corpo ora è teso, quasi un cerbiatto ferito che aspetta tremando rannicchiato tra i cespugli. Tesa, sai che, alla fioca luce interna dell'auto, l'autista potrebbe vederci dallo specchietto retrovisore, cogliere la tua voglia, il tuo abbandono, capire che le tue mani sono legate dietro la tua schiena ed intuire quanto ciò ti ecciti.
Ma ora le mie mani si fanno più decise, ora aprono il tuo sesso umido, ora inconsciamente schiudi un poco le gambe, favorendo i miei movimenti.
Non importa se lui può vedere, capire, non importa, ora vuoi me, e soprattutto vuoi essere mia.
No, non mentire a te stessa, ti piace, ti eccita l'idea che lui ….. forse ……. possa rubare attimi del tuo piacere, che lui possa fantasticare con torbidi pensieri su di te, che la sua mente vada oltre ciò che può vedere ……. forse ……..., o forse lui, assorto nella guida, professionale, assente, non degna di uno sguardo quei passeggeri che trasporta, badando solo al traffico, alla strada.
…… forse …… anche questa incertezza ti fa fremere.
Spalanchi la bocca trattenendo a stento un gemito mentre le mie dita entrano prepotenti in te, scivolando sul tuo piacere, ansimi cercando aria, la testa rovesciata sul sedile, le gambe che sempre più si aprono, il ventre che si solleva e si abbassa, cercandomi, Volendomi, disperatamente, mentre sotto di te la mia mano si muove abile, invadente, eccitante.
Poi ti abbandona,
per un attimo,
mi guardi, cercando di rallentare i battiti del tuo cuore, ma ecco che ancora senti le mie dita scivolare sotto di te, sollevi il bacino, ancora le mie mani sulle tue natiche, sul tuo sesso pulsante.
Una nuova sensazione sulla tua pelle, qualcosa di liscio, freddo, un lampo nella tua mente, … le palline … , quelle palline cinesi di cui tanto abbiamo parlato.
Hai appena il tempo di realizzare, di capire, che … le senti scivolare in te, forzare il tuo sesso accogliente, entrare, riempiendoti, prima una, poi la seconda.
Invadendo la tua intimità, colmandola, eccitandola.
Ora hai gli occhi sbarrati, persi nel nulla del desiderio, li chiudi un attimo, per poi spalancarli nuovamente, guardando in viso l'estasi che vuoi raggiungere, cogliere, fare tua. Il respiro mozzato dall'improvviso piacere che stai provando, ti sembra, per un attimo, di cogliere lo sguardo dell'autista nel retrovisore, arrossisci ancor più, il viso in fiamme, calore improvviso sulla pelle, ma la sensazione di essere osservata accentua il tuo desiderio, la tua voglia, mentre squassanti spasmi contraggono il tuo ventre.
Ti muovi sulla mia mano, che sapientemente fa ondeggiare le palline in te, segui i miei movimenti, accordandoti con me; tolgo la mano, ma il tuo bacino continua la sua danza oscena, imparando a dosare i movimenti per trarre il maggior piacere, avvicino la mano al tuo volto, la mia mano pregna di te, del tuo odore, del tuo sapore, la poso sulle tue labbra, fissandomi la tua lingua la lecca, avida del tuo sapore, il tuo sguardo mi parla di desiderio, di perversione, di abbandono; mi avvicino a te, la mia bocca sulla tua, la mia mano tra le nostre bocche, assaporando lo stesso sapore, incuranti degli sguardi furtivi dell'autista.
Ora, ora la tua mente è mia, ora il tuo abbandono è totale, spalanchi le gambe, gemendo tra le labbra socchiuse, la tua lingua inventa vortici estasianti sulle mie dita, tra le mie labbra; la tua bocca aspira la mia saliva, il mio desiderio, me.
Lingue, dita, labbra, bocche; unite, cercate, desiderate, assaporate.
Lasci scivolare il bacino in avanti, sul sedile, la gonna scorre su te, scoprendo le tue gambe, l'intimo, il tuo sesso palpitante; le apri ancor più, in un invito spudorato.
Ti sembra quasi di sentire lo sguardo dell'autista tra le cosce, le palline che ti riempiono, il corpo abbandonato che trema in preda a sensazioni impensate.
La mia mano, invadente accarezza lentamente l'interno delle tue cosce senza più nessun impedimento, il tuo sguardo fisso sulle mie dita che scivolano sulla tua pelle, quasi ad attirarle là dove vorresti; le vedi salire lente, apri ancor più le gambe, sai che un'occhiata al retrovisore permetterebbe all'autista di vedere il tuo sesso fremente ed umido, il perizoma scostato, forse anche il sottile filo che unisce le palline …. Questo pensiero ti provoca uno spasmo violento, che fa sussultare il tuo bacino, sollevandolo di scatto verso l'alto, per poi ricadere, spossato, accompagnato da un grido gutturale, estendendo il capo, i muscoli del collo tesi, il desiderio che aumenta ancora, e la mia mano, la mia mano che maleficamente evita di sfiorarti lì, lì dove più brami.
Si avvicina, lenta, accarezza le pieghe dell'inguine, ridiscende, per risalire ancora, toccare per un attimo i tuoi peli riccioluti ed umidi, e di nuovo si allontana.
Muovi scompostamente il bacino, sempre più rapidamente, spingendolo verso … il vuoto, quasi a mimare un coito immaginario che solo la tua mente sta vivendo, gustando … per ora;
spingi sulle punte dei piedi, sollevando i talloni, alzandole ginocchia piegate, completamente divaricate, come a trovare la posizione più consona ad essere penetrata in profondità, quasi ad appropriarti, con la mente, del mio sesso agognato, o almeno delle mie dita sfuggenti, il tuo capo che si muove scompostamente, a destra e sinistra, la tua coda che ondeggia, mormorii, grida, ansimi.
Suoni inarticolati dalle tue labbra, sempre più alti, sempre più rochi.
Ormai anche volendo sarebbe impossibile per l'autista non comprendere ciò che provi, ciò che desideri ardentemente, ciò che VUOI.
Un mio movimento rapido, un sommesso click, un ronzio e…..
Il sottile divisorio che ci separa dall'autista scorre lentamente, richiudendosi.
La mia mano sul tuo capo ora, lo guida con decisione, facendoti chinare su di me, i polsi sempre imprigionati dietro la schiena, la tua bocca contro il mio ventre, la mia mano che libera il mio sesso, posandolo sulla tua guancia, sulle tue labbra.
La mia pressione sul tuo capo aumenta leggermente ….. ma non serve, la tua bocca è già aperta, accogliente, bramosa, scivolo in te, sulla tua lingua, circondato dal caldo abbraccio della tua saliva, scivolo in te, fino in fondo, fino a solleticare la tua gola, sollevando poi appena il tuo capo, per subito spingerlo di nuovo contro me, fino in fondo.
Le mie mani ti guidano, mentre scomodamente rannicchiata sul sedile, cerchi di controllare il tuo desiderio, di frenare gli spasimi del tuo ventre, di addomesticare le palline che sembrano esplodere in te squassandoti.
Torturi le mani tra quelle manette che ti serrano i polsi, vorresti farle scorrere sul mio corpo, tra le tue gambe forse, ma sai bene che anche questa forzato immobilità ti eccita ancor più.
Più veloce ora, più veloce, mentre la saliva scivola dalle tue labbra
Più veloce, mentre il mio sesso pulsa nella tua bocca, più veloce, mentre lacrime colmano i tuoi occhi, lacrime di desiderio
Di piacere
Di umiliazione forse,
quell'umiliazione complice che hai desiderato e sognato da sempre,
non imposta ma condivisa, voluta.
Più veloce, ancora più veloce, stringendo le labbra, aspirando il mio sapore, cogliendo sulle tue labbra i battiti del mio cuore attraverso il mio sesso gonfio e pulsante, cercando di succhiarmi l'anima, con l'orgoglio di dimostrarti abile, esperta, di dimostrarti femmina, fino in fondo.
Femmina con tutto ciò che di positivo comporta questo termine.
Nella foga dell'estasi scivoli dal sedile, rannicchiata ai miei piedi ora, i polsi che dolgono leggermente, le braccia intorpidite dalla posizione costretta, il corpo che freme portato lontano dal solo piacere di avermi nella tua bocca, di sentirti presa da me.
Il trovarti così, quasi per caso, ai miei piedi ti da sensazioni violente, sempre più forti, le palline ora, con il corpo quasi piegato in due, premono con forza in te, riempiendoti, la tua bocca inventa sublimi arabeschi per rubarmi il piacere, coglierlo, berlo, farlo tuo.
Più veloce, più veloce ancora, ormai senza più respirare, a che serve l'aria, l'ossigeno, la vita, se hai me tra le labbra, se puoi respirarmi?
Più veloce ancora, i miei colpi ormai sembrano penetrarti l'anima
Più a fondo, colpi decisi, le mie dita che stringono i tuoi capelli, con forza, facendoti sentire che sei mia, completamente mia
Ed ecco, uno scatto deciso del mio corpo, arrestandomi di colpo in te, poi colpi rapidi, in successione, tenendo con forza il tuo capo tra le mani, e un fiume caldo che riempie la tua bocca, scivola sulla tua lingua, in gola; cola dalle tue labbra, sul mento, sulla gola, bagnando l'alto colletto del tuo abito.
Un violento orgasmo ti esplode nel cervello, inatteso forse, un orgasmo della mente più che del corpo, ma non per questo meno intenso ed appagante, anzi, forse più appagante di molti altri.
I muscoli del tuo viso improvvisamente contratti, quasi a fissare l'estasi sul tuo volto, il collo teso, il corpo scosso da spasmi simili a singulti incontrollabili, che muovono scompostamente le tue membra, le unghie conficcate nel palmo delle mani, il respiro che si blocca per lunghi istanti, per poi fluire impetuoso ed incontrollato, portando con se gemiti convulsi, suoni inarticolati, soffiando dalle narici dilatate, e dalla bocca che ancora avvolge il mio sesso, per poi di nuovo bloccarsi, quasi ad imporre un silenzio che meglio ti faccia essere partecipe delle sensazioni provate, quasi un sospendere tutti i tuoi sensi nel limbo del piacere, enfatizzarli, quasi estraniandosi da tutto, sublimandosi nel piacere, e di nuovo esplodere, soffiare, violento, impetuoso, dalle tue labbra sul mio sesso.
Un orgasmo dovuto alla gioia ed alla fierezza di avermi portato al piacere, di esserti dimostrata abile, di esserti donata a me senza tabù
Un orgasmo dovuto all'eccitazione che da troppo cresceva in te.
Un orgasmo dovuto alla situazione, al realizzarsi di fantasie troppo spesso negate e temute.
I muscoli che si rilassano, il respiro che si acquieta, il viso finalmente disteso mentre ancora hai me tra le labbra, bevendomi, gustando il mio sapore, il mio piacere, con calma ora, con consapevolezza di ciò che stai facendo; aspirando lentamente, sentendo l'acre sapore, leggermente salato, scivolare in te, lasciando che il mio piacere scivoli lentamente dalle tue labbra, per poi, con gesto aggraziato e impudico, raccoglierlo con la lingua, guardandomi, sfrontata, impudica.
Un mio movimento rapido, un sommesso click, un ronzio e…..
Il sottile divisorio che ci separa dall'autista scorre lentamente, aprendosi ancora.
Hai un sussulto
Sei lì, accucciata ai miei piedi, le mani ammanettate dietro la schiena, il mio sesso tra le labbra, il mio seme sulle pelle, il mio sapore in te, l'odore dei nostri corpi, del nostro piacere che impregna l'abitacolo, e l'autista che non può non vederti.
Ma questa volta non te ne curi, lasci, indecentemente, che la tua lingua continui a cercarmi, a detergere il mio piacere dalla pelle, a lasciarlo scivolare in gola, il viso sollevato verso me, la gola morbida mostrata, esibita, i muscoli che sussultano mentre inghiotti, saliva, piacere, sesso.
E tutto ciò ti fa fremere, vibrare, eccitare nuovamente.
Lì, ai miei piedi schiava, si così ti senti ora: … schiava, ma senza timori, senza costrizione; consapevole e consenziente parte di un gioco che abbiamo creato assieme, condividendolo, e che ci porterà lontano, insieme.
Sollevi lentamente lo sguardo verso me, i nostri occhi s'incontrano, sorrido, dolcemente, mi sorridi, dolcemente.
Ora sai che la nostra notte è iniziata ………………..
Ora sai che le mille emozioni, le molteplici sfaccettature che aspettavi e bramavi si stanno realizzando, come sognavi, forse di più, facendoti sentire, di volta in volta, turbinosamente ……… Principessa…Regina…schiava; forse…puttana.


Copyright febbraio 2004

4 commenti:

  1. da brivido! stupendo nei dettagli. al tempo in cui è stato scritto non avrei immaginato fosse possibile. oggi si, ma questo non toglie niente al cuore in gola e al piacere che mi ha dato la lettura.
    Complimenti!
    blucats

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  2. Si Giulia, stupendo, non tanto nei dettagli ma nel viverlo. e se hai la fortuna di farlo credo tu lo sappia bene

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  3. già, viverlo è qualcosa che "segna" e ti cambia la vita.
    dopo non sei più la stessa.
    I dettagli nel contesto del tuo scrivere sono serviti a dare immagine e spessore per chi legge.
    Anche se sono stata "aiutata" dal mio vissuto, questo non toglie il piacere della lettura e di certo il piacere di chi ha realmente vissuto quei momenti.
    Grazie di leggere qualcosa che in pochi comprendono. I più si perdono in dinamiche fini a se stesse, così scarne e vuote che ci rimbomba dentro la voce..
    cats

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  4. Bè lieto di esser tra quei "pochi" che sanno vivere in questo modo questo mondo e felice che tu lo sappia cogliere

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