sabato 1 marzo 2014

Pelle di slave...








Bianca occhieggiava mostrando l'incavo dei seni, sfacciata e provocante;
morbida quando la mano la sfiorava oltre l'orlo della calza, dov'era più sensibile, risvegliando brividi e il respiro si faceva denso.
Candida davanti agli occhi, gli abiti sparsi a terra, oltre il pudore; combattuta tra timore e desiderio, tra ciò che era e ciò che altri vedevano; mostrandosi, fiera del suo esser schiava.
Rossa quando la mano colpiva natiche spudoratamente offerte, segnando un impronta che era appartenenza, abbandono, umiliante eccitazione.
Di porpora quando corde segnavano, stringendo a toglier l'aria, a disegnare il seno, a premer sul ventre bagnandosi di umori densi; arazzo vivente fatto di corda e pelle, null'altro se non brividi e odore di desiderio, voglia, sudore, bisogno animale.
Splendida poi, vestita di nulla se non di segni di corde e brividi, su quella pelle, per perdersi tra braccia morbide in un sospiro felice.

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