Una porta
che si chiude alle tue spalle, ancora una volta, ed ancora una volta Voi, il
vostro mondo.
Senza una
parola sfili le scarpe,
“a piedi
nudi davanti a me, sempre”!
ricordi
bene quelle parole dette ormai tanto tempo fa ancora così ben impresse nella
mente.
Immobile,
in quella sfinente attesa di … non sai cosa e non importa cosa.
Senti i
Suoi passi senza sollevare lo sguardo, lo scattare sordo dell’accendino, quel
vago aroma di fumo.
Non ti
serve guardarlo per sapere che è comodamente seduto su quella poltroncina,
fissandoti.
Dio come
senti i Suoi occhi su te, li senti scavarti dentro, frugare la tua ansia.
Poi
improvvise quelle parole attese,
“spogliati”
gesti
lenti, che devi controllare perché sai che Lui vuole così; il tuo corpo che si
svela piano, la pelle che si mostra.
Gesti
lenti che malamente nascondono ciò che provi.
Devi
forzarti per ripiegare con cura gli abiti e di nuovo immobile, davanti a Lui,
solo quel minuscolo slip nero a coprirti, le mani dietro la schiena, il busto
eretto, come Lui ti vuole, fiera.
Lo
sfrigolio della sigaretta che annega nel bicchiere, quasi un segnale, l’inizio.
Un
tremito leggero, che non sai controllare, non freddo, non certo paura, un misto
di eccitazione, di attesa, di non sapere e desiderare.
Torturi
le mani dietro la schiena, un velo di sudore t’inumidisce la pelle, Lui davanti
a te, lo senti, il Suo profumo, “quel” profumo, che ormai, non puoi che
associare a Lui, ad occhi bassi vedi la Sua camicia candida, i gemelli ai
polsi, le Sue mani; quanto le vorresti ora quelle mani, ad accarezzarti il
viso, a sfiorare il collo, a stringer la gola o, decise, a forzare le tue cosce
per chiudersi severe sul tuo sesso che pulsa, quasi un secondo cuore vivo.
Si
avvicinano quelle mani, sfiorano appena il volto, quasi una carezza mentre
annusi l’odore della Sua pelle, di Lui; poi decise si stringono sulla nuca, un
respiro profondo e odore di cuoio che si mescola al Suo, il collare che accarezza
la pelle, stringe la gola. Sua.
Con gesti
decisi stringe sui tuoi occhi la benda, il buio,
lo ami e
lo odii assieme.
Il gelo
della catena che si aggancia, lo strattone severo, a guidarti.
Passi
insicuri nel buio, le ginocchia che urtano un ostacolo,
cazzo
cos’è questo? cerchi di evitarlo ma ti trattiene.
Senza una
parola di guida ad inginocchiarti su quella sedia e subito corde sfiorano la
tua pelle, segnano le caviglie, i polsi.
Ora sei
totalmente nelle Sue mani.
Ti vedi
con gli occhi della mente, come sai che Lui ti vede,
il viso
appoggiato alla spalliera della sedia, la curva morbida della schiena che
scende verso le natiche, le cosce schiuse bloccate da quelle corde.
Il solo
pensiero ti eccita, anche se un brivido di sordo timore ti scuote.
Nelle Sue
mani, totalmente.
Una
carezza leggera sui tuoi capelli, quasi a rincuorarti, e subito tutto cambia,
come sempre,
tutto ed
il contrario di tutto.
Gesti
bruschi ad aprirti la bocca,
il sapore
stopposo di una corda annodata tra le labbra, a stringersi dietro la nuca, a
soffocare gemiti, mugolii, parole.
E di
nuovo silenzio
Di nuovo
lo scatto dell’accendino
Di nuovo
quel sentore di fumo
Ti
guarda, ti osserva
Ti
giudica
Lo sai
Senti i
Suoi occhi accarezzarti, seguire la curva della schiena, disegnare la rotondità
dei tuoi glutei, soffermarsi tra le cosce, dove lo slip ormai è fradicio.
Mordi con
forza quel nodo di corda tra le labbra per soffocar parole che non ti son
concesse, vorresti poter dire, chiedere, implorare.
Vorresti
urlargli di strapparti quello slip e fotterti come una cagna eccitata.
Vorresti
dirgli che vuoi sentire le Sue mani, le Sue dita, la Sua lingua, il Suo cazzo
prenderti ovunque, ma prenderti cazzo, ora, subito, adesso.
Ma non
puoi, non devi, e mordi più forte quella corda intrisa di saliva.
Passi, ancora,
passi che si avvicinano,
si, ti
prego, più vicino, ti prego, toccami, accarezzami, colpiscimi, ma fammi sentire
te.
Leggera
la Sua mano, scende lenta, quasi a contar vertebra per vertebra, inarchi la
schiena per sentirla meglio.
Sfiora
l’orlo dello slip. Lo afferra, lo tende, lo tira, con forza strappandoti un
lungo gemito soffocato.
Ancora ti
prego ancora, di più, qualsiasi cosa ma ancora.
Sai bene
che non serve che quei pensieri si faccian parole, sai bene che Lui capisce,
sente, sa.
Abbassa
piano lo slip, facendolo scivolare sulle cosce,
stronzo,
strappalo cazzo, sai cosa aspetto, sai cosa voglio, adesso ti prego adesso ….
Ma sai
che lo fa apposta.
Il tuo
sesso offerto, mostrato, lucido di voglia
E
finalmente la Sua mano, le Sue dita
Sfiorano,
toccano, premono, frugano
Spingi
indietro il bacino,
di più ti
prego di più
saliva
calda cola dalle Sue labbra, bagna il solco tra le natiche.
Il freddo
del metallo, la pressione, più forte, quel lieve dolore che ben conosci e…quel
gioiellino a violarti le viscere.
Lo senti
in te ora
Invadente
Ricordi
quella foto in cui, oscenamente e senza pudore ti mostri a Lui con quella gemma
che brilla tra le natiche, arrossisci appena, ma l’imbarazzo diventa subito
eccitazione.
Ma non
basta
Già le
Sue mani pretendono altro
Frugano
bagnandosi in te
Premono
Si
allontanano
E …
Tornano
Non sole
Le
palline, le ami, sono tue
Le senti
premere, schiudere, forzare, invadere, prenderti
Mordi più
forte quella corda mentre il piacere si fa violento, quasi insostenibile
E contrai
i muscoli per meglio sentire.
I muscoli
tesi, la schiena inarcata a tender le corde che serrano polsi e caviglie.
Sai che
si sta gustando la tua eccitazione, la tua attesa.
Sai che
vede quanto il tuo corpo pretende, ormai al limite.
Vorresti
rallentare, far finta di nulla, rilassarti
Adesso,
respira piano, lentamente, fai scemare la voglia, frena il tuo corpo.
Se ti
vede rilassata forse tornerà a toccarti, a sfiorarti, a prenderti.
Sorridi
per un attimo tra te e te, in fondo stai cercando di ingannarlo, di fargli
credere ciò che non è, che ancora non sei eccitata come Lui vuole.
Respira,
respira piano, lentamente, rilassa i muscoli, così brava …
…
Il colpo
sulle natiche è improvviso, inatteso, bruciante.
D’istinto
cerchi di scostarti ma non puoi, maledette corde, adorate corde …
E già il
secondo colpo segna la pelle, e un terzo, cattivo,
e ancora
silenzio e la carezza della Sua mano su quei segni;
ha
capito, sa cosa stavi facendo, quei colpi son la tua punizione, il tuo
insegnamento, la tua istruzione.
Ora ti
abbandoni a quella carezza, ora la gusti, ora non potresti più far finta di
nulla, ora la voglia grida e la Sua mano gioca con le palline, le preme, le
tira, le muove
Dio no,
non così, così non resisto, mordi più forte la corda, gemiti soffocati dalla
bocca assieme a saliva che cola.
Improvvisa
ancora la Sua cinghia a morderti la pelle, ancora ed ancora;
ora non
più punizione, ora piacere e dolore, come tu ami, come sei, come vuoi.
Sussulti
ai colpi, ansimi, lacrime rigan le guance, ma sei pronta a chiedere ancora ed
ancora.
Ancora le
Sue mani, ancora ad eccitare, toccare, a muoversi abili sul clitoride, a premerlo,
muoverlo.
Ancora le
Sue mani a giocare con quel gioiellino … preparandoti …
Muovendolo,
premendolo, tirandolo … fino a … sfilarlo.
E subito
il Suo cazzo è li, tra le natiche, preme, pretende;
le mani
serrano sicure i tuoi fianchi, una spinta decisa,
dolore,
cazzo, fa
male.
Non si
ferma
Di più …
Il dolore
sfuma
Piacere
Cosa è
l’uno e cosa l’altro?
Che
importa
In te,
nelle tue viscere, con colpi ritmati, profondi
Che
accompagni con gemiti ravvicinati
Lo senti,
è li,
sale,
dalle
viscere al cervello
Sta per
esplodere
Un
tremore incontrollabile ti scuote
Mugoli
parole soffiate su quella corda
Chiedi il
permesso di godere
Implori
il tuo orgasmo
Aspetti
un si
E la
voglia è tale che altre lacrime ti rigano il volto.
Ancora,
colpi più profondi, le palline che esaltano il piacere
Ti prego
Ti prego
Ora non
son più pensieri
Ora son
parole,
e il Suo
si, appena sussurrato, è il premio
mordi con
forza la corda, stringi i pugni, la schiena si inarca assecondandolo fino ad
esplodere in un orgasmo violento, appagante, che ti lascia sfinita, abbandonata
su quella sedia, Lui ancora in te.
E sai che
è solo l’inizio …
Copyright marzo
2013
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