lunedì 13 giugno 2011

"Sorelline"!







Al Suo fianco, ancora una volta
Al Suo fianco, finalmente
Quell’hotel, il vostro,
ascensore, quella sensazione nota e non controllabile di … ansia
sentendo i Suoi occhi su te, accentuata da quello spazio angusto
il corridoio, quasi non noti la fila di porte che sfilano, seguendoLo.
La porta che si apre, entri …
lei
Immobile al centro della stanza
La benda a rubarle la vista
Le mani allacciate dietro la nuca
Composta e fiera
Solo quello slip a coprirla
Puoi quasi annusare l’odore della sua tensione, dell’attesa, ma intuisci, senti, capisci che c’è altro.
Eppure, anche leggendo in lei quel coacervo di sensazioni, la vedi orgogliosa di ciò che è.
Lui la ignora, al tuo fianco, in silenzio, con un gesto t’invita a spogliarti, sedendosi come sempre su una poltroncina.
Il Suo sguardo non ti abbandona un attimo mentre tu sposti la vista da Lui a lei.
I tuoi abiti diligentemente piegati, come sai Lui si aspetta, nuda davanti a Lui, nuda nel corpo e nell’anima.
Ancora silenzio,
ancora solo un gesto per farti inginocchiare ai Suoi piedi, sfilargli le scarpe, le calze.
Chini la testa sfiorando con le labbra le Sue dita
oppressa da un vago senso di rimorso.
Non puoi ignorare la presenza di lei, diversa questa volta, non partecipe, ma presenza silenziosa, quasi ingombrante; non perché ti infastidisca, ma perché assurdamente ti metti nei suoi panni, sai che sente, che vede con i sensi, che sa.
Sai quanto vorrebbe essere al tuo posto o almeno partecipare.
Vorresti chiedere il perché di quella punizione ma sai di non potere.
Lui afferra i tuoi capelli, strappandoti un gemito, sollevandoti la testa, fissandoti.
Poche parole dure … “guardala, ha ciò che si merita per un errore, Guardala”
Ti volti verso lei, sai che sente il tuo sguardo, sai che forse intuisce le lacrime che inghiotti perché non vorresti che lei soffrisse, ma sai anche che se così ha deciso è giusto così.
Il tuo volto schiacciato sul Suo ventre ora. Premuto con forza, senti attraverso i pantaloni dell’abito il Suo cazzo duro, teso, e nonostante tutto non puoi impedire all’eccitazione di prenderti;
la cerniera scende, il Suo odore, lo riconosceresti tra mille,
il Suo sapore sulle labbra, tra le labbra, e un lungo gemito che ti sfugge.
Più severa la Sua mano sul tuo capo ora, più decisa, mentre con forza ti scopa in gola, saliva che cola, gemiti soffocati, conati a stento trattenuti. E lei che sente, lei che sa, lei che vorrebbe e non può.
E sei combattuta tra il piacere che stai vivendo e il dispiacere per lei.
Esce da te, ti fissa e sussurra quelle parole che non avresti mai voluto sentire
“parla ora, dimmi ciò che hai fatto, che ti ho fatto, che hai vissuto, sentito, dimmi ciò che ti cola tra le cosce, dimmi dei tuoi capezzoli turgidi ed eccitati, ORA”
il respiro ti muore in gola, è difficile, lo è sempre per te parlare, ora ancor più perché sai che le tue parole per lei saranno immagini ancor più vive, ma il Suo sguardo è duro, severo,
è lo sguardo Padrone che ami e…lentamente…parli, inizi a dirti, incalzata da Lui, che pretende particolari, facendoti voltare la testa verso lei mentre parli, vedendo il suo corpo reagire alle tue parole, quasi fossero carezze e baci sulla sua pelle.
Vedi il suo seno gonfio e teso, vedi le sue cosce stringersi a cercar piacere, vedi il volto non coperto dalla benda dire…di ciò che prova e desidera, scoprendo che il tuo stesso dirti è piacere per te, perverso e violento piacere.
Poi un gesto ti intima il silenzio, si alza, lentamente si spoglia, davanti a te, la Sua cinghia sul tuo collo a trascinarti attraverso la stanza come cagna eccitata, verso lei, davanti a lei.
Ed ora non è più solo il suo corpo a dirti ciò che prova, ora puoi sentire l’odore della sua voglia, sentire il suo respiro sempre più rapido e scomposto, ora Lui afferra i tuoi capelli e la accarezza leggermente con quelli e sai quanto fatica a trattenere un gemito.
Vedi la sua pelle rabbrividire a quella carezza lieve, vedi i muscoli contratti che vorrebbero, cogli l’arrestarsi del respiro.
E ancora le Sue parole, per te, “vedi, ha l’obbligo del silenzio, credi sia facile? Credi che faticherebbe a dirsi ora? Cosa credi vorrebbe dire ora?”
E ancora davanti al Suo sguardo, a fatica, trovi le parole, parli, dici, dici ciò che probabilmente lei vorrebbe, ciò che tu vuoi, dici del desiderio, del bisogno di sentire ancora quel cazzo davanti al volto a farti stordire dall’odore di Uomo
Dici della voglia di sentirlo scivolare tra le labbra, sulla lingua, in fondo alla gola
Dici del perverso piacere di soffocare nella tua saliva e sentirla colare sul seno
Dici del bisogno di sentir mani decise stringerti i polsi, sfidarti a baciarlo, sapendo che più ti avvicinerai più si allontanerà da te
Dici del desiderio di sentir mani frugarti la figa, stuzzicare il clitoride
Lingua e labbra a leccarti e succhiarti
Dell’urgenza di sentirti spalancare le cosce e fottere fino in fondo all’anima
Di esser piagata con il viso schiacciato contro il materasso e DOVER aprire le natiche con le tue mani, offrendo anche quella parte di te, sentendola bagnare di saliva e della tua voglia, sentendola forzare con decisione
Prendere
Pretendere e possedere
E ad ogni parola la tua voglia aumenta, e sai quanto le tua parole accendano lei.
E ancora Lui a chiedere, a chiedere se credi che questo sia ciò che lei vorrebbe, che lei desidera, e in un sussurro rispondi si, nell’assurda speranza che le venga concesso, e poi concesso a te.
Ma il Suo sguardo ti gela l’anima, e ancor più le Sue parole, quando ti dice, “vieni qui cagna, ora avrai tutto ciò, ma lo avrai tu, e solo tu” e vorresti gridare no, vorresti dire che anche lei lo merita, e nel contempo gridare “si Padrone, si, si cazzo, si ora, ora qui fottimi, scopami prendimi culo e gola, fino in fondo”.
Per un attimo Lui smette di ignorarla, le afferra i capelli, la fa inginocchiare. La guardi, la invidi per come sa esser fiera e composta anche in quel momento certo così duro per lei.
Il capo sollevato,
la schiena diritta,
le mani allacciate dietro la nuca, i gomiti ben aperti.
Ed è davanti a lei che ti fa inginocchiare, davanti a lei, vicina, così vicina che il vostro seno quasi si sfiora, cos’ vicina che puoi cogliere il suo calore.
È davanti a lei che Lui afferra il tuo capo e ti fotte la gola, davanti a lei che ti scopa in bocca e sai che ad ogni colpo un brivido la scuote e forse, sotto quella benda qualche lacrima cade.
È davanti a lei che ti fa alzare e fruga tra le tue cosce trovandole fradice di voglia per avvicinare poi le mani lorde di te al suo viso per farle annusare il tuo odore. Vedi i suoi muscoli tendersi, tremare, non certo per lo sforzo ma per la tensione e il desiderio che deve reprimere.
È davanti a lei che ti fa alzare a con voce dura ti dice, ti ordina, “voglio il tuo culo, offrimelo”
e, davanti a lei, ti chini in avanti, il tuo viso davanti al suo, le mani ad aprire le natiche, sentendo il Suo sguardo frugarti, sentendoti stupendamente puttana.
È davanti a lei che gemi quando le Sue dita bagnano di saliva e della tua voglia il tuo culo, quando il Suo cazzo si appoggia, scivola per un attimo tra le grandi labbra a bagnarsi di te, batte sul clitoride e già l’orgasmo grida, torna su quel buchino e…spinge
Spinge
Spinge
Forzando
E, davanti a lei, ti mordi le labbra per trattenere finché possibile quel gemito di dolore, che presto si trasforma in altro, in piacere, alitandole sul viso il tuo piacere, la tua voglia, il tuo abbandono, vedendola tremare sempre più.
Colpo dopo colpo nelle tue viscere, mentre la mano sfiora il clitoride, lo preme, lo muove e l’orgasmo è li, pronto ad esplodere e fai violenza a te stessa per trattenerlo e non chiederlo, per non far subire a lei anche questa punizione.
Ma… è troppo e le parole ti escono dalla gola, inaspettatamente e chiedi, implori urli. Vuoi il tuo orgasmo, vuoi godere con quel cazzo nel culo, vuoi esplodere nel piacere, ed al Suo “si” le gambe si piagano, appoggi le mani sulle sue spalle per non cadere, il tuo viso contro il suo persa nell’orgasmo, senza rendertene conto, sentendoLo alla fine uscire da te, sentendo i Suoi occhi osservare quel buco rimasto per un istante infinito oscenamente aperto, e solo allora renderti conto che sei praticamente abbracciata a lei, accentuando involontariamente la sua punizione, lei che ha sentito dalla tua gola, dal tuo respiro, dal fremito del tuo corpo … il tuo orgasmo. E non importa se sarai punita, ma le accarezzi piano i capelli sussurrandole “scusami”.
Ma già le Sue mani Padrone sono su te, già ti riportano in ginocchio davanti a lei, il Suo cazzo davanti a te;
odori nelle tue narici, nel tuo cervello, e ancora domande, che pretendono di sapere, domande che chiedono cosa senti e sai bene che non puoi fingere o esser vaga, e a fatica sussurri che senti l’odore del tuo culo, correggendoti subito ed aggiungendo “e…. di merda Signore”.
E apri la bocca, pronta a ripulirLo. Ma…è a lei che rivolge attenzione, è su lei che dirige il cazzo, è sul viso di lei che lo muove…sporcandolo, è la bocca di lei che viene forzata, la lingua di lei che lo ripulisce. E ancora una volta la guardi con rispetto per come sa esser slave e servirLo.
Un sorriso appena accennato sul volto di Lui, mentre strappa la benda, lei che finalmente vede, ti vede, Lo vede, e sussurra un “grazie Signore, meritavo questa punizione”
e un semplice “SI” secco e deciso le dà ragione.
Ma ora i Suoi occhi si fanno più dolci, ora una carezza scivola sui suoi capelli, ora guida il tuo viso verso il suo, le vostre labbra si incontrano, in quel bacio desiderato da entrambe, ma non ti basta, vuoi dimostrarle che hai capito quanto quella punizione sia stata dura per lei, e lentamente, con la lingua, cancelli dalle sue guance quelle tracce luride di te.
Per poi sorriderle con gli occhi lucidi.
“sorelline”.


Copyright legale 13-06-2011


7 commenti:

  1. E' un continuo scambio di emozioni che avvolge e protegge come una bolla in cui nessun altro può entrare. Non c'è nulla di più simile alla libertà che sentirsi dentro di sè e dentro gli altri, che avvertire sulla propria pelle brividi nati su un'altra pelle e goderne in egual modo. Condividere una punizione, se non nella pratica, nell'anima e crescere insieme, essere grate per ogni attenzione rivolta all'una o all'altra... essere felici per ogni passo fatto con Te. Io sono felice, di camminare accanto a voi e di condividere tutto questo con voi. Per tutto quello che di raccontabile c'è e per tutto quello che rimane tra quelle mura e nella mia anima, dove cresce e si fa più intenso, più bello, più vero. Grazie Signore :)

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  2. Ho incrociato questo blog seguendone altri, a catena.
    Il racconto lo trovo abbastanza ben strutturato, anche se vi sono evidenti errori di punteggiatura.
    Il contenuto: è la classica storiella in cui lui, strafigo, punisce una o due donne che sono disposte a tutto per compiacerlo, sicure della superiorità assoluta del protagonista. A volte sono solo racconti, altre volte i tristi (e talvolta complessatissimi) figuri sono reali. (nel caso fosse così, non prenderla come una offesa, è solo una mia idea e, comunque, la tristezza, come diceva Dante, "non è certo deplorevole sentimento"
    Che dire, complimenti per la volontà. Io, nel caso tu fossi uno studente alle prime armi, prima di pubblicare mi dedicherei allo studio della forma. Non che ci sia nulla di male a pubblicare racconti di questo livello, ma sarebbe meglio farlo dopo essere riusciti (e secondo me puoi farcela)ad uscire dal solito schema bdsm.
    Spero tu abbia visto questi miei pensieri come una critica costruttiva, è questo lo spirito che anima i miei giudizi, comunque sindacabilissimi.

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  3. Si è così, e solo chi lo vive può capire realmente

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  4. Buonpomeriggio a te anonimo, prendo il tuo commento per ciò che è, un tuo parere rispettabilissimo. Prendo atto dei tuoi consigli sulla forma, certo che,visto che son dati con tanta sicumera, vengano da chi può, a buon diritto, darne; se così non fosse forse peccano un poco di supponenza, ma non è importante. Hai sicuramente ragione su punteggiatura e forma, non è un problema, il punto è che scrivo di getto, riportando emozioni vissute, e scrivo per me e per chi con me le condivide, e credimi, in tal caso la forma e la punteggiatura hanno davvero poca importanza.
    Comprendo che arrivando qua seguendo una catena di blog (che per curiosità personale mi divertirò a risalire) non puoi certo saper nulla di me ed evidentemente non avevi ne tempo ne voglia di leggere la mia presentazione; non importa. Ti basti sapere che non si tratta certo di storiella, non mi importa d'esser strafigo e non cerco compiacenza da Donne. Non si tratta di racconti, ma di vissuto, di pezzi della mia vita, e credo che qua tu cada nel banale pensiero e giudizio di chi questo mondo non conosce, di chi lo ritiene un mondo fatto di "tristi figuri" frustrati nella vita di tutti i giorni e che cercan altrove come rivalersi su povere donnette sciocche di ciò che non sanno vivere. Nessuno può spiegarti cosa sia questo mondo, o lo si sente dentro e lo si vive o non lo si comprende e purtroppo i media danno una immagine ancor più falsa di questo. E appiattirsi su questi concetti senza approfondirli, dando giudizi come fai tu, senza sapere, è una cosa banale e triste e rende tristo chi come te si omologa alla massa di scontati giudizi; ma..."la tristezza non è certo un deplorevole sentimento", come dice Il Poeta.

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  5. In una situazione così vivrei in perenne apnea e dalla mia bocca penso farebbe molta fatica ad uscire una sillaba o meglio ne uscirebbero solo monosillabe...
    Sonia Tosin

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  6. e non sarebbe forse stupendo Sonia? ;-)

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  7. Si...perché finalmente uscirebbero solo verità ..:-))
    Sonia Tosin

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