giovedì 21 novembre 2013

“Desideri perversi, Umide realtà!”









L’ennesima riunione, l’ennesimo Cda.
La grande scrivania ovale in legno lucido, l’inserto più scuro al centro, le poltrone in pelle e i Consiglieri intenti a discutere.
Ancora una volta tu, seduta accanto a Lui, il blocco appoggiato sulle gambe a prendere appunti per poi verbalizzare.
Ancora una volta la mente che dopo un poco cancella le parole, le discussioni, le cifre e si abbandona ad altro. Che importa, tanto poi potrai recuperare tutto dal tuo fido registratore.
Lasci scivolare lo sguardo su di Lui, elegante nell’impeccabile abito scuro, la camicia candida, i gemelli luccicanti, le scarpe… adori le Sue scarpe, sempre così lucide da potertici quasi specchiare.
Un respiro più profondo e il Suo profumo ti avvolge. Paco Rabanne. Lo sai. Lo conosci, anche se su di Lui assume un aroma speciale.
Con un attimo d’imbarazzo la mente torna a quando, in un attimo di follia forse, lo hai acquistato; quando, sola nel tuo letto, lo hai spruzzato sul tuo slip, avvicinandolo poi al viso lasciandoti stordire dalla fragranza di quel profumo mescolata alla tua voglia.
Quando persa nel desiderio più perverso, nella voglia più animale, hai usato quel pezzo di stoffa per masturbarti furiosamente, muovendo la seta sul clitoride, spingendola in te, ad occhi chiusi, immaginando la Sua mano, il Suo viso, la Sua lingua… il Suo cazzo. Fino all’orgasmo. Per premerti poi sul viso quell’intimo pregno di te e di Lui.
Ed ora rieccolo quel profumo, penetrante, insistente, vicino, così vicino.
Cazzo! Ti sta parlando, torna in te
Lo guardi, le Sue labbra, il Suo sorriso mentre con gentilezza ti chiede se per cortesia puoi prendergli del caffè.
Non è una pretesa, non è mai quel tipo di capo che pretende compiti che non competono. Lo chiede semplicemente, come una cortesia.
Versi il caffè nella tazza, sai come lo vuole, nero e forte, appena macchiato di latte freddo.
Mentre torni verso Lui reggendo il vassoio per un attimo ti tornano immagini di Secretary, quanto hai fantasticato su quel film
Quanto hai immaginato d’esser la protagonista e Lui il tuo Padrone, quando hai desiderato d’esser chinata sulla scrivania assaggiando il bacio di un frustino.
Basta Elisa, smettila, stai lavorando.
Torni a sedere, prendi il blocco cercando di concentrarti, ma è tardi ormai, la mente, il corpo sono altrove; accavalli le gambe, stingendole forte, la penna scivola sulla carta… non scrivendo appunti ma tracciando disegni osceni, una Donna con le cosce spalancate e mani forti che le stringon le caviglie
Polsi stretti da corde
Bocche spalancate e lorde di saliva, sperma, umori.
Stringi più forte le cosce, Cazzo hai voglia, vorresti scivolare sotto la scrivania, incurante dei Consiglieri, slacciargli i pantaloni, sentire il Suo cazzo fotterti la gola fino alle lacrime.
Vorresti… vorresti… vorresti.
Senti il brusio farsi più forte, cerchi di tornare in te. La riunione è finita, finalmente.
Escono tutti, ormai è buio.
Salutandoti con un sorriso di invita a lasciar tutto com’è per sistemare poi il giorno dopo, e al tuo diniego, ti ringrazia per il tuo lavoro.
Sola! Finalmente sola! 
Entri lentamente nel Suo ufficio, respirando piano, lasciandoti avvolgere da quell’atmosfera, quasi come entrassi in una chiesa.
Un passo dopo l’altro verso la scrivania lucida, la poltrona in pelle nera, la sfiori con una carezza, poi, quasi sentendoLo davanti a te, sollevi la gonna…
l’orlo delle autoreggenti, la pelle candida, lo slip.
Il tuo gioco perverso ed osceno.
Un ginocchio sulla poltrona, l’altro piede a terra, a “cavalcare” il bracciolo, a premere con forza, a strusciare la figa su quella pelle su cui poi si poserà la Sua mano.
Più forte Elisa, abbandonata ai tuoi desideri, più forte con la bocca aperta, il respiro affannato, una gocciolina di sudore che scivola dalla gola al seno.
Più forte ad occhi chiusi e la mente persa,
più forte, senza freni, meravigliosamente puttana.
Ecco, ora, ORA! Quasi sentendo il Suo sguardo addosso, ORA! Quasi come se fossero le Sue mani a frugarti la figa, quasi come se la Sua voce ti guidasse, ancora, ancora… i muscoli che tremano, incontrollabili, la mente che si perde, il piacere che ti esplode dentro, nelle viscere e nel cervello.
Abbracci la poltrona, svuotata, cercando di ritrovare pensieri e respiro, scivolando a terra piano, umori e voglia, persa in quel nulla dopo il piacere.
Piano quel languore sfuma, il respiro riprende i suoi ritmi, è tardi e devi ancora risistemare tutto; ti volti per rialzarti e…
cazzo, Lui, li, davanti a te, ti guarda con occhi gelidi e freddi
Cerchi di sollevarti, ricomporti
Il volto in fiamme dall’imbarazzo e la vergogna
Si avvicina, lentamente fissandoti negli occhi, quasi costringendoti a restare immobile, così. A terra davanti a Lui.
Da quanto tempo era li? Da quanto ti guardava?
Vorresti chiedere
No vorresti scusarti
Balle Elisa, vorresti solo implorarlo di prenderti, fotterti come una cagna, usarti senza alcun riguardo
Perché non puoi mentire a te stessa, perché l’essere scoperta così, a masturbarti contro la Sua poltrona come una scrofa infoiata ti eccita come null’altro.
La Sua mano si avvicina al tuo viso, non riesci a frenare un lieve tremore, non paura, no, imbarazzo forse, vergogna forse. Cazzo non raccontarti balle, è eccitazione, folle, perversa, totale.
Afferra i tuoi capelli, ti fa sollevare in piedi, e di colpo chinare sulla scrivania.
La gonna ancora sollevata in vita.
Secco quel colpo a segnare le natiche, brucia, umilia, … Eccita.
E un altro, un altro ancora, in un irreale silenzio rotto solo dallo schiocco di sculacciate severe.
Lacrime a bagnarti gli occhi, a rigarti il volto. Spasmi perversi nel ventre, eccitata come solo nei tuoi sogni più segreti.
Ancora la Sua mano forte
Ancora a stringere i tuoi capelli, a spingerti ancora a terra, ancora davanti a quella poltrona, il viso strusciato sul bracciolo che reca, ancora, i segni del tuo piacere.
Poi di colpo costretta verso Lui, il Suo cazzo davanti al viso, il Suo odore d’uomo, il Suo sapore sulle labbra, in gola, a fotterla con colpi decisi, rubando l’aria.
Saliva che cola a bagnarti il collo e voglia, voglia, perversa ed animale.
Lo senti fremere tra le labbra, senti il piacere crescere, ancora e… esploderti in bocca, in gola.
Ancora quel silenzio, assurdo, mille parole nella mente, vorresti scusarti, vorresti giustificare, vorresti chiedere ed implorare, vorresti urlare che sei e ti senti slave, cagna, troia e vorresti godere.
Con gesti lenti Lo vedi sistemarsi, ti fa sollevare il viso, occhi negli occhi, e finalmente poche parole: “A domani Elisa… “.
E sai che da “domani” tutto sarà diverso …



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