L’ennesimo
viaggio in treno, la noia del ritmico tambureggiare delle ruote sui binari.
Il
torpore che quasi ti assale e quel libro tra le mani su cui non riesci a
concentrarti, le parole son solo segni neri sulla carta, la mente è altrove.
Li su
quel sedile, la camicetta che sfiora la pelle nuda e sensibile, la gonna
leggera indossata sul nulla e mille pensieri perversi nella mente.
Improvviso
il trillo del cellulare, non serve guardare lo schermo, sai, d’istinto, che è
Lui.
L’auricolare
nell’orecchio per isolarti meglio dal resto del mondo, per esser più Sua,
mentre già la Sua voce ti accarezza la mente, le parole accendono i sensi,
senti i capezzoli tendersi e sfregare il tessuto, il cuore pulsa tra le cosce
colando umida voglia indecente e segui il filo delle Sue parole, lasciandoti
portare lontano, verso ciò che sei.
Chissà se
l’uomo seduto accanto a te percepisce quell’odore di voglia che senti, o forse
immagini di sentire; chissà se la ragazza che ti sta di fronte coglie, da donna,
i tuoi brividi e desideri.
Posi il
libro tra le cosce, in modo apparentemente innocente, casualmente il bordo del
libro preme sul tuo ventre. Più forte, come tu ami, come piace a te. Con
pressione costante.
E la Sua
voce, le Sue parole dettano il ritmo, più veloce ore, più decisa, e ora FERMA!
Così premendo con forza, per riprendere poi a muoverlo con lenta dolcezza, una
marea che cresce, sale, una risacca che, onda dopo onda aumenta il desiderio,
il bisogno.
Sollevi
per un attimo gli occhi e incroci lo sguardo della ragazza, è un attimo, ma ti basta,
non hai dubbi, lei sa, ha compreso.
Martellano
quelle parole nella mente mentre sollevi lo sguardo a cercare ancora quegli
occhi chiari, fissandoli; la vedi accavallare le gambe, ondeggiando piano, al tuo
stesso ritmo, al ritmo del tuo respiro, che cresce, accelera, si fa rapido.
Schiudi
appena le labbra, specchiandoti in lei e lei in te.
Più veloce
ora, più deciso il tocco, la pressione, la danza perversa.
Non
parli, non hai detto una parola dall’inizio della telefonata, persa nelle Sue
parole, in un ritmo crescente, quasi Lui fosse li, davanti a te, a vederti,
quasi sapesse con esattezza ciò che provi, che senti e desideri, quasi
cogliessi il tuo bisogno, la tua urgenza di piacere, quasi sapesse esattamente
quanto vicina all’orgasmo ormai sei, siete … perché anche lei, davanti a te ha
il viso arrossato, il respiro corto i capezzoli che tendono la maglietta
sottile.
E
improvviso quell’ordine odiato, temuto, assurdamente desiderato forse ti
esplode nelle orecchie e nel cervello:
“BASTA
COSI”!
sai bene
che non servirebbe ne chiedere ne implorare.
Stringi
con forza il libro sollevandolo, mordi le labbra per non maledire quel contatto
che ora manca e forse per trattenere uno “stronzo” pieno d’amore rivolto a quel
telefono.
Lui sa, certo
della tua obbedienza, non deve chiedere ne vedere, e il click della comunicazione
interrotta te lo conferma, lasciandoti spossata il ventre in fiamme, le cosce
umide e il respiro che piano cerca riposo.
Guardi
lei, davanti a te, il suo sguardo stupito, conscia che hai interrotto
quell’orgasmo al limite, e quasi in simbiosi ha arrestato il suo.
Vorrebbe
chiedere, capire, ma più di tutto vorrebbe quel piacere che ancora sente li.
Si alza
lanciandoti uno sguardo penetrante, le lunghe gambe e il sedere rotondo
disegnato da quei pantaloncini, mentre cammina verso la toilette, apre la
porta, voltandosi verso te ed osservandoti per un lungo istante, entra, per
uscire dopo alcuni minuti, il viso rilassato, scuri segni di piacere vissuto
sotto gli occhi, e torna a sedersi davanti a te.
Cerca
ancor ai tuoi occhi, vorrebbe capire il perché della tua rinuncia, vorrebbe
sapere cosa ti ha fermata, sa che non è stato per timidezza o pudore, e
sfacciatamente, quasi sfidandoti, avvicina al viso le dita, sfiorandosi le
labbra, annusandole, succhiandole.
Puttana!
Puttana e
stronza.
Vedi la
sua lingua danzare su quei polpastrelli che sanno di donna, del suo piacere, le
labbra stringersi ad avvolgerli, quasi mimando un pompino, e un sorriso quasi
di scherno verso te.
Guardi
dal finestrino nella speranza che il paesaggio ti distolga da quei pensieri, da
quelle voglie, dal pensiero di quella stronza che chiusa in un cesso si è
masturbata fino all’orgasmo. Era il tuo orgasmo cazzo, ti senti come se te lo
avesse rubato.
Un rumore
ti distoglie dai tuoi pensieri, ti volti e … Lui … sorridente si siede accanto
alla ragazza, ma guarda te, cerca i tuoi occhi, ignorandola.
STRONZO,
era qui, ha visto tutto, anche questa troietta che si scopava da sola.
Ma ti
perdi nel Suo sorriso, finché ti prende la mano alzandosi: “andiamo”.
Lo segui,
non importa dove, non importa cosa, stavolta sei tu a guardare con aria di
sfida e scherno la stronzetta che è rimasta a bocca aperta, sfiorandole la
gamba passando e non sai resistere al piacere di … schiacciarle
inavvertitamente un piede, scusandoti poi con un sorriso falso.
Lo segui,
stavolta sei tu, con Lui, a raggiungere la porta della toilette, tu, voi, ad
entrare, e subito le Sue mani son su te, a stringere i seni attraverso la
camicetta leggera
A farti
voltare verso il minuscolo specchio mentre solleva di scatto la gonna.
Vedi, nel
riflesso, la Sua soddisfazione nel trovarti fradicia e già le Sue dita frugano,
toccano, aprono, prendono.
Stringe
con forza i tuoi polsi piegandoli dietro la schiena, costringendoti a chinarti
in avanti, respiri ansimando.
Dio lo
vuoi, non ce la fai più, vuoi esser scopata, presa, fottuta, usata.
Ecco, il
suo cazzo, lo senti sulle natiche nude, lo senti battere, quasi a sculacciarti,
lo senti muoversi tra le labbra fradice a bagnarsi di te e, con un colpo
deciso, prenderti, fino in fondo, con colpi profondi, ritmati. La testa persa
in mille sensazioni, il piacere che vorresti poter urlare ma ti mordi le
labbra, giri il capo verso Lui, sussurri tra gemiti smozzicati la tua
richiesta, il permesso di godere, ed al Suo si, esplodi chinando il viso nel
lavello, stringendo le labbra per mascherare i gemiti, sussulti senza poter
frenare quel tremito che ti scuote e le gambe cedono, facendoti scivolare a
terra, su quel pavimento lercio, ma non importa, non più.
La Sua
mano tra i tuoi capelli, ti fa sollevare il viso, la tua bocca diventa figa, il
cazzo che spinge, che scopa, che soffoca; conati trattenuti a stento, aria che
manca, e ancora piacere fino a bere il Suo orgasmo, sentendolo scivolare caldo,
sul viso, in gola.
Poi una
carezza a dirti, senza parole, quanto sei per Lui, ed esce …
Ti
ricomponi alla meglio, ora sei tu a camminare tra i sedili, fissando quella
stronzetta, ora sei tu ad esser fiera di quei segni scuri sotto gli occhi, ora
sei tu a sederti davanti a lei, sfiorandoti le labbra in punta di dita per poi
rilassarti sul sedile e gustarti il sapore d’Uomo che ancora hai sulle labbra.
bello :)
RispondiEliminaGrazie Michele, detto da te è un bel complimento ;-)
RispondiEliminaBello si. Quanti pensieri in treno. Potesse parlare ....
RispondiEliminaNata
ohhh Nata ... sfacciata ... ;-)
RispondiEliminabello ;-) amalia amelia
RispondiEliminaGrazie Amalia, Come stai? Tutto ok?
RispondiEliminaabbastanza bene.. ora ho piu' tempo per i blog ..e' bello cio' che scrivi .. alcuni sono lunghi li leggero' piano piano..
RispondiEliminaSi è bello prendersi un po' di tempo
RispondiEliminaantonella sono io ... le opzioni di scelta mi faranno impazzire :-D
RispondiEliminaLo avevo immaginato ;-)
RispondiEliminaCiao, ho incontrato per caso il tuo blog e incuriosita ho letto questo racconto :)
RispondiEliminaComplimenti, è molto bello e mi piace molto il tuo modo di comunicare e descrivere le situazioni..
Sei una donna?:)
Valentina, nuova lettrice :D
Scusami, ho letto solo ora che sei un uomo^^
RispondiEliminaVale:)
Grazie dei complimenti
RispondiElimina