Nebbia
sulla città, la nebbia milanese, quella fitta, densa, umida, così diversa dal
clima che conosci, da quel ponentino romano che accarezza la pelle scaldandola,
ma non importa, non ora non adesso che sei con Lui, non ora che è accanto a te
camminando per strade che non conosci lasciando che la nebbia ti si ghiacci in
viso felice di avere una scusa per stringerti ancor più a Lui.
Giorni
vostri, da vivere fino in fondo, da mattino a sera, giorni pieni in cui il
tempo scappa e sembra non bastare mai, giorni in cui ridere e scherzare, in cui
guardarsi semplicemente, in cui far l’amore quando far l’amore è sesso, sesso
animale, sudato, graffiato, annusato.
Ti guardi
attorno, palazzi e larghi viali che piegano poi in viuzze più strette, annusi
il Suo profumo camminando, non importa dove andrete; insegne e vetrine sfilano
davanti ai tuoi occhi e quasi non le noti, poi si ferma, sollevi gli occhi e un
sorriso ti accende il viso; quanto ne avete parlato, a volte scherzando, altre
seriamente ed ora… siete li, davanti a quella vetrina illuminata, accattivante
e per nulla volgare.
Apre la
porta, ti fa cenno di entrare, imbarazzo ora, ma non solo, lo sai, lo sa.
Un
piccolo desk, una bellissima Donna che vi saluta, se non te ne avesse parlato
forse non capiresti che è una trans.
Ti guardi
attorno con lo sguardo acceso da bimba in una fabbrica di giocattoli, come
Charlie accompagnato da Willy Wonka nella fabbrica di cioccolato.
Ti prende
per mano e salite assieme una scaletta, non smetti di osservare ogni cosa, ogni
oggetto; la curiosità è tale che confonde la mente, vorresti chiedere,
scoprire, capire tutto.
Frustini
e fruste ben allineate contro la parete ti danno un brivido perverso, Lo vedi
afferrare quel “cane” in legno naturale, accarezzarlo piano, fletterlo
lentamente e già lo immagini sfiorar la tua pelle, quasi lo senti scivolare
lungo la schiena, soffermarsi sulle natiche e inconsciamente trattieni il
respiro, come se realmente fossi in attesa di un colpo.
I Suoi
occhi incontrano i tuoi, sai bene ciò che ci legge e non vuoi nasconderlo, sfiora
la tua guancia con la punta del “cane” sussurrando … c’è molto altro da vedere
piccolina.
La voglia
ti brucia dentro, senti il seno teso, la figa pulsare, ti senti Femmina … e un
poco puttana. Un sorrisetto sfacciato sul tuo viso mentre fai un passo indietro
appoggiandoti alla parete, vuoi eccitarlo, vuoi farti desiderare, vuoi che ti
voglia come non mai, anche se sai bene che pagherai per questo.
Lasci
scorrere la mano su quegli oggetti esposti, fissandolo negli occhi, le dita
accarezzano l’acciaio di manette lucide, le afferri avvicinandole al viso, la
lingua sporge appena, le tocca; i Suoi occhi non ti abbandonano; posi quel
metallo afferrando un frustino, corto, flessibile, da cavallerizza, lo fai
scorrere lentamente nella mano in un evidente sfacciato doppio senso, dal
manico fino alla punta di cuoio lucido, poi, la schiena appoggiata alla parete,
il ventre spinto in avanti, le gambe un poco aperte, lasci che quel frustino ti
accarezzi le cosce coperte da leggings che ti disegnan il corpo, lo fai risalire
all’orlo della gonna, ancora più su, sollevandola, schiudendo la bocca, in un
sospiro che sa di voglia, colpendo con colpetti leggeri il tuo sesso
oscenamente fradicio.
Di colpo
il Suo sguardo cambia, conosci quello sguardo, quel mutare improvviso, un
brivido … forse hai osato troppo … Si avvicina a passi lenti, senza distogliere
lo sguardo dal tuo, ma stavolta non lo sostieni, abbassi gli occhi, la sua mano
sul tuo collo, sulla nuca, stringe appena mentre la Sua voce sussurra gelida … “sei
stata brava … vedremo se saprai esserlo ancor più”.
Ti guida
in quel soppalco colmo di scaffali pieni di oggetti ammiccanti, ma quasi non
riesci a guardarli, ora la tua mente è persa, persa tra voglia e timore, persa
tra desiderio e ansia … e quelle parole ti rimbombano nella mente
“vedremo se saprai esserlo ancor di più”.
Parole
apparentemente innocenti, ma che suonano come una sfida, una promessa … altro …
Senti la
Sua mano sulla nuca, leggera ora, eppure presente, decisa.
La
balconata si affaccia sull’ingresso, la splendida “Donna” al desk solleva lo
sguardo, sorridendoti. Avvampi in viso pensando a come ti sei comportata poco
prima, ora hai mille domande nella mente, domande che non ti eri posta, che non
importavano…
“ti ha
vista? Ha visto mentre ti offrivi a Lui come una puttana in calore? Mentre
senza pudore mostravi la tua eccitazione risvegliando la Sua? Quell’eccitazione
che ancora ti fa colare di voglia inzuppando quei leggings indossati a pelle?”
Una
stretta appena più forte della Sua mano pretende attenzione
“GUARDA”!
Una
vetrinetta, mille oggettini, ma subito uno di quelli richiama la tua attenzione
… sembra un piccolo gioiello, con quella pietra incastonata, non riesci a
staccar lo sguardo, ne segui la forma, quel piccolo cono lucido … mentalmente
ne valuti le dimensioni …un brivido … non certo di paura …
La Sua
mano ti abbandona per un attimo, Lo vedi dirigersi verso la balconata
richiamando l’attenzione della “Donna”, ma la tua attenzione resta
magneticamente rubata da quell’oggetto. Quasi non ti accorgi che lei è già
accanto a voi, apre la vetrinetta, gli porge quel gioiellino, lo vedi tra le
Sue mani, soppesarlo, porgertelo chiedendoti … “cosa ne pensi”?
Hai la
gola secca, le parole non vengono, senti su te i loro occhi.
Ora si
rivolge a “Lei”
“credo possa
andar bene, mi sembra un ottimo … inizio”,
senti
improvvisa una vampata di calore al viso, che stronzo, “un ottimo inizio” quasi
a rimarcare che devi esser preparata, che quel piccolo plug travestito da
gioiello dovrà impossessarsi di te, si stronzo, che bisogno c’era di dirlo?
Lo senti
parlottare ancora con lei, avviarsi verso la scala quasi ignorandoti, per poi voltarsi
verso te con un secco “andiamo”.
Scendi
quelle scale, con mille pensieri, il tuo sguardo accarezza quegli oggetti
appesi con cui poco prima giocavi, ma ora è ad altro che pensi …
“vedremo
se saprai esserlo ancora di più”!
Davanti a
quel desk, e solo ora realizzi che oltre a quel piccolo plug Lui ha scelto
anche altro, cerchi di capire di che si tratti, curiosa e, si ammettilo,
eccitata nell’attesa, desiderosa di provare, vivere, godere.
Lo
osservi mentre rigira quegli oggetti tra le mani, oltre al plug un piccolo
oggettino di forma ovale, poi altro che non comprendi bene.
Vorresti
digli fai in fretta, andiamo, usciamo, viviamoci, no, vorresti dirgli di più,
vorresti urlargli “scopami, fottimi come una cagna, inculami con forza, fammi
sentire Femmina e puttana”.
Ecco,
acquistati quegli oggetti, ora finalmente andremo, ma … di colpo le Sue parole
ti gelano, mentre con un sorriso perfido parla a lei …
“mi
scusi, ma sono certo che in questo splendido negozio ci sia un angolo discreto
dove la mia piccola possa … indossare … alcuni di questi meravigliosi
oggettini”
il cuore
in gola, no, no questo no, non può esser vero, non davanti a lei, il viso in
fiamme, il respiro corto, eppure … non puoi mentire a te stessa, non puoi
negarti quegli spasmi indecenti che fanno contrarre la figa, che la fano colare
voglia.
Non osi
sollevare lo sguardo, vorresti sentirle dire che no, non c’è nessun posto, che
certe cose “ve le fate in privato” che … che …
E quando
la senti sussurrare, con voce appena roca “bè ci sarebbe il camerino, penso
possa andare” … vorresti morire.
Lui si
avvicina a te, sfiora il tuo viso con le labbra, sussurrandoti
“vedremo
se saprai esserlo ancora di più”
e ti
porge quel plug impreziosito da quella pietra e quell’ovetto strano.
Cambia il
tono di voce, deciso ora, severo “indossali”!
Lei ti
indica il camerino, cammini quasi in trance, senza ben renderti conto, che stai
facendo, come puoi, ma dentro di te la vera te stessa urla si, cazzo si lo
voglio, mi piace, mi eccita da morire.
Tiri la
tendina, rigiri quegli oggettini tra le mani, sfili la gonna, abbassi i
leggings, li vedi indecentemente macchiati della tua voglia, fuoco liquido tra
le cosce, guardi quell’ovetto, lo posi tra le gambe, bagnandolo di umori densi
e lasciandolo scivolare in te; una sensazione strana, non puoi dire piacevole,
neppure spiacevole, quasi un corpo estraneo appena ingombrante, nulla di più.
Ma ora
hai quel gioiellino tra le mani, lo rigiri, quasi ti manca l’aria, lenta la tua
mano scende tra le natiche, sfiora quel buco contratto, non ce la farai mai, lo
sai. Cazzo.
La tendina
si scosta appena. Ti volti di scatto, i leggings abbassati, “chi cazzo è” …
Lui, un sorriso perverso sul viso, tu porge un tubetto “tieni, credo possa
aiutarti ad … esserlo ancora di più”.
Abbassi
gli occhi mentre la tenda si richiude
Stronzo
vaffanculo, hai quasi le lacrime agli occhi dalla rabbia, rabbia forse più
verso te stessa, hai voluto giocare con Lui, stuzzicarlo, eccitarlo, sapevi che
l’avresti pagata, ed ora …
Guardi
quel tubetto, “crema lubrificante”, lo apri, piano lasci che quella crema
ammorbidisca il tuo buco, lo prepari con le dita;
Oddio ma
sei proprio tu, tu nel camerino di uno sexy shop, per quanto bello ed elegante,
tu con i leggings calati a prepararti il culo con un ovetto infilato nella
figa?
Sorridi,
quasi stupendoti tu stessa, si sembra una cosa squallida, sporca,
stupida…eppure… dio quanto ti eccita, quanto ti piace, saperlo la fuori,
assieme a quella “Donna”, entrambi consci di ciò che stai per fare.
Cullata
da questi pensieri appoggi quel piccolo plug, spingi piano, lo senti aprirti,
un lieve dolore, spingi ancora, sembra quasi venga risucchiato in te. Ecco. Ora
riprendi a respirare.
Ti
rivesti con cura, ora uscirai da li, con la testa alta, lo sguardo fiero,
mostrando che si … puoi esserlo ancora di più …
Scosti la
tenda e eccolo, li, davanti ad attenderti, da solo, cerchi il suo sguardo, lo
fissi, ti senti legger dentro mentre ti sfiora la guancia, “andiamo”
Al Suo
fianco, camini piano; ora li senti in te quegli oggettini, presenza
ingombrante, ma, scopri, anche eccitante.
Vi
fermate un attimo a salutare la titolare, poche parole e …
Cristo,
ma che succede? Stronzo ha acceso la vibrazione dell’ovetto, lo senti frugarti,
sfidarti, prenderti, dio è pazzesco e lei ti guarda e sa bene, mentre Lui finge
indifferenza continuando a chiacchierare. Basta! non puoi pensare di uscire
così, non ce la faresti, senti il piacere dilagare, la voglia urlare,
e di
colpo tutto si ferma, fai un lungo respiro, cerchi di darti un contegno mentre
vi dirigete all’uscita e le parole di lei ti giungono appena …
“buon
divertimento”.
Copyright gennaio
2013
...quel magnifico posto...
RispondiEliminaPS
si ;-)
RispondiEliminaIntenso. Scritto magistralmente, come sempre.
RispondiEliminaBello.
Grazie Tiger
RispondiEliminaSpesso leggendo i tuoi racconti mi risuona nella mente "Un uomo" di Finardi. E non è poco, a mio avviso. Complimenti, è difficile mantenere la qualità negli anni. kk_
RispondiEliminaAccidenti, adesso si che mi sento in imbarazzo, un paragone con Finardi è davvero grande. Grazie
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