Ricordi, ricordi che accendono immagini nella mente, senza
un filo logico, senza una reale sequenza temporale, perché non è quello
l’importante, ma le sensazioni vissute, gli attimi che sembrano eterni o
fuggevoli, ma che lasciano segni nell’anima.
Tu, in ginocchio in quell’angolo, la benda a rubarti la
vista, lacrime che la bagnano ricordando quello stupido errore che ti ha fatto
sentire piccola, e il silenzio intorno a te che fa più male di mille parole o
colpi.
Tu in ginocchio, sussultando quando la cinghia ti segna le
natiche e quasi è un sollievo perché ti ruba a quel silenzio ed a quel nulla.
Poi tu persa nel Suo abbraccio, poi, stretta dal calore
delle Sue braccia, pelle contro pelle.
E nella mente di colpo tutto cambia, altre immagini, altre
sensazioni, diverse ma egualmente vive, quella catena a stringerti i polsi, la
corda che sfiora le tue gambe, stringe le caviglie, si tende spalancando le
cosce, oscenamente aperta a Lui, e fiera d’esserlo, ancora il buio della benda,
mentre le Sue mani ti sfiorano il viso e inaspettati quei piccoli auricolari
nelle orecchie e…la musica esplode, violenta, nel cervello, rubandoti al
presente, togliendoti anche quel minimo di coscienza e sicurezza che i suoni ti
davano.
Non importa più dove, ne quando. Si rincorrono nelle
orecchie le note strappate a “Lucille” dalla mano magica di B.B. King. Sembrano
dettare ritmo e far esplodere sensazioni … e la Sua mano è su te, leggera a
sfiorare il viso, dolce a scendere tra i seni accarezzandoli, improvvisamente
severa stringendo i capezzoli quasi sentisse e seguisse il ritmo incalzante di
quella musica.
Non importa dove, non importa come, solo sensazioni ormai,
totalmente Sua come non sei mai stata, estraniata dal mondo a gustare ogni
tocco. Quasi senza distinguerli l’uno dall’altro.
Bocca che bacia, dita che accarezzano e premono, si
allontanano e tornano. Colpi, severi di “cane” a segnar la pelle, a battere
leggeri sul clitoride, per fermarsi poi e quasi vorresti urlare per chiederne
ancora. E di nuovo bocca, lingua ad esplorare il tuo ventre, a muoversi lenta
attorno al tuo sesso fradicio, mentre tendi quelle corde cattive eppure amate,
sollevando il bacino per spingerti contro quella bocca, quasi ad invitarla a
prenderti, conscia che questo probabilmente la allontanerà crudelmente. E
quando accade non sai trattenere il tuo … no
…..
severo lo schiaffo che ti segna la guancia, e improvviso
il tuo odore di femmina ti scoppia nel cervello… tessuto a sfregarti il viso…
il tuo slip…fradicio di te, delle emozioni già vissute, che ora vìola la tua
bocca colmandoti del tuo sapore.
E ancora la Sua bocca a scivolare lenta sulla pelle,
scovando punti segreti che impari sanno dare piacere; batte la musica nelle
orecchie, scoppia nella mente, non c’è più realtà reale, solo emozioni
violente, come non pensavi potessero essere, il corpo acceso e sensibile come
non mai, ogni punto della tua pelle che freme in attesa, senza sapere cosa,
come, quando; la Sua lingua che bagna di saliva il tuo ventre, scende,
soffermandosi vicina a quel punto fonte di piacere assoluto, vicina, molto
vicina, ma non ancora quanto vorresti … ed è solo il Suo soffio leggero a
sfidarti, ad accendere la tua voglia mentre i muscoli si tendono, il corpo si
arcua, offerta a Lui in scatti ritmici e ripetuti.
Ricordi, pensieri, immagini che si susseguono rapide
riaccendendo il corpo, facendo volare la mente senza una precisa sequenza
temporale.
Tu, in ginocchio, quell’abitino leggero che scivola sul
seno scoprendolo, i Suoi occhi su te, intuendo il Suo sorriso dolce.
Lui a sollevarti e all’improvviso farti chinare; il tuo
viso schiacciato contro il materasso, le Sue mani, ora decise, a sollevare in
vita quell’abito, a sfilare lo slip fradicio, afferrando sicure le tue natiche,
schiudendole. I muscoli si contraggono nell’attesa timorosa e nel contempo
eccitata di ciò che sai accadrà. Il Suo sesso che preme, pretendendo, che
forza, che vuole; dolore che fa lacrimare gli occhi, il respiro che manca e sai
che sarebbe inutile un tuo no, un no che non vuoi pronunciare perché comunque è
piacere mentre si fa strada in te, colma le tue viscere, resta immobile, in te,
per un lungo istante, ed inizia quella danza via via più piacevole, eccitante;
afferra la tua mano guidandola sul clitoride e il piacere aumenta ancora, ora
il dolore è solo ricordo, ora segui i Suoi movimenti, accompagnandoli,
cercandoli, più a fondo, ancora più a fondo, mentre la voce si trasforma in
rantolii e gemiti, colpo su colpo, e improvviso quel senso di vuoto sentendoLo
uscire da te, tenendoti schiuse le natiche, sentendo i Suoi occhi osservare
quel buco oscenamente aperto, il rossore ti scalda le guance, ma…anche quello è
piacere… e di nuovo Lui in te.
Colpi profondi mentre la mente si svuota, le lenzuola
diventano stracci nelle tue mani, quasi aggrappata al piacere, e quella domanda
che ti sfugge dalle labbra… chiedendo il permesso di esplodere, di liberare il
piacere, di far vivere quell’orgasmo ormai incontenibile …
chiedi, ancora ed ancora e quella risposta che non viene,
implori nel timore di cedere, di non saper resistere, di
deluderlo…
fino a quel “si” che esplode nella mente, assieme al
piacere, svuotandoti, infradiciandoLo di te, le gambe che si piegano, senza
forze, sostenuta da Lui, ancora in te, per poi scivolare piano a terra, ai Suoi
piedi, e già la tua bocca su Lui, la lingua che lo assaggia e ripulisce, sapori
che si mescolano in te guidata dalla Sua mano.
Quella mano che si fa decisa afferrandoti i capelli,
guidandoti carponi verso il bagno, di nuovo in ginocchio davanti a Lui e una
sola parola, inattesa, “lavami”. Ed è dolce quel momento, intimo, mentre le tue
mani si muovono sul Suo sesso, insaponandolo, sciacquandolo, ripulendolo dai
tuoi umori, asciugandolo dolcemente, devota e fiera.
Ricordi, pensieri, immagini, che cambiano all’improvviso,
mentre, ricordando, stringi le gambe sentendo umido desiderio bagnarti.
Tu nella doccia, in ginocchio, tu che sollevi lo sguardo
nel Suo aprendo la bocca,
ma quel ricordo è ancora troppo “forte” per te, la mente
inconsciamente lo nasconde, pur non rinnegandolo;
altre immagini, le braccia sollevate, in piedi dentro la
doccia, Lui a muovere sulla tua pelle il getto d’acqua, leggero,
all’improvviso più forte risvegliando eccitazione mai
sopita,
e quell’acqua che si fa gelida, come spilli sulla pelle,
di nuovo tiepida,
e ancora gelida,
per poi perderti nel Suo abbraccio caldo, avvolta dal
grande asciugamano lasciando che lentamente le Sue mani ti asciughino e
riscaldino.
Ricordando il ritmo del tuo respiro aumenta, il seno si
solleva più rapido, ma non si fermano quei pensieri, quelle immagini sconnesse
e senza filo logico, riportandoti a momenti unici.
Il pavimento freddo sotto le ginocchia, il Suo ordine di
chinarti in avanti nella posizione della “devozione” e, stendendo le braccia
sentire “qualcosa” davanti a te, sfiorarlo con le dita al buio della benda,
quasi timorosa nell’ammettere a te stessa di averlo riconosciuto, via via più
sicura facendolo scorrere tra le mani e le Sua domanda, chiedendo se lo
riconosci;
si cazzo si certo che lo riconosci, si, è ciò che
desideravi più che mai. Ciò che segna un passo importante,
ma la voce manca, non sai dir parola, e le Sue mani
strappano quella benda e vedi, tra le tue mani quasi tremanti … il collare …
glielo porgi, offrendoglieLo, offrendoti, è ciò che vuoi,
odore di cuoio mentre lo avvicina al tuo collo, sentendolo stringere alla gola,
fiera, e non importa sentirti ripetere che ora non ti saranno più concessi
sconti, che è difficile ottenerlo ma molto facile perderlo, ora hai il tuo
collare, lo sai, solo un oggetto che non cambia molto, ma un simbolo
importante, Sua.
E ripensando, ricordando l’emozione è violenta e gli occhi
si bagnano di lacrime felici.
E ancora altri flashback senza nesso logico. Tu in piedi,
camminando davanti a Lui elegantemente, mentre la Sua voce ti martella di
domande, sempre le stesse, ripetute ossessivamente, le tue risposte, conosci
quelle risposte, eppure è strana quella sensazione, quell’incalzare di domande,
che ti fanno sentire come stretta in una gabbia senza saper come uscire, ed è
stupenda quella sensazione.
Altre immagini, altri ricordi, diversi ma non meno intensi
e veri. Lui stretto a te in quel grande letto, sentendo il Suo respiro farsi
più lento, stringendoti a se. Per un attimo aprire gli occhi e ritrovarti nei Suoi,
viso contro viso, mentre il sonno vi pretende ma non volete arrendervi,
specchiandovi uno negli occhi dell’altra, aprire gli occhi per spiarLo e vedere
che ti sta spiando, sorridendo, cedendo entrambi per un attimo al sonno e a
tratti risvegliarsi e ancora ritrovarsi abbracciati, in silenzio.
E ancora immagini, il buio dell’alba non ancora sorta,
faticando ad aprire gli occhi ma già sentendoLo contro te, inebriandoti
all’odore della Sua pelle, sospesa tra sogno e realtà, gustando ogni secondo di
quei momenti, finchè la Sua mano leggera ti stringe più forte contro se, in un
dolce abbraccio e la Sua voce sussurra a fior di labbra “buongiorno”, e non
potrebbe essere altro che un buon giorno, persa in Lui.
Un sospiro ti sfugge, ora, ricordando…in attesa di viverti,
ancora ed ancora
© copyright 7 gennaio 2012
E tanti, tanti, tanti altri ricordi, dolci e intensi.
RispondiEliminaSe allungo una mano e scanso le parole posso vederci, lì dietro. Grazie Signore... :)
e non c'è altro da aggiungere ...
RispondiEliminal denaro può comprare una casa ma non un focolare.
RispondiEliminaPùò comprare un letto ma non il sonno.
Può comprare un orologio ma non il tempo.
Può comprare un libro ma non la conoscenza e la saggezza. Può comprare una posizione ma non il rispetto.
Può pagare il dottore ma non la salute. Può comprare il sesso ma non l'amore.
Verissimo ciò che dici "Anonimo", ma non è mai questione di denaro in questo mondo, il denaro può comperare un corpo, forse un orgasmo, non può mai dare emozioni, men che meno queste emozioni. e onestamente non capisco il nesso del tuo commento con il racconto.
RispondiEliminaScelta interessante, la canzone intendo, peraltro molto bella.
RispondiEliminaimmagino tu ti riferisca a "Lucille", si molto bella davvero, anche se in realtà io parlavo della chitarra di BB King che lui appunto chiamava Lucille e a cui strappava magiche note. In realtà in quell'occasione la canzone era "Riding with the King" ;-) e anche quella secondo me può definirsi "scelta interessante" ...
RispondiEliminaTutte le chitarre possedute da BB King si chiamavano "Lucille" ed il motivo è leggenda.
RispondiEliminaComunque si, anche quella canzone è una scelta interessante ;)