Tokio, la città formicaio, l’ennesimo viaggio e ogni volta
scoprirla mutata,
in una città dove in una notte i grattacieli salgono di un
piano.
Il solito caos ordinato, la metropolitana leggera che
corre tutta in superficie, le migliaia di auto che affollano i larghi viali che
la domenica, magicamente, si svuotano di traffico per far tornare i pedoni
proprietari della strada.
La navetta che dall’aeroporto corre verso la città mostra
paesaggi per noi assurdi.
Quelli che per loro son campi da golf e in realtà sono solo
piazzole con bersagli a segnare la distanza del colpo, quella costruzione
avveniristica che da lontano sembra un’immensa montagna russa e si rivela esser
una “pista da sci” sintetica.
Sorrido al pensiero che certo sarà più facile affascinarli
con le bellezze italiche naturali.
Il mio solito Hotel, ed anche quello ad ogni viaggio
cambia aspetto, ipertecnologico sempre e come sempre accolto dall’esagerata
cortesia delle receptionist.
Pomeriggio e notte di relax per recuperare il fuso orario e
il primo appuntamento della mattina, nella Hall mi aspetta l’interprete perché
la credenza popolare sostiene che tutti i giapponesi parlino inglese, ma in
realtà i giapponesi parlano … giapponese …
La ragazza che mi aspetta è la tipica ragazza giapponese
delle icone fotografiche, minuta, non troppo alta, ben proporzionata, un
caschetto di capelli nerissimi e due occhi altrettanto neri e lucenti; elegante
nel suo tailleur d’ordinanza.
Si presenta come Kin, fortunatamente un nome facile da
ricordare.
Mi fa sempre sorridere l’imbarazzo delle ragazze
giapponesi davanti ad uno straniero, un imbarazzo che non sai mai se e quanto
reale, camminiamo verso la metropolitana; pensare di muoversi in taxi a Tokio e
come aver la certezza di arrivare in ritardo. Al semaforo pedonale vedo la fila
di post it che ormai conosco, tutti raffiguranti belle ragazze più o meno
vestite, con in bell’evidenza il numero di telefono. Sorrido decidendo di
vedere quanto quell’imbarazzo sia reale e chiedo a Kin che cosa siano quelle
foto; la vedo arrossire mentre tenta di spiegare con giri di parole ciò che è
evidente, e la vedo accogliere con un sospiro di sollievo il verde che ci
permette di attraversare.
Durante la veloce corsa in metro rimane silenziosa seduta
davanti a me e lascio che il mio sguardo la scruti, la indaghi; decisamente una
bella ragazza, probabilmente sui 30 anni anche se ne dimostra meno,
elegantemente seduta composta, le mani posate in grembo, senza sollevare gli
occhi, anche se son certo che sente il mio sguardo.
Poi … giornata di lavoro, riunioni. Incontri, discussioni,
un veloce intermezzo a pranzo e di nuovo lavoro, incontri,
riunioni
e ancora in metro, verso l’hotel
ringrazio Kin per l’ottimo lavoro e l’assistenza che mi ha
dato e la invito a cena; finalmente vedo un sorrisetto appena accennato
spuntare sul suo viso, subito trattenuto e il suo scusarsi perché “stasera ho
un appuntamento con una amica”.
Forse sarà solo una mia impressione ma la sua voce sembra
“calcare” particolarmente su quel “stasera” e non perdo l’occasione per
invitarla per la sera successiva.
Ora il suo sorriso è meno nascosto, solleva quegli
occhioni neri nei miei sussurrando un “volentieri grazie”, per poi girarsi e
allontanarsi velocemente verso l’uscita.
Puntuale si ripresenta la mattina dopo, sempre professionale
nel suo tailleur grigio, sempre seria e compassata durante gli incontri di
lavoro e solo a pranzo con un sorriso mi riconferma l’appuntamento per la sera.
Sabato pomeriggio, non si lavora a Tokio, mi godo la
città, con i suoi anacronismi assurdi, e finalmente la sera.
Aspetto Kin al bar dell’Hotel, quasi non la riconosco
mentre si avvicina, vestita con quella che secondo loro è la moda occidentale,
gonna decisamente troppo corta, su stivali che decisamente non sono intonati
all’altezza non eccessiva, una camicetta chiara da cui traspare un reggiseno
che non sarebbe assolutamente necessario vista la dimensione del seno (e sulla
cui consistenza potrei giurare).
Si siede aspettando evidentemente un complimento che non
le faccio mancare e il tempo passa tra chiacchiere vuote, incamminandoci poi
verso un ristorante italiano gestito da amici che so che sarà apprezzato da Kin
che mi ha confidato il suo amore per la nostra cucina.
Alfio, il titolare del ristorante, ci ha riservato un
ottimo tavolo in una saletta intima divisa da vari separè.
Gli occhi di Kin sono sempre più lucenti. E l’ottimo
chardonnay italiano certo aiuta a rilassarsi.
Porto il discorso di nuovo su quei post it, fingo
curiosità e le sue risatine si fanno via via più frequenti, da li ad iniziare a
parlare di argomenti intimi il passo è breve ed è affascinante il modo sempre
più imbarazzato in cui lei risponde, e a questo punto è evidente che di finto
imbarazzo si tratta poiché non si sottrae a domande sempre più intime, parlando
prima del suo fidanzato, per arrivare a confessare le loro abitudini sessuali,
e via via i suoi desideri ancora non vissuti.
I divanetti del ristorante di Alfio sembrano fatti apposta
per favorire avances … scivolo piano al suo fianco, sempre chiacchierando, mentre
la invito ad assaggiare una vera grappa piemontese, e distrattamente la mia
mano si appoggia sulle sue ginocchia nude, le mie dita premono un po’ più forte
e la sua voce, per un attimo, pare rompersi.
Le mie domande fintemente curiose si fanno incalzanti,
chiedendo di particolari sempre più intimi, fissandola e esprimendo commenti
sulla sua bocca, senza lasciar spazio a doppi sensi e la mia mano leggera si
muove scivolando piano sulle cosce, vedendola restare per un attimo con il
fiato sospeso, vedendola arrossire, senza finzione questa volta, confessando di
non aver mai conosciuto il piacere di un sesso d’uomo tra le labbra, pratica
considerata disdicevole in Giappone per una ragazza per bene, e nel contempo,
prima ancora che io possa fare la domanda successiva e scontata, di non aver
mai provato il tocco di una lingua d’uomo tra le cosce.
La mia mano ormai ha superato l’orlo della microscopica
gonna, sfiora quasi il tessuto dello slip, sente il calore del suo sesso. Piano
muovo le dita su quel tessuto scoprendolo umido, premo piano, un po’ più forte
strappandole un gridolino acuto e soffocato.
I suoi occhi ora sono spalancati nei miei, rimane traccia
di quel pudore innato che è proprio di questo popolo, ma mescolato ad indubbio
desiderio.
Avvicino la bocca alla sua perdendomi in un bacio profondo
e sussurrandole parole perverse all’orecchio, vedendo il suo viso stravolgersi
in desiderio, sentendo il suo ventre sussultare al mio tocco, premere contro la
mia mano, cercandomi.
So bene che non avrei potuto portala in Hotel da me,
sarebbe stato assolutamente sconveniente per lei, ma … Alfio al piano superiore
del ristorante, ha tre bellissime suite a disposizione dei clienti.
Senza dire una parola mi alzo prendendo Kin per mano,
attraversiamo il locale, l’ascensore velocissimo ci porta al piano superiore,
c’è silenzio tra noi, un silenzio carico di eccitazione, di desiderio
viscerale, c’è odore di sesso.
Quella porta che si chiude alle nostre spalle, le mie
braccia attorno a lei
La sua bocca sulla mia, le lingue che si cercano, si
conoscono, frugano.
Gli abiti che cadono a terra disordinatamente, quasi con
furia, e le mie dita sulla sua pelle, liscia, morbida, profumata, i capezzoli
già turgidi di voglia che chiedono la mia bocca, li sento tra le labbra, li
succhio avidamente, la lingua si muove titillandoli e il suo respiro si blocca.
La mia mano che vuole altro,
che scende a togliere quello slip di banalissimo cotone
bianco, già intriso di voglia,
che scivola sulla sua figa umida circondata da peluria
nera,
le dita che si muovono rapide sul clitoride e strappano
gemiti acuti, che lasciano interdetto perché quasi sembrano gridolini di
dolore, quasi pianto isterico;
ma mi basta guardarle il viso per capire che è ben altro e
all’improvviso tutto il suo corpo è scosso da un lungo brivido, le gambe si
piegano quasi adagiandosi sulla mia mano ormai fradicia di umori, testimoni di
un orgasmo improvviso.
Si abbandona contro me, respirando con affanno, sollevando
il viso, quasi a scusarsi di quell’orgasmo improvviso, e la sua mano si muove a
cercare il mio sesso, le sue dita lo stringono muovendosi lentamente, le
sollevo il viso, guardandola negli occhi e sussurrandole all’orecchio … ciò che
voglio da lei,
la vedo arrossire violentemente, ricordando le sue
“confessioni intime” di poco prima, ma già scivola in ginocchio, il volto
sollevato verso me, la sua lingua che sporge dalle labbra, che quasi timida si
avvicina al mio cazzo, lo sfiora, lo assaggia, si muove lentamente lungo il
dorso, risalendo fino alla punta, e con un cenno del capo la spingo a
proseguire, schiude le labbra, lascia che prenda la sua bocca
Le labbra si stringono appena, timide, quasi impacciate,
ma via via l’istinto prende il sopravvento, lascia che il mio odore d’uomo le
colmi la mente, lascia che il sapore del mio cazzo le impregni la gola, lascia
che la sua bocca mi parli e mi mostri la sua voglia, che leggo riaccendersi
negli occhi.
La sollevo facendola stendere sul letto, le mie mani sulle
sue caviglie, spalancandole le cosce, il mio viso ad assaggiare il suo sapore,
la mia lingua a scovare angoli segreti,
e ancora quei gemiti acuti, ancora quei mugolii quasi di
pianto, ma i sussulti del suo ventre contro la mia faccia sono un muto invito a
non fermarmi, a proseguire, ad insegnarle il piacere della mia bocca.
Ancora ed ancora fino ad un nuovo appagante orgasmo, ma
stavolta non le lascio il tempo di rilassarsi, già il mio sesso è li, tra le
sue cosce, lo muovo piano schiudendole le labbra, lo batto dolcemente sul
clitoride per poi, lentamente, spingere
Fissandola negli occhi, velati di voglia perversa, spingo
fino in fondo restando immobile e lasciando che sia lei a muoversi per
prendersi altro piacere su un orgasmo che ancora non si è smorzato, riprendo a
muovermi, con colpi lenti, via via più profondi e decisi, ritmando i miei
movimenti con i suoi, colpo dopo colpo, vedendo il suo sguardo appannarsi, la
sua bocca aprirsi, il corpo sussultare in movimenti incontrollabili, pago di un
nuovo orgasmo violento
Che pare non finire, che non le lascia respiro, che fa
uscire dalla sua bocca quei gridolini continui.
Esco da lei ed ora, con decisione, afferro il suo capo, la
faccio piegare sul mio ventre, la spingo ad assaggiarmi ancora, a gustare il
mio sapore mescolato al suo, a lasciare che la sua bocca si faccia sesso,
godendone, fino al mio orgasmo.
Poi stretta contro me, la sento rilassarsi, per un attimo,
ma solo per un breve attimo alza i suoi occhi nei miei e subito sfugge il mio
sguardo, imbarazzata.
Ma le mie parole non le lasciano tregua, chiedo pretendendo
di sapere, chiedo se è così disdicevole succhiare un cazzo d’Uomo, chiedo se è
così strano sentir lingua d’uomo sulle figa
e quelle parole riaccendono la sua voglia, il suo corpo
scivola sopra il mio, muovendosi sinuosamente, in un eccitante body massage,
rivelando che la sua “innocenza” non è poi così “innocente”
serra il mio cazzo tra le sue cosce e inizia una danza
lenta e sfinente, fatta di movimenti appena accennati, che per brevi attimi
concedono ai nostri sessi di sfiorarsi, per poi tornare ad allontanarsi. Il suo
respiro testimonia ciò che il corpo e la mente vogliono.
Ma ora non è più tempo di lasciar a lei l’iniziativa, la
faccio stendere sul dorso, i suoi polsi stretti dalla mia mano, mentre con le
dita torno a sfiorarle il clitoride, a frugarle la figa.
Il suo ventre si solleva. Chiede, vorrebbe, vuole.
Ma ora no… ora deve attendere.
Lunghe pause in cui il desiderio sembra smorzarsi per
riprendere al mio tocco, più violento di prima. La sua bocca spalancata che
ormai non sa più gemere, gli occhi spalancati nei miei che chiedono. Ma non mi
basta, ora deve chiedere, ora mi aspetto che chieda, lei lo sa. La mia voce le
martella la mente “cosa vuoi? Cosa vuoi?”
La vedo lottare con il suo pudore finchè l’istinto e la
voglia hanno il sopravvento e quasi urla “fuck me”! ed è come se si rompesse un
argine, ora parole escono dalla sua bocca, mescolando inglese e giapponese,
suoni inarticolati accompagnati da sussulti del bacino a cercare almeno la mia
mano mentre le sue mani vorrebbero liberarsi dalla mia stretta.
E di nuovo mi fermo. Tenendola ben ferma, sotto di me.
I suoi occhi spalancati nei miei mentre non smette
di…chiedere …
E con un sorriso le sussurro qualcosa all’orecchio.
La sento irrigidirsi, ma il suo sguardo si fa di colpo
torbido.
La sua voce ora è spezzata da tensione, ma non solo,
mentre in un sussurro lascia uscire un “si” nella sua lingua, un si che sembra
quasi un gemito, ma il tono dice ben altro.
Lentamente torno ad accarezzarla
Lascio che l’eccitazione ed il desiderio crescano
Ancora ed ancora
Le mie dita si fanno strada in lei, fradice di desiderio
e…
Scivolano oltre, tra quelle natiche piccole e sode, nel
solco a scovare quel buchino, sfiorandolo e bagnandolo di umori, premendo piano
e fermandomi quando si contrae, per poi tornare a spingere, più a fondo.
Spiando le sue espressioni.
Ora quei gemiti e gridolini parlano di dolore, e non è
questo che voglio. Mi fermo, lasciando le mie dita in lei e scivolando sul suo
corpo
Il mio sesso che di colpo la prende, scopandola, sentendo
le mie dita attraverso lei, so che il dolore ora è sfumato in altro.
Ora è piacere
Ora è abbandono
Ora è istinto perverso
Ora è sesso istintivo
Odore di voglia, sapore di sudore ed umori
Lingue che si parlano e corpi che si uniscono …
Fino ad un nuovo orgasmo appagante per entrambi.
E stringendola le sussurro che…non è pronta per…altro… non
ancora.
E la mattina dopo si presenta puntuale, nel suo tailleur
grigio, pronta ad assistermi, ma…con un sorriso strano negli occhi…
Ma è un racconto vero?
RispondiEliminaSi certo, come quasi tutti i miei racconti. Perchè ti stupisce?
RispondiEliminaNo, non mi stupisce.
RispondiEliminaEra solo curiosità...
spero di leggere presto il proseguo... sono rimasta con il fiato sospeso durante tutta la lettura del racconto... e come sempre... Master E... sai farmi... farci rivivere quei momenti come se fossimo stati li... c'è chi si rivede in te... e chi in kin...
RispondiEliminaTi seguo sempre e ancora...
Serena
Grazie Serena. Il seguito... sai in fondo amo scrivere di piccoli flash, di spezzoni del mio vissuto, che non necessariamente devono avere un inizio e una fine, sono a volte semplicemente parti di vita che mi restano impresse. Chissà... forse prima o poi scriverò di ciò che successe poi...
RispondiEliminaio e' da mesi che aspetto il seguito ;)
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