giovedì 28 aprile 2011

"Bolero!"









 


Un sogno ….. una fantasia, dolce … e perversa!

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L’odore e l’atmosfera tipica del palcoscenico dietro le quinte, quel misto di polvere, di frenesia, di agitazione ti avvolgono.
Stringi tra le mani il tuo violoncello pronta a salire su quelle assi, davanti alla platea in attesa, e tra loro Lui.
Lo sai, sarà seduto in prima fila, nel posto che Gli hai riservato, e la mente torna alla notte appena trascorsa, alle Sue mani che esploravano il tuo corpo, alle Sue dita leggere ad accarezzarti la pelle, quasi tu fossi lo strumento e Lui l’artista che sa trarne le note più limpide.
Chiudi gli occhi e ritrovi nella mente l’odore della Sua pelle, senti scorrerti addosso il Suo sguardo, le Sue mani che stringono i tuoi polsi, decise ma mai cattive, piegandoti le braccia dietro la schiena, il tuo corpo che si inarca aderendo al Suo, offrendosi oltre ogni pudore, il respiro che cresce mentre il ventre cerca il ventre, preme, ondeggia, vorrebbe, vuole.
Il rumore soffocato di una campanella ti riporta alla realtà avvisandoti che è l’ora di andare in scena.
Avanzi lentamente su quel palcoscenico ancora nella penombra del sipario chiuso, un sorriso al pianista che ti accompagnerà mentre ti siedi, sollevi un poco la gonna, sistemi il tuo strumento, accarezzandolo con amore.
Il secondo squillo di campanella annuncia l’apertura del sipario, abbassi il capo cercando concentrazione, la tua mano stringe con dolcezza e forza assieme l’archetto, le dita sfiorano le corde quasi a saggiarne al tatto la giusta tensione.
Per un attimo, solo per un attimo torna l’immagine di Lui, delle sue dita a frugarti, cerchi di scacciarla, gli occhi fissi sullo spartito e il lieve fruscio del sipario che si apre coperto da applausi sulla fiducia, ti ha sempre fatto sorridere l’applauso in apertura, che ne sanno, magari sei negata e suonerai malissimo…
Smettila Carla, concentrati ecco, la platea appena illuminata, ecco i Suoi occhi…
li sfuggi,
concentrati
“merda, tanta merda”
ti ripeti nella mente l’augurio tipico dei teatranti, sollevi il capo, sorridi al pubblico, uno sguardo d’intesa con il pianista e….
le note riempiono l’aria, ti avvolgono come avvolgono il pubblico, quella magia che ogni volta si crea trasportandoti in quel mondo di suoni che sai trarre dal tuo violoncello, inseguendo nota su nota, mescolandole. Offrendole a chi sa gustarle, apprezzarle e poi… l’applauso finale;
questo si meritato, lo sai, senza falsa modestia, per ciò che hai dato loro.
Ti alzi ringraziando, ma l’applauso non si placa, cresce, è il riconoscimento per ciò che sei, è il modo di dirti… sei stata brava regalaci ancora un po’ della tua arte.
Ed ora, solo ora ti concedi di guardarLo negli occhi, a lungo, per fargli capire, in silenzio, che quest’ultimo pezzo sarà per Lui, solo per Lui.
Sposti il leggio, non ti serve spartito, non per questo … il legno lucido del violoncello tra le gambe, che lo stringono, solo un attimo di concentrazione e le note tornano a riempire la sala, tra lo stupore di tutti per quella versione del “Bolero” di Ravel che hai riadattato per violoncello e piano.
Ora, su queste note puoi fissarlo negli occhi, ora vuoi che Lui sappia, ricordando questo pezzo che risuonava in sottofondo nella notte mentre i vostri corpi si allacciavano ed univano a farsi uno.
Ora il crescendo della musica si fa ritmato e chiudi gli occhi. La vibrazione del violoncello si trasmette alle gambe. Fa vibrare la pelle, e nella mente altre immagini si sovrappongono.
Corpi, nudi, sudati, tra lenzuola sfatte,
corpi nudi, sudati che si cercano e si trovano
pelle che incontra pelle
odori e sapori che si mescolano
e la tua mano ora strappa note frenetiche che ti rimbombano dentro, inconsciamente spingi appena in avanti il ventre seguendo il ritmo, la musica ti entra dentro, ti prende, ti fotte
serri le cosce su quello strumento, quasi le allacciassi attorno a Lui, a farti prendere
Come lui ti ha preso, a volte con dolcezza, lentamente, via via in un crescendo quasi frenetico, per rallentare di colpo e di colpo riprendere.
Ad occhi chiusi, sentendo le vibrazioni dell’archetto attraverso la mano, il braccio
Ad occhi chiusi, sentendo la cassa di legno lucido e levigato fremere tra le tue cosce.
Il tuo braccio si muove seguendo ed imponendo il ritmo, come Lui, nella notte, ti prendeva;
i movimenti dell’archetto creano suoni, vibrazioni, che ti prendono dentro, le gambe si stringono ancora più, la bocca si schiude
E sei altrove, sparisce la platea, sparisce il palco ed il pianista
Tu e Lui
E ad ogni movimento dell’archetto un lieve movimento del bacino quasi ti stessi scopando
Quasi fosse la musica stessa a scoparti
Ad occhi chiusi lasciando che il legno lucido trasmetta il suo fremito alle cosce, lo faccia risalire lento, sfiori la tua figa eccitandola, senza saperla soddisfare, in uno sfinente tormento
Ad occhi chiusi… fino alla conclusione di quel brano che ti lascia in apnea, gli occhi lucidi, il respiro rapido, la bocca schiusa e il seno turgido ….
Altri applausi, altri riconoscimenti, Lo cerchi in platea ma non c’è più, un ombra di delusione negli occhi mentre ringrazi e torni verso il camerino,
stronzo, era per Lui, per voi quel pezzo, stronzo
e..
eccolo
li, davanti al tuo camerino
li con un sorriso sornione sul volto
li ad aprirti la porta cedendoti il passo, aspettando che tu riponga con cura il tuo violoncello, ti volti, lo guardi negli occhi e…non sai trattenerti, avvicinandoti
sussurrandoGli, “fottimi, ti prego, adesso, subito, qui, ti prego”.
E ora son le Sue mani su te a sollevare la gonna
Ora son le Sue dita ad accarezzarti le cosce dove poco prima era solo uno strumento di legno lucido a vibrare
Ora la Sua mano si fa decisa salendo lenta e quasi le tue ginocchia si piegano per raggiungerla
E quella mano ora è sul tuo slip trovandolo umido
Ora la Sua voce ti sussurra all’orecchio che sei la Sua splendida puttana e che sapeva ciò che provavi durante quell’ultimo brano
Ora le dita scostano quel tessuto umido premendo il clitoride, schiudendo labbra dense d’umori
Scivolando in te accompagnate da un tuo gemito roco
E ancora chiedi, conficcandoGli le unghie nella schiena
“fottimi, scopami, prendimi, ti prego, ORA”
e la Sua mano si fa decisa sollevandoti di colpo la gonna in vita, facendoti voltare con le mani appoggiate alla piccola toilette del camerino con il grande specchio che usi per il trucco
ora un gesto deciso strappa lacerandolo quello slip e lo spinge nella tua bocca
ora non son più le Sue dita a sfidare la tua figa, ma il Suo cazzo, turgido, teso
lo senti aprirti, scivolare sulla tua voglia, lento
troppo lento cazzo
vorresti che ti fottesse con rabbia quasi
e sai che Lui lo sa
sai che è per questo che …aspetta
che spinge piano, lentamente
che si ritrae appena se tu protendi verso lui il bacino
e di colpo ti prende
fino in fondo
togliendoti il respiro
spalanchi gli occhi e ti vedi
in quello specchio
spalanchi gli occhi e ti piaci, così come sei, femmina e puttana per Lui
ritmati ora i Suoi colpi
quasi inseguendo la melodia de quel “Bolero”
stringi tra le labbra quello slip stracciato che trattiene gemiti e urla
trasformandoli in mugolii
cagna
così ti senti ora
così vuoi esser ora
mentre serri i pugni nell’orgasmo che sta per prenderti
cerchi i Suoi occhi riflessi nello specchio
cerchi il Suo assenso
e finalmente esplode quell’orgasmo troppo a lungo atteso
esplode e le gambe si piegano
esplode e le Sue braccia ti stringono
dolcemente
per poi sfilarti dalla bocca quell’intimo fradicio di umori e saliva
e tu scivoli a terra
in ginocchio
la bocca spalancata a ripagarlo del tuo piacere
le labbra che avvolgono morbidamente il Suo membro
la saliva a bagnarlo assaggiando il tuo sapore
la lingua a muoversi con tocchi rapidi, rallentando poi
e di nuovo le labbra lo stringono, le guance si incavano succhiando
la senti entrare, gonfiarsi ancor più contro il palato
lo vedi uscire lucido di saliva
e di nuovo lo cerchi, lo vuoi
più rapidi i tuoi movimenti ora
i tuoi occhi nei Suoi
a spiare il Suo piacere
fino a farlo esplodere
per poi perderti nelle Sue braccia e sorridere quando ti sussurra ….
Andiamo a casa… voglio risentire il “Bolero” …

10 commenti:

  1. Dopo anni mi stupisco ancora ritrovandomi con gli occhi lucidi e un vuoto allo stomaco dopo aver letto un suo racconto.
    Grazie per non aver paura di mostrarci la sua anima.
    Sabrina.

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  2. Grazie Sabrina, anche se mi sembra un pò eccessivo il tuo commento sulla mia anima, lusinghiero ma forse eccessivo

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  3. Credo che lei oltre ad essere un Master, sappia essere Uomo e non abbia timore di dimostrarlo nè con le parole nè con i fatti.
    ...come un novello Darian Gray, invece di nascondere la sua anima in un dipinto, la mette nelle sue "creazioni" e la mostra agli altri, senza paura di giudizi.
    Liberissimo di considerare le mie parole lusinghiere o eccessive, ma allo stesso tempo potrebbero essere schiette e sincere...
    Sabrina.

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  4. continuo a pensare che mi idealizzi Sabrina. ma grazie.

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  5. Davvero stupendo... Oramai le divoro tutte le storie che scrivi... Tante emozioni, sensazioni... Molte contrastanti... e il riuscire a fottere dolcemente il cervello, non è cosa da tutti... Come sempre complimenti.

    Serena

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  6. Grazie Serena per le tue parole e per quel "dolcemente" che pare contrastare con ciò che sono ma invece....
    e mi auguro che quel "fottere il cervello" sia inteso come "prender la mente e guidarla, e non come render stupidamente e supinamente succube ;-)

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  7. Quel "fottere il cervello" è inteso come arrivare attraverso un percorso a far provare, sentire cose semplicemente idealizzandolo...
    Arrivare a un eccitazione molto intensa semplicemente pensando a una persona, collegando e visualizzando odori, ricordi, parole...
    Questo intendo per "fottere la mente"...

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  8. non avevo nessun dubbio per quel poco che so di te che fosse inteso in questo senso Serena.;-)

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  9. :) Ora vado fuori dalle scatole... ho occupato abbastanza spazio con i miei commenti :P
    Buona giornata

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  10. e perchè mai? se non volessi commenti farei come fanno altri e terrei il blog rigorosamente chiuso eheh. Buona giornata a te Serena

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