L’ennesima
riunione, l’ennesimo Cda.
La
grande scrivania ovale in legno lucido, l’inserto più scuro al centro, le
poltrone in pelle e i Consiglieri intenti a discutere.
Ancora
una volta tu, seduta accanto a Lui, il blocco appoggiato sulle gambe a prendere
appunti per poi verbalizzare.
Ancora
una volta la mente che dopo un poco cancella le parole, le discussioni, le
cifre e si abbandona ad altro. Che importa, tanto poi potrai recuperare tutto
dal tuo fido registratore.
Lasci
scivolare lo sguardo su di Lui, elegante nell’impeccabile abito scuro, la
camicia candida, i gemelli luccicanti, le scarpe… adori le Sue scarpe, sempre
così lucide da potertici quasi specchiare.
Un
respiro più profondo e il Suo profumo ti avvolge. Paco Rabanne. Lo sai. Lo
conosci, anche se su di Lui assume un aroma speciale.
Con un
attimo d’imbarazzo la mente torna a quando, in un attimo di follia forse, lo
hai acquistato; quando, sola nel tuo letto, lo hai spruzzato sul tuo slip,
avvicinandolo poi al viso lasciandoti stordire dalla fragranza di quel profumo
mescolata alla tua voglia.
Quando
persa nel desiderio più perverso, nella voglia più animale, hai usato quel
pezzo di stoffa per masturbarti furiosamente, muovendo la seta sul clitoride,
spingendola in te, ad occhi chiusi, immaginando la Sua mano, il Suo viso, la
Sua lingua… il Suo cazzo. Fino all’orgasmo. Per premerti poi sul viso
quell’intimo pregno di te e di Lui.
Ed ora
rieccolo quel profumo, penetrante, insistente, vicino, così vicino.
Cazzo!
Ti sta parlando, torna in te
Lo
guardi, le Sue labbra, il Suo sorriso mentre con gentilezza ti chiede se per
cortesia puoi prendergli del caffè.
Non è
una pretesa, non è mai quel tipo di capo che pretende compiti che non
competono. Lo chiede semplicemente, come una cortesia.
Versi il
caffè nella tazza, sai come lo vuole, nero e forte, appena macchiato di latte
freddo.
Mentre
torni verso Lui reggendo il vassoio per un attimo ti tornano immagini di
Secretary, quanto hai fantasticato su quel film
Quanto
hai immaginato d’esser la protagonista e Lui il tuo Padrone, quando hai
desiderato d’esser chinata sulla scrivania assaggiando il bacio di un frustino.
Basta
Elisa, smettila, stai lavorando.
Torni a
sedere, prendi il blocco cercando di concentrarti, ma è tardi ormai, la mente,
il corpo sono altrove; accavalli le gambe, stingendole forte, la penna scivola
sulla carta… non scrivendo appunti ma tracciando disegni osceni, una Donna con
le cosce spalancate e mani forti che le stringon le caviglie
Polsi
stretti da corde
Bocche
spalancate e lorde di saliva, sperma, umori.
Stringi
più forte le cosce, Cazzo hai voglia, vorresti scivolare sotto la scrivania,
incurante dei Consiglieri, slacciargli i pantaloni, sentire il Suo cazzo
fotterti la gola fino alle lacrime.
Vorresti…
vorresti… vorresti.
Senti il
brusio farsi più forte, cerchi di tornare in te. La riunione è finita,
finalmente.
Escono
tutti, ormai è buio.
Salutandoti
con un sorriso di invita a lasciar tutto com’è per sistemare poi il giorno
dopo, e al tuo diniego, ti ringrazia per il tuo lavoro.
Sola!
Finalmente sola!
Entri
lentamente nel Suo ufficio, respirando piano, lasciandoti avvolgere da
quell’atmosfera, quasi come entrassi in una chiesa.
Un passo
dopo l’altro verso la scrivania lucida, la poltrona in pelle nera, la sfiori
con una carezza, poi, quasi sentendoLo davanti a te, sollevi la gonna…
l’orlo
delle autoreggenti, la pelle candida, lo slip.
Il tuo
gioco perverso ed osceno.
Un
ginocchio sulla poltrona, l’altro piede a terra, a “cavalcare” il bracciolo, a
premere con forza, a strusciare la figa su quella pelle su cui poi si poserà la
Sua mano.
Più
forte Elisa, abbandonata ai tuoi desideri, più forte con la bocca aperta, il
respiro affannato, una gocciolina di sudore che scivola dalla gola al seno.
Più
forte ad occhi chiusi e la mente persa,
più forte,
senza freni, meravigliosamente puttana.
Ecco,
ora, ORA! Quasi sentendo il Suo sguardo addosso, ORA! Quasi come se fossero le
Sue mani a frugarti la figa, quasi come se la Sua voce ti guidasse, ancora,
ancora… i muscoli che tremano, incontrollabili, la mente che si perde, il
piacere che ti esplode dentro, nelle viscere e nel cervello.
Abbracci
la poltrona, svuotata, cercando di ritrovare pensieri e respiro, scivolando a
terra piano, umori e voglia, persa in quel nulla dopo il piacere.
Piano
quel languore sfuma, il respiro riprende i suoi ritmi, è tardi e devi ancora
risistemare tutto; ti volti per rialzarti e…
cazzo,
Lui, li, davanti a te, ti guarda con occhi gelidi e freddi
Cerchi
di sollevarti, ricomporti
Il volto
in fiamme dall’imbarazzo e la vergogna
Si
avvicina, lentamente fissandoti negli occhi, quasi costringendoti a restare
immobile, così. A terra davanti a Lui.
Da
quanto tempo era li? Da quanto ti guardava?
Vorresti
chiedere
No
vorresti scusarti
Balle
Elisa, vorresti solo implorarlo di prenderti, fotterti come una cagna, usarti
senza alcun riguardo
Perché
non puoi mentire a te stessa, perché l’essere scoperta così, a masturbarti
contro la Sua poltrona come una scrofa infoiata ti eccita come null’altro.
La Sua
mano si avvicina al tuo viso, non riesci a frenare un lieve tremore, non paura,
no, imbarazzo forse, vergogna forse. Cazzo non raccontarti balle, è
eccitazione, folle, perversa, totale.
Afferra
i tuoi capelli, ti fa sollevare in piedi, e di colpo chinare sulla scrivania.
La gonna
ancora sollevata in vita.
Secco
quel colpo a segnare le natiche, brucia, umilia, … Eccita.
E un
altro, un altro ancora, in un irreale silenzio rotto solo dallo schiocco di
sculacciate severe.
Lacrime
a bagnarti gli occhi, a rigarti il volto. Spasmi perversi nel ventre, eccitata
come solo nei tuoi sogni più segreti.
Ancora
la Sua mano forte
Ancora a
stringere i tuoi capelli, a spingerti ancora a terra, ancora davanti a quella
poltrona, il viso strusciato sul bracciolo che reca, ancora, i segni del tuo
piacere.
Poi di
colpo costretta verso Lui, il Suo cazzo davanti al viso, il Suo odore d’uomo,
il Suo sapore sulle labbra, in gola, a fotterla con colpi decisi, rubando
l’aria.
Saliva
che cola a bagnarti il collo e voglia, voglia, perversa ed animale.
Lo senti
fremere tra le labbra, senti il piacere crescere, ancora e… esploderti in
bocca, in gola.
Ancora
quel silenzio, assurdo, mille parole nella mente, vorresti scusarti, vorresti
giustificare, vorresti chiedere ed implorare, vorresti urlare che sei e ti
senti slave, cagna, troia e vorresti godere.
Con
gesti lenti Lo vedi sistemarsi, ti fa sollevare il viso, occhi negli occhi, e
finalmente poche parole: “A domani Elisa… “.
Bello... mi è piaciuto tantissimo
RispondiEliminaL.
Grazie.
RispondiEliminaumidità!
RispondiEliminaOhhh. Lo prendo come un complimento ;-) . Grazie
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