Ricordi di un passato
non troppo recente…
Come ogni mattina, il solito bar, quasi un rito, la
colazione con tuo marito prima che lui vada in ufficio.
Come ogni mattina il solito cappuccino e brioche, anzi
cornetto, come vezzosamente ti ostini a chiamarlo a dispetto di tutti,
rigorosamente con crema.
Intorno a voi le solite facce, abitudinari come voi, volti
conosciuti eppure anonimi, poi, tra loro, lui.
I vostri sguardi si incrociano e si parlano, il tuo corpo lo
riconosce all’istante e te lo urla.
Un gioco sottile mentre lentamente porti alle labbra la
tazza lasciando che la schiuma ti sbaffi il labbro superiore e, fissandolo, la
lingua passa, lenta, a ripulirti.
Parole, quelle di tuo marito che pensa sia una conversazione
mentre è ormai solo un monologo punteggiato da tuoi inutili si o no.
Il cornetto che si avvicina alla bocca, la schiudi piano, le
labbra avvolgono quella pasta fragrante, si chiudono stringendo appena, i denti
mordono lasciando che… sbadatamente… la crema coli dalle labbra per poi
raccoglierla in punta di dita, succhiandole.
Puttana, si lo sai e ne sei conscia ti stai comportando da
puttana e ti piace da morire.
Ma il vostro gioco è solo all’inizio, accavalli lentamente
le gambe, fiera della tua abbronzatura da costa smeralda, lasci che la gonna
leggera salga un po’ troppo, fissandolo.
Sai a cosa sta pensando, è un porco e per questo ti piace,
passa le dita sulle labbra, indugia un poco, stronzo, basta un gesto per farti
morire di voglia.
Lo vedi digitare un sms sul cellulare, una leggera
vibrazione ti dice che è per te.
Cazzo non puoi leggerlo ora, non davanti a tuo marito, anche
se è immerso nelle ultime notizie di sport.
Ti fa un cenno con il capo indicandoti il bagno.
Ti alzi, il cuore che batta forte, la figa che si contrae in
spasmi involontari.
Cosa avrà scritto? Cosa ti vuol far fare? Hai sempre paura
che chieda troppo, che il rischio sia troppo.
Finalmente chiudi alle spalle la porta del bagno, leggi
freneticamente.
Un sorriso, che stronzo…
Ma già pensandolo stai facendo ciò che ti chiede, già leggendo
senti il seno rispondere a quelle parole, i capezzoli inturgidirsi, la figa
contrarsi.
Sollevi la gonna sfili lentamente lo slip, e non ti stupisce
ritrovarlo umido, resti indecisa per un istante, poi, come ti ha chiesto, lo
appoggi sul ripiano del lavello e… esci, con il cuore in gola nel timore che
qualcuno stia aspettando, speri che lui sia già li fuori, pronto ad entrare.
Stronzo, eccolo là, beatamente appoggiato al bancone del
bar, ti fissa, sai di avere il viso porpora, lo senti bruciare, ti osserva
sedere al tavolo e finalmente si muove, si dirige verso il bagno, entra…
Ora respiri finalmente, ti accorgi solo ora di aver
trattenuto il respiro.
Cerchi di far la disinvolta, presti attenzione a tuo marito,
saluti un’amica e… eccolo
Esce
Torna al bancone senza smettere di osservarti.
E improvvisamente starnutisce, prende dalla tasca il
fazzoletto
Cazzo!
Seminascosto dal fazzoletto c’è il tuo slip
Merda, possibile che solo tu te ne accorga? Che figlio di
buona donna, allora lo starnuto era una finta, avvicina il fazzoletto, lo slip,
al viso, lo annusa, sai bene cosa sente, e di nuovo arrossisci, e di nuovo la
figa ti urla la sua voglia, accavalli le gambe, stringendole e sai che lui sa.
Come ogni mattina tuo marito ripone il giornale, è l’ora.
Lo vedi salire sull’auto un saluto distratto, la mente
altrove.
Uno sguardo che ti brucia addosso e voltandoti lo vedi, ti
sfiora passandoti accanto, uno sguardo tra voi mentre sale sull’auto.
A passi rapidi torni verso casa, prendi la tua auto, un
saluto alla vicina, rispondi per cortesia
“si signora Rosa, vado al super a fare la spesa come ogni
mattina, preferisco avere i prodotti freschi, soprattutto carne e pesce”
ti dai della stronza da sola mentre trattieni un sorrisetto,
sali in auto, pochi chilometri e ti fermi. È un angolo appartato, parcheggi
dietro quella siepe… eccolo!
Sali sulla sua auto in silenzio, non serve nulla, non un
saluto, nulla, entrambi sapete bene cosa volete.
L’auto corre veloce, un boschetto appartato, un viottolo a
fondo cieco, sembra di tornar diciottenni a far camporella in auto.
Senza una parola sfila da tasca il tuo slip, lo avvicina al
tuo viso, lo strofina sul tuo volto, l’odore della tua voglia ti avvolge, la
figa pulsa mentre scivoli in avanti sul sedile lasciando che la gonna salga.
Le sue mani sulle cosce, accarezzandoti con quel pezzo di
stoffa, risalendo piano, facendoti schiudere le gambe senza trovar resistenza;
di colpo chiudendo la mano sulla figa strappandoti un gemito, senti le sue dita
muoversi, ti conoscono sanno cosa e come ti piace, sanno come risvegliare ogni
voglia, anche la più perversa.
Le senti muoversi sul clitoride, premere, i polpastrelli che
scivolano veloci, per poi rallentare, fermarsi, riprendere con lenti movimenti
circolari.
Sollevi il bacino in scatti involontari, cerchi quelle mani,
quelle dita, vorresti scopartici sopra,
no cazzo, vorresti esser scopata, fino in fondo.
Ti abbandonano le sue mani, e già ti afferrano testa, la
piegano sul suo ventre, il cazzo teso, li davanti a te, sulle tue labbra, tra le
tue labbra, il suo odore.
La lingua lo cerca, si muove avvolgendolo, lo sfiora, lo
lecca, stringi le labbra succhiandolo per poi, piano sentirlo sfilarsi, e di
colpo ancora in fondo alla gola, il suo sapore, fino in fondo.
Adori succhiarglielo e lui lo sa. Prende la tua mano e la
guida tra le tue cosce.
Non serve altro, le dita si muovono, sfiorano le labbra, le
senti fremere, schiudersi, spingi.
E il tuo gemito soffoca sul suo cazzo.
Ti detta il ritmo spingendo con la mano sul tuo capo. Prendi
lo stesso ritmo fottendoti da sola.
Una cagna in calore, ma questo vuoi, volete.
Lo senti tra le labbra, senti il piacere che si espande, che
freme, ma non ti basta vuoi altro.
Sollevi per un attimo il capo, guardandolo
“Scopami, scopami cazzo, fammi sentire puttana, fottimi fino
in fondo”.
Lo guardi, la bocca umida di saliva e umori, lo sguardo
velato di voglia, la mano nella figa a cercar di placare ciò che non può
placare.
Scende dall’auto, lo segui. Neppure il tempo di capire e già
sei piegata sul cofano caldo di motore.
Il respiro si fa affannoso, la gonna sollevata di colpo in
vita, lui dietro te.
Le sue mani sui tuoi fianchi a stringere, il cazzo teso li,
sulla figa, lo senti spingi spudoratamente cercandolo, spinge…entra
Fino in fondo per fermarsi li
Ti godi quella “presenza” lo senti li contrai i muscoli
quasi a masturbarlo con la figa, e si muove, lento dapprima, uscendo un poco,
tornando, uscendo ancora.
Via via il ritmo cresce e con il ritmo il tuo respiro, i
tuoi gemiti.
Coli voglia e umori, spinge, più forte ora, più a fondo e ad
ogni colpo l’orgasmo è li, pronto ad esplodere, parole sconnesse escono dalle
tue labbra, puoi dire tutto ed il contrario di tutto, che importa.
Una sola parola rimbomba nel cervello, quasi una supplica
che si fa mantra
Scopami scopami scopami scopami
Le sue mani sul tuo capo, quasi una carezza tra i capelli,
poi sul viso facendolo voltare appena, gli occhi si incrociano, la sua mano che…
spinge tra le tue labbra quello slip, che afferra i tuoi polsi, piegandoli
dietro la schiena.
Un brivido, non paura, eccitazione, voglia, altro.
E in un istante capisci
Il cazzo lucido dei tuoi umori, bagnato della tua voglia che
esce e si posa li, tra le natiche, saliva che cola a bagnare il tuo buco.
Ti irrigidisci, stronzo, sa che lo temi e desideri assieme,
sa che è sempre difficile per te anche se poi ne godi.
Non ti da il tempo di pensare, spinge. I muscoli si
contraggono, tentano una resistenza che sai inutile.
Spinge e quel dolore improvviso ti fa gemere mordendo quel
pezzo di stoffa.
Spinge e lo senti invaderti, prenderti, fermarsi.
Lentamente respiri, il tuo corpo lo accetta, si muove.
Piano.
Via via più forte.
Ora lo cerchi.
Spinge!
Il dolore sfuma.
Il piacere cresce.
Inculata come una puttana sul cofano di un auto…
Un colpo dopo l’altro il ritmo cresce, accelera, spinge!
I muscoli si contraggono, lo senti, sta crescendo, è li…
Quell’orgasmo pronto ad esplodere e non sai se volerlo
subito o prolungare questa sfinente appagante tortura.
Ancora.
Ancora, uscendo di colpo da te tenendo le natiche spalancate
per poter ammirare quel buco oscenamente aperto, senza pudore.
E di colpo, ancora, in fondo a te, a fotterti l’anima e il
culo.
Eccolo è lì, basta poco…
La sua mano scivola tra le cosce, sfiora le labbra, scova il
clitoride
Preme e…
È un esplosione improvvisa,
le gambe cedono,
il respiro manca,
il corpo sussulta in tremori incontrollabili
Per lasciarti svuotata su quel cofano caldo.
Ma neppure il tempo di riprender coscienza, di riprenderti
da quella piccola morte meravigliosa e ti ritrovi ai suoi piedi, strappa quello
slip dalla tua bocca
Il cazzo ora pretende
Spingendo nella gola,
Uscendo per abbandonarsi alla tua lingua
Che ritrova sapori e odori tuoi,
Leccando,
Succhiando,
Facendoti fotter la gola!
Sentendolo fremere tra le labbra e, finalmente, esploderti
in bocca
Guardandolo negli occhi,
E, a bocca aperta, deglutendo il suo piacere.
Un lungo sguardo tra voi, fatto di sesso appagante, di
piacere appagato, di complicità.
Quel tuo slip ancora tra le sue mani, lentamente lo passa
sul cazzo, ad asciugarlo di saliva ed umori e poi, con un sorriso perverso
sussurra “indossalo”.
Cazzo, perché? Perché basta una parola, un gesto e ti
ritrovi, ancora, un lago di voglia?
In silenzio infili quel pezzo di stoffa che sa di te, di
lui, di voi.
Non servono altre parole.
Tornate alla tua auto e già la mente vola a quando, tra
poco, in quel super, passerai tra scaffali e casalinghe indaffarate, con
addosso odore di lui, con in bocca il suo sapore.
E ancora la mente già va oltre, con un sorriso
perverso, a domattina, al solito bar, alla solita colazione, cappuccino e
cornetto… come ogni mattina.
Copyright 18 agosto 2013
Nessun commento:
Posta un commento